Il grido del sole

di

Roberto Calò


Roberto Calò - Il grido del sole
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 68 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-2383

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In copertina: “Bright vector sun with lens flare” © Wenani – Fotolia.com


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2012


Immagino il sole come il cuore di Dio che vuole entrare nell’uomo e gridare la sua potenza. Questo è il senso del titolo della mia raccolta di poesie che riflette il mio animo teso all’amore. È anche il titolo di una mia poesia in cui si può sentire tutto il potere del sole che grida il suo erotismo di assoluto amatore. Questa raccolta è frutto di un lavoro intenso in cui si trova un intimismo forte ma anche una poesia più leggera e dinamica orientata verso l’esterno. Il tutto, rispecchia il mio pensiero espresso grazie ad un sentimento energico capace di perlustrare gli angoli più scuri dell’uomo ed evidenziarli con sensibilità ma anche con ironia sottile. In più ho dedicato alcune mie poesie a persone e personaggi per cui nutro una profonda stima.

Roberto Calò


Il grido del sole


MENO DI UNA VIRGOLA

Meno di una virgola ci separa,
ma che tristezza nelle tue parole.
Io avanzo con gli aggettivi
e tu arretri con verbi frenanti.
Siamo nella stessa frase
ma non ci tocchiamo ancora;
non vi è congiunzione,
solo molta simpatia.
Poi io ti corteggio
e tu ti prepari
dietro le parentesi:
la nostra alcova.


MANGIAMO INSIEME QUESTA MELA

Il frutto è maturo;
il ramo è una mano protesa
di una vita piegata
per l’ultimo inchino.
Mangiamo insieme questa mela
non rossa di vergogna
ma di febbrile amore.
Questo è il momento
di rubare al diavolo
la nostra anima piantata
nel suo stesso giardino.


A TU PER TU CON DIO

Dio, spiegami
cos’è l’umanità e la bestialità.
Sai… in molti momenti le confondo.
Non riesco a distinguere
l’anima dall’istinto,
i denti dalle zanne,
un uomo dalla tigre,
una donna da una vipera,
Abele da Caino,
l’amore dalla freddezza,
la fede dall’inganno,
la religione dall’ateismo,
la preghiera dalla bestemmia,
il rosario da una serpe,
i parenti dagli avvoltoi,
il Cristo dall’anticristo,
il premio dalla punizione,
il merito dalla seduzione,
la spiritualità dall’oscurità,
la carità dalla truffa,
la carezza dal morso,
lo zucchero dal veleno.
Tutto ciò, Signore, mi sconcerta;
le città non sono giungle o foreste,
gli uomini non sono bestie.
Eppure molti uomini e donne
lasciano aperti i due confini
sicché gli animali si scatenano nelle menti
e occupano i più vari caratteri umani.
Si nasce angioletti per diventare belve?
È questo il destino?
E chi non risponde al richiamo del male
diviene automaticamente preda?
La benignità si deve estinguere
con colpi di fucile?
Il Tuo regno Signore, è un regno di cacciatori?
La bontà è davvero nel cuore di un coniglio?
O è nel coraggio di un guerriero della luce?
Come si può combattere senza spargimento di sangue
o desiderio di morte?
Quale prova di forza darebbe la vittoria al bene?
Quali muscoli sono più possenti?
Quelli della sensibilità o quelli della crudeltà?
E se l’uomo ha in sé il bene e il male
chi decide di seguire l’uno o l’altro?
È la mente? È la ragione?
È una rivelazione o una visione?
Dio, dammi le chiavi della verità.
Fai in modo che non mi penta mai della mia natura.
Io non agisco per occupare i primi posti del paradiso.
Io agisco così perché condivido le Tue decisioni.
Sono un uomo qui e ora.
Dov’è la stranezza a me intestata?
È nel mio animo ostinato!
Io non sono strano, Signore.
Ho solo qualche complesso lasciatomi
dalla prima gioventù.
Mi sono sentito sempre più basso della normalità;
ignoravo i miei prodigi affondati come relitti
nello Spirito. Dio, rispondimi,
parlo in nome di tanti come me nel mondo.
Qual è il nostro destino?
Abbiamo superato terribili prove.
Ci aspetta meraviglia e tripudio
o solo una imperitura vergogna?
Signore, la mia forza mite
non la cederò mai ai cani. Terrò con me
la mia indole; magari la sposterò
verso nuove nicchie, nuovi climi.
Sai, Dio, anch’io ho un’affilata dentatura
ma non sono una bestia;
sono solo un uomo dall’orgoglio fine.


IO NON SO COSA NASCONDI

Quel tuo essere femmina
così nobile e fiero
mi agita
quando alza i toni alti
della voce
che mi respinge
con calci di grida.
Ma sai anche infilare
le tue parole nelle mie tasche
e farmi ricco di speranza
se pur mi trema il dubbio in petto.
Io non so cosa nascondi
dentro la tua bocca.
Un bacio o uno sbadiglio?


UN’IDEA CASTISSIMA

Si fa più forte il tuo appeal.
Tu ti sei preparata
per un lentissimo spogliarello
di emozioni
e ora sembri pronta
a gettarmi in faccia
un intimo saluto
che odora d’amore.
Non c’è rossore né malizia,
solo una stretta calda
delle tue mani nelle mie.
Ma io non so come muovermi;
in ogni angolo di dubbio
tu ancora sei
un’idea castissima.


DUE ROSE

Una rosa fu violentata:
le strapparono i petali
e morì nel suo sangue.
Ma nell’utero aveva un seme
e la terra lo inghiottì.
Ora una nuova rosa
amoreggia con una dolce ape
ma non ancora apre i suoi petali:
ha ereditato la paura.


GRAFFI

Come una vecchia lavagna graffiata
stride la mia anima.
Con le vostre unghie
avete inciso un disco dolente
che suona in una camera vuota.
Voi chiamate arte la mia solitudine;
sapete invece quanto spirito
muove in me la vita.
Ma voi non lo dite!
Il mondo conosce soli i miei nei
e non i vostri graffi sulla mia schiena.


HAI MAI AMATO?

Tu che diffondi vanto
e odori di rose
troppo presuntuose,
quale spirito celi
sotto quel manto
di finto garbo?
Quella sveltezza d’animo
che ti impone sugli altri
come un capriccio di lode,
ha mai amato un uomo
con la stessa forza
che tu usi nell’elogio
di Narciso?
Un po’ paura
fa la tua posa severa
sebbene gli occhi mossi
ti diano una bell’aria.


NELLA CASA DI DIO

Basta, basta… non tremare di paura.
Siediti qua e riposati.
Sei tutto bagnato di sudore…
calmati!
Sei nella mia casa ora.
Cosa posso fare per te?
Non piangere…
la tua vita continua qui.
Hai lasciato il tuo corpo da poco,
ti senti smarrito…
lo capisco
ma non ti spaventare così tanto.
Qui il mondo è più pieno
di quello lì.
Questa è la fine che non ha fine;
non hai più fretta…
il tempo non esiste:
è morto anche lui insieme a te.
Vieni con me, ti mostro
la tua camera.
Vedi quanto è estesa la tua anima?
Prima non lo sapevi.
Vai a fare quattro passi nell’Infinito:
ti piacerà sicuramente!
Ritornerai allegro e felice.
Non potevi immaginare prima
i posti qui frequentati.
Su, vai a vestirti;
in quell’armadio ci sono
i tuoi abiti.
Oggi usciamo insieme,
ti mostro le vie principali;
poi andrai dove ti pare.
Asciugati le lacrime:
qui tutti siamo ridenti!


DOVE SIETE?

Voi che superate
l’asticella della vita
con un balzo mortale,
dove sparite ingoiate dall’aria?
Anime nude,
vi nascondete nelle tasche del cielo
che nessun uomo può frugare.
Il cimitero è solo un’opera d’arte;
un’illusione cara alla memoria,
un giardino di silenzi e pensieri fioriti.
Ma io ho il sospetto
che tra voi e noi
c’è solo la distanza
di un intimo respiro.
Anche se non avete più voce,
vi prego,
abbiate parole di spirito.


L’ACQUA

Dai mari alle paludi
dai fiumi agli stagni
dai laghi ai pozzi
dai torrenti alle lacrime,
l’acqua è radice di vita.
Mi emoziona poi l’umidità
delle labbra
e il sudore d’amore
che come il fuoco
è passione.
Io, immerso nella pioggia
di una doccia
canto insieme all’acqua
il suo scrosciante ritornello.


UN ALBERO D’ACQUA

Un albero d’acqua
s’allunga in tutto il cielo
e getta una festosa pioggia di fiori
come una fontana
al centro di una favola.
Le sue radici affondano
nei miei sogni:
terre d’amore abbandonate
ma ricche di storie.
Poi quando finisce l’incanto,
l’albero si secca
l’acqua s’impietrisce
e rimane l’orrore
di una statua maligna.


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