Ventaglio di rime

di

Ugo Mantovani


Ugo Mantovani - Ventaglio di rime
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
15x21 - pp. 217 - Euro 15,50
ISBN 978-88-6587-6206

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In copertina elaborazione grafica Montedit


Prefazione

Serenità, speranza, carità, sono parole astratte che nei versi di Ugo Mantovani, acquistano vitalità e si concretizzano. In ogni sua lirica si percepisce “l’immenso dono della vita che si dona ogni attimo”; è vivo, intenso il suo ringraziamento a Dio per essere ancora qua “nel tempo delle cose preziose”, condividendo con le persone care il divino tempo concessogli dal Creatore, il VERBO a cui ubbidisce ciecamente con illimitata fede, a cui si rivolge con riverenza, con umiltà utilizzando parole che provengono dal suo cuore. La speranza, anche quando sembra scricchiolare e barcollare sotto il peso della sofferenza umana, non l’abbandona mai, non crolla; sulla bilancia della vita è un perfetto equilibrio, anzi acquista forza, com’è la sua tempra abituata al dolore, ai sacrifici, che, come a tanti, la vita gli ha imposto.
Le liriche di Ugo Mantovani, di qualsiasi genere, hanno un sapore ed un linguaggio che potrà essere ritenuto antico, desueto dall’eccessiva trasparenza presente nei versi o negli aforismi degli attuali poeti, dal momento che c’è pudore, c’è un amore rispettoso, un velato dominio dei sensi, nei suoi versi di grande autenticità, anche laddove visi e parole sono virtuali. Emerge quel fanciullino “pascoliano”, quando scrive che “vorrebbe abbracciare il vento” anzi “si disperde in seno al vento”. Mostra la sua felicità e la offre a piene mani, come l’acqua di una sorgente che trattiene tra dita intrecciate perché ognuno possa abbeverarsi alla fonte del Creato, poiché la vita è considerata da Ugo, “un roveto: frutti e un discreto ammasso di pungenti spine”.
Non è un caso infatti che le liriche più profonde acclamino il Creato e sembrino liquefarsi di fronte ai “bianchi raggi di luna” che illuminano questo “pianetino”. La saggezza è un dono, elargita da Dio ad ogni sua creatura, “è un dono che non s’acquista” scrive Ugo Mantovani, anche se è ben consapevole che molti suoi simili non usino la saggezza per il bene universale e siano sordi ai richiami dell’Umanità sofferente “uomo mai domo nel cercar potere e ricchezza”; c’è, specie nelle rime socio – politiche, una rabbia contenuta, una verità trattenuta dai freni mentali, quando vede che “l’insensata democrazia” non vuole ascoltare la vox populi, ma solo la voce del proprio Io. Infatti egli scrive: “Io piango la nullità dell’Io imperante”.
Noi siamo esseri umani, simili a formiche colorate, invisibili rispetto alla grandezza del Creato, ma dal cuore visibile agli occhi del Creatore del Creato.

Prof.ssa Silvana Mulonè


Ventaglio di rime


A tutti coloro che mi hanno dato il loro aiuto morale,
ai miei cari e ai miei amici ed amiche
che mi hanno sostenuto

Un ringraziamento speciale alla Prof.ssa Silvana Mulonè per il grande aiuto ricevuto nella composizione delle varie sezioni delle poesie e per i consigli ricevuti che sono stati preziosi. Un grazie anche per la prefazione ed il commento ad ogni sezione di cui questo libro è composto.


L’OGGI

Sto cercando di adeguarmi al presente. Sono riuscito a salire sull’ultimo vagone del treno del progresso, chiamato tecnologia. iPod, iPhone, tablet, computer, basta un semplice clic e le distanze si annullano.
I tecnologi del presente, dagli occhi proiettati al futuro, hanno sottratto anche la fantasia alla nostra mente (per non farla affaticare!) ma non hanno potuto togliere le piccole gioie, la felicità del cuore, lo stupore davanti ad un tramonto; non hanno saputo spegnere il sorriso dagli occhi di un bimbo, le lacrime della sofferenza, le nostre fragilità.
Mi chiedo dove e quando sono finite le lunghe passeggiate, le chiacchiere con i soliti conoscenti, il profumo del pane appena sfornato … “Un sogno, un sogno quel mondo che agogno svanito nel nulla”. E le panchine? Sono diventate arrugginite sotto quell’acacia, quasi abbracciate da quel salice piangente. A chi è un po’ avanti negli anni come me, non resta che lasciarsi inghiottire dal vortice della sempre più avanzata tecnologia; non resta che leccare almeno le briciole sparse qua e là di questo superficiale OGGI e volgendo lo sguardo di tanto in tanto alla clessidra del tempo, guardare ad un PRESENTE che non potrà mai essere sostituito: Le meraviglie del Creato.


UN SOGNO

Giravo in una nuvola bianca
in un cielo disteso d’azzurro,
l’anima mia un po’ stanca
del continuo sussurro
che veniva dal mondo.
Ero felice, lassù, in fondo
solo il vento m’accompagnava
e poi salii in alto e tutto tacque.
Che dolce, il silenzio regnava.
Un lieve scroscio dell’acque
ogni tanto mandava un suono,
e lontano un rumore di tuono.
Non avrei mai voluto tornare
in un anfiteatro di lotte e battaglie
per sentirmi sovente chiamare
a risolvere tante frattaglie!
La culla che ondeggiava,
un regno di pace donava
senza parole e pensieri,
nel mondo d’ovatta,
assenti quei duri e seri
lamenti che i viventi
producon con quei neri
artifici e strumenti
che richiaman la sorte
che per tanti è la morte.
Ma di colpo mi ritrovai
solo, sull’erba sdraiato:
non volevo, non sapevo, mai
avrei pensato ad un prato.
Un sogno, un sogno…
quel mondo che agogno
svanito nel nulla, come quel cielo
che sembra diverso, striato
e vedo vicino lo stelo
d’un tronco disidratato.
Rimango a fissare… ma cosa?
Una nuvola a forma di rosa.


FORSE… CHISSÀ!

Forse… Chissà!
Un giorno andrò nell’eternità
fra i cumuli di nubi bianche
sparse nel cielo al di là
di queste terre stanche!
Sì, aleggiando,
volteggiando,
come anelito radioso
di un’anima serena
dolce ed amena
in quel mondo favoloso.
Lo so, io son quel nulla
che si libra fra le stelle
amiche e sorelle
e le nubi mi son da culla.
Forse… Chissà!
Immergermi nell’infinito
toccare tutto con un dito
lo sconosciuto al di là
di questo cerchio stretto
dove vivo e son costretto
ad accettare i sì e i no.
Io lo so!
Un giorno partirò
per mete sconosiute
e non ci sarà più
né dolore,
né amore,
né i palpiti del cuore,
perché lassù
esiste solo il colore
dell’anima mia
così splendente
in quell’eterntà permanente
oltre la Parusia.


UN FIORE

Un fiore, un altro fiore
reciso s’è appassito.
Spunta nel campo,
richiama amore,
ed è così ardito
da lasciare uno stampo!
Cresce bello al sole
in mezzo a tanti
lo scegli accuratamente.
Non ci son parole
e tutti quanti
l’ammirano amorevolmente.
Fresco rimani,
nel vaso della vita
per giorni e giorni…
Il gambo, il petalo risani,
con l’acqua condita
di minuscoli grani
di vitalità… è bello, contorni
sempre suadenti
nei giorni a seguire,
fino al giorno che appassisce.
Non ci son elementi
per curare, guarire,
tutto avvizzisce.
Non esiste più quel fiore,
ricamo naturale
di un bellissimo colore:
non esiste più!
Rimane un’effige murale
copiata per di più
con un olio su tela,
per i ricordi di una vela
che si snoda su quel mare
della nostra vita, sensazioni amare.
Un fiore, bellissimo fiore…
Ricorderò sempre quel colore!!


I RICORDI

La ragione mi allontana dai ricordi e la vita, con le sue sfumature di colori, mi assorbe per interminabili ore.
I ricordi del passato non durano molto, ma affaticano il cuore, siano essi dolci o amari. D’inverno, accanto al camino, rivedo volti, gioie, momenti di atroce dolore, sono solo i ricordi del cuore mi dico, che mi portano indietro negli anni, laddove il presente non c’è; laddove il futuro è parola sconosciuta. Nelle sere d’estate, guardo il cielo azzurro punzecchiato di stelle più o meno vicine, più o meno lontane e penso siano diventate come i miei ricordi che fanno sussultare il cuore, che lo fanno rimbalzare sui solchi vecchi e ammaccati della mia anima.


NOTTE STELLATA

È dolce e serena la sera,
le stelle e la luna
imbiancan di luce il giardino.
Dorme il mio cane vicino,
mentre seduto contemplo il creato.
Quanto è lontano il passato!

Scorrono tanti ricordi d’un tempo:
son limpidi, non offuscati,
vividi come le stelle,
mentre rivedo le ore più belle.
Il notturno rinfresca la brezza
che m’avvolge e m’accarezza.

E passano, passano le ore…
Dorme il mio Fido senza sognare.
La vita è un’epica storia
che passa, senza segni di gloria.
E come la luna tramonta
nessuno che dica: “racconta”.

Un tocco lontano si sente, poi niente
tutt’attorno è pace silente.
Mi guardi dall’alto mia luna,
ma è tempo d’andare: è l’una.
Il sonno zittisce anche i pensieri
che, diverran domani ricordi di ieri.


RICORDO DI UN SOGNO

È buffo ed amaro il ricordo d’un giorno
nel tempo lontano, lontano,
che mi ha lasciato solo un: “ritorno”.
Un bacio, un abbraccio, la tua mano

tenuta sul cuore. Pian piano.
Con gli occhi guardavi all’intorno,
sentivi il momento un po’ strano,
o forse sapevi: non c’era ritorno!

Ho cercato per monti e per mare,
quel viso leggiadro d’amore,
senza speranza. Il tempo è crudele!

Rivivo i felici momenti… e restare.
Quante volte ha sobbalzato il mio cuore!
È buffo: l’attimo in me è rimasto fedele.


RIVIVERE ME STESSO

Son salito in cima alla collina,
guardando un orizzonte verde,
e la valle mi sembrò carina,
tra il sussurrar del vento,
con lo sguardo che si perde,
nei meandri di quel momento.
Sedendo fra le siepi in fiore,
ho rivisto il nostro amore,
lontano, oltre il monte
che laggiù era di fronte.
Ho pensato alla mia vita,
lungo un sentiero aperto
che giungeva, inaudita,
in un fondo mai scoperto.
Sì, ho rivisto un antro scuro,
dove luce non ce n’era,
ho sbattuto contro un muro
di fuliggine molto nera.
Mi son perso fra i pensieri,
aggrovigliati su se stessi,
e non ho trovato averi,
che fossero ben messi,
solo briciole e cocciame
e un ammasso di fogliame!


RIME D’AMORE E… VIRTUALI

L’amore è un atomo divisibile in infinite particelle. Ognuno ha il suo sentire, ognuno lo analizza idealmente o razionalmente. Specie in giovane età, nasce da un’attrazione fisica, diventando poi mentale. L’amore è anche passione, fuoco ardente che brucia, divora ma in breve diventa cenere. L’amore è estasi di sensi e desiderio di annullarsi l’uno nell’altra.
Nasce, l’amore come un seme che intravede, tra la terra fresca, il sole e la pioggia. Cresce l’amore diventando nel tempo una pianta robusta che, con i suoi due rami principali si invigorisce sullo stelo e dà i suoi frutti che ne perpetuano la specie. Ma a volte anche la costanza, la vigilanza continua, non bastano per eternare un amore. Esso muta nel tempo, come noi del resto, cambia veste, direzione, natura, ma resta sempre una vistosa cicatrice nel cuore. Amore è anche l’amicizia, l’affetto reale anche quando è virtuale, perché in ogni caso una fetta di vita da un PC è passata attraverso un filo invisibile nel nostro cuore.


TU, MIO AMORE

Lascia che ogni giorno mi rischiari,
nei tuoi occhi verdi e chiari,
la fuliggine del mio cuore
sparirà e resterà amore.
Apro la finestra al sole,
sento il profumo delle viole
che ti porti appresso,
mi inebria adesso,
nel sciogliere col calore
d’un bacio sul volto in fiore.
Lascia che ti stringa forte,
è una fortuna, una sorte
averti al mio fianco ancora
e sorgi, sempre, come l’aurora.
Se esiste l’amore vero,
ecco, questo è sincero,
senza macchia e puro
ed è per me e per te sicuro.
Io sorrido e mi schiudo
al tempo e sono nudo
senza il tuo forte abbraccio
che mi stringe, come un laccio.
Il tempo passa e se ne va
ma l’amore eterno resterà.


DEDICATO A UNA ROSA

Ecco per te un bocciolo di rosa.
Tu sei della casa la sposa
attenta, pronta e felice,
per quel bacio che ti dice:
“sei la donna mia cara,
ti voglio bene e sei rara”.
E per te che sei l’amore
del tuo uomo, e il cuore
suo geme e ti offre un fiore:
una delicata rosa!
A te che sei sola e triste
ti dico cose mai viste,
perché io ti sono amico
e, sinceramente, te lo dico:
“ecco per te un fiore, una rosa”.
A chi è nella terza età
e, della vita, è oltre la metà
io dono quattro rose:
una per ogni simbolo vissuto,
nel quale hai sperato e creduto,
lavorando e facendo le tue cose.
Nessuno si senta abbandonato,
esiste chi l’ha amato,
e certamente ha ricevuto un fiore,
chissà una, due volte: era amore!
E per te che sei distratto,
permaloso e senza tatto,
offri una rosa blu
a chi t’aspetta e conosci tu.
E, per tutti voi miei cari, una rosa:
è un cuore, un’immagine deliziosa.


IL MIO AMORE

Volgeva il giorno all’imbrunire
quando m’apparve il tuo viso,
radioso, bello nel sorriso
e tutto intorno parve finire!
Vidi le stelle e non so dire
se tu eri angelo o sorriso
d’un artista che t’ha inciso
in un corpo da chiarire.
Ne son certo che l’amore
mi sorprese dolcemente
nel mirarti e baciarti,
nel silenzio e batticuore
di quell’attimo, amabilmente
nel volere solo amarti.


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