…di cento sabati ancora. Raccolta di riflessioni personali su fatti, stati d’animo e ricordi

di

Maria Teresa Cavallo Brusamolin


Maria Teresa Cavallo Brusamolin  - …di cento sabati ancora. Raccolta di riflessioni personali su fatti, stati d’animo e ricordi
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 152 - Euro 12,00
ISBN 978-8831336857

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore


In copertina fotografie di proprietà dell’autrice


INTRODUZIONE

È una piccola vita la sua, fatta di episodi semplici, che non fanno rumore, che sfuggono agli sguardi frettolosi. Un vivere a passo veloce, ma senza fretta, un andare intenso, ma respirato lentamente. Un immergersi profondo nei colori delle stagioni, nell’unicità degli eventi, nella magia degli incontri. Ed è davvero lì che vuole portarvi chi scrive: dentro i momenti e le emozioni che ha vissuto e che decide di condividere, in un continuo gioco spazio-temporale.

“…di cento sabati ancora.” è riferito ai saluti che l’autrice manda ogni fine settimana dalla pagina “fb” del bar che gestisce da ormai ventisette anni, situato nel cuore pulsante del piccolo paese che lo accoglie. Questa l’angolazione visiva da cui lei parte per focalizzare nella sua mente o nelle immagini che osserva intorno, piuttosto che nelle notizie che le arrivano da lontano, l’idea di testo che elabora ogni volta. Questo il nucleo in cui torna sempre a chiudersi terminato il racconto, ringraziando e augurando una buona domenica per l’indomani e riprendendo la sua intima vita di addetta al banco, ma anche mamma, moglie, amica…
Non mancano, tra gli altri, messaggi di diversa natura, tipici di una pagina che funge anche da vetrina commerciale e bacheca per eventi o appelli di interesse pubblico.

La raccolta si lega a doppio filo ad una prima pubblicazione, edita nel 2016; trattandosi di romanzo diaristico, ne è la naturale continuazione temporale e va ad aggiungere alla precedente, che ora si va invece a collocare nel due di due come estesa ouverture, tasselli di ricordi e rimandi storici arricchenti e esaustivi. Quest’ultimo, tuttavia, non trascura di accompagnare il lettore nelle cronache che si sono susseguite durante il passare delle settimane, portandolo ad avere anche una percezione profonda del vivere in Pralormo oggi.


…di cento sabati ancora. Raccolta di riflessioni personali su fatti, stati d’animo e ricordi


A mio padre,
ritrovo in me la parte di lui più creativa,
coraggiosa e spontanea…


“Amo cercare tra le righe dei fatti, anche piccoli, le grandi ragioni della vita. Mi fa sentire meno sola, in qualche modo protetta ed accudita e un po’ “svincolata” dalla mia umana, fragile essenza. (*)


(*) Note in corsivo minuscolo (ricorrenti nello scorrere della lettura) inserite dall’autrice durante l’elaborazione dei singoli testi e utili a giustificarne i toni o semplicemente a descriverne le circostanze. Il lettore inoltre troverà, in calce a taluni racconti, un rimando ad una foto in copertina: un gioco a volte gratuito, altre necessario per la completa comprensione del testo.


Sabato 9 gennaio 2016, ore 22:15

Eccoci infine dentro al nuovo anno, con un colmo bagaglio di sogni e progetti per noi e per i nostri cari. Al Villa ritorna pian piano il ritmo normale, quello dei papà assonnati alle sette di mattina e delle mamme un pochino più tardi, dopo aver portato i bimbi a scuola. Per loro fortuna, questa settimana, solo due giorni di pieno regime al lavoro e subito due di riposo a seguire.
Qui al bar, rimosso l’albero con le sue luci bianche, sono rimasti i fiocchi intagliati sugli specchi a invocare la neve e quant’altro dal cielo. Nell’angolo del presepe è rimasto solo il pastorello dormiente con qualche pecorella: come ricorderete ha iniziato a lavorare in ritardo e terminerà il suo servizio tra qualche giorno, come da accordi.
Il nostro cuore è ancora caldo di auguri e abbracci, colmo di sguardi sereni e di sorrisi affettuosi che ci hanno fatto sentire amati e capaci di amare: questi potremo conservarli dentro, anche quando tutta la neve sarà caduta e l’ultimo pastore sarà partito.
Non sarà cosa banale: dovremo tenere accesa la fiamma e socchiusa la porta perché chi vorrà possa poi entrarci facilmente badando però alle folate di vento improvvise che sempre trovano facile la via nei cuori distratti e li confondono, li raffreddano, li oscurano. Saremo attenti vero?
Ancora auguri di serenità per noi.
Buona domenica domani. Mari.

Tracce di quotidianità in questo primo testo della raccolta: confidenziale e semplice nella forma (il “Villa”, come i clienti ci conoscono, così come il nomignolo in firma ad ogni congedo dal lettore).
L’aggancio al saluto del sabato di qualche settimana prima (vedi: “…e buona domenica domani.”, ed. Montedit, pagina 88) ricorda, inoltre, al lettore la forma diaristica di questa raccolta. Nell’allestire il presepe, a inizio dicembre 2015, si era creato un cunicolo curioso che pareva davvero un giaciglio adatto a un pastore: da qui il passaparola tra i clienti del bar e la ricerca allargata del buon pastorello dormiente da inserire sulla scena. Arrivò al suo posto il 12 dicembre, un pochino in ritardo… quindi si decise che avrebbe lasciato la scena una settimana dopo gli altri figuranti.


Sabato 16 gennaio 2016, ore 23:59

Stasera vi racconterò la storia di Vita, foglia di vite.
Nata e cresciuta su una vecchia recinzione insieme a tante simili, Vita passava le sue giornate a crogiolarsi al sole lungo una via rumorosa e trafficata, rassegnata alla sua esistenza semplice di foglia stagionale vicina all’autunno. Ogni tanto sognava di andare via, di mettere le ali e trasformarsi in farfalla per sentirsi speciale almeno una volta. Ma sempre il passare delle auto e il chiacchierare delle sorelline la riportavano bruscamente dentro la sua triste realtà.
Quella sera di settembre qualcosa successe… una mano delicata e due occhi curiosi piano piano le si avvicinarono, si sentì accarezzare i contorni e con delicatezza staccare dal ceppo. Qualcuno si era accorto di lei e aveva amato la sua forma: era una donna, che trovò in lei la sagoma perfetta per il suo progetto. Non era un sogno, era stata scelta e stava volando via da lì, per sempre. Un saluto di congedo alle altre foglie e via, verso il nuovo destino che sentiva finalmente sorriderle. Emozionata viaggiò lontano, appoggiata con cura sulle mani gentili che la colsero.
Capì di avere un compito speciale.
Si addormentò in un sonno profondo che la rese bella per sempre. Dalla sua sagoma perfetta un bravo fabbro ricavò foglie gemelle che intrecciò su una ringhiera. Da allora il profilo di Vita disegna il cielo al tramonto dal balcone di casa Natura e fa da cornice all’orizzonte ogni sera all’imbrunire.
Storia di Vita, foglia di vite.
Storia vera, quella di Vita, che vi racconto ora per la buonanotte. Buona domenica domani. Mari.

Storia vera, sì. Notai la pianta di vite qualche giorno prima, la sera in cui mio marito ed io andammo dal fabbro per definire le ringhiere dei nuovi balconi di casa. Erano previste in ferro con struttura lineare alta e imponente. Desideravo addolcirne le forme, scelsi la foglia mentre parlavamo con l’uomo davanti alla sua bottega e capii che sarebbe stata lei, con la sua sagoma gentile, a decorare il nostro austero manufatto.
Nostro figlio Matteo, ispirato dalle finiture, decise poi il nome di “Casa Natura” per la nuova dimora.

(foto in copertina: – 6)


Sabato 23 gennaio 2016, ore 18:40…

Coraggio piccola… non far caso, lascia correre. Ricordati che aspettiamo lo Sposo e ci stiamo preparando… Io damigella, tu sposa.
Dai che sei brava, guarda quanta strada fatta fino ad ora, quanto cammino sulle tue fragili gambe. Brava, mia cara, ti ammiro mentre mi cerchi ancora per l’ultimo saluto e mi sorridi nonostante tutto. Avrò cura di te e sarai bella quando verrà a cercarti… Io damigella, tu sposa.

Sarai pronta a partire, andrai come sognavi, fiera ed elegante; sistemerò il tuo vestito e curerò il tuo viso delicato, anche i tuoi capelli saranno in ordine… Io damigella, tu sposa.

Ora andiamo, vieni, tutto è pronto per l’incontro con Lui. Ti camminerò vicino, io con il mio bouquet e tu con il tuo: sarò attenta a fare bene e mi perdonerai se inciamperò… sai, è la prima volta anche per me. Poi un bacio e tu andrai dove glorioso Lui ti attende, io resterò qui ferma al mio posto e canterò ancora per te con i nostri amici, promesso… Io damigella, tu sposa.

Tornerò infine a casa, con calma poserò fiori e abito e cercherò il silenzio intorno, lasciando che resti nel cuore la nostra ultima immagine insieme: io damigella, tu amica cara e sposa d’inverno.
Mi perdonerà chi non comprende ma questo ho nel cuore stasera, questo posso regalare.
Buona domenica domani. Mari.

Era il gioco degli ultimi giorni, delle ultime ore di vita della mia amica Francesca. Era il nostro modo di prepararci al momento che sapevamo entrambe ormai vicino, tra lacrime e sorrisi. Soprano, voce portante del coro parrocchiale, diventammo amiche dieci anni prima, ci lasciò il 22 gennaio, era un venerdì. Mantenni la promessa fatta nel gioco.


Sabato 30 gennaio 2016, ore 21:20 circa

Erano lunghe quelle file… non se ne vedeva la fine e veniva un po’ d’angoscia ogni volta.
Si arrivava lì al campo, io e i miei fratelli, verso le quattordici e trenta, dopo la mattinata a scuola e esser partiti da casa in bici venti minuti prima.
In quel periodo della stagione la distesa era ben strutturata, spesso già riallineata con paletti e fil di ferro che servivano a sostenere la buona crescita dei germogli e alleggerire i rami dal carico di peperoni che sarebbero maturati: una fila e una zappa ciascuno, piantina dopo piantina, si rompeva la dura crosta formatasi con l’alternarsi di piogge e di pomeriggi soleggiati.

Talvolta era davvero difficile, le mie braccia esili di ragazzina faticavano a rompere le zolle spesse, le piante erano comunque delicate e bisognava andare vicino alla base senza scalfire lo stelo, la lama capitava non entrare nel terreno e rimbalzare via.

Era lavoro di tenacia e attenzione.

Mi succedeva di alzare la testa e osservare la lunga fila di terra secca davanti a me: non ne vedevo la fine ed era sfiancante. Imparai presto che era meglio guardare indietro al lavoro fatto: era rasserenante e mi spronava ad andare avanti, passo passo, come se ogni piantina fosse unica e meritasse un trattamento speciale.

La fine della fila sarebbe arrivata, prima o poi…

(dai miei ricordi)_

Mi capita nei momenti difficili di fermarmi e guardare indietro per poi riprendere a lavorare i miei minuti uno ad uno con tenacia e attenzione. Probabilmente imparai allora…

Eccoli alcuni minuti, una manciata appena, per augurarvi buon riposo e buona domenica domani. Mari.

I minuti, tanti e preziosi in una giornata. Si scrivono libri mettendo insieme i minuti avanzati…


Sabato 6 febbraio 2016, ore 23:00 circa…

Avevo messo tempo fa delle punte di photos, quelle piante-edera cascanti che in molti abbiamo in casa, a radicare in una bottiglia di vetro scuro. Le ho tenute in questi mesi in un angolo della vetrina qui al Villa, invisibili e discrete, intanto che questo inverno senza pioggia e neve passava.
In settimana sistemando il retro-banco osservai il mio piccolo vivaio di talee… radici bianche lunghe e sottili avevano preso vita silenziose nella bottiglia verde dimenticata e le foglie fuori erano poche ma vive, pronte alla posa in vaso. Notai tra tutti i germogli un rametto che avevo messo al contrario. Distrattamente avevo inserito in acqua la punta della pianta e non la parte recisa, me ne accorsi dalla posizione delle foglie, girate all’inverso rispetto alle altre.

Incuriosita sfilai tutti i germogli dalla bottiglia e andai a cercare quello invertito: con stupore osservai che da una delle nuove radici era partita una gemma che, chissà con quanta fatica e quanto tempo, era cresciuta sott’acqua e aveva cercato la luce verso l’alto. Mentre le radici nutrivano comunque il vecchio ramo capovolto, il nuovo germoglio produceva la sua prima foglia: la natura mi aveva perdonata e generosamente rimediato alla mia distrazione.

Dovrò farne tesoro e stare più attenta la prossima volta.
Mentre osservo la strana piantina penso che, nonostante la sua forza, non sempre la natura possa rimediare alle nostre mancanze, oggi più che mai consapevoli e dannose, e si debba tornare ad essere rispettosi fruitori e attenti custodi dei suoi preziosi doni.
Buon sabato notte, mentre improvvisamente fuori piove, e buona domenica domani. Mari.


Sabato 13 febbraio 2016, quasi mezzanotte…

Venite, venite tra le parole di questo racconto: vi porto ora, in un posto lontano non troppo da qui, dove vive una coppia di amiche, le chiameremo… Fadiesis e Sibemolle!
Si frequentano da tanto, sono diventate complici negli anni e il loro rapporto è speciale: talvolta gioco, talvolta pianto, talvolta confronto, ma unica, bella e particolare amicizia.
Certo le loro vite sono diverse, ma questo rapporto è per ciascuna un’occasione per osservare, da un punto di vista nuovo, i fatti e le emozioni… e poi non mancano certo le passioni e gli impegni comuni, che sono la scusa per frequentarsi assiduamente.

Ora, guardate un po’… Succede qualcosa.
Succede che Fadiesis fa delle scelte che decide di non condividere con Sibemolle: ritiene legittimo tenersi qualche esperienza, organizza per sé un piccolo viaggio e con l’amica, che sente quotidianamente, non ne parla affatto.
Sibemolle dal canto suo è perfettamente impreparata e stupita quando viene a sapere della piccola vacanza fatta dall’amica e mai accennata, si sente esclusa e prova immediatamente disagio nel rapporto con lei: sente improvvisamente di non avere più molto da raccontarle, cerca di capire.
Fadiesis minimizza e giustifica l’accaduto appellandosi alla libertà di tenersi spazi privati, non comprende il disagio di Sibemolle e ne è molto infastidita, quindi aspetta con impazienza che l’amica ritrovi la ragione e il rapporto torni esattamente come prima al più presto… tutto come prima…
Sibemolle ritiene che il nuovo episodio, che fa seguito in verità a un precedente risolto e accettato come semplice incomprensione, denoti chiaramente la necessità di rivedere il rapporto con l’amica… Sono cresciute, ora serve un pochino di distanza in più per garantire un rapporto onesto e libero. Non come prima perché sia meglio di prima…
Personalmente penso che l’amicizia sia il rapporto di stima reciproca, affetto e sincerità tra due persone che si realizza nel piacere della condivisione, la cui giusta misura è data dal benessere che ne ritorna ad entrambe; sennò è altro. Ma la giusta misura può variare nel tempo, va cercata, riconosciuta e accettata, infine. Voi cosa ne pensate?
Buoni pensieri, buon San Valentino.
Auguri alle persone innamorate: il grande amore che dura nel tempo poggia inevitabilmente su un’amicizia profonda e autentica; sennò è altro.
Buona domenica domani. Mari.

Esperienza personale di crescita sofferta e in qualche modo superata. A ferita chiusa rimane un segno sull’anima che ho imparato ad amare e accarezzo con tenerezza, ogni tanto.


Sabato 20 febbraio 2016, ore 21:00 circa

“Tzzz… ehi… voi lì… Sì, sì, sono io che vi parlo.
Mi riconoscete? Intanto chiariamo una cosa subito: non sono un Babbo Natale! Sono l’omino di neve para-spifferi che da mesi staziona a gambe larghe sul davanzale della finestra qui al Bar Villa.
Eh, sì, sono ancora qua… e che noia quest’anno!
Con il mio piccolo amico sulla spalla aspetto il freddo e la neve da mesi, ma pare proprio che dovrò andarmene presto senza soddisfazione… e la mia padroncina Mari mi ridurrà anche l’indennità di presenza per il poco lavoro che ho fatto. In effetti… non ho riparato un granché.

Eppure ci ho creduto, insieme a lei, alla magia del bianco inverno che sarebbe arrivato. Mi ha piazzato qui a inizio dicembre, insieme ai decori di Natale e ai fiocchi bianchi appiccicati ai vetri… e ancora niente; sto qua e aspetto mentre proprio adesso un cliente comincia a mangiare un gelato sotto il mio naso-carota, preferendolo ormai alla cioccolata calda in tazza…
E li vedete qui dietro? Sono due tulipani disegnati sul vetro, che fanno capolino e ricordano a me e a Mari che presto arriverà la primavera con Messer Tulipano al Castello.

Bene, sarò ancora quassù per qualche giorno… ci vediamo se passate al bar. Non potrò distrarmi al vostro saluto, sarò in servizio, ma proverò a farvi l’occhiolino…”
Passando osservo il mio pupazzo, una strizzatina al suo naso-carota e buonanotte a lui.
Buonanotte anche a voi e buona domenica domani. Mari.

Quel mattino passò al Villa un cliente abituale che, indicando il pupazzo sull’alzata della finestra, mi puntualizzò: “E quel Babbo Natale? Non lo metti via?”… da qui l’idea della fantastica replica dell’interessato chiamato in causa.

(foto in copertina: – 6)


Sabato 27 febbraio 2016, ore 18:30

ALI
Lasciami leggerezza perché il vento mi sollevi ancora, lasciami trasparenza perché non sia ombra il mio passare, lasciami libertà perché possa imparare vivendo i miei percorsi sempre nuovi… Perché questa sono io, questa è la mia natura da sempre.
Il tuo amore per me sia felicità nel guardarmi volare lontano, sia attesa serena e fiduciosa del mio ritorno, sia consapevolezza della mia anima libera e coraggiosa.
Il mio amore per te sarà portarti nel cuore ad ogni viaggio, sarà condividere le gioie e le ansie trovate per strada, sarà tornare ogni volta, appoggiarmi leggera e trasparente sulla tua mano amica e lì abbandonare al riposo le mie stanche e delicate ali.

***

Nato ora questo pensiero e come farfalla viene a poggiarsi proprio qui!

Buon sabato sera, buona domenica domani. Mari.

Dedica di quella sera a chi ho vicino e sa riconoscere la mia natura libera e l’irrinunciabile esigenza, per me, di poterla esprimere…

Dalla bacheca del bar Villa:
Siamo felici di annunciarvi che la piccola Chicca, smarrita ieri sera qui a Pralormo, è stata ritrovata nel canile di Chieri, probabilmente accompagnata da una brava persona che l’ha trovata sola e impaurita.
Grazie a tutti, buona serata.

La pagina fb del Villa ospita ogni tanto qualche notizia di servizio, la lascio come traccia di quotidianità vissuta qui, dietro al banco di un bar situato in un paese così piccolo.


Sabato 5 marzo 2016, ore 21:15

Bello stamattina alzare le serrande del bar e vedere finalmente la prima nevicata credibile di questo inverno.
Eccola la piazza ovattata qui davanti al Villa, eccoli i primi clienti che arrivano maculati da fiocchi bianchi su giacche scure e cappellini, ecco lo spargisale che passa sulla provinciale e la pala rumorosa che dà una prima ripulita alle strade comunali.
Certo la neve porta con sé freddo e disagio, ma anche il fascino della normalità che rimette a posto le cose e ci fa pensare che in fondo tutto va bene; sia inverno e sarà primavera ancora. Perché è questo alla fine che ci rende sereni: le piccole cose di sempre, le rassicuranti consuetudini, quelle fuori come quelle dentro di noi.

Sì, talvolta nevica anche nel cuore e quel freddo paralizza e spaventa.
Momenti complicati da vivere… difficile pensare che possa tornare primavera.
Eppure succede…
Buon sabato notte, buona domenica domani. Mari


Martedì 8 marzo 2016, festa della donna…

“Siamo donne e la nostra anima è quella che tiene in piedi le case: impariamo a difenderla per poter amare ancora.
Ma siamo anche le Madri e abbiamo il dovere primario di educare i nostri figli al coraggio della sincerità nei dialoghi, alla capacità di ascolto e soprattutto all’umiltà di mettersi in discussione.
Forse domani saranno donne e uomini più capaci di amare davvero.”
(da: “…e buona domenica domani.”, credo sarà il titolo del mio libro che uscirà in autunno, ed. Montedit)

Auguri a tutte noi. Mari.

Stavo già lavorando alla mia prima raccolta da un po’, emozionante citarne una parte e il titolo, al tempo ancora da definire. Il libro fu pubblicato nel novembre di quell’anno, ne troverete accenni continuando la lettura.


Sabato 12 marzo 2016, ore 22:55

Mi siedo qui, ora, sfoglio mentalmente il libro dei ricordi belli.
Ti vedo allora, papà giovane e stanco, seduto sul divano appena finita la cena, noi bimbi tutti intorno a terra davanti ai tuoi piedi ad ascoltare la “storia” che ci avresti raccontato: di quando eri bambino lontano da casa, o militare e stavi in piedi a braccia aperte sul cavallo che avanzava, o ancora a fare boxe con i commilitoni. Volto la pagina; ora invece ti ricordo mentre cammini trascinando i tuoi piedi stanchi sui quali porti, seduti a cavallino, due dei miei fratellini… come su una giostra li sollevi e li sposti passo passo, prima uno poi l’altro, loro felici, gli altri dietro “Tocca a me! Tocca a me!”.
Continuando a sfogliare avanzo negli anni e ti sorprendo a terra con uno dei tuoi tanti nipotini… tu piegato giù sulle ginocchia fai il cavallo e lui il fantino maldestro che prova come può salirti sul dorso, sento ancora il suono delle risate…

Giro veloce le pagine, ecco qualche immagine di te più vicina; arrivi, con calma sistemi il cappello e ti avvii verso la scuola per l’intervista ai nonni in classe terza elementare, che frequenta il mio piccolo Matteo, e ancora mentre arrivi qui al bar con il gioco della “dama” tra le mani, pronto per una partita da improvvisare col tuo nipote più grande.

Ed eccoti oggi, 12 marzo, con i tuoi occhi verdi e i capelli brizzolati pronto a soffiare sulle tue ottanta candeline sereno e soddisfatto del cammino fatto fin qui.

Auguri papà, buon compleanno e spero tanta felicità ancora per te.
A voi che mi leggete grazie di condividere con me questo momento… e buona domenica domani. Mari.

Difficile per me leggere queste righe ora, scritte più di due anni fa. Papà ci ha lasciati serenamente a fine aprile 2018, riconosco in me la sua impronta artistica e il suo spirito libero e coraggioso. In suo ricordo la pubblicazione di questo libro.


Sabato 19 marzo 2016, ore 23:58

Settimana impegnativa su più fronti per te, quella che va a chiudersi, non priva di imprevisti talvolta spiazzanti, come aprire il Villa giovedì mattina alle sette e scoprire che la splendida Faema che hai sul banco ti ha abbandonata, che la sua pompa di pressione è defunta nella notte e che non si riprenderà da sola. Faticoso far stare un inconveniente così grande e costoso in una giornata che avevi già pianificato piuttosto impegnativa. Eppure decidi che sarà buona, decidi che fa lo stesso e che ci metterai tutta l’energia che serve perché torni positiva. Temporeggi e ti inventi caffè e cappuccini d’emergenza: cerchi di creare comunque un’atmosfera divertente almeno per gli altri, mentre il tuo tecnico di fiducia, che nel frattempo è arrivato, armeggia nella pancia della macchina bollente e la rianima… Appena puoi chiudi mentalmente l’imprevisto e butti tutta l’attenzione sul resto del giorno. Avevi pensato un pomeriggio fuori dal Villa, per te una grande festa in Parrocchia, da animare con la chitarra come non facevi da tempo, e tanti bambini intorno che cantano con i loro nonni, arrivati per l’occasione. Decidi che sarà così, perché puoi scegliere di tenere del giorno il buono e dimenticare in un angolo il resto. La rabbia è una tentazione che cerca di rubare serenità, stupendo resisterle!
Giornata al termine: eccola la Faema riparata, di nuovo efficace per i caffè del Villa; ecco l’emozione ancora calda per la bella funzione di giovedì scorso in Parrocchia.
Ecco la mia buonanotte per questo sabato ormai finito.
Auguri ai papà, al mio anche un bacio, e buona domenica delle Palme domani. Mari.

Sì, si impara a tenere il buono dei giorni. Forse è l’unico modo per viverli davvero.

[continua]_


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it