Bozza informale

di

Massimiliano Corrieri


Massimiliano Corrieri - Bozza informale
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 72 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6587-0723

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In copertina: «Bozza informale» dipinto di Massimiliano Corrieri


Pubblicazione realizzata con il contributo de Il Club degli autori per il conseguimento del 7° premio nel concorso letterario Il Giro d’Italia delle Poesie in cornice 2008


PREFAZIONE

Solo,
amalgamo un vissuto
con il ricordo estinto
impasto idee bianche e nere,
col tempo grigio dell’istinto.

Bozza informale di Massimiliano Corrieri è appunto un primo approccio con la poesia, dove scorrono immagini, frammenti di ricordi, sensazioni che seppur lontani nel tempo trovano un loro nesso comune nell’informalità cioè nel modo schietto, urlato, impulsivo, malinconico a volte volutamente ironico e graffiante di raccontare.
L’autore riesce in questo modo disincantato a parlare dell’ordinario senza stravolgerne il senso, senza sublimarlo all’essenzialità per diventare monito nel tempo, lezione di vita, senza sottolineare una raggiunta verità. I passaggi delle sue liriche sono estremi: la dolcezza, espressa con la mancanza del profumo di glicini, la passionalità con la carnalità di bocche di vulcano, il dolore rappresentato da un lapillo che brucia e il ricordo di una donna con quell’atmosfera familiare calda sognante a cui è legato il cibo, il pasto consumato insieme. Sono briciole che sollecitano la fantasia di quello che è stato: “…È un pasto povero lo so, ma è ricco di noi”.
L’informalità, per stessa ammissione dell’autore non è mancanza di perbenismo, un non riconoscere valore all’altro, ma abbattimento di una barriera che altrimenti porrebbe filtri, maschere che non si sente di indossare. Massimiliano Corrieri per aver un rapporto più schietto possibile con i lettori comunica con un linguaggio non eccessivamente lezioso, ma “sdoganato”, dalle briglia sciolte, così da entrare subito in empatia, così da poterlo riconoscere sia col panama in testa, sia con una casacca da baseball.
La passione è la chiave di questa silloge, è sempre viva, predomina, contrasta ogni volere, ogni proposito di perfezione e porta il lettore nei meandri del sentire umano a volte ingenuo a volte disincantato, lontano dal giocoso mondo, quasi la spietata ammissione di una certa pesantezza del vivere, dell’illusione per sua stessa dichiarazione che può dare un: “Soffice cartone.”

Parte il treno del mio destino,
un bagliore:
spettri di gente al finestrino
con le mie stesse paure
da vecchio bambino.

Tuttavia l’autore non cede mai a questa accettazione della realtà della vita: illusione/disillusione ma puntualmente rimette in gioco i suoi sentimenti, rimpasta le esperienze positive e negative: bianche e nere, cammina con i suoi scheletri, medica le sue ferite senza mai toglierle completamente dal cuore:

“Amori e turbamenti
Mi mordono il cuore
come iene che strapazzano pezzi di carne
……
Già sapendo che ritorneranno.

Tornano questi turbamenti, come tornano gli amori, come lo scrittore torna a solcare o a rivivere il ricordo della sua donna. Una donna come ciclone di follia, menade danzante, cortigiana ammiccante, porto al quale approdare ma anche miraggio, dolore estremo, menzogna. Lame che affondano con ferocia il cuore, tradimenti che sbriciolano l’amore e che l’autore raccoglie con parsimonia nella sua gerla. È solo interiorizzando in maniera estrema il dolore che l’autore si sente vivo, lucido, abbandonato pienamente al suo sentimento ma mai perso”:

I tuoi tradimenti frustate di menzogna,
i miei sentimenti gettati nella gogna,
lenisce gli spasmi ricorrenti
il sentire vivi i nostri momenti.

Ma questi sentimenti tirati, estremizzati che scoppiano dentro e occupano tutto il cuore, vengono interrotti da piccoli momenti, mediati da pensieri: “Piccini, piccini. La sofferenza è crescita, è percorso per arrivare a traguardi spirituali anche elevati, è il momento in cui Massimiliano Corrieri riconosce il tempo da dedicare al pensiero più che alla parola, il momento in cui quella linfa vitale scorre dentro e ci porta a ridimensionare gli avvenimenti, ci riporta al dialogo con la nostra coscienza perché: “È la linfa, vitale per le radici della pianta, chiamata coscienza”.
Così l’anima non è più sola, si consola con questa luce crepuscolare che illumina l’autore.
Massimiliano Corrieri scopre di avere belle mani, di non essere solo comparsa di teatro, di essere padre. Indossa semplicemente il naso rosso di un clown, fa vibrare la voce, regala un sorriso e sogni bianchi, riesce come il riflesso di luna a scaldare: “…Il pane dell’anima”.

Federica Simonetto


Bozza informale


Questo libro è dedicato a Mario e Maria.


Bozza informale

Solo,
amalgamo un vissuto con un ricordo estinto
impasto idee bianche e nere,
la materia si sposa nei polpastrelli
col tempo grigio dell’istinto.
Stremato dal nulla aggrappo la tela,
solo il tempo della firma, un mio sputo vermiglio.
Cado piegato su residui di colori sudati,
solo il tempo del riposo sul mio giaciglio.


Posologia

Accluso al poeta confezionato
c’è un foglietto con le informazioni
con le giuste caratteristiche
e le indicazioni stilistiche.
I silenzi:
aridi spazi in ettari di metriche.
Leggendo sul mio bugiardino
si attesta nella posologia
che per trovare una rima
occorrano:
due grammi di sorrisi
una dose di malinconia
e una pasticca d’anfetamina.
I silenzi:
generose note tra sdrucciole aritmiche.


Cieco

Cieco,
guardai il mondo
con gli occhi da bambino,
vidi la vita e sognai.
Cieco,
guardai il mondo
con gli occhi dell’amore,
vidi te e m’innamorai.


Il primo giorno da clown

Esco.
Chiudo la porta di casa
e mi lascio dietro
il padre che sono,
il marito che sono,
l’uomo che sono.
Mi metto subito il naso rosso
e ritrovo il clown che ero,
il bambino che ero.
Ritrovo magicamente anche tante risposte a molti perché,
risposte fantastiche, ma lo stesso credibili,
risposte buffe, ma lo stesso serie.
Cammino nel vialetto,
qualcuno mi guarda dalla finestra,
non mi vergogno,
sono fiero del mio naso rosso,
già fa parte di me.
Due passi e sono in macchina, vado piano,
s’incrociano gli sguardi dai finestrini
e qualcuno mi dà la precedenza anche se non ce l’ho.
Arrivo all’appuntamento,
parcheggio lontano e m’incammino a piedi.
Una signora accenna un sorriso mentre si avvicina,
le si illumina il viso, diventa bambina.
Contraccambio il saluto, senza una parola,
spalancando gli occhi ed alzando le sopracciglia.
Là in fondo, c’è chi è vestito come me,
mi accolgono spontaneamente e ritrovo amici mai visti,
forse conosciuti in tempi più grandi di me.
La giornata si gonfia, si colora, prende forme divertenti
e poi finisce struccandosi pian piano.
Torno casa, apro la porta,
mi ritrovo padre,
mi ritrovo marito,
mi ritrovo uomo
ma il naso rosso non riesco più a toglierlo.


Bombardamenti

Accesi in cielo
i miei desideri,
ma vennero spenti
dalle stelle cadenti.


Voci di terra

La polvere sospesa inganna
la gravità del danno.
Tossiscono lamenti,
piangono visi di foto strappate,
e ancora tremanti, voci di terra,
sussurrano macerie di ninne nanna.
Stato di crisi. Neri uccellacci
guidano dall’alto grigi sciacalli:
forzando porte di calcinacci
tra speranze e sogni crollati
rubano monili di ricordi gialli.
Traslocano vecchi con abiti lisi
come petali secchi di fiori recisi.


Una culla improvvisata

In questa sera, non mi sembra vero,
dove le ombre di montagne lontane
appaiono come denti aguzzi di un mostro nero,
“Quello che mi ha morso” ripetevi,
hai detto coraggio a me, padre arreso.
Allora, ingoiando dure lacrime di fede,
ho rubato questo pezzo di luna morbida,
una virgola luminosa in un cielo di pensieri spenti,
e l’ho appoggiata sulle due o del tuo dolore:
una culla improvvisata con cui coccolarti
fuggendo lenti da un presente che non dà scampo.
Divertente camminare instabili e sospesi
sul filo bianco di ricordi vivi da bambino
azzardando, come due equilibristi impavidi,
l’impossibile: il tuo destino.
“Sono stanco di scappare, è arrivato il momento”
mi hai detto guardando in bocca l’orizzonte.
Fragile, hai scambiato le due o del tuo dolore
con i tre ottavi di luna soffice che ti cullava:
inaspettata fu l’espressione del tuo viso,
ed è così che mi hai lasciato
col tuo coraggio e il tuo sorriso.


Telefonata

Notizia di una vita rubata:
“La natura è la causa del furto!”
Ogni mio battito è un’onda d’urto,
come il boato di una cascata,
cadono forti quelle che sento
le tristi lacrime del mio tormento.


Miraggio

Mi sento uno straccio
stanco di camminare nel desolante
vuoto tra i miei battiti,
tu, tu e il tuo abbraccio.
Si trasformano le orme,
sul devastante deserto che avanza,
in attimi e adesso cosa faccio?
Sconfinata la tua assenza
allunga il mio respiro in un istante,
mi disoriento, cerco lontano e taccio.
In un quadro di sabbia:
mi stringono le tue braccia
come giovani foglie di palma,
e mi baciano le tue labbra
come esili gocce d’acqua,
un miraggio.


Galleggio

Galleggio sul mare dei miei sentimenti,
a volte mi culla come un figlio
ed altre mi sbatte contro gli scogli della passione.


Che mai s’infrange

In piedi, inquieto e nervoso,
su questa zattera da niente
che sprofonda in questo mare indifferente,
attendo invano l’ultimo soccorso.
Un’incertezza, mi sbilancio e cado,
ma un tocco leggero e sensibile
di mani dorate di donna
come battiti d’ali di farfalla,
mi distende su di un panno di scaglie di luna
ed è ciò che mi salva, che mi tiene a galla.
Sdraiato, ascolto tranquillo
il flusso perpetuo dell’onda
continuo, che mai s’infrange,
come la carezza di una madre
che comprende il proprio figlio
ed un suo battito di ciglia:
“Guardate ride, non piange.”


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