La Genesi ironica, come conoscerla divertendosi

di

Rino Gobbi


Rino Gobbi - La Genesi ironica, come conoscerla divertendosi
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 96 - Euro 10,50
ISBN 979-1259510815

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In copertina: «Idea of Earth creation – Mixed media» © Di Sergey Nivens – stock.adobe.com


PREFAZIONE

Il libro di Rino Gobbi, “La Genesi ironica, come conoscerla divertendosi”, riconduce alla creazione del mondo e dell’Essere Umano, proponendo una rivisitazione del Libro della Genesi che viene riproposta in modo discreto e, attraverso il suo sguardo ironico, coglie e fissa le molteplici manifestazioni dell’umano vivere fin dall’origine, fin dal suo primo afflato vitale.
Rino Gobbi affronta tale ardua impresa grazie alla sua spiccata propensione a “raccontare”, riuscendo ad affabulare con numerose divagazioni, tra il serio ed il divertissement, accompagnate da alcune serrate analisi del sacro testo, oltre a puntuali profonde riflessioni critiche inerenti la cronologia e l’esegesi del testo della Genesi.
Durante il processo di rivisitazione, sempre muovendosi sul filo dell’ironia e della visione sovente “strettamente personale”, Rino Gobbi offre una nuova chiave di lettura della Genesi, mai rinunciando ad osservare, scrutare ed indagare le innumerevoli sfaccettature d’una visione ed interpretazione critica ed ironica dell’esistenza umana.
L’intenzione letteraria risulta interessante ed accompagna il lettore in un percorso che analizza, nelle sue varie fasi, il corpus del Libro della Genesi, inserendo attente considerazioni che desidera sempre offrire a piene mani e con estrema sincerità.
Ecco allora che la conoscenza della Genesi si miscela con il tono divertito della narrazione e la creazione, prima dell’Uomo e, poi, della Donna, diventa un percorso quasi allegorico: Gesù vuole creare l’Uomo, “a sua immagine e somiglianza”, perché “si sente solo”, a dispetto di ciò che continua a dirgli il padre, perché Dio non ha alcuna intenzione di creare l’Uomo, ma, appena viene creato, Adamo vuole subito una donna, ed ecco che, davanti al melo, l’albero della conoscenza del bene e del male, Eva, persuasa dal serpente malefico, mangia il frutto proibito, commette il “peccato originale” con quel che ne consegue.
Il castigo di Dio è la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, dal paradiso terrestre, dal giardino meraviglioso e lussureggiante dove si conduceva una vita beata, con la consapevolezza che, d’ora in poi, l’Essere Umano dovrà preoccuparsi di trovare il cibo per sfamarsi, la Donna partorirà con dolore, e via dicendo.
La disamina di Rino Gobbi continua con numerosi riferimenti ai vari protagonisti del Libro della Genesi: la nascita del primo figlio Caino, poi di Abele; Caino, invidioso del fratello, si accorge che Dio preferisce gli agnelli che gli dona Abele e lo uccide; poi, la figura di Noè che deve costruire l’Arca per affrontare il diluvio universale; la famosa Torre di Babele e le incomprensioni del genere umano; l’era dei Patriarchi, Abramo, suo figlio Isacco che genera il figlio Esaù, il fratello gemello Giacobbe, eroe del popolo d’Israele; infine, la figura del patriarca Giuseppe, il penultimo dei dodici figli di Giacobbe, dotato da Dio del potere di “interpretare i sogni”, la cui storia occupa l’ultima parte del Libro della Genesi, giusto per citare alcune tra le figure più importanti.
Rino Gobbi, grazie alla sua capacità di “narrare” ed alla sua sincera visione letteraria, riesce sempre a coinvolgere con fulminee divagazioni che arricchiscono il processo narrativo, sovente accompagnate da pungente ironia e da un “complice” sorriso.

Massimo Barile


La Genesi ironica, come conoscerla divertendosi


LA GENESI IRONICA, COME CONOSCERLA DIVERTENDOSI

I

“In principio Dio creò il cielo e la terra.” Così comincia il libro della Genesi. Poi: “Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.” Quindi disse: “Sia la luce!” Dato che ora ci vedeva creò anche il firmamento e gli oceani. Inutile dire che il firmamento lo creò di notte, poiché sfido chiunque a creare le stelle di giorno. Mi immagino la scena di questa creazione: Dio, che le crea una ad una, finché a un certo punto si spazientisce ed esclama: «Che le stelle siano milioni di milioni!» e in un secondo il firmamento fu installato al di sopra della sua testa (Oh Dio, non è che in paradiso ci sia uno zenit e un nadir – per dirla in parole povere: un alto e un basso – per cui le stelle potevano essere anche sotto i suoi piedi; cosa non può fare Dio!).
Per quanto riguarda gli oceani non c’erano problemi: però Dio purtroppo doveva creare l’uomo, e un po’ di terra dove mettere i piedi ci voleva, ed ecco che: “Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto.» Poi: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie.»
Altrimenti come avrebbe vissuto l’uomo sulla terra arida? Sarebbe morto appena nato, scusate, creato. Magari! avrà pensato Lui, sapendo già quanto ingrata sarebbe stata l’umanità nei suoi confronti; comunque sulla terra fece germogliare ogni ben di Dio.
Poi il Creatore (sempre Dio) rivolse lo sguardo verso l’alto, o il basso, comunque verso il firmamento, e si accorse che per quanto numerose fossero state le stelle non riuscivano a illuminare la terra di giorno, allora pensò di creare la luna e il sole, in modo che il primo uomo e i suoi discendenti potessero distinguere il giorno dalla notte.
Dopo creò i pesci e gli uccelli e li mise tutti nel loro habitat, cioè i pesci nel mare e gli uccelli nell’aria (sai che cantonata se avesse invertito le parti!). Dopo averli creati sentì che qualcosa gli sfuggiva, e aveva ragione: una volta che fossero morti i pesci e gli uccelli avrebbe dovuto crearne degli altri, sicché per Lui sarebbe stata una condanna eterna, ed ecco che si trovò la soluzione in tasca, meglio dire in bocca, come per il firmamento, perché gridò in modo che lo sentissero tutti gli esseri che si trovavano sia nei cieli che nei mari: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra!» Come dire: “D’ora in poi arrangiatevi da soli!” Si sfregò le mani per la soddisfazione, quando sentì un mugugno, era la terra che si risentiva: «E io? Devo restare sola? Hai popolato il cielo e il mare, popola anche me, per favore, voglio qualche animale che mi faccia compagnia.»
«Infatti ora tocca a te!» rispose Dio, e creò ogni sorta di animali e glieli mise sopra. «Contenta?!»
«Certo, grazie!» rispose la terra.
«E ora ti metterò sopra anche quell’animale di uomo!» All’occorrenza sapeva anche Lui essere ironico.
E la terra: «No, mio Dio, l’uomo no! Lui mi distruggerà!» Chissà perché, la terra sapeva cosa le sarebbe capitato in seguito.
«Perché, pensi che io ne sia contento? Ma questi sono i disegni del Creatore e non si può ignorarli.»
La povera terra voleva dirgli che il Creatore era lui, e che i suoi disegni li poteva ignorare quando e come voleva, ma tacque, perché già le aveva fatto il dono di farla emergere dalle acque e concesso la compagnia degli animali. Certo che l’uomo, l’animale principale, non era il benvenuto, tanto più che Dio gli aveva detto di riempirla e soggiogarla, infatti: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra.»
Ma Dio non sapeva che oltre a soggiogarla, l’uomo l’avrebbe quasi distrutta. Per colpa di chi? Di quale Dio? Ce n’erano tre! Ebbene, chi ha avuto la balzana idea di creare l’uomo?
Adesso entro in campo io, con la mia fantasia sì, ma anche con l’intuizione, per cui secondo me la creazione dell’uomo, così sintetica nella Bibbia, è avvenuta nel modo che segue: il Creatore ha detto “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”. Ma non ha detto chi dei tre Dei lo fece, per meglio dire, lo creò. Secondo voi chi è stato? Voi direte: «Ma che cavolo di domanda ci stai facendo, lo sanno tutti che è stato il Padre Eterno a creare l’uomo!»
No, il Padre Eterno non era vecchio per niente, ne aveva accumulata di esperienza da quando era nato, anzi da quando non era nato visto che era il Padre Eterno; si potrebbe dire che sapeva che doveva crearlo ma rimandava giorno per giorno, e sapete perché?»
«Non lo sappiamo, dillo tu!» risponderete voi.
«Perché il Padre, creando un individuo che non fosse spirito come loro, avrebbe rotto l’armonia che regnava in paradiso, e oltre a rompere l’armonia Lui sapeva a cosa sarebbe andato incontro suo figlio dopo alcuni millenni. Per questo, sempre secondo me, non lo creò Lui. Tantomeno lo Spirito Santo, che essendo spirito non aveva dimestichezza con la materia. È stato Gesù, che creandolo pensava di creare Dio sa cosa, invece dette avvio alla sua condanna. E perché l’uomo lo creò Gesù? Perché Gesù, essendo il figlio era poco più che un adolescente, e come tale voleva compagnia. Per questo era da tempo che rompeva le scatole al Padre perché creasse l’uomo. In fondo aveva ragione: cosa ci faceva un povero Cristo in Paradiso? Si annoiava. Il paradiso sarà stato anche un luogo delizioso, pieno di pace, dove regnava l’amore, la cui occupazione principale era l’adorare il Vecchio (ma si adoravano l’un l’altro perché tutti e tre erano Dei), e poi basta! Cosa si poteva fare in un luogo così noioso. Quante volte Gesù aveva pensato di scappare e andare a trastullarsi tra i pianeti per vedere se ci fosse stato qualcuno “a sua immagine e somiglianza” per avere compagnia. Ma ancora non sapeva che in seguito ci sarebbe andato su uno di questi pianeti, anzi sul più bel pianeta dell’universo, a espiare con la fatidica Redenzione il peccato che Adamo ed Eva avrebbero commesso. Per far sì che l’uomo adorasse Lui, suo padre e suo fratello, cioè la Santissima Trinità, vale a dire un Dio unico anche se trino (la Trinità che farà ammattire sant’Agostino quando non riusciva a estrarci un ragno dal buco, per cui l’angelo gli riferì l’impossibilità di sviscerare un mistero così impenetrabile, che era come svuotare il mare in un piccolo buco sulla spiaggia).
Ma tornando a prima, non c’era proprio niente da fare lassù in paradiso. Tanto per dire, là non era come sulla terra: non c’erano bar dove intrattenersi con gli avventori, e poi, di cosa poteva discutere con loro? Solo di argomenti trascendentali, che loro certo non avrebbero compreso, anzi, lo avrebbero scambiato per matto vedendolo anche con la tunica. Naturalmente non c’era la televisione, i cinema, i teatri; insomma, in paradiso c’era una noia mortale (mortale?… meglio dire eterna). Però, a dire il vero, c’era un piccolo cinema all’aperto (dove altrimenti?) che proiettava film di fantascienza, naturalmente strettamente religiosi, quali: Ben Hur, I Dieci Comandamenti, Il figlio dell’Uomo; e tutti i venerdì davano: La passione. Questo ultimo film, Gesù non poteva vederlo perché vietato ai minori per le scene cruente; meglio così, perché se avesse visto questo film e avesse saputo chi era quello che veniva martoriato e messo in croce, mai e poi mai avrebbe creato l’uomo.
Insomma, Lui non sapeva come passare il tempo, voleva avere compagnia, essere amico di uno come Lui: oh Dio, proprio come Lui no, tre Dei in paradiso bastavano; comunque qualcuno con cui intrattenersi, giocare, volare (gli avrebbe insegnato lui a farlo). Arrivò a invidiare i diavoli laggiù che tra le fiamme potevano discutere del più e del meno tra loro e giocare con i dannati, magari scommettendo quanto tempo sarebbero potuti restare tra le fiamme o resistere sommersi nel fango dantesco senza respirare. Non c’è che dire: i diavoli se la spassavano meglio; per non parlare della loro libertà di fare tutto quello che gli passava per la mente, anche le cose peggiori, che per ovvie ragioni per loro erano le migliori, se non approfittare di quel ben di Satana che c’era tra gli ospiti.
Bisogna ammettere che Gesù qualche volta aveva pensato davvero di andare all’inferno, ma subito inorridiva: quello non era posto per Lui, avrebbe dovuto frequentare brutte compagnie; e poi, anche l’inferno, come il paradiso, bisognava meritarselo, e Lui come poteva fare, in pratica, come poteva peccare se era il simbolo del bene? Neanche se avesse voluto avrebbe peccato per andare là, così, ogni volta che gli veniva la tentazione di andare in quel luogo, automaticamente veniva scartata e non cadeva in tentazione.
Era solo; non poteva neanche parlare con il Padre, che aveva i suoi problemi nel governare il Creato (si parla soprattutto di astri e pianeti, che dovevano orbitare precisissimi: un solo attimo di ritardo o di anticipo e sarebbe stata la fine del mondo). E poi, bisogna dirlo, il Padre era alquanto presuntuoso, Lui, con la sua Onnipotenza, con la sua Onniscienza, con la sua Onnipresenza eccetera, ma cosa si credeva di essere, un Padre Eterno! Oh Dio! Sì, era il Padre Eterno, ed è naturale che fosse al di sopra di tutto, però un po’ di modestia non avrebbe guastato neanche a Lui. A questo proposito, mi viene in mente che suo figlio avrebbe in seguito predicato proprio la modestia: “La mano destra non sappia quello che fa la sinistra” (o il contrario, comunque sempre questione di mani); e poi: “Quando uno ti schiaffeggia sulla guancia, tu porgigli anche l’altra”. Questo era Gesù che diceva così; ma nell’Antico Testamento si dice: “Occhio per occhio, dente per dente”. Come la mettiamo? Mi sembra che le due massime non vadano tanto d’accordo. Tanto più che se Gesù era quel Dio buono, chi era quel Dio così crudele protettore degli ebrei?
Dunque, il Padre non poteva fargli compagnia, e lo Spirito Santo, suo fratello? Lo Spirito Santo non era affidabile: per il fatto di essere puro spirito non si vedeva mai e poteva farne di cotte e di crude agli altri due Dei. E i profeti e i patriarchi, Dio sa quando sarebbero arrivati; così come per i pochi santi, che dovevano ancora salire in cielo se prima Lui non fosse andato a farsi crocifiggere sulla terra.
Sicché rimanevano gli angeli. Ma gli angeli erano là che scorrazzavano da mattina a sera (si fa per dire) per il cielo; e pensare che dovevano custodirlo in quanto senza madre. A proposito, dov’era la madre di Gesù? Intendo quella celeste, la moglie di suo padre. Morta no, perché uno spirito eterno non muore, allora era così modesta da non mostrarsi mai? No, perché prima o poi al Padre (leggi marito) sarebbe scappato di dire che esisteva anche lei. Allora la madre di Gesù proprio non c’era. A questo punto devo supporre che là in paradiso regnasse il maschilismo, e non vale il fatto che la Chiesa dica che Dio possa essere anche donna. Dio è uomo (meglio dire: maschile), e se proprio si vuole giustificare questo maschilismo celeste penso che il Padre, sempre occupato con la gestione dell’universo, si sia dimenticato delle congetture umane, e per riparare il danno in seguito abbia concesso al figlio una madre terrena (la Madonna), tanto perché io e qualcun altro la smettessimo di domandarci chi fosse la madre celeste di Gesù.
Tornando agli angeli, loro avevano la custodia di Gesù per allenarsi con Lui a fare i custodi fintantoché non fosse sceso sulla terra, che poi si sarebbero sparpagliati a custodire ognuno un uomo, e naturalmente una donna. Ebbene, stavolta Gesù ne aveva bisogno, non tanto per giocare ma per avere un aiuto, in quanto il Padre avrebbe sicuramente fatto più affidamento su di loro che su di lui giovincello. Si sedette su una piccola nuvola a forma di paracarro, e aspettò.
A questo punto qualcuno può chiedermi come mai Gesù avesse avuto il corpo e gli altri no: semplicemente perché doveva venire sulla terra a fare quello che ha fatto, e anche Lui, come gli angeli custodi che si allenavano a custodirlo, si esercitava a vivere come un uomo. A dire il vero anche il Padre aveva il corpo, ma solo quando lo si doveva rappresentare in qualche grave situazione (erano tutte gravi le situazioni in cui si presentò, perché non l’ho mai visto ridere; neanche Gesù ho mai visto ridere, ciò significa che la religione è proprio una cosa seria). A volte il Padre appariva con un occhio solo (non Polifemo, per carità!) dentro un triangolo: avrà voluto essere raffigurato così per mostrarsi qual Lui era, il Dio Padre, che con l’occhio vigilava sui primi uomini, e di riflesso sulla sua famiglia, composta appunto dai tre lati del triangolo.
Sicché Gesù aveva sembianze umane perché doveva venire tra gli uomini; il Padre, per farsi notare; e lo Spirito Santo?… Puro spirito (per niente si chiama Spirito Santo), anzi no, anche Lui aveva una forma, quella di una colomba, perché come si poteva raffigurare qualcosa che non c’era? Lo Spirito Santo era il terzo Dio, per cui lasciato un po’ in disparte, portato alla ribalta solo quando la situazione non poteva essere sbrogliata dagli altri due Dei (vedi la maternità di Maria, il Battesimo di Gesù, eccetera), in pratica il Deus ex machina di certe situazioni esaltanti.

[continua]


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