Racconto premiato di Katia Brentani


Con questo racconto è risultata 4^ classificata ex aequo – Sezione narrativa VII Edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato a Lella Razza 2011


OCCHIO E MALOCCHIO

“Vedi, ha l’occhio strano” disse Ernesto, tenendo fermo il muso di Fulmine.
Ada scrutò il cane con attenzione: in effetti aveva un’espressione svagata e non la solita aria vispa. Fulmine era il cane preferito di suo marito Ernesto, quello che tutti i cacciatori del paese, e non solo, gli invidiavano.
Fulmine, che in barba alla sua fama, da alcune settimane si lasciava scappare lepri e fagiani sotto il naso.
“Forse è innamorato” azzardò Ada, accarezzando Fulmine, che ricambiò con una simpatica leccata alla sua mano sinistra.
“Voi donne!” si spazientì Ernesto, guardando torvo sia Fulmine che sua moglie “pensate sempre all’amore, cosa vuoi che gliene frega a un cane!”
“E allora saputello qual’ è la causa?” lo stuzzicò Ada.
“Te lo dico subito” si accalorò Ernesto “qualcuno gli ha fatto il malocchio”
“Il malocchio?” rise Ada, osservando dubbiosa Fulmine, che non degnò di uno sguardo Poldo, il gatto della vicina, che stava attraversando la strada.
“Hai visto?” disse trionfante Ernesto “ha il malocchio, non corre più dietro neppure a Poldo, il suo divertimento preferito. Sarà stato il Bepi a fargli il malocchio, invidioso per tutte le lepri che Fulmine ha stanato, mentre il suo cane è un vero brocco”.
“Non credo sia stato il Bepi” rispose, serafica, Ada “ è il primo a sedersi a tavola per mangiare le lepri che cattura Fulmine e che cucino in salmì”.
“Non sarà stato il Bepi” insisté Ernesto, caparbio “ma sono sicuro che Fulmine ha il malocchio”.
Ada ascoltò il marito lamentarsi per un altro quarto d’ora, poi tornò in cucina a preparare la sfoglia per i tortellini. Impastò veloce uova e farina, rimuginando su quello che aveva detto il marito.
“Il malocchio” sorrise fra sé “Ernesto sta rimbambendo se crede a queste sciocchezze”.
Tirò la sfoglia, con gesti sicuri, e non si meravigliò di vedere comparire il marito in cucina: a quell’ora, di solito, accendeva il televisore per ascoltare le previsioni del tempo.
Ernesto, però, ignorò l’apparecchio e si fermò davanti a lei, con le mani sui fianchi. “Devi portare Fulmine dalla stregona” disse.
“Dalla stregona?” Ada, distratta da una simile eventualità, tagliò storti i riquadri dei tortellini, che stava preparando.
Capì che per Ernesto si trattava di una vera e propria ossessione. Da alcune notti lo sentiva rigirarsi nel letto, incapace di prendere sonno, ma non immaginava che il marito pensasse a simili diavolerie.
“Scusa, ma come si toglie il malocchio a un cane?” chiese cauta, facendo girare, con perizia, la pasta attorno al dito e formando un tortellino perfetto.
“C’è una signora che prepara un impasto speciale” spiegò Ernesto, eccitato “abita qui vicino, a Sernatico”.
Ada lo fissò sorpresa.
“Chi ti ha raccontato una simile buffonata?” chiese, pronta a ribattere che solo un credulone poteva farsi irretire da maghe e fattucchiere.
“Lo zoppo” rispose Ernesto”il suo cane ha avuto lo stesso problema e questa signora, che chiamano la Stregona, è riuscita a guarirlo togliendogli il malocchio”.
Ada non disse nulla e continuò a disporre su un vassoio i tortellini.
“Se tu potessi passare da lei, dalla Stregona” continuò Ernesto, scambiando il suo silenzio per comprensione “sono certo che Fulmine guarirà. Io sono a lavorare tutto il giorno e arrivo a casa troppo tardi”.
Ada pensò che fosse una scusa, era vero che Ernesto lavorava fino a tardi e lei si occupava della casa, ma volendo poteva chiedere un permesso. In fondo si trattava del suo cane da caccia preferito.
Ada guardò il marito, vide il suo sguardo pieno di speranza e fiducia e ricacciò in gola la frase acida che stava per pronunciare.
“Va bene, passerò dalla Stregona a prendere il magico impasto anti malocchio” si arrese, mettendo sul vassoio, in fila come soldatini, gli ultimi tortellini.
Ernesto per la felicità quella sera lavò i piatti, evento raro quanto la comparsa della cometa di Halley.
Nei giorni seguenti Ada però fu molto occupata: accudì Sabino, il figlio di suo cugino, che aveva il morbillo, mentre i suoi genitori si trovavano al lavoro, aiutò il parroco a preparare gli addobbi per la festa parrocchiale e cucì i costumi per la recita scolastica. Il malocchio di Fulmine le passò di mente.
“Ci sei andata dalla Stregona?” si informò Ernesto, dopo una settimana.
Ada si ricordò della promessa fatta e si sentì in colpa.
“Fra un impegno e l’altro mi sono dimenticata” confessò “ma questa sera prendo la bicicletta e vado a Sernatico dalla Stregona”.
Quel giorno però fu ancora più caotico di quelli precedenti e quando Ada uscì dalla parrocchia era già buio e un leggero cerchio alla testa segnalava l’arrivo di un feroce mal di testa. La prospettiva di fare dieci chilometri in bicicletta, al buio, per raggiungere Sernatico non l’allettava. Ammesso che la Stregona fosse ancora nel suo antro a confezionare intrugli.
Ada immaginò la reazione di Ernesto se gli avesse confessato di non essere andata dalla Stregona. Per evitare le sue lamentele aguzzò l’ingegno.
Corse dal macellaio, si fece macinare delle rigaglie e del pollo e mescolò il tutto con uova, parmigiano, pepe e abbondante noce moscata.
Per fare scena divise l’impasto in tanti mucchietti e li avvolse in carta velina rossa, piegati a triangolo.
Quella sera Ernesto non fece in tempo ad aprire la porta che già si stava informando se fosse andata dalla Stregona,
Ada annuì e gli porse i pacchettini confezionati a triangolo.
“La Stregona ha detto che Fulmine deve mangiare una porzione di questo impasto ogni giorno per una settimana” spiegò, con solennità, al marito “e tu pronunciare le parole “malocchio abbandona questo corpo”, mentre apri i pacchettini”.
Ada, dopo aver fantasticato su frasi ad effetto, aveva scelto quella frase perché le pareva la più appropriata.
Ernesto depose un bacio sulla guancia della moglie e corse da Fulmine, intenzionato a iniziare la cura contro il malocchio della Stregona.
Un mese dopo Fulmine si dimostrò, come sempre, il segugio terrore di lepri e fagiani di tutto il circondario.
Ernesto girava tronfio per il paese ripetento a tutti quelli disposti ad ascoltarlo come Fulmine fosse guarito dal malocchio.
“Quella Stregona è magica!” ripeteva.
Ada sorrideva e non commentava mai, ma prese in seria considerazione l’idea di intraprendere l’attività di stregona professionista.

Katia Brentani



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