Il volto crudele dell’amore

di

Maurizio Vecchi


Maurizio Vecchi - Il volto crudele dell’amore

14x20,5 - pp. 102 - Euro 10,00
ISBN 978-88-6587-9733

eBook: pp. 96 - Euro 5,99 -  ISBN 978-88-6587-992-4

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In copertina: illustrazione dell’autore


La presente opera letteraria è ispirata ad un fenomeno realmente esistente, tuttavia ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Gli ambienti a cui si fa riferimento sono da ritenersi puramente di fantasia.

I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza l’autorizzazione scritta dell’autore


Indispensabile creatura

Creata fu per dare all’uomo
completezza
e Lui creò anche la sua
natural bellezza
per far sì che tra loro nascesse
l’amore.

Già da allor la donna fu
compagna fondamentale
che per l’esser primordiale,
fu essenza vitale.

Nel trascorrer le lunghe ore,
pilastro è sì importante,
pel focolar ch’ella
premurosamente attende,
amorevole coi figli e deliziosa
come amante
per colui che ha sorretto,
in vita, costantemente.

Dell’Onnipotente è la più
perfetta, magnifica Creatura
e ciò l’avvalora in tutti i
frangenti e in ogni momento,
con la dolcezza sua e
l’impareggiabile bravura
nel consolar lo sconforto o uno
straziante tormento.

Di generar, a lei è dato
privilegio da quando il Mondo
fu ed ora finché, per utopia,
questo non esisterà più.

Per lungo tempo nel grembo i
suoi figli protegge
e d’uopo è che, per tal impresa,
al merito approvino una Legge
e perché no, per chi d’accordo
non è non tollero commento,
alla sua straordinaria esistenza
innalzerei un momento!

M. V.


Prefazione

In questo libro, tratterò un argomento, tristemente molto diffuso ai giorni nostri, ovvero lo stalking o, per meglio descriverlo, la persecuzione di una persona fino al punto di renderle la vita insopportabile, tanto da non riuscire più a svolgere il proprio lavoro serenamente, dormire senza doversi svegliare in piena notte con la paura che lui, lo stalker, possa essere riuscito a penetrare nell’abitazione per farle del male.
Lo stalker utilizza spesso anche la tecnologia: i messaggi con il cellulare, i social network e tanto altro, al fine di comunicare in modo distruttivo con la vittima, per farle arrivare, in breve, i suoi messaggi minatori, le frasi riprovevoli che alla vittima infondono, dato il suo stato psicologico a causa dei trascorsi episodi di violenza, paure, ansia, panico.
Il racconto che vi propongo è tratto da una storia realmente accaduta che vede quale protagonista una straordinaria donna che per diversi anni ha combattuto e tutt’ora, dopo la separazione, combatte per uscire da un tunnel buio, terrificante, nel quale era stata rinchiusa da una persona malvagia, suo marito, che con la prepotenza e la violenza ha dimostrato che del ruolo di coniuge non ha posseduto nulla, a parte la paternità dei figli.
Questa donna, che nel racconto chiameremo Angela, ha deciso di aprirsi raccontandomi le vicende che l’hanno portata letteralmente alla disperazione a causa dei continui e violenti episodi alla quale era rimasta esposta per diverso tempo.
Disperazione che però, successivamente, si è trasformata in una sua rinascita, alla quale lei ha fatto pieno affidamento, approfittando del suo carattere forte e determinato, che soltanto in precedenza era fragile a causa dei trascorsi violenti, uniti all’amore che all’epoca provava, suo malgrado, per suo marito.
Una storia vera, come dicevo, che potrà sicuramente aiutare chi si trova nella stessa situazione di Angela, traendo dalla narrazione e dai consigli che ne scaturiranno, delle preziose soluzioni al fine di uscire dalla situazione tragica del proprio mondo reale.

Maurizio Vecchi


Il volto crudele dell’amore


In memoria di mia madre.


Introduzione

Fu una ragazza spensierata, Angela, durante la sua bellissima infanzia: fiorì in una bella famiglia numerosa e ricca di affetto, con una madre che si era sposata giovanissima, come costumava a quei tempi, a diciannove anni, e con un padre protettivo ed affettuoso che dava tutto se stesso per la sua famiglia, per i suoi figli.
Un fratello ed una sorella più grandi di lei le tennero compagnia nel corso della sua crescita, Sabrina, con i suoi dieci anni in più, fu la sua guida, Angela non poteva vivere senza lei perché la riteneva il punto di riferimento più importante; Simone, il secondo fratello, con la sua corporatura robusta le dava sicurezza, quindi, la sorellina più piccola si sentiva protetta da ogni parte e per ogni eventualità, oltre che essere coccolata come risulta naturale per i più piccoli.
La sua spensieratezza durò per tutta l’adolescenza e sembrava che potesse durare per sempre, con un futuro radioso, pieno di felicità e di progetti per la propria esistenza.
Infatti, dai sedici ai diciannove anni ebbe un fidanzatino, il suo primo amore, con il quale per qualche anno, fece coppia fissa. Si frequentarono con l’assiduità e la passione che si possiede a quell’età. Tutti siamo stati adolescenti e quei sentimenti, genuini sotto ogni aspetto, fanno sognare ad occhi aperti, chi li prova direttamente.
Ma in quegli anni fece ingresso nella vita della maggior parte dei giovani il computer e con lui, alla velocità della luce, Internet con le sue insidiose chat, nelle quali molti di loro, e non solo, attirati dalla novità tecnologica e spinti dalla curiosità di conoscere chi si trovava dall’altra parte della rete, si buttavano a capofitto per conoscere persone nuove, talvolta incorrendo in pericoli che, all’insaputa dei genitori, potevano diventare oltremodo pericolosi.
Allora vi era in rete una chat molto diffusa, Publiweb, una piattaforma sulla quale anche Angela, come tutti, navigava e tramite cui aveva conosciuto alcune persone. La utilizzò normalmente, come fa la maggior parte della gente, solo per conoscere, scrivere messaggi, confrontarsi con gli altri.
Durante un bel pomeriggio di libertà, in cui ogni impegno era lontano dalla sua mente, Angela si pose davanti al pc, collegandosi a Publiweb, verificando se gli amici che aveva precedentemente conosciuto fossero online.
D’un tratto si fece avanti uno sconosciuto che l’aveva contattata, apparentemente, con l’intento di fare la sua conoscenza e lei, credendo che fosse uno dei suoi amici, rispose senza farsi domande sulla sua identità; dopo qualche parola di presentazione, l’interlocutore le disse che avrebbe voluto conoscerla, lusingandola con parole dolci ed osservazioni circa la bellezza del suo sguardo, riferendosi alla fotografia che lei aveva messo a disposizione sulla piattaforma di comunicazione. Angela, capendo che quella era una persona nuova, si soffermò per parecchio tempo a pensare sul da farsi.
Dopotutto, Angela non era una ragazza sprovveduta e fatalista che si sarebbe messa in pericolo a causa di una conoscenza in chat.
In un primo momento fu restia a continuare la conversazione con lo sconosciuto, ma solo dopo, convincendosi che non c’era nulla di male, decise di assecondare le sue avances, scoprendo che il suo interlocutore si chiamava Filippo ed abitava a Varese.
Si scrissero molto per conoscersi, con domande e risposte circa le rispettive vite, le proprie famiglie, i propri interessi.
Quindi, alla fine, i due strinsero amicizia con la seducente variante di Filippo, che insisteva imperterrito a corteggiare la nostra Angela, convincendola a farsi inviare una sua foto. Ella cercò tra gli archivi del suo computer una fotografia adatta alla situazione: dapprima ne trovò una con il costume da bagno, ma la scartò per ovvi motivi, per non esibire una falsa immagine libertina di sé all’interlocutore; poi ne trovò un’altra che le parve troppo vecchia e così via, fino a decidere di scattarsi una foto al momento che faceva trasparire il suo aspetto ed il suo sguardo.
La conoscenza di Filippo fu una piacevole sorpresa perché, vedendo la sua foto, constatò che era veramente di bell’aspetto ed interessante, con quella sua pettinatura mossa, come era di moda tra i giovani di allora.
Non si sentirono spesso, in quanto non c’erano ancora le opportunità che oggi si posseggono con lo smartphone, ma alla sera, davanti al pc, diventò un’abitudine cercarsi e così accadde per qualche tempo, fino a quando Filippo le chiese un appuntamento.
La ragazza, attirata dall’opportunità di incontrarlo, decise di indicare, come primo luogo per il loro incontro, la discoteca Paradise di Brescia, molto frequentata dai giovani bresciani.
Con il cuore in gola, si diedero appuntamento la domenica successiva per le 20:00 davanti al locale scelto e, dopo essersi scambiati i numeri di telefono, si salutarono.
Giunta la domenica tanto attesa, Angela all’ora concordata si fece trovare davanti alla discoteca, ma uno strano comportamento l’aveva spiazzata: Filippo le aveva telefonato per dirle che avrebbe ritardato e che prima di lui sarebbero arrivati dei suoi amici, che avrebbe potuto conoscere nell’attesa del suo arrivo. Per lei fu forte il sospetto che quella fosse una tattica finalizzata a verificare che la ragazza da lui contattata nella chat, fosse corrispondente alla foto inviatagli.
Anche se la proposta di Filippo fu poco lodevole, Angela, che era consapevole della sua bellezza e della genuinità della foto, accettò comunque di conoscere quei tre ragazzi, ma sempre con la cautela che la situazione richiedeva.
Filippo si fece vedere poco più tardi, probabilmente rasserenato dai suoi amici circa il fascino della ragazza da incontrare, quindi propose di andare a fare un giro al Frecciarossa, centro commerciale ubicato a Brescia.
Un comportamento di questo genere sarebbe da definire come partorito da una mente insicura, presuntuosa e calcolatrice, in quanto, se Filippo avesse avuto la fiducia che Angela meritava, avrebbe fatto la più bella figura dell’uomo che sa che cosa vuole, mentre, con la sua insicurezza, dimostrò di volere soltanto ciò che la sua mente decideva di volere, nonché di avere paura della realtà degli eventi. Il suo modo di fare la dice lunga sul suo carattere, indubbiamente!
Ma lei, poco per volta, si innamorò di quel ragazzo, tanto che all’insaputa di suo padre, rischiò, andando parecchie volte con l’auto a trovarlo fino a Varese, con qualsiasi condizione atmosferica.
Quando si è giovani molte cose si fanno senza pensare, ma, come dicevano i nostri avi con la precisione di uno psicologo: al cuor non si comanda, ed in quell’occasione il cuore della nostra protagonista batteva veramente forte per colui che lei considerava il suo principe azzurro, quello con cui avrebbe condiviso la sua restante vita, con la felicità che ciascuna donna brama per sé e per i futuri pargoli che, certamente, avrebbero coronato la sua esistenza dandole un senso.
Filippo invece, si comportò già dall’inizio in modo subdolo ed egocentrico, tanto da costringerla, con le sue azioni sempre calcolate in tutto e per tutto, ad abbandonare le sue amicizie, nonostante ci tenesse molto, ponendo in atto i suoi raggiri. Infatti, a volte si presentava davanti alla discoteca, inaspettatamente, prima di lei, in modo che fosse costretta a stare con lui anziché con le sue amiche. Altre volte, con il pretesto di farle una sorpresa, quando sapeva che si trovava con le amiche in discoteca, le telefonava dicendole che si era recato a casa sua per vederla, ma, constatando che non c’era, sarebbe tornato a Varese dai suoi, esibendo un atteggiamento patetico, al fine di farla sentire in colpa, in modo da spingerla a tornare a casa, dove c’era lui ad aspettarla. Ciò accadeva sempre e con insistenza, fino al giorno in cui decise di non accettare più quella situazione e dunque la mise davanti ad una scelta assoluta: o lui o le sue amiche.
Una ragazza del gruppo fu la sua alleata più intima, quella alla quale tempo dopo raccontò della sua situazione matrimoniale e che, sapendo della vulnerabilità di cui era succube, le stette vicina in ogni circostanza.
Una vera amica, in sostanza!
Angela, nella sua genuina incoscienza, dettata soprattutto dalla sua tenera età e dalla mancanza di esperienza e malizia, frequentò quel ragazzo fino al punto di sposarlo; non avrebbe mai immaginato di entrare a piè pari nell’occhio di un vortice devastante, dal nome “Filippo”, il quale ben presto le avrebbe fatto dimenticare tutta la tranquillità che da anni era oramai divenuta parte integrante della sua esistenza, dopo avere vissuto in quella meravigliosa famiglia che, intorno a lei, formava un cerchio di affetto, come non si vede spesso, nonché una protezione che ciascuno di noi desidererebbe avere nel proprio ambito domestico.
Tutto ciò che accadde in seguito fu veramente allucinante agli occhi di chi, con lo stesso mio modo di pensare, colloca al primo posto il rispetto della donna, sia come essere umano, sia come madre dei propri figli e compagna di vita!
Una storia fatta di violenze fisiche e di insulti, i più riprovevoli, posti in essere proprio dalla persona che avrebbe diversamente dovuto essere l’uomo di casa, colui che avrebbe dovuto proteggere sua moglie ed i suoi figli a costo della vita, che le avrebbe dovuto garantire una vita serena!
Sono certo che, la testimonianza di Angela, per voi che la leggerete, si rivelerà molto istruttiva per voi donne che state vivendo tragiche situazioni, dalle quali vorreste uscire, ma che vi risulta difficile per una serie di motivi: per paura, per il troppo amore che provate per il vostro compagno, oppure per la necessaria subordinazione economica che, per ovvi motivi, non può essere messa all’ultimo posto.


Lettera ad uno stalker

Egregio “signore”,
chi le scrive è un uomo che, analogamente a come lei fece a suo tempo, fece una scelta nella sua vita, quella di mettere su famiglia, rispettarla, onorarla e soprattutto proteggerla da chi avesse intenzione di farle del male.
La differenza tra me e lei, però, è che io non ho mai alzato un dito sulla mia compagna di vita!
La convinzione che un uomo serba, nel momento in cui prende una decisione del genere, comunque condivisa al 100% dalla donna che si è scelta per iniziare il cammino in due, dovrebbe essere almeno coerente.
Lei ricorda il giorno delle nozze? I giorni precedenti in cui si fecero i preparativi per il matrimonio, sono rimasti come un bel ricordo nel suo cuore? Se, per caso, dovesse ricordarli, ricorderà anche il suo stato d’animo durante tali preparativi e del momento in cui, davanti alla Chiesa, incrociò i suoi occhi con quelli della sua radiante e bella promessa sposa! Non mi dica che il cuore non le batteva forte, perché non ci credo!
E poi la festa, l’allegria che tutti, compresi i protagonisti della giornata, avevano addosso, l’ha dimenticata?
Il motivo della sua incoerenza, nel momento in cui si svegliò per la prima volta al fianco della sua compagna di vita, compiendo atti di violenza e turpiloqui diretti a lei, può conoscerlo soltanto lei. Ma si faccia un esame di coscienza e, guardandosi allo specchio, se ci riesce, dica a se stesso quanto e dove sbagliò con i suoi comportamenti!
Ha impiegato diversi anni per realizzare che i lividi lasciati sulla pelle di quella giovane creatura, sua moglie, li causò lei, ma la sua incoerenza, oramai patologica, giustifica i suoi gesti e non le permette di chiedere perdono né a sua moglie, che è stata l’artefice principale nella procreazione, come Dio volle nei tempi dei tempi, né allo stesso Dio; Lui è l’Unico a conoscere il provvedimento che ha deciso di adottare nei suoi confronti per il male inflitto.
E poi, vuole chiedersi una volta per tutte che colpa hanno i frutti dell’amore che la sua compagna di vita ha regalato ad entrambi? Glielo dico io: nessuna colpa!
Il problema rimane unicamente lei, che con il suo comportamento, che definirei morboso, getta tutta la colpa di quello che intimamente lei sa di essere, su quelle creature che non desiderano altro che crescere spensieratamente, come tutti i bambini della loro età.
Perché ancora oggi, dopo anni, che potrebbero esserle serviti per maturare, anziché mostrare la crescita del suo intelletto, se c’è stata, continua imperterrito ad infliggere del male psicologico alle persone, le uniche, che avrebbero dovuto costituire una bella famigliola?
Il suo comportamento, il governo italiano lo ha annoverato tra i delitti del codice penale, chiamandolo stalking, ovvero, nella nostra lingua più comprensibile, persecuzione. Solo a sentirne il suono, pronunciando quella parola, viene la pelle d’oca, ancor di più quando lo stalking viene commesso contro i PROPRI cari!
Lungi da me tentare di farla ragionare perché, nella buona parte dei casi di stalking, il reo è letteralmente malato di onnipotenza e della convinzione che le persone sono di sua proprietà, auto-convincendosi di essere nel giusto.
Ora che dopo tanto tempo avrà ricostruito la sua vita con qualche altra compagna, per la quale prego che non subisca ciò che si permise di far vivere alla sua precedente moglie, la esorto a fare ammenda e a farsi, qualora non l’abbia già fatto, un esame di coscienza, sperando in cuor suo di redimersi, lasciando vivere le persone in modo dignitoso, senza paure e senza tragiche attese di sue ulteriori incursioni!

L’Autore

Una lacrima fa conoscere
molte cose di chi la versa,
ma se ad essa è mescolato
del sangue, questo fa soltanto
capire chi è la causa di
quella stilla di pianto.


Capitolo 1
Ti presento i miei

Il primo passo che fece Filippo, fu quello di presentare Angela alla sua zia materna; scelse di farla conoscere a lei, inizialmente, in quanto con i parenti paterni non aveva buoni rapporti. Subito dopo la presentò anche ai suoi genitori.
Già da questo primo approccio di natura familiare, posso affermare quanto ci fosse dietro al parere dei suoi genitori circa il progetto di matrimonio di Filippo con Angela. Un ragazzo che desidera sposarsi, a mio avviso, avrebbe presentato la sua fidanzata prima ai propri genitori e, solo successivamente, si sarebbe occupato di farla conoscere anche ai parenti!
Al primo incontro con i genitori di Filippo, questi apparvero molto affettuosi nei confronti della ragazza, solo successivamente, nel frequentarli, emersero comportamenti piuttosto strani, che fecero spuntare, al giudizio di Angela, l’esistenza di passate liti in quella famiglia, dai discorsi che lei sentiva quando andava in casa loro, venivano allo scoperto episodi riguardanti dispetti tra i familiari stessi.
Non mancò di presentare ad Angela anche suo fratello, Ambrogio, di circa sette anni più piccolo di lui, con cui era continuamente in contrasto a causa del fatto che era il figlio minore, più coccolato in famiglia e, proprio per quel motivo, il suo ego non si incontrava con quello di Ambrogio.
Diversamente da come si palesarono i genitori del futuro marito, Ambrogio si mostrò accomodante con Angela, gentile e con buone intenzioni, in vista di una probabile imminente parentela. Con lei instaurò un’amicizia, all’apparenza molto sincera, ma solo dopo qualche tempo rivelò il suo vero carattere, collimante alla perfezione con quello del resto della famiglia.
La madre, donna di carattere maniacale per le pulizie di casa, aveva l’abitudine scontrosa di non fare entrare nessuno in casa, perché non voleva che lasciassero le impronte delle scarpe sul pavimento.
Come tutti, anch’io conosco donne che si danno da fare per tenere pulita la casa, ma dall’essere ordinati e puliti, passa una bella differenza da chi si comporta a quel modo, trattando in malo modo le persone, solo per non “rovinare il lavoro fatto”!
Proprio a questo proposito, Filippo raccontò ad Angela che quando era bambino, accadde, un giorno, che sua madre lo picchiò di santa ragione e lo rinchiuse in uno stanzino buio, solamente perché aveva fatto cadere una goccia d’acqua sul pavimento.
Continuando il racconto della sua infanzia, disse anche che a causa del carattere violento di sua madre decise di trasferirsi dai suoi nonni in modo definitivo, i quali, sicuramente più amorevoli, pensarono alla sua crescita. Da loro aveva trovato un ambiente tanto accogliente quanto pieno di affetto, diverso da quello esistente in casa dei propri genitori, tanto che arrivò al punto di non volere più tornare da sua madre, terrorizzato dai suoi modi violenti.
Definirei quella personalità, ovvero la convinzione di poter trattare le donne violentemente, dopo avere conosciuto le angherie a cui venne sottoposto da parte della propria madre, un’indole autenticamente freudiana!
Dopo sei mesi dal fidanzamento, Angela rimase incinta, perciò lui, data la prospettiva di diventare genitori, volle a tutti i costi programmare il matrimonio. Purtroppo la gestante subì un aborto spontaneo a causa della forte sofferenza e dello stress causati dall’atteggiamento ostile dei futuri suoceri che, non accettando categoricamente l’evento, che avrebbe dovuto essere considerato “lieto”, si mostrarono decisamente contrariati, coprendola di insulti ed incolpandola dell’accaduto, muovendo contro di lei l’accusa di essere una persona incosciente.
Come se il bambino avesse potuto concepirlo da sola!
Praticamente iniziarono i conflitti con la famiglia del futuro sposo che, però, in quell’occasione si schierò dalla parte di Angela, difendendola anche a costo di litigare con i propri genitori.
La decisione unanime dei due fidanzati fu di ufficializzare il loro matrimonio nel mese di maggio 2002, a pochi giorni dal primo anniversario di fidanzamento.
Angela parlò con i propri genitori dell’attesa di un pargoletto, e nel raccontarlo il nodo alla gola la oppresse a tal punto che scoppiò in lacrime, soprattutto pensando all’opposizione che stavano attuando i futuri suoceri per questa che per lei era una cosa bella della vita. I suoi genitori alla lunga molto più amorevoli e comprensivi, consolandola le dissero:
– Non vediamo dov’è il problema! Non devi piangere, tesoro, il bambino che tu hai concepito è già in viaggio ormai e siccome è parte di te, quando nascerà lo terremo e lo ameremo come amiamo te, non devi avere alcun dubbio su di noi!
Le parlarono con tanto amore, sembrava che fosse figlio loro! Una famiglia davvero meravigliosa che traspirava nei suoi comportamenti sentimenti d’amore per chiunque entrasse a farne parte.
Anche i fratelli di Angela si comportarono con lo stesso affetto per la propria sorellina: fecero cerchio intorno a lei, confortandola per ciò che di bello stava per accadere, e le stettero vicino per ogni esigenza che le si presentasse.
La famiglia di Filippo, in particolare i suoi genitori, diversamente instaurarono un conflitto senza precedenti tra Angela e Filippo, i quali desideravano soltanto coronare il loro sogno d’amore!
Quella ostilità, che fu posta in essere principalmente dalla madre del ragazzo, constò soprattutto nel mettere i bastoni fra le ruote nella vita dei due ragazzi, evidenziando in aggiunta l’animo crudele di suo figlio in modo alquanto facile, dato che odiava le donne a causa dei maltrattamenti subiti da giovane per colpa di sua madre.
Angela e Filippo, si amavano così ardentemente che cercavano di superare psicologicamente l’atteggiamento ostile di chiunque. Quando si verificò, per quanto triste, l’aborto spontaneo, i due ragazzi decisero ugualmente di proseguire, guardando al futuro roseo, con il loro progetto di matrimonio perché, secondo quanto Filippo le confessò, il suo desiderio era di stare con lei a tutti i costi.


Freddare una persona non è
differente dall’annullare
la sua personalità,
perché poco a poco si uccide
anche la dignità
di un essere umano.

[continua]


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