Opere di

Mario De Rosa


GRIDANO GIUSTIZIA

Se dileguano tenebre
accecate da luce
balenerà giustizia
della spada su spada
tutto sarà svelato.


PIANTO

Quasi acqua che preme
dal fianco di montagna
erompere vorrei
dagli oscuri recessi
e calare impetuosa
sugli ori della valle
in mandrie trasformati.

Dell’offesa pianura
da ruggini e rottami
di sepolcri imbiancati,
riscatterei col pianto,
quest’immenso dolore
per l’ormai dileguato
paradiso perduto.


REGNO D’EMOZIONI

Se sei così piccolo
da temere l’ignoto,
non entrare nel bosco
regno delle emozioni.

Se la gioia tu cerchi
nelle cose e nel mondo
non coprire la luce
che t’accende i colori.

Ogni anima è donna
il linguaggio ha dei fiori
solo s’aprono all’alba
quando li bacia il sole.


UNA PARTENZA ANCORA

Si strappano i figli dei giorni
da questo luogo esangue
che più non conosce amore
o sale disciolto in lacrime.

Traditi nel profondo
da un potere sconcio
vacilla la fierezza
per quella terra natia
di scellerati ostaggio.

Ma urla vento fra gli alberi
con le radici impotente
perché nonostante tutto
ha stami atavici il sogno.


AMICA DONNA

A guardarci dentro
nei tuoi occhi, donna,
chiunque si ci perde.
Quel tuo mare spaurito
eppur profondo
sgomenta i marinai
d’acqua dolce .

Vi regnano sirene melanconiche
misteri e foreste impenetrabili
Ma è proprio nei tuoi bruni occhi, donna,
ch’andrei con la mia barca alla deriva.


TRASPARENZA

A volte ragazzo mio
nel guardarti penso
a tutte quelle persone
che non t’incontrano anche se a te vicini.
Magari basterebbe una parola,
oppure un rapido cenno
del loro stupido nulla,
ma t’attraversano tutti
quasi fossi giornata
trasparente d’Aprile.


GIOVANI VENTI

Sono i giovani
assoli di chitarre
scagliati all’infinito
come rabbiose
pietre disilluse.
Sterminati
hanno campi
di stelle,
brulicanti
di solitudini.
Un canto
che ferisce
la notte,
sotto una luna
fottuta e indifferente.


SETE D’IMMENSO

Ho abbracciato con il petto nudo
Fasci di grano, spine e fiordalisi
Al contatto nascevano papaveri
dentro me quei colori della vita.
Era tutto un dono di natura
come messi di stelle nella notte
che io mai son riuscito a contare.
Aiutate dal soffio del vento
In penombra ho sentito le fronde
Farsi beffe di quei brevi istanti
di un intruso assetato di vita.


UN AMORE FA

M’hai piantato profondo
il tuo chicco d’amore
incanto a Primavera
dell’esile germoglio
verso spighe mature
ocra Estate del cuore.

Quando l’hai poi divelto
solo vuoto hai lasciato
come ferita aperta
grottescamente oscena.


UTILI

Utili a generar lavoro
per insegnanti o profughi,
purtroppo i disabili,
sono pelli d’orso già scuoiate.
Altri sono trecento alle Termopili.
Miriadi, come granelli di sabbia,
i nemici, guadagneranno
questa volta la pianura.


BENEDETTO XVI (PASQUA 2011)

Immerso nell’umile gregge
vista mi sovviene d’aquila
forse solo una piccola cellula
nel corpo d’una madre dolorosa.

Preceduto dal grido e dal bordone
s’avanza infine d’anime il pastore
in San Pietro gremito di uomini
bimbi che giocano ora a fare i buoni.

La scorza umana in altro specchio miro
di chi conosce i morsi del patire
e sono attimi come d’altra vita
prove chissà di nuovo paradiso.

Io pellegrino stanco sul selciato
di questa piazza cruna d’ago al mondo
di un credo uscito al largo tra i marosi
unica vela spiegata la fede.


RIPESCARSI

Che strano rivedersi
dopo diverse vite
tra stanchi luminari
d’un Natale sfumato
in una strada vuota
oggi ch’è Capodanno.

L’incrociarsi di vele
nei nostri occhi mare
ripescano gabbiani
rapidi ancor feriti
ricordi che riappaiono
come cometa di Halley.


LA MIA FOGLIA

M’è caduta
una foglia
dal cuore.
La foglia
più cara
un mattino
lieve vento
ha staccato
al mio ramo.
Ora sogno
il suo volo
nel vento
mentre dentro
mi languon colori
mani lievi
e carezze
d’autunno.


L’APATIA DI UN GIORNO

Cenci raccoglie e le sue poche cose
con passo stanco giunge fino a sera
verso il nulla più profondo s’avvia
questo giorno senza un condimento.

Non lo trattiene a lungo
l’unica irreplicabile sua scia
che dissolve improvvisa
per voracità di tenebre.


FREEDOM

Libero di cantare le mie canzoni
forse anche le più stupide
libero di bere le mie albe
non già stuprate da maghi profani.
Non sopporto frasi fatte
e gli aforismi stupidi
che vorrebbero inchiodare
della gente il pensiero.
Libero di perdermi nel pianto
o dentro l’attimo
che non so tenere.


ANCHE SE…

Nell’anima ho strade dissestate
sgomente per le troppe buche.
Vecchio vestito dalle tante toppe
che un filo marcio a stento tiene insieme.

Col suo carico di dolore e vuoto
è libero d’entrare tutto il vento,
come un cinghiale che devasta un campo.

Anche se dentro ho strade dissestate,
conservo intatti sentieri di neve.


FUOCHI FATUI

Male agghindati nelle vacue forme
in stile trombone rococò
poeti s’indorano il pelo
con parole oltre ogni portata.

Conformi alle mode del tempo
che fu di cariatidi salotto
to be or not to be
thi is the question…


A DUE PASSI DA TE

Mai come attraverso te
piante gioiose ho visto
immerse nell’umano
alla campagna distendersi,
madre.
Negli orti rigogliosi
di fine estate, natura,
di tua bontà cantava
nelle sue fibre intime,
ed io a sognarti,
lì, a due passi da me.


CAREZZA

Come strumento
m’accordo alla natura
fino a quegli acroteri di note,
che fiato non han corto sulle scale.
Come un brivido a pelle, tu violino
di zingara, mi fulmini con gli occhi
se lieve come il vento t’accarezzo.


IL SENSO DEL MOTO

Spiriti amanti accendono la luna
per riscoprire ricordi del mondo
e desideri nel tempo mai spenti.

Nei pallidi giardini della notte
trovano ombre estatiche e fortuna
chiaroscuri di rose e d’illusioni.

Nelle fredde galassie senza vita
neanche il ricordo scalda più le menti
soffiano venti polveri e detriti
sembra ignorino il senso che li muove.


TEMPO

Sei roditore implacabile
e di continuo sgrani
i tuoi rosari.
Lenta nenia o salmodia
costante nel rimuovere
detriti e accumuli di foglie.

Avaro perfino coi poeti
a cui solo concedi
l’illusione dell’attimo,
segreta acqua t’aiuta
a muover la tua ruota,
o è forse solo il gioco dell’inerzia?

Ti gusto goccia a goccia
come veleno dolce
nel buio degli anfratti
d’eterni nascondigli di bambino.



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