Sabato 17 dicembre 2016, ore 22.30
Fine del mese scorso, osservo i due grandi pacchi sul tavolo, aspettati tanto e arrivati quel giorno da Milano; decido di aprirli la sera stessa, quando tutti saremo in casa. Provo grande emozione nello sfilarvi tante copie del mio libro appena nato, nell’osservarlo e sentirlo tra le mani. Subito penso a una serata di presentazione: occorrono una data vicina e il luogo adatto. Penso a un dopocena, immagino il buio fuori e dentro la grande stanza, tante poltrone accoglienti, tanti familiari e amici seduti ad ascoltare, tre postazioni illuminate sul palco: un leggio, un tavolo con alzata, un pianoforte. Un’orchidea chiara, uno sgabello alto, due microfoni, qualche cioccolatino…
Penso ai testi, da scegliere con cura tra le pagine nuove… L’introduzione, pagina 7, i bambini di pagina 16, il risotto di pagina 77… e così via, immaginando intanto il volto di chi avrebbe potuto raccontarli per me quella sera. Penso alla musica, presenza delicata quanto indispensabile, confidando nell’aiuto di amici capaci. Immagino sulla scena la mia nipotina di sette anni seduta vicino, piccola figura elegante che, a un mio cenno d’intesa, con leggerezza e spontaneità si alza e va al leggio a voltare la pagina, scandendo così alternanza tra letture, musiche e silenzi.
Il mio posto al centro, appoggiata allo sgabello alto, il volto illuminato di riflesso dal faretto sull’alzata e, in primo piano, il libro. Ne racconto, tra una lettura e l’altra, come fosse creatura amata e conosciuta da sempre. Alcune mie letture inedite, inserite per spiegare dediche e attenzioni. Infine un canto libero e felice: una danza alla vita, come tutto questo vuole essere.
Penso… e succede, magicamente, otto giorni fa. Ne faccio un ricordo caro che porto nel cuore. Provo a raccontarne ora per gli amici, tanti, che avrebbero voluto condividere questo momento con me e non ne hanno saputo o hanno dovuto desistere. Li aggiungo al mio ricordo: eccoli, sono anch’essi lì, quella sera…
magicamente presenti…
Buona notte, buona domenica domani. Mari