Con questo racconto è risultato 3° classificato – Sezione narrativa alla XIX Edizione del Concorso Marguerite Yourcenar 2011, Questa la motivazione della Giuria: «La follia dell’Uomo ed il ricordo tragico delle bombe atomiche che hanno colpito le città di Hiroshima e Nagasaki, procurando morte e sofferenze indescrivibili, in un racconto straziante che indaga la morte e le ragioni dell’anima: da un lato, la manipolazione genetica a scopo militare condotta su un essere umano e, dall’altro lato, la dolorosa storia di una ragazzina vittima delle radiazioni nucleari. Racconto straziante che penetra il dolore causato dalla follia dell’Uomo». Massimo Barile Esperimento n° LB 6845 – H Il mio nome è L.B. e sono morto. O almeno posso considerarmi morto. Sto facendo una gran confusione, è meglio fare un passo indietro. La piccola S. S. Il mio nome è S. S. è sono morta o almeno posso considerarmi morta. Non voglio stare qui. Qui sono tutti tristi, e le persone mi guardano con compassione. Mi mettono di cattivo umore, e appena dico loro che ho dodici anni, mi accarezzano la testa e il viso come fossi un cucciolo. Non ho bisogno di loro. Starò con i miei angeli. Chiederò loro di farmi ridere e nel posto dove mi porteranno potrò di nuovo correre e giocare. Giocherò con tutti i miei angeli. Tutti e mille. Danzeranno per me, canteranno e mi faranno vincere tutte le gare. Vorrei andare via, sono stanca di stare su questo letto e non trovo più carta per i miei angeli. Ne ho fatti tantissimi, ancora altri dodici e il mio desiderio si avvererà. Me lo ha detto la mia amica C. Aveva una faccia buffa mentre parlava “è un antica leggenda. Ma devi fare tutto da sola”. Lo diceva con tono serio ma il labbro superiore le si contorceva in una smorfia buffa. “Quando nasceranno, i mille angeli bianchi verranno da te e porteranno il tuo desiderio nel regno dei sogni dove tutto si avvera. E tu guarirai!”. Poi incrociate le braccia restava in silenzio per un istante, si voltava e andava via. L’inizio Se esiste l’odore della morte deve essere certamente questo. Un odore innocuo e velato che riconosci non appena giunge alle tue narici. Un odore cupo e sofferto pronto a stritolarti moltiplicando i suoi tentacoli, che si avvinghiano sul corpo, stringendo sempre di più. Finalmente comprendo il mio male, e questa incertezza: ho paura di sporcare di sangue la mia coscienza. Il rimorso mi avvolge rinchiudendomi nel limbo del giudizio. E qui nel confine tra il bene e il male, vittima e carnefice della mia nuova morale, non scelgo. Aspetto solo la mia condanna. La piccola S. S. La piccola S. aveva appena terminato il suo angelo. Era il numero 998. Sentì uno leggero formicolio alle gambe e debolmente si appoggiò al cuscino sorridendo solleticata dalle lenzuola profumate. La madre la trovo così. Serena, sorridente, immobile. La strinse a sé bagnandole il capo di lacrime, le baciò gli occhi più volte senza parlare. LB 6845 –H Il ventre di mia madre si apre, gli opposti si fondono: il nascere e il morire si contraggono nel palpito immutabile dell’infinito. Ma io sono un essere finito, e il mio passo tangente a quel moto circolare si allontana realizzando l’insensata rotta della mia esistenza. Non ho tempo per comprendere, non ho più tempo per i dubbi e le speranze, e priverò altri di tempo, di dubbi e di speranze. Ma se potessi esprimere anche un solo desiderio, se la mia volontà potesse superare la fragilità del corpo perpetuando le ragioni dell’anima, se solo mi fosse concessa la libertà di scegliere, di eleggere il mio destino, sceglierei di non avere destino. Di rimanere deluso, stupito, di sbagliare, di ringhiare contro dei avversi , o ringraziarli per grazia ricevuta, di chiedere loro aiuto e continuare a coltivare speranze e paure. A vivere come è degno vivere. A vivere come è giusto. La Gru Una luce accecante avvolse la cittadina. E poi un boato profondo, crudele. Un vento rovente si alzò e feroce aggredì ogni entità sul suo cammino, lasciando dietro sé il nulla. Camminò per chilometri e chilometri prima di placarsi sulle rive del mare. In questo disfacimento nessuno riuscì a vedere quella scheggia di cielo sospinta dal soffio rovente, l’unica in grado di sfuggire alle lingue di fuoco che si allungavano perpendicolari alla sfera di luce. Nessuno vide il fiocco di bianco che danzando con gli angeli volteggiò attraverso le nuvole nel manto azzurro dell’infinito. E che rimase lì, sospesa sulla culla della prima alba, e che per nove anni fu lo sguardo del tramonto. Prese i colori del sole ricoprendosi dell’oro dei suoi raggi. Poi scese pigramente, sorseggiando dal prisma della brezza rarefatta, cavalcando gli arcobaleni e poi gli aquiloni, e ancora più giù, giocò sulle fronde degli alberi e sui tetti delle case, e infine, giunta a terra, arrivò talmente vicino alla bimba che poté baciarla sulla fronte. S.S. circondata dai suoi 999 angeli di carta aveva a lungo atteso quel momento. Gli angeli si unirono tutti intorno a lei e con l’aiuto del nuovo compagno sollevarono la bimba per condurla dove l’ultima gru, la gru d’oro, aveva danzato. P.S. Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8.16, l’Enola Gay dell’Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo da “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato tra 100.000 e 200.000. Alla fine del 1945, altre migliaia di persone morirono per avvelenamento da radiazioni, e le vittime salirono a 350.000. La piccola Sadako si trovava a casa, a due chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione. Era una giovanissima atleta. Nel 1954, all’età di undici anni, durante il quotidiano allenamento, si sentì male. Le fu diagnosticata una grave forma di leucemia, conseguenza delle radiazioni della bomba atomica. La sua migliore amica, Chizuko Hamamoto, le parlò di un’antica leggenda secondo cui, chi fosse riuscito a creare mille gru origami avrebbe potuto esprimere un desiderio. Chizuko realizzò per lei la prima. Durante i quattordici mesi trascorsi in ospedale, Sadako realizzò gru con qualsiasi carta a sua disposizione, comprese le confezioni dei suoi farmaci. Dopo la sua morte, i suoi amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere per raccogliere i fondi necessari per costruire un monumento in memoria dei bambini morti a causa della bomba atomica di Hiroshima. Nel 1958, all’Hiroshima Peace Memorial fu inaugurata una statua raffigurante Sadako mentre tende una gru d’oro verso il cielo. Maurizio Campo Contatore visite dal 28-02-2012: 9017. |
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