L’esilio (spirituale)

di

Jean-Claude Dubail


Jean-Claude Dubail - L’esilio (spirituale)
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 170 - Euro 13,00
ISBN 978-88-6587-1034

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In copertina: «Calm Marshland Lake in Finland» © Taina Sohlman – Fotolia.com


Il romanzo “L’esilio”, di Jean Claude Dubail, narra la vicenda esistenziale del giovane Giuseppe che, dopo la breve relazione con Amanda, scoprirà la Fede e frequenterà il seminario. Con il passare del tempo, alimenterà, sempre più, il suo “spirito” e la sua vocazione, passando attraverso profonde riflessioni e un continuo scandaglio, fino alle più remote percezioni dell’Essere.
In un susseguirsi di citazioni evangeliche con reiterate proposizioni di parabole, di proponimenti caritatevoli e di asserzioni religiose che nascono dalla sensibilità del suo animo, si snoda il cammino di Fede del protagonista, costantemente illuminato dalla visione totalizzante di un fervido credente come Jean Claude Dubail.
La volontà di seguire la Parola di Cristo è incrollabile e Jean Claude Dubail accompagna il lettore in un viaggio spirituale che racconta di un uomo, fervente nella sua Fede e fedele alle sue convinzioni, fino al raggiungimento della sua dimensione che prevede la volontà di “donarsi” al prossimo dopo l’anelata chiamata di Dio.

Massimiliano Del Duca


Introduzione

Il giorno ventitré aprile del duemilanove mentre stavo sognando un giovane che desiderava farsi sacerdote, mi è venuto in mente di descriverne l’episodio. Il mio immaginare, che vedrà come protagonista Giuseppe, ti porterà alla desiderata letizia interiore e a scrutarne le profondità, svelando le sue nitide meraviglie.
La vera felicità deriva da un effetto surreale e tu devi essere collaboratore attivo, sempre disponibile a racchiudere questo bene prezioso.
Perciò t’invito a scovarne l’essenza se non l’hai ancora fatto e, se l’hai già percepita, questo conciso “assaggio” dalla vittoria ultima, ti potrà forse aiutare a scoprire più forti radici, affinché tu possa continuare a godere del riverbero di questa scintillante fiaccola grazie alla sua luminosità.
In questo libro ho cercato di menzionare passi determinanti e cruciali sentimenti che possono cambiarti la vita, dopo aver scelto, a tale scopo, brani specifici del Vangelo e alcune letture.
In questa convinzione d’essere non sarai più solo, perché essendo sorretto da Dio, potrai assaporare appassionatamente il tuo vivere quotidiano.
Questo conseguito bagliore, se adornato della tua volontà d’essere, ti porterà alla saggezza quando saprai rispettarne l’avverata mansuetudine.
Raggiunta questa meta non ti farai più alcuna domanda, perché quello che avrai ricevuto è incomparabile, mentre ti lascerai “acciuffare” per raggiungere l’ammirato, al fine di mantenere vitale questo suggestivo fascino nel quale t‘immergerai per sentirne l’intenso calore da uomo accorto.
Tu solo troverai la via più adatta a te, quindi spero che conserverai genuina questa semplicità per assaporarne la finalità, nella quale, da uomo saggio, ti compiacerai del successo rinvenuto in te.

L’autore


L’esilio (spirituale)

Era l’inizio dell’autunno e mentre le foglie degli alberi si colorivano, Giuseppe attendeva di passeggiare sopra di esse per percepire dal loro fruscio, quale fosse la via migliore per aggrapparsi alla sua vita desiderata. Finora egli aveva tentato, in diversi modi, di raggiungere questa meta, come a camminare nel deserto per giorni, al fine di riscontrare il fermento che gli occorreva, ma non aveva ottenuto nulla di concreto.
Giuseppe aveva un fratello gemello che si chiamava Antonio e la madre Cristina svolgeva la professione di commessa presso il “Dico”, un supermercato della zona, mentre il padre Flavio aveva una fornita edicola nel centro della città di Nettuno. Per sua fortuna, Antonio lo assecondava e dividendo i turni di lavoro, l’attività diventò un buon riferimento, per animare il rapporto tra la gente del quartiere, grazie all’amichevole conversare di entrambi.
Con i suoi ventitré anni ed il suo diploma di ragioniere, Giuseppe lavorava presso la Banca di Roma a Nettuno, come impiegato nella gestione patrimoniale dopo aver svolto, per due anni e mezzo, le mansioni di fattorino nella stessa banca. Oltre all’italiano, sapeva parlare correttamente l’inglese, il francese e lo spagnolo, grazie a corsi serali che aveva seguito anche durante la sua formazione scolastica. Questa sua dimestichezza lo aiutava notevolmente a sbrigare le pratiche che gli venivano offerte. In virtù del suo carattere franco e sincero, Giuseppe appariva subito simpatico, per questo motivo il suo capo Ernesto gli affidava, ogni tanto, i casi più delicati da trattare, poiché sapeva che poteva contare sulla sua efficienza e, ancor più, sulla sua correttezza.
Con i suoi colleghi Giuseppe si confidava volentieri, ma, purtroppo, le occasioni erano rare, perché la direzione della banca non gradiva queste relazioni, nonostante una buona collaborazione tra tutto il personale. Per questo motivo, Giuseppe, sovente, con un po’ d’amarezza, parlava poco, poiché seguendo un diverso comportamento avrebbe potuto subire uno spiacevole rimprovero.
Durante il week-end, Giuseppe passeggiava volentieri sul lungo mare della sua città ed essendo ancora single, pensava di fidanzarsi dopo aver trovato la ragazza ideale. Ciò al momento non gli sembrava una necessità, in quanto voleva prima conoscersi per saper destreggiarsi in ogni situazione come il suo credo gli comunicava. Da uomo caparbio aveva intuito che l’eventuale resa era un fatto controproducente, per cui sapeva che, prima o poi, grazie a questa sua perspicacia avrebbe potuto raggiungere il suo ambito progetto, cioè realizzarsi per togliersi di dosso la negatività. In merito aveva le idee chiare ma, contemporaneamente, questa fatica d’arrivare al dunque rallentava il suo entusiasmo. Tuttavia era sufficientemente cosciente che solo attraverso questo faticoso, ma necessario, sentiero poteva portare a compimento le sue aspettative, al fine di sentirsi, finalmente, un uomo libero.
Il suo lavoro in banca gli piaceva molto ma, da un po’ di tempo, sentiva una forte attrazione dentro se stesso che lo spingeva a meditare. Al momento, Giuseppe aveva tutto quello che gli occorreva, ossia un ottimo lavoro, un buon stipendio, una discreta cultura e dei genitori fantastici.
Sua madre Cristina, ogni domenica, preparava un pranzo speciale perché, per lei, era l’unica occasione in cui poter riunire, amorevolmente e simpaticamente, la famiglia. La sua specialità era cucinare il pesce, in particolare, la sogliola e il polipo in insalata. Inoltre sapeva preparare appetitosi spaghetti alla carbonara e ottime torte, in particolare quelle con le mele.
La domenica pomeriggio, Giuseppe, assieme a suo padre, amava recarsi allo stadio per assistere ad un incontro di calcio, anche se la squadra del Nettuno non era molto conosciuta. Da tifoso accanito rinnovava ogni anno il suo abbonamento per assistere alle partite.
Giuseppe non aveva nessun vizio, a parte il gioco con le carte, qualche partita a scopa o a briscola, di tanto in tanto, al “Caffé del borgo” con qualche amico. Dalla madre aveva imparato a tenere in ordine la sua stanza e, da suo padre, la passione di degustare ottimi vini.
Durante le sue vacanze, che prendeva soprattutto nel mese di luglio, andava saltuariamente nei dintorni di Belluno, per raggiungere, con un suo amico d’infanzia che si chiamava Dario, dopo una lunga passeggiata, le splendide Dolomiti. Questa escursione gli regalava tanta pace nel cuore e, quando partiva dopo aver gustato quel senso di quiete, ritornava con nostalgia nella sua città di Nettuno.
Durante il viaggio di ritorno in treno da Milano a Roma, Giuseppe ebbe all’improvviso la voglia di chiacchierare con la graziosa ragazza seduta di fronte, mentre Dario leggeva un giornale. Dal suo amichevole sguardo, Giuseppe capì subito che poteva fidarsi di lei, poiché la sua semplicità e la sua naturale espressione gli procuravano questa certezza.
Aprendosi timidamente e con prudenza, per non perdere la sua chance, Giuseppe seppe che si chiamava Amanda e lui, dopo una breve presentazione, le disse il suo nome e la sua attività.
Quando il treno stava per arrivare a Parma, Amanda gli comunicò che aveva una sorella che si chiamava Vanessa e che, al momento, svolgeva il lavoro d’infermiera presso l’ospedale “Padre Pio” di Nettuno, dove abitava.
Percependo la sua cordialità, ad un tratto, Giuseppe le domandò:
“Sei fidanzata?”.
“No” rispose lei e poi, aggiunse: “Non mi sono promessa a nessuno, sinora, perché amo troppo il mio lavoro, ciò forse è un difetto, ma per me va bene così”.
“Anch’io amo il mio lavoro, ma al momento sto bene con me stesso perché finora non mi è mai capitato d’essere corrisposto” confessò Giuseppe.
“Beh, visto che ci siamo presentati, penso che potremo nuovamente incontrarci per prendere una bibita al bar «La stazione» dove abito assieme ai miei genitori, a pochi passi da lì” confidò Amanda.
“Per me va bene, ma con il mio amico Dario qui presente e con tua sorella Vanessa, penso che ci divertiremo di più… che ne pensi?” domandò amabilmente Giuseppe.
“Voglio riflettere su questa tua proposta, ma sappi che mia sorella ha un carattere molto diverso dal mio. Ti dico ciò affinché non ti faccia un’idea sbagliata riguardo le mie parole” rispose Amanda.
“Apprezzo molto la tua sincerità poiché ciò rende il dialogo più cordiale. Attualmente credo che senza profonda lealtà con noi stessi non si possa andare lontano, siccome quando dialoghiamo di sproposito, la gente spesso scopre la nostra grettezza. Per questo motivo, talvolta, è bene essere riservati per non compromettere la nostra ingenuità, non ti pare? disse Giuseppe.
“Sì, hai ragione, ma se vogliano ottenere la franchezza altrui, è necessario aprirsi secondo questa linfa vitale dentro di noi, non credi?” Chiese cordialmente Amanda.
“Ciò che hai detto è verissimo. Tuttavia se vogliamo salvaguardare il residuo della nostra gioia, è bene aprirsi dapprima con discrezione, al fine di non correre il rischio d’essere malintesi in ciò che vogliamo trasmettere con rettitudine” rispose Giuseppe.
“Io credo che, se vogliamo ricevere questa cordialità, dobbiamo comunicare fedelmente come siamo e non vantarci di questi nostri pregi. Tu la pensi allo stesso modo?” riprese a dire Amanda.
“È da parecchio tempo che volevo udire queste parole. Sai, il mio lavoro in banca non permette tra noi di scambiarci spesso le opinioni perché la direzione non lo gradisce. Inoltre, lavorando quasi sette ore su otto ore e mezzo di lavoro sul mio computer, mi è difficile assecondare i miei sentimenti e questo mi spiace” confidò Giuseppe.
“Per mia fortuna, non ho questi problemi perché i pazienti in ospedale mi chiedono spesso e volentieri di scambiare qualche parola e, a mio avviso, ciò è molto importante, giacché la gente si sente meno sola o isolata” affermò Amanda.
“Cristo ha detto: «Non solo di pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla mia bocca». Non credi che ciò sia basilare?” riprese a dire Giuseppe.
“Invece, a me piacciono le seguenti parole del Vangelo: «Quando pregate, non siate come gli ipocriti che pregano per essere veduti, stando in piedi in mezzo alla sinagoghe e agli angoli delle piazze, in verità vi dico che hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua stanza e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto te ne darà la ricompensa». E, in un altro passo, Egli dice: «Quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, affinché la tua elemosina rimanga segreta, e il Padre tuo vede nel segreto e te ne darà la ricompensa». Perché credo che solo attraverso l’umiltà possiamo riconoscerci veramente figli suoi”, confermò Amanda.
“Come fai a ricordarti tutto quello che mi hai appena detto?” domandò Giuseppe.
“Per me è abbastanza semplice, perché nel disinteressarmi di quello che possiedo, la voce dell’anima mi comunica parole che mi vengono suggerite dallo Spirito Santo, per mezzo di questa soave tempestività e metto a disposizione tutto ciò che ho per raccoglierne l’immensità, nel farmi povera di fronte a questa scienza celeste che, sovente, mi svela quello che posso comprendere per trasmetterlo, affinché lo stesso concetto non perda il suo profondo significato” disse dolcemente Amanda.
“Sei davvero fortunata, perché anch’io mi metto in ascolto, ma nulla di straordinario accade nell’animo mio affinché possa vivere di questo fondamentale fervore” disse Giuseppe.
“Beh, se vuoi davvero alleggerire il tuo spirito devi scavare in profondità, dove è tutto possibile ottenere quando ci rimettiamo con consapevolezza nelle mani di Dio per ricevere, nel momento che non supponiamo, queste stupende ammissioni” confermò Amanda.
“Vorrei continuare questa conversazione, ma m’accorgo che stiamo per arrivare a Termini, perciò ti lascio il mio numero di telefono, nel caso deciderai di rivedermi” disse cordialmente Giuseppe.
“Anch’io ti lascio il mio numero di telefono, perché con te mi sento perfettamente a mio agio e questo non succede spesso” confidò Amanda.
Raggiunta la stazione Termini, Giuseppe e Dario presero il treno fino a Nettuno, mentre Amanda si fermò a Roma, dalla sua amica Isabella, per passare altri due giorni di ferie.
Durante il viaggio di ritorno a Nettuno, Giuseppe sentì, per la prima volta, una sensazione ineguagliabile nel suo cuore: «Forse è nato il mio amore per Amanda?» si domandava, e mentre cercava questa chiara risposta nella sua coscienza, sentiva che doveva approfondire questa sensibilità per non vagare come errante alla ricerca di chissà cosa.
Riprendendo il suo lavoro in banca Giuseppe attuò un comportamento più cordiale verso i suoi colleghi. Ma loro non se ne curavano affatto, giacché pensavano che era l’aria delle vacanze il motivo della sua temporanea espansività e non la presa di coscienza per vivere più serenamente. Da quel momento, Giuseppe sapeva che ciò che gli succedeva dentro non era da sottovalutare, in quanto, dal colloquio avuto con Amanda, aveva intuito che poteva nascere qualcosa nel suo cammino.
Dal suo rientro da Belluno erano passati due mesi e, ogni giorno, Giuseppe pensava di chiamare Amanda, ma non ne aveva il coraggio e così aspettava che accadesse qualcosa di più serio in lui, al fine di trovare le parole giuste per attirare le attenzioni di lei. Giuseppe non era un giovane ruffiano, ma di sani principi e credeva che comunicare e rapportarsi senza alcuna pretesa poteva favorire la comprensione ed il rispetto altrui.
Era arrivato il ventuno di ottobre e Giuseppe, lungo la via che lo portava in banca, osservava le foglie cadute sui marciapiedi in entrambi i lati della strada. Questa solitudine lo accontentava solo in parte, quindi, per cancellare questa mestizia, quello stesso giorno, chiamò al telefono, per la prima volta, Amanda dicendole:
“Ciao, Amanda, mi riconosci, sono Giuseppe, il giovane che hai incontrato sul treno un po’ prima di Parma nel mese di agosto, e poi, tu sei rimasta a Roma per rivedere una tua amica”.
“Ah, sì, io pensavo di chiamarti fra poco. Ultimamente ho seguito un corso di perfezionamento e quindi ero parecchio impegnata” disse Amanda.
“Poco tempo fa, in relazione alla nostra ricompensa, che mi hai menzionata tramite le parole di Gesù, mi sono messo a leggere il passo del Vangelo dove Egli dice: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. E chi è tra di voi quel padre al quale un figlio domanda del pane e lui offre un sasso? Oppure dia un serpente se chiede un pesce? Oppure uno scorpione se chiede un uovo? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più, il Padre che è nei cieli, darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano». Ho notato ciò per sapere quale sia il tuo parere in merito?” chiese Giuseppe.
“Quello che mi hai detto è meraviglioso, ma se non fai tue queste parole per metterle in pratica, rimarrai sempre in cerca della felicità. Invece se le accogli da persona umile, questo gorgoglio farà parte di te per seguirne le orme da collaboratore” disse convinta Amanda.
“Mi puoi dare altre spiegazioni a tale riguardo?” domandò Giuseppe.
“Ebbene, per incontrare questa gioia dobbiamo costantemente camminare come pellegrini avendo dapprima coinvolta la nostra intimità per inseguirne le rivelazioni, altrimenti questo sforzo è inutile. Da parte mia ho potuto raggiungere queste vette, ma è grazie alla perseveranza che ho inteso come credibile determinazione, che mi sono convinta esistesse qualcosa, dinanzi a me, di così vitale da annientare la mia pena, dal recepirne la felicità. Poi, mi sono semplicemente lasciata sedurre da quell’invitante candore apparso dentro di me” confermò Amanda.
“Io non ho questa fortuna, ma spero che un giorno ciò mi condurrà nei prati erbosi e nelle acque tranquille di cui parla Cristo, per corroborarmi lo spirito” affermò amichevolmente Giuseppe.
“Ciò non è facile, ma per sentirsi appagato bisogna capire che l’impossibile diventa possibile quando ci sentiamo appoggiati dalla compassione del Signore per risolvere qualunque intralcio al nostro vivere. Il motivo trainante di questa crescita è dapprima fastidioso, poi sopportabile e, infine, dolce, e ciò fa intendere che questa finalità è raggiungibile, che esiste veramente qualche cosa di stupendo che può arricchire la nostra coscienza, confortando il nostro animo come persone avvedute” dichiarò Amanda.
“Beh…visto che il nostro dialogo è molto positivo che ne diresti di uscire assieme, per esempio, andare al cinema?” chiese con tono cordiale Giuseppe.
“Questa è un’ottima idea, al «Virgilio», fra tre giorni, c’è il film «I dieci comandamenti», ti va di vederlo insieme?” chiese Amanda.
“Oh… sì, perché, sicuramente, dopo avremo qualcosa su cui meditare e questo ne vale la pena” disse Giuseppe.
“Ricordati che durante la domenica si può vedere questo film alle quindici e trenta e quindi fatti vedere con qualche minuto d’anticipo. Ciao, Giuseppe” disse Amanda.
“Va bene, purché nella pausa prenderai una bibita con me. Ciao, Amanda ed a presto dunque” esclamò Giuseppe.
Tre giorni dopo era domenica e, come ogni giorno festivo, Giuseppe era andato a Messa poiché, quando prendeva il corpo di Cristo durante la comunione, egli si sentiva per un attimo assistito da una forte presenza che lo aiutava ad avere più coraggio. Sinora non aveva prestato particolare attenzione a questo fatto, ma ora pensava che con Amanda la vita poteva regalare ciò che aveva desiderato.
Dopo aver pranzato con i suoi genitori e suo fratello, verso le quindici, s’incamminò in direzione del cinema «Virgilio» e prese due biglietti in platea, nell’attesa di rivedere Amanda.
Alle quindici e un quarto, arrivò lei con un tailleur rosa che le stava a pennello sul suo corpo snello, i suoi occhi chiari e i suoi capelli castani.
Durante la pausa, Giuseppe comprò un’aranciata per Amanda mentre per sé acquistò un gelato ai mirtilli e cocco.
Uscendo dal cinema, alla fine del film, Amanda chiese a Giuseppe:
“Che cosa ti ha più colpito di questo film?”.
Senza esitare, lui rispose:
“Le sette piaghe che Dio mandò sull’Egitto per liberare il suo popolo”.
“Hai ragione perché ciò ti fa capire che Dio mantiene fino in fondo le sue promesse, al contrario degli uomini che per disagio si rivolgono contro Dio. Questo non è affatto giusto poiché Egli sa solamente amare. Invece, con la nostra insolenza, sappiamo solo vedere la svogliatezza altrui, quando, al contrario, il problema risiede dentro di noi” dichiarò Amanda.
“Dicendo ciò mi hai rallegrato la mente perché, al momento, cerco ancora la via giusta per essere soddisfatto di ciò che possiedo” confermò Giuseppe.
“Non so dove sei arrivato sino ad ora, ma ti posso garantire che quel sentiero va percorso lentamente al fine di raccogliere i frutti attaccati a questo unico albero dove Cristo si manifesta poi con tutto il suo splendore, come se avessi solo questo viottolo per raggiungerlo” confidò Amanda.
“Sicché è la certezza di concretizzare questo instancabile amore che ti fa un essere umano a tutti gli effetti?” domandò Giuseppe.
“Quello che mi hai comunicato è l’essenziale, ma bisogna scavare in noi stessi, per sentirsi realmente abitati da questa suprema presenza, allorché l’accogli con una confidenziale tenerezza, per non aver bisogno di null’altro” confermò Amanda.
“A me piace il passo evangelico dove Gesù afferma: «Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò di nuovo con voi, nel regno del Padre mio»” dichiarò Giuseppe.
“Invece io sento letizia quando Egli dichiara: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone delle messi, affinché mandi operai alla sua messe». Da tutto ciò capisco e sento la mia nullità ma cerco di mantenere ferma la mia povera fede per poter aiutare qualcuno ad entrare volontariamente in questa profonda conoscenza” disse sorridendo Amanda.
“Questo fa seguito ad un altro passo quando Cristo dice: «Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, Io lo riconoscerò anch’io davanti al Padre mio che è nei cieli; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»” disse Giuseppe.
“Queste tue affermazioni mi rallegrano molto, poiché è raro, al giorno d’oggi, trovare un ragazzo con questi principi. Sarò lieta di continuare la nostra conversazione in un altro momento, penso che lo vuoi anche tu, vero?” chiese gioiosamente Amanda.
“Sono d’accordo con te, come uomo sarò io a chiamarti prima, ti sta bene?” chiese Giuseppe.
“Veramente pensavo di farlo io, ma visto che ci tieni, aspetterò la tua chiamata, ciao Giuseppe” disse Amanda mentre era al davanzale della sua abitazione.
“Prima di congedarci vorrei sapere se mi ritieni simpatico, sai, senza questo stimolo preferirei evitare la nostra relazione al fine di non subire un eventuale malessere” affermò Giuseppe.
“Sì, ti trovo molto cordiale e generoso. A me piace rimanere discreta prima d’esprimere i miei sentimenti, al fine di poter rimuovere l’invisibile ostacolo che sento dentro di me. Adesso ti devo salutare perché domani inizio a lavorare presto” disse, con estrema sincerità, Amanda.
“Ti richiamerò senz’altro e, nel frattempo, cercherò d’approfondire le mie conoscenze per condividere con te le stesse sensazioni come abbiamo fatto ora”. Dopo un caloroso saluto rivolto ad Amanda, Giuseppe tornò gioiosamente dai suoi genitori.
Quella sera del ventidue ottobre, Giuseppe si era addormentato serenamente perché aveva letto un passaggio del Vangelo quando Cristo conferma: «Io sono la luce del mondo, chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

[continua]


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