E... questa è la vita

di

Silvana Marchini


Silvana Marchini - E... questa è la vita
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 44 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6587-4011

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In copertina e all’interno fotografie dell’autrice


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è Segnalata nel concorso letterario Jacques Prévert 2013


Motivazione della segnalazione al concorso letterario “Jacques Prévert” 2013 sezione poesia

«Una nota di merito a questa raccolta, che si segnala per alcune belle poesie e per il motivo di fondo, difficile e attraente insieme: lo si potrebbe chiamare “l’arte del congedo”, che sia da persone o cose poco importa, che sia personale o di altri importa ancora meno. Il saluto prima della separazione, l’attimo in cui si avverte che quella situazione, quella cosa, quella persona non la vedremo più, un attimo denso come piombo ma che scivola via come un’ala di farfalla: è questo il motivo che percorre tutta la raccolta, la rivestono di un dolore sobrio e scabro, che solo a tratti si permette di urlare, ma anche di consapevolezza e di gratitudine verso chi ha preso, dato, è stato e non è più. Qualche verso, tratto dalla poesia che apre la raccolta, dedicata alle innumerevoli donne / che mi hanno preceduta nel tempo: E io? E io? Grido ora / nell’abito rosso della ribellione / nell’abito rosso dell’ingiustizia / rosso come il sangue perso / per una mia scelta una mia rinuncia / È solo un grido e poi ancora il silenzio / e tacerò i miei bisogni vestiti di grigio… Una raccolta dedicata a tutti, ma in particolare alle donne, perché loro sanno che cosa vuol dire scegliere, congedarsi, stringere i denti tra il rosso e il grigio».

Olivia Trioschi
(presidente del Premio Letterario Prévert – sez. poesia)


Prefazione

La poesia di Silvana Marchini è profondamente sentita e rappresenta la fedele espressione della sua visione esistenziale sempre cercando di scandagliare le manifestazioni del vivere, dalla consapevolezza del percorso compiuto alla disamina della più labile percezione che tocca l’animo.
Tutti combattiamo la nostra personale battaglia in questo mondo e Silvana Marchini, nella sua osservazione, constata amaramente che è in atto un lento dissolvimento dei valori fondamentali che dovrebbero sostenere la nostra esistenza: ci si rifugia nel proprio angolo, “nascosti dietro un muro”, costantemente preoccupati di indossare la maschera giusta per l’occasione, incapaci di ascoltare gli altri perché chiusi ed asserragliati nel piccolo mondo che ci siamo costruiti intorno, solo capaci di difenderlo e ricostruirlo appena cede in qualche parte.
Nelle poesie che compongono la silloge “E… questa è la vita” v’è quindi la costante volontà di interrogarsi sulle dinamiche esistenziali, superando le delusioni ed i momenti di dolore che si presentano all’improvviso, facendo i conti con le difficoltà di un dialogo e con le mancanze dovute all’ascolto negato: nell’immobilità che prende alla sprovvista, nel silenzio che tutto ammanta, nella consapevolezza che “i sogni addolorano ma a volte consolano”, si ritrova lo spiraglio luminoso d’una nuova visione che può innalzare il nostro essere e aiutarci nella difficile arte della comprensione, fino a riuscire anche a “donarsi” agli altri come fosse un “respiro d’amore” che si è manifestato.
Le poesie di Silvana Marchini nascono dal travaglio nel profondo del cuore, si alimentano della sua passione e la sua Parola stupisce e commuove quando diventa “effusione d’amore” per la vita, come a sentirsi donna indifesa davanti all’abissale contemplazione della propria solitudine: e lei scrive “ognuno vive solo”, ma sa molto bene che, grazie al coraggio e alla determinazione, si deve sempre cercare di andare avanti senza voltarsi indietro.
E sono proprio “le parole che sconfiggono il silenzio”, che aiutano a penetrare nel profondo, che conducono alla sostanza autentica della vita stessa: tutto si miscela e si plasma in una visione lirica che fa dirigere la mente verso la volontà di una trasformazione, al desiderio di una “crescita” interiore che sia medicina per il proprio essere.
Al di là della simbolica “porta” che conduce ad una nuova dimensione vi può essere la rinascita perché oltre la fatidica porta c’è la propria vita da percorrere con “accresciuta consapevolezza”: solo allora si può abbandonare il pianto del dolore, guardare il mondo con nuovi occhi e sentirsi, finalmente, padrona di se stessa.
L’ultimo passaggio è riuscire a mettere sul piatto della vita la propria forza che aiuta a vivere il presente dopo aver superato le fatiche di un sofferto cammino, così come la propria rabbia che diventa energia propulsiva: ecco la capacità di accogliere tutto con “accettazione”, come a lasciare che “la vita segua il suo corso” eppure non perdere mai il desiderio di vivere la “meraviglia” che ogni giorno può concedere.
E Silvana Marchini riesce ancora a meravigliarsi.

Massimo Barile**


E... questa è la vita


Penso alle innumerevoli donne
Che mi hanno preceduta nel tempo
Con abiti a fiori a righe a quadretti
Scozzesi a colori chiari a colori scuri
Abiti da fanciulle da giovani donne
Abiti bianchi da spose
Colorati come l’arcobaleno
Toni sfumati decisi scuri
Per l’occasione il luogo il tempo
Il tempo del colore dei vostri capelli
Penso a voi donne d’acciaio
Che avete combattuto
Per i vostri i nostri diritti
Portando i vostri colori
I colori del vostro tempo
Penso a voi donne
Che avete rinunciato
Sempre ultime senza bisogni
Seguendo orme tristi orme ingiuste
Orme in abito nero
E io? E io? Grido ora
Nell’abito rosso della ribellione
Nell’abito rosso dell’ingiustizia
Rosso come il sangue perso
Per una mia scelta una mia rinuncia
È solo un grido e poi ancora il silenzio
E tacerò i miei bisogni vestita di grigio
Seguendo le vostre tristi ingiuste orme
Nostalgia impotenza non rassegnata
Ho gridato anche se forse
Nessuno ha sentito nel grigiore
Un grido vestito di rosso
Un vestito rosso come il fiore del papavero
Un vestito rosso come il fiore del melograno


Siamo schede
Scritte a mano o al computer
Scelte in base alla malattia
Al suo stadio alla nostra età
A sempre nuovi fattori prognostici
Facciamo parte
Di protocolli di ricerca studi indispensabili
Per cure più efficaci per una vita più lunga
Per una vita migliore per un futuro migliore
Per noi e per chi verrà
Firmiamo consensi non informati
Ma collaboriamo
Con volontà con speranza
E ci facciamo bastare
Con riconoscenza
Un tocco della mano che ci cura
Un sorriso una parola
Un essere guardati
Non osiamo chiedere
Non c’è tempo
Ci sentiamo sudditi
Siamo malati siamo pazienti
Siamo persone che combattono
Sole
La propria unica individuale battaglia
Speranza fiducia
Nella consapevolezza
Di una guerra perduta
Alla fine
Non solo per noi


Poter ancora
Ascoltare la musica
Poter ancora
Leggere un libro
Poter ancora
Scrivere poesie
Poter ancora
Guardare il mare
Sollevarsi in burrasca
Ed ascoltarlo
Poter ancora
Sentire la voce
Del vento sulla spiaggia
Nella pineta sulla collina
Poter ancora
Guardare il tramonto
Tra squarci d’azzurro
Mentre il treno
Mi riporta a te
Poter tornare da te
Poter stringerti
E andare a casa
Con te
Di nuovo noi
Ancora noi
Insieme
Poter ancora


La luminosità del sole
Lieve
Diminuisce si ferma
Foglie immobili
Sui loro rami
Ma sopra tutto
Silenzio
Non un canto d’uccello
Cani e gatti
Immobili nell’erba
In silenzio
Dalla scuderia
Non un suono non uno sbuffo
Non un fruscio
È breve
Ma questa
Silenziosa immobilità
Stupisce commuove
Allarma entra dentro
E pensi alla fine
La fine delle voci
La fine dei suoni
La fine del movimento
Il vuoto della luna
Si è infilato tra
Il vuoto della terra
E il vuoto del sole
Ombreggiando il sole
Senza sconfiggerne la luce
Un attimo
Un lungo attimo
In cui sei più che mai
Consapevole
Della tua finitezza


Una vita che perde valore
Una vita in cui non si
Trovano più valori
Una vita senza progetti
Una vita in cui ci si
Rifugia in un angolo
Non è una vita degna
Di essere vissuta
Silenzio delusione interiori
Nessuna voce ti cerca
Tranne nel suo bisogno
Per te non ascolto
Vero reale partecipe
Non piangi
Rispondi a domande
Esponi se richiesto
In breve
Anche ironicamente
Paura della malattia
Preludio della morte
Dimenticare
La propria mortalità
L’interrogarsi
Questo vedi
Nella fuga dell’altro
Conserva con delicatezza
I pochissimi che rimangono
Con amore con coraggio
Con onestà
A lenire
Un’attesa una solitudine
Atroci


Vorrei andare nel mare
Entrare nel mare
E nuotare nuotare nuotare
Fino a non vedere più la terra
Andare verso le nuvole
Inseguire l’orizzonte
E lasciarmi andare
Nell’attesa della fine
Verrò quando sarà vicina
Verrò al tramonto


Dio sceglie quelli che vuole vicini
Gettandoli nell’angoscia
Ho letto
Può un’atea pensare che
Il suicidio sia un avvicinarsi a Dio
Di chi ha raggiunto la disperazione?

[continua]


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