Roberto Caselli con l’opera «Strada meditazione (Il viaggio solitario)» si è classificato al 2° posto alla XV Edizione del Premio Letterario Internazionale Il Club dei Poeti 2011
Questa la motivazione della Giuria: «“Strada Meditazione” di Roberto Caselli rappresenta un viaggio simbolico d’un uomo solitario nei meandri della vita e dentro se stesso. Ecco il viaggio come riscoperta del proprio sé e consapevolezza della propria condizione esistenziale. La necessità vitale ed inderogabile di “sentirsi liberi”, seppur incompresi dal mondo e giudicati asociali, si accompagna alla volontà di ritrovare nuovi orizzonti e riscoprire insperate prospettive. Roberto Caselli, grazie ad una scrittura fluida e precisa, con il suo racconto è capace di penetrare nel profondo delle sensazioni, nell’essenza dell’esistere del protagonista di questa metaforica narrazione».
Massimo Barile
Strada meditazione (Il viaggio solitario)
La strada asfaltata scivola via sotto le ruote dell’automobile, mentre la quinta marcia mi spinge sempre più avanti lungo il percorso che mi attende.
Strada lunga e mutevole. Prima dritta e longilinea, poi curva e piena di tornanti, mentre le nubi si addensano nel cielo e mi fanno presagire che presto dovrò azionare i tergicristallo perché un temporale si sta formando proprio sopra la mia testa.
L’autoradio trasmette notizie a ripetizione, ma le mie orecchie hanno bisogno di riposo.
Ho bisogno di ascoltare la strada che corre sotto le ruote della mia automobile, ho bisogno di sentire la musica che il vento produce contro il parabrezza e quando abbasso i finestrini, voglio sentirlo fischiare e lambire il mio collo.
È incredibile pensare a quanta gente si trovi in viaggio proprio come me. La strada è piena di grandi macchine che mi sfrecciano accanto ad alta velocità, segno che la gente impaziente aumenta sempre più al mondo.
Nemmeno in viaggio gli uomini riescono a scorgere i paesaggi che circondano la strada lunga e mutevole.
Anche io spesso e volentieri ho piantato i miei occhi avanti, dimenticandomi della bellezza che si adagiava tutta attorno a me.
Vedevo solo la strada pararsi di fronte come una lunga striscia grigia intervallata da linee spezzate di colore bianco.
Questa volta però, ho deciso di osservare i colori, le sfumature del mio nuovo viaggio verso la Crescita interiore.
Forse riuscirò a compiere un piccolo passo verso una nuova saggezza osservando ciò che circonda la strada che devo attraversare.
La pianura sconfinata, calma, verdeggiante e i campi colmi di grano da mietere, mi danno un senso di rilassatezza. La natura che aiutata dalla mano dell’uomo nasce, cresce e muore creando un ciclo perfetto che si intreccia con le stagioni avanzanti.
Le foreste grandi, armoniose, selvagge e i mille segreti che celano al loro interno mi spingono a domandarmi quanto conosciamo di quei luoghi immacolati fermi nel tempo, resi magnifici dalla natura stessa che ha rifiutato la mano dell’uomo e ha precluso a lui il passaggio.
La strada conduce ovunque desideriamo andare. In un’altra città abbandonandoci guai e spiacevolezze alle spalle, oppure in luoghi più solitari dove si può ristabilire un contatto concreto con il silenzio, amico dimenticato e cacciato via dagli assordanti rumori della routine quotidiana.
Ci si perde sempre un po’ quando si viaggia anche se la destinazione è ben definita dalla strada che si percorre, la mente viaggia verso ricordi piacevoli e nuove idee affiorano mentre il piede affonda nell’acceleratore per raggiungere i centotrenta chilometri orari.
La sosta in un autogrill dopo aver percorso molta strada è il modo migliore per riempire gli occhi dello spettacolo degli innumerevoli prodotti venduti all’interno.
Con i loro colori e i loro nomi accattivanti, rapiscono irrimediabilmente gli sguardi di chi si ferma a dare un’occhiata e non resiste alla tentazione di acquistare qualcosa per addolcire il viaggio che si para di fronte.
Questi centri affollati costruiti dall’uomo forniscono tutti i servizi di cui un viaggiatore ha bisogno, ma io non sono fatto per questi posti.
Sarà perché mi sento un inguaribile solitario e nel mezzo della folla non mi ci sono mai trovato bene, o sarà più semplicemente perché non sopporto l’odore che impregnano alcuni di questi posti.
Esalazioni di troppe persone che non sanno più respirare e che hanno imparato solo a lamentarsi, caratteristiche che creano un olezzo a mio avviso insopportabile.
Non mi fermerei mai quando viaggio lungo la strada. Cammino e la mia mente ragiona a tempo dei miei passi rapidi.
Penso spesso al perché si compie un viaggio e perché gli uomini sono spinti a muoversi verso luoghi diversi e molto lontani da ciò che viene comunemente definito casa.
Alcuni viaggiano per passione, perché non riescono a stare fermi, perché devono assolutamente vedere il mondo nella sua completezza.
Il loro cuore è governato da una corsa frenetica che spinge le loro energie lungo la strada e li fa correre sempre più lontano.
Altri invece temono i cambiamenti portati da un viaggio. Sono troppo legati allo stile di vita che conducono e hanno paura di doversi liberare delle loro convenzioni e di quelle abitudini che danno loro sicurezza.
Io penso che il viaggio sia qualcosa che conduce ad un gradino superiore della vita. La conoscenza non si ferma e l’apprendimento di nuove realtà rende più gradevole l’esistenza e riesce a farmi scaturire sorrisi sinceri e divertiti.
Ed ecco che la strada scivola ancora una volta sotto di me, mentre i miei occhi vagano a destra e a sinistra alla ricerca di nuovi scorci da osservare e proprio mentre presumo di sapere già tutto ciò che c’è da conoscere, il sole rosso lampeggiante del tramonto si mostra in tutta la sua bellezza e mi saluta calorosamente scendendo dietro le lontane montagne innevate.
Segue la notte e le luci dei segnalatori stradali mi avvisano di ogni pericolo al quale posso andare incontro, mentre automobili spericolate con a bordo uomini ancora più spericolati sfrecciano lungo la corsia di emergenza, pensando forse di diventare più trasgressivi sfidando le regole dettate dalla strada.
Quando cala l’oscurità la strada assume un’aria decisamente più misteriosa, ma viaggiare con il buio è piacevole.
La mente viene avvolta dall’abbraccio della notte e ragiona con più tranquillità, ed è proprio in quel momento che riaffiorano i miei ricordi di bambino, quando con la mia famiglia al completo partivamo a notte fonda da Torino per raggiungere solo alle prime luci del giorno seguente i lidi ferraresi dove eravamo soliti andare in vacanza.
Ricordo distintamente mio padre alla guida, la macchina avvolta dal buio della notte e il solo rumore dell’asfalto rattoppato a cullare me e mia sorella durante il lungo viaggio. Il mio primo incontro con quella strada.
Sorrido quando ripenso a quei momenti. Sono passati diversi anni da allora, eppure la mia mente ha conservato in maniera chiara le immagini di quei viaggi e le sensazioni che provavo mentre raggiungevamo il mare dell’Emilia-Romagna.
Il viaggio solitario è la riscoperta di sé stessi mentre ci si perde per il mondo. Il tempo procede passo dopo passo, chilometro dopo chilometro e lentamente torniamo a respirare.
Viaggiare è sentirsi liberi di percorrere un cammino senza doversi fermare e senza dover smettere di apprendere e di comprendere.
Un altro casello, un altro biglietto da ritirare.
La sbarra si solleva e si riparte da zero.
Si riprende a percorrere chilometri nella notte.
Le luci della civiltà accampata intorno alla lunga strada
illuminano il paesaggio.
Quanti viaggi compiuti per il desiderio di sapere e di vedere.
Chilometri di visioni e di pensieri che mi hanno condotto
sino a questo momento.
Scoprire diversi punti di vista e non fermare
mai il proprio cammino.
Potranno dire di me che sono un solitario.
Uno schivo che non riesce proprio a stare in mezzo alla gente.
E io li lascio esprimere, perché hanno assolutamente ragione.
Devo proprio essere allergico alla società, o forse è questo desiderio che sento dentro di me, che mi spinge a mettermi continuamente in viaggio per osservare il mondo anche quando sono disteso sul mio letto e sto per addormentarmi.
Mentre attraverso la notte, sento che la stanchezza si sta insinuando in me.
Sono distratto dal sonno che mi sta cogliendo e ho bisogno di fermarmi a riposare un po’ ed ecco che sulla destra adagiata contro la grande strada compare un’area di servizio con le sue luci e il suo grande parcheggio dove poche macchine si sono fermate.
Sceso dalla macchina mi ritrovo nel parcheggio e sento che una brezza fredda mi avvolge e mi fa salire un brivido lungo la schiena.
Voglio che rimanga per un attimo questa sensazione particolare. Sento la vita che mi scorre dentro e nella mia testa pensieri interessanti fanno a gara per emergere e per primeggiare sulla massa.
Faccio due passi nel parcheggio e sento l’impulso di mettermi a cantare una vecchia canzone che mi è tornata in mente proprio in questo momento.
Un sorriso che si trasforma presto in risata, scaturisce sul mio volto, una sensazione di puro benessere mi invade il cuore e una domanda mi sorge spontanea; sarà questa la felicità di cui parlano tanto i poeti e i filosofi?
In fondo poco importa se si tratta di felicità o di un momento di follia che ha messo al tappeto la mia razionalità. Non è ora di ragionare o di farsi domande, ora bisogna volare con lo spirito.
Elevare lo spirito è la conclusione di questo mio lungo viaggio e mentre continuo a cantare e a librarmi in alto nel cielo, un unico pensiero corre verso tutte le persone che restano incatenate a questa terra perché vedono solo avanti a sé una lunga striscia grigia e niente più.
Darò ragione a quelli che mi dicono che lentamente sto impazzendo.
Lascerò che la gente viva nel modo che preferisce. Io ho la mia strada davanti.
La seguirò un passo per volta e continuerò a cercare la bellezza in tutto ciò che mi circonda.
Roberto Caselli