Il manicomio del cielo

di

Lorenzo Sebastianelli


Lorenzo Sebastianelli - Il manicomio del cielo

12X17 - pp. 44 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6037-9450

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In copertina: immagini di Luisa Stella


PREFAZIONE

Amore e gioia. Acqua e tempo. Ma anche religione e morte, malessere e pazzia. Sono questi gli elementi che accompagnano Dante, Ivana e Gabriele nel racconto “Il manicomio del cielo” di Lorenzo Sebastianelli. Tutte problematiche di grande rilevanza per il loro aspetto sociale che l’autore tratta in maniera oggettiva, anche con un po’ di sana leggerezza, riuscendo inoltre a calarle sapientemente all’interno di un copione di natura teatrale.
La storia è ambientata in un luogo chiuso. La scenografia è essenziale. Dante e Ivana sono accompagnati da Gabriele in un percorso ricco di emozioni ma anche di scoperte. Tutto ciò avviene attraverso l’utilizzo, da parte dell’autore che si dimostra così preparato, di battute secche che sanno catturare l’attenzione del lettore.
Essendo un’opera teatrale, grande importanza è ricoperta dalla musica che diventa protagonista ogni qualvolta il tempo – altro elemento che gode di grande rilevanza all’interno dell’opera – per i due protagonisti si ferma per poi riprendere. Tutte interruzioni, comprese quelle dedicate al ballo, che Sebastianelli è stato in grado di alternare secondo un disegno ben predefinito, in più, ogni volta, sanno introdurre tematiche e dimensioni nuove che danno un tocco di imprevedibilità al racconto.
Ad emergere è anche il contrasto tra pazzia e presunta normalità: un filo conduttore che, con le sue diverse sfaccettature, accompagna la storia fino all’ultima battuta. Un racconto mai banale, che segue delle direttive ma è sempre pronta a stupire il lettore. In fondo, si parla di pazzia e quindi: “Sapete una cosa? Tutto può accadere in questo manicomio del cielo”.

Marco Giulianelli


Il manicomio del cielo


La scena si svolge in un luogo chiuso, ci sono pareti in mattoni a vista rovinate, senza ornamenti; prevalgono i colori scuri.
In scena ci sono un tavolino con una bottiglia piena d’acqua, due bicchieri, due sedie, fiori recisi per terra in ordine sparso.

DANTE: Una cena, una semplice cena (ride). Forse no è più di una cena! Ma cosa mangiamo? C’è solo acqua. Ah sì l’acqua, l’acqua basta, è importantissima, è fonte di vita, l’acqua è fondamentale! Ho pure sete (prende il bicchiere e beve) è buona davvero! Sì, sono convinto che basta e avanza, però ho un po’ di fame… ma basta che non abbia sete! (prende un altro bicchiere e beve) è buona davvero! Sì, sono convinto che basta e avanza, però ho un po’ di fame… ma basta che non ho sete! (prende un altro bicchiere e beve) Anche il fuoco è importante (accende delle candele sul tavolo) serve a tante cose (pausa). Già… serve! Scalda parecchio, può anche cuocere il cibo e sì… ho fame (beve un altro bicchiere d’acqua). Ma sete non più. Eh già, il fuoco è una vecchia invenzione, quanta differenza da una nuova invenzione (tira fuori un cellulare dalla sua tasca e lo avvicina alla candela). Cambia tutto… infatti non ho più fame… ma un po’ di sete (fa il gesto di bere senza bicchiere ridendo). E il tempo passa passa e passa con quelle lancette così frenetiche e sveglie che non vedono l’ora di toccare i secondi così appiccicati. Che strano, che invenzione! (prende il cellulare e lo avvicina di nuovo alla fiamma della candela). Si fa aspettare, ed io aspetto. I secondi sono sempre gli stessi, li sto perdendo… i minuti li stanno catturando (risata, sguardo nel vuoto) (pausa). Non ho più fame né sete.

Musica.
Scende dalle scale Ivana con un vestito da sera; camminando con sicurezza si avvicina a lui, lo guarda, si siede (silenzio).

DANTE: È tardi ma ti ho aspettato.

IVANA: Perché mi hai aspettato?

DANTE: Per vederti (pausa). Hai fame?

IVANA: Sì!

DANTE: Anche io. Però hai sete vero?

IVANA: Sì.

DANTE: Lo sapevo. Bevi… bevi… (le versa dell’acqua)

IVANA: Grazie… grazie.

DANTE: L’acqua è incredibile.

IVANA: Perché?

DANTE: (si alza) Mi piace parlare, mi piace la sera, mi piace stare insieme agli altri. Amo la solitudine, amo tutto, però so anche odiare. Bevi… bevi… (guardando il fondo di un bicchiere). Riusciamo a perderci in un bicchiere d’acqua fino in fondo… ma è difficile anche questo. È più facile trovare la giusta strada (pausa). Devo smettere di pensare…

IVANA: Che ore sono? (lo interrompe)

DANTE: Lo sapevo!

IVANA: Cosa?

DANTE: Prima o poi il tempo si fa sentire, si manifesta è inevitabile. Questa frenesia… a te dà fastidio?

IVANA: Pensare è sbagliato.

DANTE: Non avevo dubbi, è il pensare che ci rende fragili. Fragili! Fragile sì, mi ci sento un po’ (pausa). Sai sei carina… molto!

IVANA: Grazie.

DANTE: Vedi come sono fragile, ti ho detto subito che mi piaci! (ride) Che fai stasera? Ah… no già… stiamo qua, dunque che fai stanotte? Sicuramente andrai a dormire… di solito si fa così… o no? (a se stesso)

IVANA: Non so ancora, già… si dorme.

DANTE: E il tempo passa… passa, vedi?

IVANA: Non si può fermare.

Musica

Si ferma il tempo per i due protagonisti. Gabriele seduto tra il pubblico si alza, guardandolo. Si avvicina ad Ivana e Dante.

GABRIELE: Vedete è una situazione particolare, loro non possono ma io sì. Il tempo continua anche se in realtà per loro si è fermato. Non lo sanno ma lo sapranno un giorno… è una bella serata, si molto bella e lui sembra nervoso… anzi lo è. Lei è tranquilla… ma agitata (si allontana). Sono un bel quadretto… (voltandosi)

Musica
Valerio esce di scena. Riprende il tempo per i due protagonisti.

DANTE: No… non si può, meglio così, le leggi sono leggi.

IVANA: Odio le leggi, io vivo male per una legge.

DANTE: Il male! Per esempio perché dici male? Fai la faccia di una che sta male. E di una che sta bene?… Sì c’è differenza ma forse solo di maschera. Il nostro dentro ci inganna… la nostra mente è furba, molto furba. Anche noi siamo furbi ma non come la nostra mente, il nostro cervello. Che invenzione il cervello! (avvicina il cellulare alla sua testa) È una vecchia invenzione, caspita! Comunque questo fiore è per te… (prende un fiore da terra)

IVANA: Che bello!

DANTE: Sì… dite tutte così! (ride) I fiori sono belli anche se non lo sono, noi siamo dei fiori ed il mondo è il nostro terreno, ecco perché si chiama terra, è molto fertile ma va coltivata con l’amore.

IVANA: Che belle parole!

DANTE: Davvero?

IVANA: Sono tue?

DANTE: No… del mio cervello.

IVANA: Quindi tue?

DANTE: Non so, non so dimostrartelo questo, comunque bevi.

IVANA: Non ho più sete.

DANTE: Cavolo! Allora hai fame?

IVANA: No!

DANTE: Bevi… bevi l’acqua… è fondamentale.

IVANA: È fonte di vita.

DANTE: Sì è vero! Come fai a saperlo? Ero da solo prima!

IVANA: Si dice così.

DANTE: Il mondo è un paese (pausa). Sono felice stasera di averti qui.

IVANA: Ti faccio la faccia da felice?

DANTE: Guarda la mia è facile.

IVANA: Sì è facile.

DANTE: Sei una bella donna.

IVANA: Davvero?

DANTE: Ed ora anche felice… anzi un po’ di meno.

IVANA: Mi hai detto tu di guardare la tua faccia, non ti devo imitare?

DANTE: Hai ragione, hai ragione. Hai un fazzoletto?

IVANA: Sì… tieni.

DANTE: (prende gli occhiali dalla tasca della camicia ed inizia a pulirli con il fazzoletto appena ricevuto da Ivana) La vita è così complessa… tutto è complesso, ma in due è tutto più facile. Ti sto annoiando?

IVANA: No no.

DANTE: Quant’è che vivi tu… cioè quanti anni hai?

IVANA: Sono donna.

DANTE: Ah… già non si chiede mai l’età alle donne (si mette gli occhiali in tasca). Voi donne siete fantastiche, fantasiose uniche. Le donne sono la vita, sì la vita il seno i fianchi (ride).

IVANA: Ma cosa dici dai!

DANTE: Poteva essere una battuta. Che tristezza, non riesco neanche a far ridere una donna.

IVANA: Ridere è fondamentale.

DANTE: È fonte di vita come l’acqua, già allora ridiamo.

IVANA: Sì ridiamo!

DANTE: Come facciamo a ridere?

IVANA: Fammi pensare bene. Io rido quando gli altri ridono ma non so il perché.

DANTE: Allora stai a sentire! (risata forte)

IVANA: Che ridere!

DANTE: Stai meglio?

IVANA: Sì ho sete però.

DANTE: Bevi! Visto? C’è acqua. È più importante l’acqua.

IVANA: Però non c’è niente da mangiare.

DANTE: Come mi trovi? Sono un bell’uomo? Dai guardami bene (assume varie pose).

IVANA: Sì sei bello.

DANTE: Eh già, ho fatto tante cose sai? Pubblicità, spettacoli… sono da copertina, da calendario ma non mi piacciono tutti i mesi quindi non potrei mai farlo. Odio Gennaio e Febbraio e poi Dicembre che si prepara a chiudere l’anno. Sono convinto che è d’accordo con il tempo… fanno una bella coppia.

IVANA: Io non sopporto gli anni.

DANTE: Aspetta, aspetta… questa atmosfera… questo momento… sembra di aver già vissuto tutto. Ti capita di vivere situazioni forse già sognate, o chissà?

IVANA: No. Io non sogno.

DANTE: Ma vivi (pausa). Aspetta un attimo.

Musica.

Dante prende un fiore a terra e mentre lo porta alla donna lo annusa ballando. Si siede.

Sfuma la musica.

DANTE: Tieni, anche questo può diventare un sogno (le dà il fiore). Senti il suo profumo chiudi gli occhi (pausa). Sono contento.

IVANA: Perché?

DANTE: Tu mi capisci. Vero?

IVANA: Un po’ sì.

[continua]

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