Prof, oggi non sono pronto!

di

Stefano Denti


Stefano Denti - Prof, oggi non sono pronto!
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14X20,5 - pp. 96 - Euro 8,78
ISBN 88-8356-096-6

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Prefazione ovvero controcanto

Già l’aria della mattina, che sia la più gelida e brumosa dell’ultimo secolo o al contrario celestialmente tiepida, pare sibilarvelo in faccia con crudele insistenza: sei in ritardo, sei in ritardo, sei in ritardo. Non riuscite a pensare ad altro mentre l’autobus non arriva, la macchina si imbuca in un ingorgo a cinque stelle, il metrò si blocca causa sciopero di tutto il personale addetto presente e futuro. Arrivate a scuola trafelati temendo che durante la vostra assenza gli studenti abbiano divelto banchi, scagliato oggetti contundenti dalle finestre centrando in pieno il preside, dato inizio a orge bacchiche accompagnate da assordanti ditirambi; afferrate velocemente il registro mentre la segretaria vi rincorre per appiopparvi l’ennesima micidiale circolare ministeriale e finalmente, vacillando per il fiatone, raggiungete la classe scoprendo che dentro l’atmosfera è fortemente sonnolenta: teste di tutti i colori, con una netta preferenza per quelli innaturali, ciondolano sui banchi. Al vostro ingresso qualche grugnito di avvistamento serpeggia per la classe. Il prof è arrivato. Punto. Nessuna emozione, nessuna scarica adrenalinica, figuriamoci un deamicisiano attenti.
Chiudete la porta e tirate un bel respiro prima dell’immersione. Aprite il registro che vi appare orribilmente intonso e l’imperativo categorico vi si affaccia prepotente: i voti, i voti! Vi fate coraggio: devo interrogare. Chiudete gli occhi e tirate un nome a caso; un viso si solleva e vi guarda con stupore: perché io? Perché non Cerutti, o Mascolo, o Lanzone? Da qualche parte devo pur cominciare, rispondete timidamente. Ma non ti preoccupare, Bonazzi, solo qualche domanda. Bonazzi si fa due conti, contrattate un po’ e alla fine la spuntate. Interrogazione. Allora, Bonazzi, questa Rivoluzione Francese com‘è, quand‘è, cosa succede, i diritti, i diritti negati. Bonazzi tace, voi sudate. Ma insomma, Bonazzi, dimmi almeno se per te è stata un bene o un male. Bonazzi riflette intensamente, sentite lo sfrigolio dei neuroni, suoi o vostri non sapete. Infine apre la bocca e voi pensate: meno male, parla. Non tutti i mali vengono per nuocere, scandisce Bonazzi con vera saggezza. E tu, Ceriani, che mi dici del capitolo XXXV dei Promessi Sposi? Mah, fa Ceriani. Riprovate. Succede una cosa importante, ti ricordi? Uno snodo fondamentale del romanzo, Renzo arriva al lazzaretto e chi trova? Ah, fa Ceriani, ho capito: le capre.
Alla fine della mattina vi trascinate in sala professori e vi unite al coro unanime: basta, non se ne può più, questi ragazzi, questo stipendio, questo ministro, tutto da rifare. Poi vi avviate al bar per un veloce panino prima del collegio docenti. Dove tornate con in mente il conto della baby sitter e quello che avete in banca, constatandone l’andamento inversamente proporzionale. Cercate posto in fondo coi vostri simili mentre l’intero organico della scuola si dispone strategicamente. Chi corregge i compiti, chi prepara relazioni per il secondo lavoro, chi si assopisce, chi vanta performance incredibili: verifiche periodiche e sommative scandite con millimetrica precisione, registri dove è annotato tutto ma proprio tutto in colori diversi (così trovo subito quello che cerco). Pensate al vostro e vi fate piccini piccini. Il preside illustra al corpo docenti il POF della scuola e alla sigla sobbalzate: POF? POF? Com‘è, quand‘è, cosa succede, vi domandate. Sarà un bene o un male per la scuola? Mah, nessun male viene per nuocere, riflettete gravemente apprezzando con nuova consapevolezza la filosofia di Bonazzi.
A casa trovate un omaggio in casella: è un volumetto. Carino, pensate, la copertina è simpatica e anche il titolo. Prof, oggi non sono pronto! Tremenda sensazione di dejà vu. Cominciate a sfogliarlo e vi viene un po’ da ridere. Poi anche un po’ da piangere. Questo Stefano Denti mette il dito nella piaga: studenti e prof, prof e studenti, siamo così. Ci aggiriamo in edifici fatiscenti, ugualmente perseguitati da bidelli (personale non docente secondo la terminologia ministeriale) e presidi-manager (dirigenti scolastici, prosegue la terminologia ministeriale) che chiedono gli uni di non fare, visto che tale è la loro configurazione professionale, e gli altri di fare, organizzare, pianificare, relazionare, progettare. E in mezzo noi. A dare vita ogni giorno al teatro della scuola, dove ognuno cerca di sfuggire alla routine e alle classificazioni per incontrare, oltre le macchiette, le persone. Metterne a nudo i vizi serve a farne scoprire, forse, anche qualche virtù. La scuola è una guerra, diceva una caricatura di prof in un film. Vien da dire armiamoci e partite, se non fosse che dobbiamo partire tutti. Armarsi di una risata, alla fine, si rivelerà probabilmente quel che di meglio si possa fare.

Olivia Trioschi


Prof, oggi non sono pronto!


A Lory-Elisa con amore…


INTRODUZIONE

Read me, please

Buongiorno a tutti… mi presento: io sono Stefano Denti e questo è il mio primo libro fatto apposta per voi (e per me, così racimolo un po’ di grana).
In questo libro troverete tutto ciò che voi già sapete sulla scuola, ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di scrivere.
Ovviamente ho enfatizzato un po’ le cose, per renderlo più divertente, e in molti punti il testo diventa quasi surreale, ma, per voi che a scuola ci andate tutti i santi giorni, le situazioni presentate nei vari capitoli non sembreranno poi così esagerate, anzi, tutt’altro.
Chiedo scusa alle lettrici perché in alcuni punti i fatti vengono descritti da un punto di vista nettamente maschile (esempio: il capitolo dedicato all’educazione fisica), ma, cercate di capirmi… non potevo certo cambiare sesso per vedere le cose dal vostro punto di vista!! Non chiedetemi l’impossibile. Anche quando parlo di professori e studenti, per generalizzare, ho sempre usato il maschile, ma sappiate che mi riferisco ad entrambi i sessi (e poi scritto al maschile sta meglio: è un po’ maleducato parlare di una donna nel modo in cui ho parlato io!!).
Un’altra precisazione importante, mi raccomando, è questa: non crediate che io abbia avuto la presunzione di volervi dare dei consigli comportamentali, non mi permetterei mai, anche se, a volte, nella lettura, così può sembrare. Voi dovete leggere questo libro come se foste stati voi a scriverlo (ma non venite poi a chiedermi i diritti d’autore), dovete pensare di essere a scuola, e che lì con voi ci sia io, che raccolgo i vostri consigli, le vostre impressioni, e le trascrivo su carta.
Se la cosa può infastidirvi anche vista in questo modo (magari perché, giustamente, pensate: “Ma che vuole questo?... Lui non viene a scuola con noi!”) oppure non riuscite ad immedesimarvi nelle situazioni descritte (difficilissimo: in 20 capitoli che trattano 20 argomenti diversi almeno qualcosa di simile è capitato anche a voi), leggetelo secondo quest’ottica: c‘è questo folle, Denti, che spiega a qualche disinformato come si presenta la sua presunta scuola… magari potete anche dare qualche nome a caso, ad esempio Denti spiega a Alessandro, Andrea, Gianluca, Gabriele, Antonio, Lorenzo come si svolge la vita scolastica nella sua scuola, la, che so, “ITC R. Zamboni”. In questo modo il mio libro si trasforma in un romanzo, costituito da un unico, lunghissimo dialogo tra Denti ed i suoi silenziosi ascoltatori (ne ho di fantasia, pur di farvi leggere ‘sto benedetto libro, eh?). Se vi piace il teatro, potete immaginare che questo sia il testo di uno spettacolo di Denti, in cui egli si esibisce in un lunghissimo monologo (questa le batte tutte!!).
Insomma, parlandoci chiaro, in un modo o nell’altro leggete questo libro, perché è bello (modesto!), è cattivo, mette alla berlina tutto e tutti… nessuno si salva, e quindi faccio subito le mie scuse agli eventuali offesi.
Pensate poi a questo vantaggio: quando un professore vi rompe l’anima (più del solito, intendo), basterà dirgli: “Scusi, prof, ha mai letto il libro di Stefano Denti?” e lui vi risponderà: “Perché?” voi direte: “No, no, così, per sapere”. In questo modo l’avete già offeso, perché lui si andrà a leggere la sfilza di ingiurie che si becca nel mio libro!! Se poi vi rompe eccessivamente, se supera il limite, potete sempre tirargli il mio libro in testa. Pensate a che affare avete fatto acquistando il mio libro (che culo!), pensate ai suoi molteplici usi: può essere letto come un “saggio” sulla scuola, oppure (usando la fantasia, così diventa anche un libro interattivo) come un romanzo o una sceneggiatura teatrale, può essere usato per offendere indirettamente i professori o i compagni, può essere un ottimo proiettile da scagliare contro secchioni e gente antipatica, ci potete nascondere dentro i bigliettini per i compiti in classe, potete strappare le pagine e fare degli aereoplanini di carta da lanciare fuori dalle finestre, potete scriverci sopra offese e accidenti vari per questo o quell’insegnante, potete anche vomitarci sopra, se proprio vi fa così schifo!
Un’ultima raccomandazione: se questo libro vi piace, vi prego di non prestarlo agli amici, ma di consigliarli di comprarlo (a chi mi dimostrerà di aver convinto qualcuno a comprarlo regalerò un set completo per torturare i professori). Nel caso che questo libro vi faccia schifo, vi prego vivamente di tacere, e di non farmi cattiva pubblicità (devo pur campare anch’io, no?).
Concludo specificando che tutto quello che viene detto in questo libricino è (quasi) inventato, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, ogni offesa che viene rivolta a qualcuno non è contestabile, visto che mi riferisco sempre a “possibili personaggi” e non faccio mai nomi, e per finire, dulcis in fundo, lupus in fabula, l’erba del vicino è sempre più verde, can che abbaia non morde, chi tace acconsente, ecc… non mi ricordo più cosa stavo dicendo (vedete: basta parlare di scuola e il cervello mi va in tilt in due secondi).
Ah, sì, certo… onde evitare proteste, denuncie, attentati, querele, minacce, nego tutto ciò che ho scritto in questa introduzione e in tutti i capitoli seguenti, così i permalosoni (mi riferisco soprattutto ai professori) che si offendessero a tal punto da voler venire a rompermi le scatole, non possono!!!
Per tirare ancora un po’ di acqua al mio mulino, vi ricordo che questo libro può anche essere un ottimo regalo, perché tutti possono leggerlo: per chi frequenta le superiori, è l’ideale; per chi ancora deve frequentarle, è un ottimo “documento informativo”; per chi le ha già finite, è un bel modo di abbandonarsi ai ricordi; per i professori, beh… lasciamo perdere; per tutti gli altri, è proprio un libro divertente (sempre più modesto!).
E adesso: via con la lettura, ma prima leggete le istruzioni per l’uso, OK?


ISTRUZIONI PER L’USO

La scritta B.B. che trovate di tanto in tanto significa “Bada Bene” (direttamente dalla canzoncina “il mazzolin di fiori… bada ben che non si bagna”); è più bello, e soprattutto meno serio e conformista, del solito N.B. (Nota Bene).
Alla fine del libro trovate un breve “alfabeto scolastico”, un po’ vocabolario, un po’ semplice “divagazione sul tema”; se non capite qualche parola nella lettura, forse (ma dico forse, eh?!) potete a cercarla lì.
L’ultima pagina è bianca, apposta per voi: scrivete offese, parolacce, sfogatevi pure e, mi raccomando, se offendete professori, compagni, amici, ecc… va bene, fate bene e amen, ma se per caso voleste offendere me (probabilmente per lo schifo che ho scritto) beh, vi prego di strappare la pagina e spedirmela, così magari il seguito di questo libro sarà proprio una raccolta delle vostre offese e dei vostri commenti!!


RINGRAZIAMENTI

I miei ringraziamenti per la realizzazione di questo libro vanno al coraggio del mio editore, alla pazienza della mia famiglia, all’affetto dei miei amici e all’amore della mia fidanzata: tutte queste persone hanno creduto in me, credeteci anche voi!


CAPITOLO I


Comprare i libri

Quando l’estate volge ormai al termine, tutti gli studenti si procurano dalla scuola la lista dei libri e li vanno a prenotare presso una libreria (o una cartoleria).
Chi, però, vuole avere tutti i libri sin dal primo giorno di scuola, un anno prima deve assumere degli investigatori segreti che si infiltrino nell’istituto e scoprano le liste dei libri dell’anno successivo (molti detectives hanno perso la vita in queste operazioni a causa di violenti scontri con i bidelli).
Una volta ottenuta questa lista, bisogna prenotare subito i libri, e forse entro un anno arriveranno tutti. È stato infatti calcolato che il periodo di tempo che passa tra la prenotazione e la consegna è molto più lungo per i libri scolastici che per una Mercedes 500 SL.
Per quelli che, invece, si accontentano di prenotare i pesanti volumi normalmente a fine estate, sarà molto istruttivo andare nelle librerie, perché in questo periodo tali locali si trasformano in una specie di Wall Street dove tutti urlano, offrono e comprano fregandosi a vicenda per poter ottenere i pochi testi disponibili.
Da una recente ricerca sembra che molti talent scout si rechino nelle librerie nel mese di settembre per trovare giovani prodigi da trasformare in agenti di borsa, e non è da escludere l’ipotesi che la scarsa quantità di libri disponibili sia causata proprio appositamente per questo scopo.
Quando andate, finalmente, a ritirare i vostri maledetti libri, dovete fare ipotecare la casa per poterli pagare e i vostri genitori dovranno lavorare per dieci anni, venticinque ore al giorno per poter estinguere i cinque-sei mutui accesi.
Da un sondaggio svolto in 120 scuole italiane è stato rilevato che il 95% degli studenti deposita i libri vecchi in banca e li usa come capitale sicuro simile all’oro (tanto le case editrici, quando stampano le cosiddette “nuove edizioni”, in realtà cambiano solo le copertine; i libri sono sempre quelli!!). Da un analogo sondaggio si è scoperto che il 99% dei furti nei supermercati non è più opera di giovani drogati che cercano di procurarsi i soldi per le dosi, ma di giovani studenti che cercano di procurarsi i soldi per i libri. Tutto questo è ancora più bello se si pensa che delle novecentocinquanta pagine di un libro di media grandezza se ne useranno e studieranno cinquanta-sessanta al massimo.
Una volta cominciata la scuola si viene poi a sapere che la lista consegnata agli studenti era sbagliata, o che a qualche professore non piace questo o quel libro e lo vuole cambiare, e così ricomincia la corsa a Wall Street.
Una cosa è certa: nessuno riuscirà mai ad avere tutti i libri necessari non prima che siano trascorsi tre o quattro mesi di scuola. Si dice che alcuni “primi della classe”, figli di ricchi, abbiano comprato librerie intere ed addirittura case editrici, ma nemmeno loro, forse per qualche misterioso intrigo internazionale, sono riusciti ad avere subito tutti i libri desiderati.
Ma in fondo non tutto il male viene per nuocere, no?
Senza libri, infatti, avrete meno peso da portare sulle spalle alla mattina, e poi non potrete certo studiare, vero?
(B.B.: questa scusa dei libri per non poter studiare potete usarla con i genitori, ma non certo con i professori: loro se ne fregano, se non avete i libri!).
Caso a parte è l’acquisto del diario scolastico.
Comprare il diario è molto bello perché questo oggetto è l’unico libro che può essere scelto, è personale, e ci si può scrivere un po’ quello che si vuole.
Grazie a questa ideologia, il diario scolastico negli ultimi anni si è trasformato in una specie di brogliaccio su cui scrivere tutto, tranne i compiti per casa (cosa per cui è stato inventato in origine).
Questo bel libricino infatti viene oggi usato per descrivere le proprie giornate, le proprie confessioni (diventando così un diario personalissimo), per scrivere i nomi e gli indirizzi degli amici, per sfogare un po’ di rabbia pocciandolo e scrivendoci che questo o quel professore (oppure, com‘è facile, tutti) è un po’ (un po’??) uno stronzo, e infine viene spesso tappezzato di foto, ritagli di giornale, figurine.
Così facendo viene occupato tutto lo spazio e non c‘è più la possibilità di annotare le comunicazioni o i compiti per casa, ma poco male, perché per quelli si può sempre usare un pezzo di carta strappato da un quaderno del compagno di banco, oppure si usa la “buona memoria”.
È proprio grazie alla buona, anzi ottima memoria che sono sempre più numerosi i ragazzi (me compreso) che si decidono a comprare il diario scolastico solo dopo che sono trascorsi tre-quattro mesi di scuola e solo dopo opprimenti insistenze da parte di professori e genitori.

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