Due vite parallele - Senz’anima

di

Mario Ragaglini


Mario Ragaglini - Due vite parallele - Senz’anima
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 164 - Euro 13,50
ISBN 978-88-31336154

Libro esaurito

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2019


Ogni riferimento a persone e cose è solo frutto della fantasia dell’autore


Due vite parallele - Senz’anima


Dedicato al mio avvocato Elisabetta Borri


DUE VITE PARALLELE


Prefazione

Nella comunità scientifica si è parlato spesso dell’esistenza di mondi paralleli, di universi paralleli e vite parallele, con la possibilità di passare attraverso scorciatoie dette “buchi di tarlo” da un punto all’altro di tali universi, sostenendo che non si tratta di pura fantascienza. Attraverso formulazioni matematiche si è potuto dimostrare che tutto ciò è possibile, che altri universi sono possibili, con mondi che si influenzerebbero reciprocamente e che fornirebbero una spiegazione scientifica strutturata della teoria quantistica. Sembra che la teoria possa dimostrare la possibilità che particelle elementari del mondo sub-microscopico possano trovarsi contemporaneamente in più di un luogo diverso. Nel mondo macroscopico, a tutt’oggi sia a livello sperimentale sia teorico un oggetto non può trovarsi contemporaneamente in punti diversi. Per il nuovo approccio, chiamato appunto MIW ‘Many Interacting Worlds’, esisterebbe la possibilità che mondi paralleli interagiscano, esercitando tra di loro una forza di repulsione, questa forza sarebbe la chiave di lettura della meccanica quantistica. In attesa che scienziati e ricercatori dimostrino sperimentalmente queste teorie, la psicoanalisi ha ampiamente descritto l’esistenza di mondi opposti (conscio-inconscio) che si influenzano reciprocamente, a cui assistiamo in modo più o meno palese tutti i giorni, con effetti che hanno creato interesse dal punto di vista filosofico, psicologico e sociale con diversi filoni di ricerca. Questo mio romanzo non ha alcuna presunzione scientifica, vuol solo essere la metafora della vita, e di quanto questa sia sempre pronta a stupirci, augurandomi possa attrarre la vostra attenzione e stimolare una se pur minima riflessione. La vita è un alternarsi tra luci ed ombre, tra la realtà vigile e il mondo chimerico del sogno: le due vite parallele.


Due vite parallele

Quando penso alla mia vita, mi interrogo sulle scelte obbligate e facoltative che hanno determinato il mio stato attuale, vorrei aver fatto valutazioni diverse per modificare la mia odierna condizione, sotto molti aspetti insoddisfacente, essere l’opposto di ciò che sono: se troppo buono, più aggressivo; se calmo e rispettoso, più agitato e arrogante. Molti i dubbi, le incertezze, che ci fanno rivedere il nostro modo di vivere, e come un treno che fa tappa ad ogni stazione ci fermiamo un attimo a valutare il nostro percorso, con lo sguardo al futuro e una tenue riflessione al passato.
Ci sono disturbi di area psicotica in cui certi ossimori coesistono in un unico soggetto e conducono un’esistenza propria. Queste personalità dissociate vivono esperienze diverse, nei casi più gravi come fossero due vite parallele che entrano spesso in collisione, creando forte disagio nel soggetto portatore del disturbo, e disorientamento su chi lo frequenta. Nella mia esperienza clinica sono parecchi i casi di psicosi trattati con discreto successo, nessuno come quello che sto per raccontare ha creato tanto turbamento. Da due settimane una paziente mi ha fortemente incuriosito per la sua stravaganza. Devo ammettere, nonostante l’età e l’esperienza, riesco sempre a stupirmi di fronte agli artifici di cui è capace la mente umana.
– Dottore! La signorina Genovesi.
– La faccia entrare. – Laura, è una modella di 27 anni inviatami dal suo medico curante, un caro amico e compagno di università che incontro spesso al Club. La ragazza lavora come modella per un’importante casa di moda, è molto apprezzata e capace, sembra che il lavoro non le comporti fatica anche se le occupa gran parte della giornata, si lamenta di non ricordare periodi di vita passata. Laura, ha avuto un’infanzia difficile. Sottoposta ad ipnosi, sono emersi abusi sessuali in età adolescenziale da parte del padre, e sensi di colpa per non essere riuscita a proteggersi; inoltre è emersa una seconda personalità il cui nome è Sara, aggressiva e spietata che commette ogni sorta di brutalità su soggetti maschi sposati, sedotti dalla sua procacità. Laura si lamenta del disordine che trova in casa la mattina prima di recarsi al lavoro, come se altri facessero uso delle sue cose. Secondo tutti i parametri appare orientata con compromissione delle capacità mnesiche ed un allentamento dei nessi associativi e dello stato di coscienza. Ho ipotizzato fin dai primi incontri un “Disturbo Dissociativo dell’Identità” per la compresenza di due personalità, Laura e Sara, con un comportamento improntato sull’autonomia dell’una nei confronti dell’altra, e completamente opposte nell’espressione della personalità: flemmatica e ordinata la prima, agitata e sregolata la seconda.
– Buongiorno Laura, si accomodi, mi racconti cos’ha fatto questa settimana; ha trovato ancora disordine nella sua camera?
– Dottore! Ordinata e precisa come sono, vedere tutte le cose fuori posto e non ricordare se sono stata io a creare quel trambusto mi fa impazzire. – La ragazza incomincia a raccontare: – È stata una settimana molto impegnativa, il prossimo mese ci sarà la presentazione della collezione primavera-estate, ho cambiato d’abito almeno cento volte, Marina, la sarta, è attenta ai minimi particolari, controlla costantemente la mia linea. Sa, dottore, che ho un ammiratore? È sicuramente un danaroso, ha libero accesso all’atelier e tutti si genuflettono alla sua presenza. Devo essere entrata nelle sue grazie, non si dimentica di portarmi delle rose rosse ed è molto gentile, non so esattamente quanti anni ha, dall’aspetto immagino sia sulla cinquantina, è pure bello.
– A cosa pensa quando lo vede?
La ragazza rimane un attimo in silenzio e poi: – Non saprei, a volte ho il desiderio di trovare un compagno per formare una famiglia, subito dopo la cosa mi spaventa.
Dopo un attimo di silenzio la invito a raccontare tutto ciò che le viene in mente, e lei: – Martedì sera è rimasto a vedere la sfilata, alla fine mi ha invitato a cena, ho risposto che avevo un impegno, non mi sentivo di andare, temevo potesse degenerare in qualcosa di troppo intimo, lo conosco così poco che ne ho avuto timore. Allora ha rimandato l’appuntamento al giorno successivo, non potevo trovare un’altra giustificazione ed ho accettato l’invito. La sera dopo, verso le venti, siamo andati al Bistrò, ci siamo rimasti fino alle ventidue, penso di aver bevuto molto, è stata una serata piacevole, quando siamo usciti dal locale l’autista, perché sa, ha anche l’autista e un’auto bellissima. Non mi intendo di macchine ma deve essere costosa, all’interno c’è pure il bar e abbiamo continuato a bere. Dicevo… l’autista ci ha portato in albergo, l’“Imperiale”, lo conosce l’Imperiale? Quell’Hotel cinque stelle sulla costa e vista panoramica sul mare! Non ho saputo resistere, tutta quell’eleganza mi ha fatto girare la testa che già era intorpidita dallo champagne bevuto. Dottore abbiamo fatto l’amore, non ricordo altro.
La ragazza esplode in un pianto liberatorio, poi: – Perché non ricordo, mi aiuti dottore?
– Adesso le indurrò un sonno ipnotico e le farò alcune domande, vedrà che al risveglio si sentirà meglio.
Lascio che la ragazza si raccolga un istante comodamente seduta sulla poltrona e le dico che si addormenterà di un sonno dolce. Appoggiata leggermente una mano sui suoi occhi, suggerisco di lasciarsi andare e dormire: la paziente cade in un sonno profondo. Non è facile indurre trance ipnotica in uno psicotico, la ragazza è molto suggestionabile e questo favorisce la trance.
Dopo un attimo di silenzio le domando: – Mi dica, quanti anni ha?
– Ventisette finiti.
– Può dirmi il suo nome?
– Il mio nome è Sara.
– Il suo nome è Sara!? Può descrivere come trascorre la giornata Sara? Mi parli della sua vita.
La paziente inizia a parlare: – Il giorno dormo, perché il giorno è monotono e tutti si agitano come tanti burattini; questi burattini li odio. La vita comincia la sera quando la gente va a divertirsi al pub e si ubriaca. Questa è la vita che preferisco, non vedo l’ora che arrivi la notte per tuffarmi nella mischia. Molti amici aspettano il mio arrivo desiderosi di portarmi a letto, questi bastardi! Li faccio impazzire; quanto sono stupidi! Per un po’ di sesso farebbero qualunque cosa; mi diverto a farli morire dal desiderio. Michele, l’ho conosciuto tre mesi fa, è sposato e ha due bambini, vuol lasciare la moglie per restare con me, ha perso la testa, mi piace, è forte e bello, non capisce che non potrà mai avermi, nessuno potrà avermi!
La ragazza ha un attimo di silenzio, ne approfitto per domandarle: – Mi sembra di capire che Michele oltre ad essere bello e forte ha qualcosa che altri non hanno?
– Sì! È così forte e violento che non riesco a liberarmi quando mi stringe.
– Perché vuole liberarsi se le piace?
– Mi ricorda qualcosa della mia infanzia.
La ragazza comincia ad agitarsi e a sudare, ed io: – Le ricorda qualcuno in particolare che la teneva stretta e dal quale avrebbe voluto liberarsi?
– Sì! È proprio così, il babbo!… Il babbo!… mi stringeva e mi faceva male, rimanevo paralizzata dalla paura che mi picchiasse. – L’agitazione è tale che decido dopo alcuni minuti di destarla. Al risveglio, completa amnesia, la trans ha liberato i sentimenti profondi, le passioni e gli stati d’animo negati a livello cosciente, cosicché Laura ritrova un attimo di serenità.
– Si sente meglio adesso?
– Sì, dottore!
– Bene! Ora le prescriverò una cura che dovrà seguire scrupolosamente, ci rivedremo tra tre giorni. – Questo evidente caso di dissociazione in cui il forte stress fa sì che l’Io frammentato per salvaguardarsi mette in atto la dissociazione, ha determinato lo svilupparsi di due condizioni: quella cosciente rappresentata da Laura; quella rimossa o inconscia che è Sara.
Sto pensando di inserire la paziente in un gruppo chiuso monosintomatico per poter migliorare il suo insight attraverso l’osservazione di simili episodi in altri pazienti. Lo stare in gruppo fornisce per sua natura elementi terapeutici, caratteristiche carenti nelle figure di riferimento, sviluppando la capacità di mentalizzare, fare esperienza di socialità e attivare parti sane della personalità. Questo è un caso particolare di sdoppiamento di personalità che non mi lascia molte possibilità di scelta, dovrò ancora trattarla individualmente prima di prendere una tale decisione.
Si è fatto tardi, devo essere a casa verso le diciannove, mangiare un boccone e raggiungere Maria che mi sta aspettando per andare a teatro. Salito in macchina, ripenso alla mia paziente che sta soffrendo perché non ricorda momenti della giornata, io che vorrei dimenticare l’intera mia esistenza sono costretto a vivere due vite parallele, con la moglie Franca e la compagna Maria. Non so se è più patologica la mia paziente o se sono io da ricovero forzato. Ma eccomi arrivato, meno male, meglio non incorrere in certe riflessioni ed evitare di dare una spiegazione logica al mio comportamento, accettare la realtà così com’è, come segno del destino. D’altronde sono un fermo sostenitore del determinismo, magari a giustificazione della mia vita “ibrida”, come l’auto che sto guidando. Sì, è proprio così, ci stiamo ibridando, può essere indice di flessibilità, ma nella fattispecie è più un’impostazione dionisiaca dell’esistenza.
– Sei tu Giovanni? Non ti aspettavo così presto.
– Sì! Sai che il giovedì ho il solito appuntamento con Davide al club, questa sera inizia il torneo di scacchi non posso mancare a questi incontri, mi distraggono dal lavoro.
– Vai pure caro! Ho un sacco di faccende da sbrigare, ho preparato due coscette di pollo al forno, so che ti piacciono tanto.
– Ho capito! Mi piacciono! Con questa scusa me le propini due volte la settimana, vedi se puoi cambiare menù qualche volta.
– Come sei noioso, non ti va mai bene niente!
– Ne mangerò una sola, non ho fame e prima o poi dovrò pure iniziare la dieta, mi sembra di essere esageratamente ingrassato. – Spero che Maria per cena abbia un po’ di fantasia, quella si incavola se mi rifiuto di sedermi a tavola, è sempre molto premurosa nell’accontentarmi. Consumo velocemente un boccone e mi preparo per uscire. Dovrò mettermi qualcosa di carino per andare a teatro, Maria mi vuole sempre preciso ed elegante, è una borghese di buona famiglia e molto attenta alla forma.

[continua]


SENZ’ANIMA


Premessa

“La proposizione “l’uomo è cattivo” non può aver altro significato, per ciò che precede, che questo: l’uomo è consapevole della legge morale e, tuttavia, ha accettato nella sua massima di allontanarsi (a volte) da tale legge… Ma se tutto ciò non basta, è sufficiente prendere in esame lo stato risultante dalla meravigliosa composizione degli altri due, cioè lo stato internazionale, in cui le nazioni civili vivono le une rispetto alle altre secondo il rozzo stato di natura (stato di guerra perpetua), anzi fermamente decise a non uscirne mai, e si vedrà che i principi fondamentali delle grandi società che prendono il nome di Stati(†) sono in contraddizione diretta con le loro pretese pubbliche, senza tuttavia che essi li abbandonino; si tratta di principi che nessun filosofo è finora riuscito a mettere in accordo con la morale, senza tuttavia (il che è peggio) poter proporne altri preferibili e conciliabili con la natura umana; sicchè il chilialismo filosofico che spera in uno stato di pace perpetua, fondato su una lega dei popoli come repubblica mondiale, è deriso da tutti come stravaganza, non diversamente dal chilialismo teologico che aspetta il miglioramento morale totale dell’intero genere umano4.”
Quando l’uomo indietreggia davanti a imprese piene di promesse vantaggiose, e molto spesso, anche davanti a crimini e ad azioni immorali, è perché egli teme per il suo sentimento di personalità…; ciò non gli impedisce però, per procedere con maggior sicurezza ed evitare raggiri e strade sbagliate, di persuadersi e di vivere nell’illusione che, all’occasione, egli è capace di compiere grandi crimini e di rendersi colpevole di grandi vizi. (Alfred Adler).


Senz’anima

Sono le dieci di sera di un martedì di fine agosto e sto rientrando solo come un cane, locuzione d’uso quando stai percorrendo una strada vuota e buia. Come si può essere soli se un’infinità di pensieri e immagini mi affollano la mente? Nel silenzio dell’oscurità lo sguardo va su, verso le stelle, non ad indagar l’approdo ma l’incognita natura. Ecco che tutto si dissolve verso spazi infiniti, le parole con il dono della sintesi si svuotano di significato, perché senso non c’è; spazio, tempo, immensità, cos’è tutto questo? L’evidenza diventa insignificante di fronte al dolore per la figlia perduta, inevitabilmente perdo me stesso. Quale valore possono avere le parole, il dolore è troppo grande, il vuoto è troppo grande, la solitudine è così grande che mi dissolvo nel nulla.
Sono un corpo che cammina, materia senz’anima, privato delle emozioni, è come togliere il colore al Caravaggio, rimane la forza dei ricordi che irrompono prepotentemente alla rappresentazione. Rivedo il mio passato e mi spreco in assurde riflessioni. Sì, gli errori commessi ricadono sui figli, sui nipoti, non c’è cultura che possa cambiare il nostro destino, il futuro è segnato, il destino dei figli è nelle mani dei genitori: “Non perché essi abbiano questi o quei difetti o pregi umani, ma perché sono – casualmente per così dire – gli esseri umani che per primi trasmettono alla psiche del figlio le oscure e potenti leggi che tengono insieme e plasmano non solo le famiglie ma i popoli, e anzi l’umanità intera; non le leggi escogitate dalla mente dell’uomo, ma leggi di natura e forze naturali, tra le quali l’uomo cammina come sulla lama di un rasoio5”.
Quando la vidi per la prima volta nel letto di ospedale, fra le braccia della madre, aveva i capelli neri come la pece e un visino dolce e soave, fu amore a prima vista, ma quale amore! Non il lemma vuoto di contenuto da eliminare dal lessico tanto è bistrattato, ma la rivelazione di una divinità, tutto ciò che l’uomo può raggiungere nella vita, “che Dio-natura gli si riveli” (Goethe).
– Veronica è bellissima! Non potevi farmi dono più grande.
Le lacrime come un profluvio che tracima mi bagnano le labbra e lascio la camera in preda all’emozione. Dopo aver ritrovato un po’ d’equilibrio torno da lei, e Veronica: – Mauro, è la prima volta che ti vedo piangere, per me non hai mai versato una lacrima!
– Sì, è vero, ma questo corpicino, così bello e sereno, mi ha profondamente commosso.
– Se questo è l’effetto dovrai cambiare lavoro invece di dileguarti per giorni senza dare tue notizie, dovrai restare a casa con la tua Angelica.
– Stare a casa? Adesso che la famiglia è al completo diventerò invisibile.
Penso che la mia vita sia stata dettata dal destino più che da una libera scelta, mi sono ritrovato a fare l’infiltrato, o come piace pensare agli appassionati di film d’azione, lo 007, per una serie di circostanze in cui il servizio militare è stato determinante. Le doti fisiche, la capacità di sopravvivere in situazioni estreme, nonché l’abilità di stabilire rapporti empatici con intelligenza e sagacia, hanno attirato l’attenzione dei miei superiori, proponendomi quale soggetto dotato dei requisiti per essere utilizzato in situazioni in cui è a rischio la sicurezza nazionale.
Tutto è iniziato il giorno in cui mi hanno portato al Poligono di tiro: con il fucile M1 Garand semiautomatico camerato per la cartuccia 30-06 Springfield, dovevo centrare un bersaglio posto a duecento metri: in posizione prona inserii il caricatore da otto colpi e dopo aver armato il carrello la cartuccia si inceppò, il Comandante andò in bestia proferendo parole crudeli perché non avevo custodito adeguatamente l’arma in dotazione. Eliminata la cartuccia difettosa, incazzato come una iena, piazzai a ripetizione gli ultimi sette colpi. Nella fossa segnalarono sette centri perfetti, e il maresciallo: – Inaudito! Tenente Zanetti, ha fatto sette centri assoluti, non posso crederci! Tenga il caricatore e ripeta.
Armato il fucile con disinvoltura: “pan, pan, pan” e di nuovo centro. Il Comandante: – Zanetti, domani mattina alle sette la voglio in Maggiorità, cerchi di essere puntuale, – iniziava la mia avventura.

[continua]


Note

4 Immanuel Kant, Scritti morali. La religione nei limiti della semplice ragione, U.T.E.T. Torino 1995, p. 352-354-355(†) Se si considera la storia di questi Stati semplicemente come il fenomeno delle disposizioni interne dell’umanità, a noi in massima parte nascoste, si può scorgere un certo procedere meccanico della natura verso fini che non sono fini loro propri (dei popoli) ma della natura. Quando può sperare di sottomettere un altro Stato vicino, ogni Stato tende ad ingrandirsi assoggettandolo, cioè tende a una monarchia universale, a una costituzione in cui ogni libertà non potrebbe non scomparire e con essa (di conseguenza) dovrebbero scomparire anche la virtù, il gusto e la scienza. Ma questo Stato mostruoso (nel quale a poco a poco le leggi perdono la loro forza), dopo aver inghiottito tutti gli Stati confinanti, si disgrega alla fine da se stesso e si smembra, a causa di insurrezioni e di discordie, in molti Stati minori ciascuno dei quali, in luogo di tendere ad una confederazione di Stati (repubblica di popoli liberi confederati), ricomincia il gioco di prima senza mai metter fine alla guerra (questo flagello del genere umano) che, pur non essendo così irrimediabilmente cattiva come la tomba della monarchia universale (o anche come una lega di nazioni che si propongono di non far mai scomparire il dispotismo da nessuno Stato) produce tuttavia, come disse un antico, un numero di malvagi maggiore di quelli che toglie di mezzo.scuno dei quali, in luogo di tendere ad una confederazione di Stati (repubblica di popoli liberi confederati), ricomincia il gioco di prima senza mai metter fine alla guerra (questo flagello del genere umano) che, pur non essendo così irrimediabilmente cattiva come la tomba della monarchia universale (o anche come una lega di nazioni che si propongono di non far mai scomparire il dispotismo da nessuno Stato) produce tuttavia, come disse un antico, un numero di malvagi maggiore di quelli che toglie di mezzo.

5 C.G. Jung Opere, Freud e la psicoanalisi, Bollati Boringhieri, 1973, p. 323.


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