La questione narisottiana - Il negazionismo come ragione di Stato

di

Mauro Del Mauro


Mauro Del Mauro - La questione narisottiana - Il negazionismo come ragione di Stato
Collana "Gli Abeti" - I testi teatrali
14x20,5 - pp. 60 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-7623

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In copertina: illustrazione di Stefania Gerbo


Alla piccola Angelina Romano.
A Michelina De Cesare, indomita dea Bellona.
Al comandante Ninco Nanco.
Ai martiri dimenticati di Fenestrelle.



LA QUESTIONE NARISOTTIANA
Il negazionismo come ragione d’essere
di uno Stato-Nazione
PROTOCOLLO SGPR 19/05/2014 00551924P

La presente opera è espressione di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi email, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale: il presente racconto è talmente surreale e grottesco da rendere impossibile qualsiasi associazione con eventi effettivamente avvenuti.
O no?
Il testo è stato immaginato come opera teatrale. Dove si è ipotizzato uno “stacco” musicale o multimediale in generale, si è indicato, come riferimento, il sito web a cui il lettore può accedere. Ovviamente l’indirizzo internet è relativo a quanto disponibile in rete immediatamente prima della stampa del presente volume: eventuali cambiamenti sono indipendenti dalla volontà dell’editore e dell’autore, e comunque non costituiscono pregiudizio alla lettura e comprensione del testo. L’eventuale pubblicità presente ai siti indicati, è indipendente dalla volontà dell’autore e dell’editore. Il simbolo “<>” indica un breve silenzio, oppure l’ascolto di una battuta non scritta, ma sottintesa o lasciata immaginare al lettore. Relativamente al termine “Presidente”, il carattere “maiuscolo” o “minuscolo” della lettera P è voluto, così come è voluto il differente posizionamento del simbolo “<>”all’interno del testo


PERSONAGGI

  • Presidente Caccavella: Presidente della Repubblica di Capo Occhio, i cui abitanti sono detti “capocchioni”. La rappresentazione è “statica”.
  • Bruno Zenzèra: Mellifluo scrittore e giornalista, consigliere del Presidente. Nel testo è indicato BZ.
  • Dudù: cagnolino accudito da Bruno Zenzèra. Nella rappresentazione teatrale si può disporre di un cane radiocomandato come da link successivo.
  • Benvenuto Benvenuti: Rappresentato da una voce esterna. Nel testo è indicato BB.

La questione narisottiana - Il negazionismo come ragione di Stato


PRIMO ATTO

Le luci in sala sono accese. in sottofondo si sente una orchestra che prova le accordature, come normalmente accade prima di un concerto. Un esempio è dato dal sito internet
Il sipario è alzato. Sul palco una poltrona rivolta verso il pubblico, un leggio rivolto verso la poltrona, un tavolino dove è sistemato un computer portatile collegato ad un proiettore, entrambi orientati verso la poltrona. Una lettiera per un cagnolino è visibile in prossimità del leggio. La musica in sottofondo, ovvero la prova di orchestra, si interrompe. Le luci si abbassano. Si sente una voce fuori campo. La voce manifesta accondiscendenza e disponibilità.


BZ. Presidente carissimo, si accomodi. Sono orgoglioso che mi abbia chiesto un parere su questa faccenda davvero incresciosa.


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BZ. Come dice, Presidente?


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BZ. Certo, Presidente. Ho preparato tutto. Mi dia la Sua cartella di lavoro, gliela porto io.


Entra in scena BZ: con una mano trascina un manichino, facendolo strisciare in malo modo per terra. Nell’altra mano mantiene la borsa del Presidente ed una sciarpa. BZ indossa una maschera “sorridente” dalla parte della nuca: sia che sia rivolto verso il pubblico che verso il Presidente, ha una faccia falsamente tranquillizzante e viscida.


BZ. Presidente Caccavella si metta comodo, come se fosse a casa Sua.


La voce è sempre suadente, ma i modi sono bruschi, violenti e poco cortesi. Il manichino è lanciato sulla poltrona. La sciarpa è in terra.


<>


BZ. Va bene Presidente, apro la Sua borsa di lavoro e controllo i Suoi documenti.


BZ. apre la borsa del Presidente.


BZ. Ecco i Suoi documenti, Presidente Caccavella. La carta geografica dei santuari di Capo Occhio, il nostro Stato. L’area sviluppata, Narisopra, con il monastero di Muoreilmondo; la zona sottosviluppata, Narisotto con l’isola di Tricrania ed il promontorio di Punta Naso, con il monastero di Pontevergine; ecco la zona di separazione, il cosiddetto Settopapale, con il monastero di Francesco da Sissi. Come siamo fortunati a vivere in questo Stato! C’è anche il calendario di Frate Indovino!


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BZ. No, no! Oggi non è San Giorgio… siamo in novembre.


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BZ. Presidente Caccavella, il Presidente emerito Giorgio Salernitano non è morto… A gennaio, dieci mesi fa, quando Lei è stato eletto Presidente della Repubblica di Capo Occhio, il Presidente emerito Giorgio Salernitano era vivo ed è ancora vivo, si era dimesso…


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BZ. Ha ragione, che peccato! Dobbiamo aspettare per un bel funerale di Stato! Che belle cerimonie. I soldatini, i preti, le suore… speriamo di riusciare a farlo presto. Facciamo una preghiera per la sua anima, perché in Paradiso certamente non andrà subito! Ahahah.


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BZ. Presidente Caccavella, il proverbio del giorno è “Per San Martino ogni mosto è vino!”.


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BZ. Presidente Caccavella, ha proprio ragione! I proverbi degli antichi sono il motore dello sviluppo. Il Parlamento dovrebbe legiferare sulla base dei proverbi di Frate Indovino: sicuramente farebbe l’interesse dello Stato e della Nazione.


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BZ. Sante parole! Stato e Nazione sono sinonimi (scandito). Se non fossero sinonimi tutti i narisotterroni che sono emigrati avrebbero gli stessi diritti dei narisoprani e dei narisotterroni rimasti in Patria. Chi lascia lo Stato lascia la Nazione. Presidente, gli altri documenti che ha nella borsa sono: la vita di Padre Pio, il Novissimo Catechismo di Santa Romana Chiesa, edizione 1939. Poi c’è la stampa della lettera aperta che Le ha scritto alcune settimane fa Benvenuto Benvenuti.


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BZ. Caro Presidente, lo conoscevo bene quel perditempo. Abbiamo studiato insieme. Dalla scuola materna all’Università. Ci siamo laureati insieme, lo stesso giorno. Poi lui è andato a lavorare all’estero, in Italia. Io ho preferito restare qui a Capo Occhio, fra i miei concittadini, capocchioni come me. Questa mattina, Benvenuti è morto. In questo sonnecchioso 2 novembre, alle 2,00 di mattina, è stato ammazzato in località Punta Naso. Si era appartato con una donna, sicuramente una donnaccia, una prostituta. Dalla fine del suo matrimonio non aveva voluto relazioni stabili, non voleva altre estranee in casa. La donna ha confessato. Sarà stata una prostituta con il pappone mafioso.


<>


BZ. Benvenuto Benvenuti era uno sporcaccione. Un altro di quelli che si cercava i guai, come a suo tempo disse Andreottola per quel pirla di Ambresotto…


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BZ. Ha ragione Presidente. Giulio santo subito!


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BZ. Presidente Caccavella, la comunità di Capo Occhio ha ben presente la figura di Benvenuti. Le sue idee sociali, la sua dissipazione morale, le sue strampalate ipotesi scientifiche… la ENCI, Ente Nazionale Capocchionese Idrocarburi, reagì con veemenza alle ipotesi di Benvenuti, annunciate in pubblicazione con il libro “Il fornello del Diavolo” ma ancora inedite.


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BZ. Presidente Caccavella, ha ragione… quel livore verso le gerarchie ecclesiastiche…


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BZ. Far rinunciare a Lei, oggi, giornata dedicata ai defunti, alla Sua confessione ed alla Sua comunione quotidiana… per un peccatore fuori dalla grazia di Dio: divorziato, ateo, narisottiano… che dico (con disprezzo e scandito) narisotterrone.


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BZ. Così chiamano gli abitanti di Narisotto: narisotterroni… divorziato, ateo, narisotterrone! Sembra pure negro. Altero al punto da non farsi neanche una tessera di partito. Anarchico senza fede. Fosse stato almeno violento. Neanche quello! Mai un impropero, mai una parolaccia, una bestemmia, una anomalia sulle tasse, sulle note spese… almeno lo facevamo passare per delinquente, ladro, brigante!


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BZ. Bravo! Anarchico insurrezionalista. Sarebbe bello farlo passare per anarchico insurrezionalista. Ma ora è morto, la lettera aperta che Le ha scritto qualche settimana fa potrebbe rinnovare emozioni fra i cittadini di Capo Occhio. Dobbiamo difenderli. I nostri concittadini, i capocchioni, devono essere liberi da pensieri e preoccupazioni. Dobbiamo evitare turbamenti inutili e dannosi: il nostro popolo deve essere libero da ciò che lo distoglie dal lavoro quotidiano. Il lavoro rende liberi!
Un cagnolino meccanico si avvicina al manichino, ed alza la zampetta.


BZ. (Parlando fra sé e sé) Mamma che disastro… BZ corre verso il cagnolino, lo pulisce amorevolmente con la sciarpa del Presidente, lo accarezza… Dudù, monellaccio, nessuno ti ha fatto fare i bisognini. Povero il mio Dudù! Stai buono vicino me. BZ sistema Dudù nella lettiera per cani e lo accarezza amorevolmente. Buono Dudù, stai vicino a me che appena posso ti porto a fare un giretto e fai la pipì e la pupù. Ti porto nel giardino del Quiorinale. Rivolto al Presidente. Presidente, lasci che le sistemi la sciarpa. BZ sistema amorevolmente la sciarpa al Presidente, appositamente raccolta da terra. Presidente, Le leggo il testo integrale della lettera che due mesi fa Le ha scritto il Benvenuti. Le leggo anche quanto relativo all’ENCI, Ente Nazionale Capocchionese Idrocarburi: il relativo testo era stato rimosso dalla lettera pubblicata dai giornali perché contrario agli interessi nazionali, o statali, se preferisce. Accendo il proiettore, così possiamo anche accedere ai siti internet che quel rompiscatole ci segnala.


BZ accende il proiettore, e compare a caratteri cubitali la scritta “LA QUESTIONE NARISOTTIANA”. Il sottotitolo è “Il negazionismo come ragione d’essere di uno Stato-Canaglia. PROTOCOLLO SGPR 19/05/2014 00551924P”. La voce fuori campo di Benvenuto Benvenuti legge la lettera.


BB. Spettabile Presidente della Repubblica di Capo Occhio, rubo pochi istanti del Suo prezioso tempo: niente, in confronto al settennato del Suo incarico. Le spiegherò sinteticamente ma inequivocabilmente perché ritengo che Capo Occhio sia uno Stato fondato sul negazionismo espresso in ogni sua possibile declinazione, insomma quello che a buon diritto può e deve definirsi uno Stato Canaglia, e cosa rappresenta il Protocollo SGPR 19/05/2014 00551924P del Presidente della Repubblica di Capo Occhio. Le scriverò con educazione, e questo per tre motivi fondamentali. Il primo motivo è costituito dal fatto che la mia educazione è innata. Il secondo motivo consiste nel voler evitare che la forma della presente offra argomentazioni che distolgano dalla sostanza. Infine, terzo motivo, Lei è Presidente da meno di dodici mesi: aspetto che operi per almeno un anno prima di esprimere un personale legittimo parere sulla Sua eventuale complicità con i Suoi predecessori e con tutti coloro che hanno ridotto Capo Occhio in un luogo dove la Verità è calpestata e negata in ogni espressione di vita sociale quotidiana. Allo scadere dell’anno mi sentirò libero di esprimere un giudizio sulla eventuale contiguità e complicità con i carnefici che l’hanno preceduta nella carica o con gli aguzzini che La consigliano.


BZ. Presidente, ma come si è potuto permettere questo insolente a dire che deve aspettare un anno per giudicarLa! Lei è il miglior Presidente che abbiamo mai avuto.


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BZ. Ha ragione continuiamo a leggere questa mistificazione della realtà.


BB. Dicevo, spettabile Presidente, che Le scrivo con educazione e rispetto, anche se la mia aspettativa è quella di non essere ascoltato. Per evitare la tipica espressione capocchianese “…io non sapevo…”, i seguenti destinatari riceveranno la mia lettera aperta in copia conoscenza: Presidente del Senato Pietro Ciccione, Presidentessa della Camera… (piccola pausa dovuta alla indecisione di BZ nella lettura del nome della Presidentessa).


BZ. Presidente, come si legge: (scandisce le lettere) B O L D R H…


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BZ. Ha ragione. È un nome di origine straniera, la H è aspirata. Laura Boldrhacca… quella che da giovane guadagnava facendo programmi televisivi con le donnine in abiti succinti… e da vecchia la Boldrhacca fa la moralista…


BB. …Presidente del Consiglio Mattia Rezza. Direttore del quotidiano “Corriere della Serva”. Direttore del quotidiano “Cosa Pubblica”. Direttore del settimanale “Caffè Lungo”. Direttore del settimanale “Paesaggio”. Le cariche istituzionali che ho citato saranno oggetto di una accurata disamina. Per i Direttori delle testate giornalistiche faccio riferimento a quanto scritto da Antonio Grambob: “Capo Occhio è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco Narisotto e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti.” Presidente Caccavella, Le ricordo che Antonio Grambob ha fondato il partito di cui Lei ed il-non-ancora-onorevole-ma-premier fate parte.


BZ. Che insolente. Anche a scuola era così. Mi passava sempre le versioni ed i compiti di matematica, ma mai che chinasse la testa davanti alla autorità!


BZ. cerca di imitare la voce di BB, per sberleffo.


BZ. “Non credo nella autorità ma nella autorevolezza”, diceva sempre! Anarchico fin dai tempi della scuola materna.


BB. Non credo che occorrano altre parole per definire una categoria che solo in situazioni eccezionali, pochi casi, si è dimostrata indipendente dal potere.


BZ. Animale senza coscienza. Anarchico.


BB. Ma io scrivo a Lei Presidente, e sarò diretto. Suddividerò gli argomenti in capitoletti indipendenti, facili da leggere e rileggere, se si avrà voglia. La mia trattazione conterrà inesattezze ma non sono un intellettuale e neppure un letterato. Mi definisco un “prigioniero sociale”. Le spiegherò anche questa affermazione.


BZ. (Con disprezzo). Prigioniero sociale. Un avanzo di galera. Sarebbe dovuto marcire in galera, senza fare danni con queste lettera sovversive.


BB. Spettabile Presidente, prima però guardi questo video su internet, pochi minuti.


Per qualche minuto si vede la proiezione del video allegato (le quattro stagioni di Vivaldi, dirette da Muti).


BB. Presidente, quello che ha sentito e visto poteva essere il nostro modello, potevamo essere un paese felice come l’Italia (nazione madre di un popolo meraviglioso) per come l’ho conosciuta seppure parzialmente, ed invece Capo Occhio, dai tempi della sua unità politica costringe i cittadini in angosciose sofferenze. Capo Occhio e l’Italia hanno avuto storie simili, sono arrivate all’unità politica praticamente nello stesso periodo, venivano da storie simili, artisti, musicisti, scienziati… ma l’unità d’Italia ha fatto di quel paese un esempio di civiltà e di integrazione per il mondo, con città moderne come Napoli, Roma, Firenze, Venezia, Milano, Torino… noi invece rantoliamo nelle miserie di Narisotto, laboratorio per le future miserie che i Suoi predecessori hanno progettato, hanno attuato e stanno perpetrando anche per Narisopra, Settopapale e tutti i territori preunitari. Ma ora entro nel merito, con i miei capitoletti.


BZ. Presidente, continuiamo la lettura oppure recitiamo un sano rosario per le anime dei nostri defunti…


<>


BZ. Come desidera, signor Presidente, leggiamo la lettera mentre Lei prega in silenzio. Le porto il rosario.


BZ prende un rosario, si avvicina al manichino e lo mette fra le mani del Presidente. Prima di tornare al tavolino prende gli occhiali del presidente, sputa sulle lenti e dice:


BZ. Signor Presidente, Le ho pulito gli occhiali


[continua]


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