Racconto premiato di Leila Gambaruto


Con questo racconto è risultata 3^ classificata – Sezione narrativa VII Edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato a Lella Razza 2011


LA PIPA DEL PARROCO

Biagio richiuse rumorosamente la porta dell’ingresso e si sfilò in fretta le rigide scarpe nuove, cercando in giro le sue comode ciabatte. Era bello tornare a casa! Annusò nell’aria una deliziosa fragranza di forno e sorrise, compiaciuto ed affamato: torta alle nocciole, la sua preferita.
“Margherita!” chiamò ad alta voce. “Dove sei?”
“Sono in cucina, caro” rispose sua moglie attraverso la porta e gli venne incontro, ripulendosi gaiamente le mani infarinate contro le tasche del grembiule. Era una graziosa donnina minuta e vivace, sempre di buonumore.
“Com’è andato il viaggio?” chiese al marito, abbracciandolo con affetto. “Hai comperato i vitelli?”
“Hmm…” rispose Biagio con una piccola smorfia “quelle bestie non mi convincevano. Giovedì prossimo farò un altro giro con Paolo. Starò via un paio di giorni….”
“Devo tornare ai fornelli!” gridò Margherita, scappando via. “ Mi brucia tutto! Ah! Prima che mi passi di mente: don Giacinto è venuto in macelleria a chiedere conferma per la processione.”
“Cosa voleva sapere?”
“ Chiedeva se anche quest’anno puoi collaborare a reggere la statua della Beata Vergine, con quelli della Confraternita.”
“Ma certo, credevo di averglielo già detto.”
“Se ne sarà dimenticato. Comunque dovresti passare in canonica questo pomeriggio a prendere accordi. Don Giacinto vuole migliorare due o tre cosette e modificare leggermente il percorso.”
“Va bene” disse Biagio, “passerò da don Giacinto verso le sei. Ma ora ho una fame che non ci vedo. Quando è pronto?” E si stravaccò in poltrona, pregustando il suo pranzetto. Margherita era un’ottima cuoca.
Alle diciotto, puntuale, Biagio si recò da don Giacinto e trovò il parroco che tutto infervorato stava discutendo di addobbi e candele con due panettieri amici di Biagio, i fratelli Bruno e Cesare.
Biagio notò subito che don Giacinto appariva inquieto e nervoso, come se avesse smarrito qualcosa e mentre parlava della processione, contemporaneamente andava e veniva per la stanza, spostando degli opuscoli e guardando in giro.
“Ha di nuovo perso la sua pipa” mormorò Cesare, dando una leggera gomitata a Biagio ed un soffio d’ilarità passò attraverso l’austera canonica.
Tutti sapevano che don Giacinto aveva l’innocente vizio del fumo, ma i parrocchiani disapprovavano e mugugnavano, sostenendo che il parroco dava il cattivo esempio ai ragazzi.
Infatti quando don Giacinto rimproverava energicamente i giovanissimi che fumavano senza ritegno davanti all’oratorio, le piccole pesti gli rispondevano che se un prete voleva fare la morale, non doveva parlare con l’odore del fumo addosso.
Il povero don Giacinto cercava inutilmente di smettere e, non riuscendoci, si vedeva costretto a fumare di nascosto, sentendosi in colpa come un peccatore.
Purtroppo il parroco era anche distratto, per cui gli accadeva spesso di dimenticare in giro la sua vecchia e preziosa pipa di radica.
“Ha perso qualcosa, don Giacinto?” chiese bonariamente il macellaio, mentre il parroco continuava a frugare tra libri e fogli.
L’altro fece un gesto distratto, spostando dei notes. “Oh, niente, niente…stavo giusto cercando alcuni appunti….avete per caso visto la mia pipa?”
“No, no” risposero in coro i tre burloni, che invece l’avevano notata quasi subito, occhieggiante dietro un cesto di mele e stavano meditando di fare uno scherzetto al parroco. “Ma lei, don Giacinto, non aveva deciso di smettere con il fumo?”
Il pover’uomo fece un gesto sconsolato. “Con l’aiuto del Signore….” ed uscì dalla stanza
I tre amici si consultarono velocemente. “Allora siamo d’accordo” mormorò Biagio sottovoce. “Mentre voi distraete don Giacinto, io esco con la scusa di andare in bagno e vado a nascondergli la pipa nel letto, sotto le lenzuola. Diventerà matto a cercarla per tutta la sera e quando l’avrà trovata, al momento di coricarsi, si chiederà come abbia fatto a finire lì. Penserà che sia stato qualche diavolo o qualche diavolessa.”
I due fratelli approvarono, felici ed eccitati all’idea del povero parroco che metteva tutto sottosopra in preda ad una voglia matta di fumare. E non appena Biagio informò gli amici, con un gesto convenuto, che l’operazione di occultamento era riuscita, la compagnia si sciolse ridacchiando e lasciando il buon parroco a chiedersi, piuttosto interdetto, perchè mai il nuovo tragitto della processione avesse suscitato tanta ilarità.
Il mattino successivo, mentre Biagio attraversava la piazza per andare ad aprire la sua macelleria, incontrò il parroco, che veniva in senso opposto, con l’aria molto stanca e lo salutò.
“Buon giorno, don Giacinto. Ha trovato la sua pipa?” gli chiese bonariamente.
L’altro lo guardò appena, tutto irritato. “No, non l’ho trovata!” gli rispose con un tono che non ammetteva repliche e se ne andò in fretta, lasciando Biagio sorpreso e sconcertato.
Com’era possibile? Lui aveva nascosto la pipa tra le lenzuola e il cuscino e se il parroco aveva dormito nel suo letto non era possibile che….” poi, l’evidenza della cosa lo lasciò a bocca aperta: se don Giacinto non aveva trovato la sua pipa, non aveva dormito nel suo letto e questo significava che doveva aver dormito in un altro letto!
E qui la faccendo si tingeva di luci rosse. Biagio incominciò a rimuginarci sopra mentre incominciavano ad arrivare i primi clienti. Chi poteva essere l’amichetta del parroco? Scartò subito la perpetua, che non si depilava mai le gambe e certe dame della parrocchia, tutte anziane di pelo grigio e cristalline virtù, ma ne restavano molte altre.
Ad esempio la bella vedova cognata del sindaco, che continuava ad usare la pillola dopo il funerale (pettegolezzi di farmacia), l’atletica postina che non si era mai sposata nonostante i numerosi spasimanti, l’irrequieta direttrice dell’ufficio postale, la frizzante impiegata del comune e, perchè no, l’autista della corriera, una donna sola che aveva tutte le curve al posto giusto…..
“Ma Biagio, cosa fa?” protestò la sua cliente. “Io avevo chiesto del bollito, non delle fettine.”
Con un sussulto, Biagio si riscosse dalle sue fantasticherie. “Mi scusi, signora. Va bene questo taglio?”
“Deve essere tenero, mi raccomando” precisò la signora. “Ne voglio tre etti e senza grasso.”
Chiedeva sempre la stessa cosa. Sforzandosi di essere paziente, Biagio incominciò a tagliare la carne e contemporaemente captò i discorsi di due clienti che attendevano il loro turno un po’ in disparte.
“...e l’altra sera Bernardina stava di nuovo male.” diceva la cliente più anziana. “Ha mandato a chiamare di corsa don Giacinto, doveva assolutamente confessare tutti i suoi peccati prima di morire.”
“Ma quali peccati?”L’altra rise fragorosamente. “ Bernardina ha novantadue anni, è tutta sdentata e mezza invalida. Non capisco perchè si ostini a vivere lassù, sola e malandata in mezzo ai lupi. Se non ci fossero i vicini, i Cagnotti….”
“Sono orsi anche quelli, ma bisogna ammettere che hanno un cuore d’oro. Pensa che ieri sera sono venuti giù con la jeep a cercare don Giacinto e l’hanno accompagnato alla frazione, nonostante il maltempo. Mi hanno detto che c’è stata una frana al ponte della Rossa. Povero don Giacinto!”
“Come ha fatto a tornare giù in paese?”
“Oh, si è fermato a dormire dai Cagnotti come già altre volte. Lo so perchè l’ho visto scendere dalla jeep questa mattina, sullo stradone.”
“E Bernardina? Stava veramente male?”
“Ma no, quella ci seppellisce tutti, te lo dico io! Secondo me Bernardina è soltanto malata di solitudine. Pretende di starsene isolata in casa sua, ma si annoia e siccome non può chiacchierare con i Cagnotti che si fanno i fatti loro, manda a chiamare il parroco.”
“Ma don Giacinto non potrebbe far dire che è occupato? Se deve correre tutte le volte che quella matta fa i capricci…”
“E tu cosa faresti al suo posto? Bernardina sarà una gran rompiscatole, ma è molto, molto vecchia. Metti che la prossima volta stia male sul serio. Per un parroco è una grossa responsabilità morale….Bene, ora tocca a me. Biagio, mi tagli quattro fettine da fare al burro. Tenerissime, mi raccomando.”
Mentre tagliava le rosee fettine da fare al burro, Biagio aveva una gran voglia di ridere, ma nello stesso tempo si sentiva un gran babbione.
Ecco perchè il buon don Giacinto non aveva dormito nel suo letto. Mentre lui s’immaginava delle scene d’alcova a luci rosse, il sollecito parroco era salito a confessare una vecchia ottuagenaria che aveva già un piede nella tomba.
All’ora di pranzo, mentre sua moglie portava in tavola una zuppiera fumante, Biagio raccontò a Margherita la storia della pipa nascosta. Un innocuo scherzetto.
“Dovete piantarla di fare scherzi!” esclamò sua moglie, impugnando le posate. “Tu e i tuoi amici!”
“ Volevamo soltanto divertirci un po’”
“Si, come quando avete incominciato a gridare che il toro di Pierone era scappato dalla stalla. E l’altra volta, quella storia del famoso regista francese che veniva a girare un documentario sulle rovine del forte e cercava delle comparse vestite di stracci per la rievocazione…”
“La gente ci aveva creduto.”
“Stavano per picchiarvi!” gridò Margherita, fingendo un corruccio che in realtà non provava. “Però, prendere in giro un parroco…...non mi sembra bello.”
Biagio aveva una gran voglia di ridere.”Gli abbiamo solo nascosto la pipa.” Poi si sentì in dovere di aggiungere: “Ma questa mattina, sai, ho pensato molto male del povero don Giacinto! Mi sono proprio chiesto in quale altro letto poteva andare a infilarsi quell’uomo, quando non dormiva nel suo!”
Di colpo, Margherita divenne rossa come un pomodoro, spalancò gli occhi ed incominciò a tossire convulsamente.
“Cosa ti succede?” Biagio, allarmato, incominciò a batterle dei colpetti affettuosi sulla schiena, mentre le porgeva un bicchiere colmo d’acqua. “Tieni, bevi un sorso.”
“Non è niente, non è niente” balbettò Margherita, scrollando vivacemente la testa, “ Sta già passando.” Ed asciugandosi gli occhi, aggiunse con un gran sorriso innocente “Mi è andato un boccone di traverso per il gran ridere.”

Leila Gambaruto



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