La grazia, la bellezza

di

Patrizia Berlicchi


Patrizia Berlicchi - La grazia, la bellezza
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6587-9214

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In copertina: «La grazia, la bellezza» fotografia digitale rielaborata di Patrizia Ceccarelli


Pubblicazione realizzata con il contributo del Club degli autori in quanto opera Segnalata al Concorso Jacques Prévert 2018


Intimista e delicata, la poesia di Patrizia Berlicchi torna a disegnare – anche graficamente – lievi arabeschi di parole liquide e armoniose che sanno dire anche il dolore senza fare male, velandolo di dolce pena. Ma più ancora sanno dire la grazia e la bellezza con la rivoluzione gentile della poesia. È come se sulle cose si stendesse un velo sottile che ne smussa le asprezze, facendo invece intravedere in controluce la potenzialità: “crescono i gigli / sulla carne che mi tocchi”, più che una metafora, è una sorta di preghiera laica, un’invocazione alla forza contagiosa di una bellezza che è vita piena e pulita da rancori, sguardo lucido e commosso, ringraziamento per ogni istante che proprio nel limite trova la sua preziosa irripetibilità. La resa poetica è affidata a versi brevi, di un’eleganza classica e spontanea al tempo stesso, costruita su sonorità diffuse che percorrono le liriche come acqua corrente, o come la risacca del mare che lambisce le coste sussurrando il richiamo della “Ninna nanna in mare aperto”: “Venite insieme / tu e la notte / venite in sogno / di soppiatto / a confidarmi nuove rotte”.


Olivia Trioschi

Presidente del premio letterario «J. Prévert» sezione poesia


La grazia, la bellezza


La resa

Il mare:
questa promessa d’altro innanzi agli occhi.
Mi parla di partenza
poi di attesa.

La vela faticosa tesa
poi la resa.

La notte
finalmente
il suo respiro largo regolare…

…il mare.


Accade

Qualcosa accade
se sorridi;
una carezza l’aria
tutt’intorno
muove.
Da qualche parte una paura cede…

…accade
forse
nel mio cuore.


Finisce l’estate

L’estate annega
nel mare tempestoso del rimpianto.
Mi pare un temporale
questo pianto
che si trascina via la mia speranza.
Dopo
l’aria è fredda
odora di assenza.


i passi dell’amore

Disabitata
quest’anima ti aspetta:
nelle sue stanze solitarie
ha fretta
di udire i passi rumorosi dell’amore;
la tua risata che pare una canzone
e come una ventata un acquazzone
spalanca le finestre
finalmente
e mi scompiglia tutte le paure.


La grazia, la bellezza

La grazia la bellezza invoco
come sorgente sotto una terra dura
come il mattino
che finalmente dilaga nella stanza
e impallidisce la paura.
Bellezza e grazia rispondono i tuoi occhi
e al tuo passaggio si infrangono gli specchi
si arrestano i rintocchi.
Crescono i gigli
sulla carne che mi tocchi.


Il punto

Bisogna fare il punto
adesso:
non è lo stesso
assistere distratti a un altro giorno.
Non si può più saltare il turno;
bisogna ritornare in partita
abbandonare la matita
usare lo scalpello:
un tratto netto
indelebile
finito,
non un altro:
quello.
Un gesto
che ti rimanga il segno sulle dita.
Sia pure una ferita.

[continua]


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