Il guappo

di

Vita Minore


Vita Minore - Il guappo
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 152 - Euro 13,00
ISBN 9791259511362

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In copertina: «bengal kitten and adult» © cynoclub» – stock.adobe.com


Prefazione

Vita Minore propone un nuovo libro, comprendente due brevi racconti gialli, regalando una narrazione coinvolgente, riuscendo a rendere fedelmente le atmosfere dove si svolgono le vicende e le caratteristiche dei vari personaggi.
In questo libro i due racconti vengono rappresentati con la consueta grande attitudine a “raccontare” che contrassegna la scrittura di Vita Minore, capace di offrire le sue storie passandole sempre al vaglio di uno sguardo attento ed acuto, proteso a fissare gli aspetti più profondi e segreti dei vari protagonisti, attraverso un costante lavoro di scandaglio che evidenzia il famoso “sguardo amaro” con il quale viene osservata la realtà, e che si ritrova sovente nella sua opera.
La parola di Vita Minore si nutre del suo universo emozionale e del bagaglio esistenziale che custodisce nel suo cuore: ecco allora che le vicende narrate diventano uno spaccato della realtà sociale nella quale avvengono, come a diventare testimonianza d’un mondo che è stato messo in scena con le sue contraddizioni e le sue miserie.
Il primo racconto, intitolato “Il Guappo” e che regala il titolo al libro, è ambientato in una cittadina della provincia napoletana e vede come protagonista un uomo, appunto il “guappo”, che continua a girare per il paese, infastidendo ed importunando pesantemente le persone: ormai quasi tutti hanno un conto in sospeso con lui e non vedono l’ora di farglielo pagare.
Tra le sue vittime ci sono anche Marco e sua moglie Marilena, oltre alla giovane Rachele che vengono continuamente e gravemente infastiditi, ma tali gesti segneranno la sua fine perché il “guappo” verrà ritrovato morto.
Logicamente vi sarà un alternarsi di ipotesi sul tragico evento e colpi di scena imprevedibili che renderanno coinvolgente il racconto.
Nel secondo racconto anch’esso un giallo, dal titolo “L’uomo di seta”, ambientato in un paese della Sicilia, siamo ancora alle prese con la morte di un uomo, che si chiama Alfredo, sempre vestito in modo elegante, e che si è guadagnato l’appellativo di “uomo di seta” per il fatto che ama indossare sempre un fazzoletto, una sciarpa o una camicia di seta.
La polizia inizia ad indagare sulla morte di Alfredo e l’ispettore Barone segue le indagini, cercando di scoprire la verità tra mille difficoltà: ecco allora che saranno svelati i fraintendimenti e le contraddizioni dei testimoni che abitano nel palazzo dove è stato trovato il cadavere, oltre alle difficoltà, i dubbi e le incertezze che si sono susseguite nelle fasi delle indagini.
Vita Minore offre una narrazione coinvolgente, capace di strappare un sorriso, eppure sempre attenta a perseguire le sue intenzioni narrative con una scrittura interessante ed effervescente.
Durante il processo narrativo emerge la volontà di rappresentare il palcoscenico dei due racconti, un paese napoletano e un paese siciliano, che diventano simbolo delle contraddizioni e dei dissidi dell’umano vivere, tra relazioni sentimentali e presunti segreti, dissidi e delusioni, illusioni ed amarezze, come a voler far percepire una realtà amara che traspare dai vari frammenti esistenziali.
Vita Minore rende fedelmente la sua intenzione narrativa e offre una scrittura pervasa di profonda sensibilità, capace di cogliere i vari aspetti della realtà circostante e di regalare intense raffigurazioni.

Massimiliano Del Duca


Il guappo


Personaggi

Rachele: Figlia di donna Sofia e mastro Raffaele
Donna Sofia Rossini: Mamma di Rachele
Mastro Raffaele Barone: Papà di Rachele
Carmelina: La cameriera
Alice: Amica d’infanzia di Rachele
Marco: Papà di Alice.
Marilena: Mamma di Alice
Massimiliano Righetti: Il Guappo
Don Mario: Prete del paese.
Don Aldo: Proprietario del vecchio magazzino
Don Gioacchino Renna: Nuovo proprietario del negozio di donna Sofia
Assuntina: Domestica della famiglia Renna
Gennarino: Figlio di don Gioacchino
Angelica Figoni: La moglie di don Gioacchino
Ennio Paternò: Il commissario.


Avvertenze per il lettore

La storia si svolge in una cittadina napoletana, per cui i personaggi si esprimono in un linguaggio colorito, tipico del dialetto napoletano.


Cena in famiglia

Rachele era appena tornata dal lavoro quando, dimenticandosi del suo aspetto trasandato, era entrata dalla porta principale scordandosi che sua madre, quella sera, aveva ospiti e in mattinata, le aveva raccomandato di passare dalla porta di servizio nel caso fosse arrivata in ritardo come al solito, così che non avrebbe messo a disaggio gli ospiti. Ma la ragazza, stanca e pensierosa, se ne era dimenticata e aveva fatto il suo ingresso nel salone allestito a festa, dove sua madre, vedendola, arricciò subito il naso sentendo l’olezzo che le aleggiava intorno e, disgustata, iniziò a inveire contro di lei.
“Ià mammà, ormai sto cà, nun fatemi fare il giro della casa, song stanca.”
“No Rachele, per cortesia, almeno oggi, cerca di venirmi incontro, vedi che è tutto lindo, non mettermi in imbarazzo, torna indietro, entra dalla porta di servizio.”
“Mamma’ ma vui stati riscennu veramente? I nun cià fazz” e avanzò nella stanza con le scarpe sporche di fango.
“Sì, Rachele, dico sul serio e smettila di esprimerti in questo modo tanto volgare, sei una signorina ormai, non puoi sempre parlare come un’ortolana” s’infastidì donna Sofia sentendola parlare in dialetto napoletano.
“Mammà… però vi l’accattate la frutta dall’ortolano, eh, nun vi fa schifu?” la stuzzicò Rachele indispettita dalla sua accoglienza.
“Rachele smettila, non ho voglia di discutere, non è il momento; fra un po’ arrivano gli ospiti, vai a prepararti, non vorrai che ti trovino in questo stato?”
“Ueeeee’… e che sarà mai? Nun hannu mai vist un lavoratore coi vestiti sporchi? Mammà ve lo devo proprio dire, siti esagerata!”
“Rachele ora basta, corri in camera tua a prepararti, hai addosso un odore nauseante, vai a lavarti!”
Rachele fece per avvicinarsi al tavolo degli aperitivi per tirare su una tartina senza preoccuparsi minimamente delle norme d’igiene e del disagio della madre.
Donna Sofia, non sopportando più l’insolenza della figlia, la bloccò all’istante e iniziò a rincorrerla per la stanza, decisa a darle uno scappellotto affinché la smettesse di perdere tempo in chiacchiere inutili e andasse in camera a prepararsi. Avevano ospiti a cena e lei ci teneva a un certo decoro, non voleva sfigurare per colpa di quella figlia ribelle.
In quel momento la cameriera stava entrando nella stanza con un vassoio in mano per terminare di apparecchiare la tavola. Fece appena in tempo a scansarsi, prima di essere travolta da Rachele che, correndo per sfuggire alle grinfie della madre, si precipitò su per le scale ridendo sguaiatamente, lasciando dietro di sé un odore insopportabile.
“Uh chi Maronn, statevi accorta signurì!” si lasciò sfuggire la cameriera.
Rachele si allontanò ridendo a squarciagola, mentre la madre e la cameriera si ricomponevano.
“Scusate Signò, ma vostra figlia è proprio un’impertinente” disse la cameriera per giustificare il suo linguaggio colorito, sapendo quanto donna Sofia ci tenesse affinché tutti intorno a lei si esprimessero con buone maniere.
“Questa figlia mi farà morire di crepacuore” disse quasi piangendo donna Sofia.
“Nun datele retta donna Sofia, prima o poi si calmerà, è ancora giovane, lasciate che truv nu bravo uaglion, vedrete che ci penserà iss a farla cambiare.”
“Volesse il cielo Carmelina, volesse il cielo!” sospirò la donna.
“Presto, arieggiamo la stanza prima che arrivino.” E si diedero un gran da fare per finire di preparare. Aprirono le finestre per cambiare aria mentre Carmelina puliva il pavimento macchiato di fango.


Donna Sofia

Donna Sofia Rossini, milanese di nascita, era andata a vivere in provincia di Napoli per lavoro e lì si era invaghita di un giovane vedovo – Mastro Raffaele – padre di una bambina rimasta orfana in tenera età. I due giovani erano entrambi artigiani e incontrandosi spesso per motivi di lavoro, presto si trovarono a discutere di cose più importanti al di fuori del posto di lavoro. Dopo un periodo di rispettoso lutto da parte dell’uomo, per loro fu naturale innamorarsi, e quella piccola bambina che lui portava sempre con sé nei suoi incontri di lavoro, fece da collante per quei due giovani ancora inesperti nel ruolo di genitori.
Rachele era una bambina vivace e cresceva spensierata sotto l’occhio vigile di suo padre, mastro Raffaele, che la viziava per non farle sentire la mancanza della sua mamma. E le volte che s’incontravano con donna Sofia, la bambina sembrava gradire molto la presenza di quella donna pur non fosse sua madre e, nel tempo, si abituarono una all’altra, fino a diventare delle buone amiche. Crescendo Rachele, inconsciamente, per gioco, iniziò a chiamarla “mamma” e più passava il tempo, più quel ruolo a donna Sofia calzava a pennello. Tanto che fu proprio Rachele che suggerì al padre, una volta diventata adolescente, di chiederla in moglie. Da parte sua l’uomo, dopo tanti anni di convivenza già fatta con donna Sofia, avendo sperimentato personalmente quanto stessero bene tutti e tre sotto lo stesso tetto, non se lo fece ripetere due volte e, con l’approvazione della figlia, chiese in sposa donna Sofia che non aspettava altro che lui si decidesse.
Tutto il vicinato partecipò a quell’unione il giorno del loro matrimonio. Essendo loro gli unici artigiani del paese, erano ben voluti da tutti e i paesani li tenevano in grande considerazione.
Rachele, quel giorno, fece da damigella agli sposi e non smise di pavoneggiarsi del suo vestitino nuovo.
Donna Sofia era raggiante e mastro Raffaele non era da meno. Il giorno dopo essersi sposati, gli sposi partirono per la luna di miele e Rachele, per l’occasione, fu lasciata a casa di Alice, una sua compagna di classe, a cui i genitori erano molto legati da un rapporto di profonda amicizia.
Rachele li salutò calorosamente. Trasportata dai festeggiamenti, non si rendeva ancora conto che per qualche giorno sarebbe rimasta sola in una casa che non era la sua, seppure fra persone a lei conosciute. Fino a quel momento era stata una bambina giudiziosa che non aveva mai dato loro nessun problema. Ma da lì in poi avvenne in lei un cambiamento sproporzionato per la situazione in cui si venne a trovare e che lasciò tutte le persone coinvolte, disorientate.
Dopo aver salutato tutti, gli sposi salirono in macchina con il cuore colmo di gioia. Li attendeva una settimana di felicità, sarebbero stati finalmente loro due, da soli.
I genitori erano appena partiti e Rachele si guardò intorno spaesata; qualcosa non le tornava. Era rimasta vicino ai genitori di Alice, la coppia di amici che nel frattempo l’avrebbe tenuta in custodia. Rachele si aspettava che, anche loro, salissero in macchina e li seguissero; invece se ne stavano fermi nella piazza del paese a chiacchierare spensierati con alcuni paesani. La bambina era convinta di seguire i genitori, ma nessuno si muoveva. Vedendo la macchina degli sposi allontanarsi, confusa, pensò in cuor suo che l’avessero dimenticata. Non si era mai separata da loro, era la prima volta da quando era nata che era lasciata in balia di se stessa. Era già successo che andasse a dormire a casa di amici, ma aveva la certezza che i genitori fossero vicini; poteva correre da loro quando voleva. Ora, invece, li vedeva svanire all’orizzonte e qualcosa all’improvviso dentro di lei si spezzò ed entrò in crisi. Il suo corpo s’irrigidì e la voce le morì in gola lasciandola per qualche giorno senza parola. Voleva piangere, urlare, fermarli, ma tutto il suo corpo era un fascio di nervi.
I genitori di Alice, vedendo la sua espressione terrorizzata, si preoccuparono e chiamarono il medico affinché la visitasse. Volevano interrompere il viaggio degli sposini, ma ormai erano partiti, non valeva la pena di rovinargli la luna di miele, poiché il medico, dopo averla visitata, li aveva rassicurati. Tutti nel vicinato si presero cura della bambina come fosse la loro e non la lasciarono mai sola. Dopo qualche giorno, piano piano, la tensione si allentò e Rachele tornò a parlare, ma non spiegò a nessuno che cosa l’avesse portata a reagire in quel modo. Poi, passato il momento critico, le due bambine ripresero ad andare a scuola nell’attesa che gli sposini tornassero dal loro viaggio.
Rachele, da quel giorno, iniziò a essere più silenziosa del solito e il suo comportamento riservato; non creava nessun disturbo alla famiglia che la ospitava ma, dentro di sé, stava vivendo il senso dell’abbandono. Era convinta che i genitori “di proposito” l’avessero abbandonata dopo il loro matrimonio. Nessuno le aveva spiegato che per una coppia di sposini era normale che si allontanassero per qualche giorno dalle famiglie per iniziare la loro vita insieme, e che in ogni caso, presto sarebbero ritornati.
Nonostante Rachele fosse già una ragazzina, però, non lo aveva capito ed ora viveva quell’incubo, senza poterlo raccontare a nessuno, e nessuno sembrava accorgersi del suo disagio. Almeno così le pareva.
Dopo qualche giorno gli sposini tornarono. Erano raggianti e si dispiacquero nel sapere che la loro bambina era stata male durante la loro assenza. Ma ormai era fatta, non restava che rimediare all’errore di essersi dimenticati di informare la ragazzina di ciò che sarebbe successo dopo il matrimonio.
Quando le bambine uscirono da scuola trovarono i genitori ad attenderli fuori dal cancello. Rachele rimase fredda e immobile a guardarli, non credeva ai suoi occhi: erano tornati e lei voleva correre ad abbracciarli, ma qualcosa la teneva bloccata al pavimento e le impediva di correre. Allora si mise a urlare terrorizzata, impressionando tutti i presenti che si chiesero che cosa stesse succedendo. Donna Sofia e Mastro Raffaele compresero al volo e le si avvicinarono piano per tranquillizzarla, mentre Alice correva a rifugiarsi fra le braccia dei genitori, spaventata nel vedere la sua amica agire in quel modo.
Donna Sofia e il marito abbracciarono la figlia che continuava a urlare rimanendo immobile e le parlarono dolcemente: “Rachele, tesoro, siamo mamma e papà, siamo tornati a prenderti, andiamo a casa, ti spiegheremo tutto.”
La bambina, piano piano, smise di urlare e iniziò a piangere; la tensione accumulata in tutti quei giorni iniziava a sciogliersi.
Arrivati a casa i coniugi si sedettero vicino a lei e le spiegarono la situazione con parole semplici, affinché lei capisse le usanze del paese e che cosa succede ad una coppia di sposi novelli.
Rachele li ascoltava ancora singhiozzando e ogni tanto li interrompeva dicendo loro: “Allora non volevate lasciarmi? Non siete andati via per sempre? Perché non me lo avete detto prima? Io ero convinta che saremmo partiti tutti insieme.”
“Ma tesoro, ti avevamo spiegato che saresti andata dalla tua amica Alice, pensavamo lo avessi capito, sembravi contenta.”
“Pensavo che anche Alice e i genitori sarebbero venuti con noi, ma poi vi ho visti salire in macchina e partire senza di noi e mi sono spaventata, sentivo un nodo in gola e non riuscivo più a parlare. Volevo chiamarvi, ma la voce non mi usciva”; e di nuovo Rachele pianse tutte le sue lacrime.
Donna Sofia la tenne stretta a sé promettendole che da quel giorno in poi sarebbero sempre state insieme. Rimasero così abbracciate per gran parte della giornata, e anche la notte dormirono tutti nel lettone grande come quando Rachele era piccola e bisognosa di coccole.
Il mattino dopo la bambina sembrava più serena e donna Sofia, decisa, prese in mano la situazione.
“Bene tesoro, da oggi si ricomincia. Mi raccomando, niente più lacrime, da oggi nessuno abbandonerà l’altro, saremo una famiglia felice e se c’è un problema ne discutiamo tutti insieme, promesso? Siete tutti d’accordo?” Si guardarono l’un l’altro e si strinsero in un forte abbraccio.
“Bene Rachele, ora papà ti accompagna a scuola, dopo noi andiamo ad aprire il negozio; verrò io a prenderti all’uscita della scuola. Se arrivo in ritardo aspettami all’interno della scuola senza preoccuparti, io chiudo il negozio e poi vengo da te, capito?”
Rachele rassicurata da quelle calde parole sorrise, afferrò la sua cartella e seguì suo padre che si era già avviato fuori dalla porta.
Donna Sofia fece un lungo sospiro, il problema sembrava rientrato e per qualche giorno la pace regnò in quella casa. Ma Rachele, dopo quell’episodio, era cambiata, non era più la ragazzina spensierata che avevano lasciato il giorno del loro matrimonio.
Rachele, crescendo, cambiò carattere e crebbe in lei l’arroganza tipica degli adolescenti, mentre altri fattori entravano a sconvolgere la sua giovane vita.
Donna Sofia e suo marito ora erano preoccupati per la sua crescita. Nel frattempo, non riuscendo a gestire casa e negozio, i due coniugi decisero di assumere una cameriera che li aiutasse a gestire la casa in modo che, la sera al loro rientro, trovassero un ambiente sereno e pulito senza doversi preoccupare dell’andamento della stessa. Rachele ormai sedicenne, non essendo portata per lo studio e lasciata la scuola dell’obbligo, s’inserì subito nel mondo del lavoro. Tramite conoscenze fu assunta come aiutante da una coppia di amici che avevano una bancarella nei mercati della zona. Rachele si dimostrò subito una gran lavoratrice; le piaceva il contatto diretto con la gente e, fin da subito, si era fatta conoscere per essere una ragazza che non aveva peli sulla lingua, se aveva qualcosa da dire non lo mandava certo a dire tramite terzi, ma prendeva di petto la situazione e la risolveva. I genitori sempre orgogliosi di quella figlia, erano un po’ preoccupati perché, lavorando in quell’ambiente, il suo linguaggio non era all’altezza del loro lignaggio. Quando parlava Rachele sembrava uno scaricatore di porto per il suo tono colorito. Mentalmente era molto sveglia e raramente si lasciava ingannare. Le amicizie non le mancavano ed era ben voluta da tutti i paesani.
Una volta a casa non si liberava certo di quella sua corazza forte, e questo faceva disperare donna Sofia che avrebbe voluto vedere sua figlia più mansueta e educata. La donna aveva un modo fine e delicato di esprimersi e la infastidivano le persone rozze che si esprimevano utilizzando un linguaggio volgare e questo era motivo continuo di litigio fra madre e figlia; finché la ragazza non raggiunse poi la maggiore età e le cose cambiarono in meglio, ma fino ad allora Rachele ravvivava l’ambiente in cui viveva.
Mastro Raffaele non interveniva mai nelle loro beghe femminili, ma seppur non lo desse a vedere, era dispiaciuto di questi loro continui battibecchi. Spesso, di nascosto, rimproverava la figlia, ma Rachele era talmente brava a sviare le sue lamentele che finiva sempre che poi si abbracciavano e rimanevano a coccolarsi accucciati sul divano davanti al televisore.
“Eiaa’ papà lassam perdere, aggià capit, ho capito, vedrò di cambiare.”
Donna Sofia li guardava non vista e gioiva di quel loro rapporto padre/figlia.
Carmelina, che assisteva a quei battibecchi giornalieri, se ne dispiaceva. Aveva imparato a voler bene ai suoi signori e soprattutto a quella ragazzina ribelle.
Anche loro però la consideravano una di famiglia perché Carmelina svolgeva bene il suo lavoro, e per questo loro le erano grati e la apprezzavano.
Quel giorno per tutti loro era una serata speciale. Donna Sofia, ormai appagata, aveva deciso di chiudere bottega e andare in pensione. Aveva messo in vendita il suo negozio di artigianato ed ora si stava godendo il meritato riposo. Mastro Raffaele invece, aveva ancora voglia di lavorare, per cui si teneva stretto il suo negozietto di artigianato. A quel punto della loro vita, ne bastava uno in famiglia.
Avevano organizzato quella cena con le persone più intime proprio per festeggiare quell’evento. Gli invitati sarebbero arrivati da lì a poco e la casa era in fermento a causa di quelle urla isteriche di Rachele che, per indispettire sua madre, tardava a prepararsi. Era appena tornata dal lavoro e l’odore di stantio che aveva addosso la raggiunse nauseandola. Donna Sofia le intimò di fermarsi dov’era e di passare dalla porta di servizio affinché quell’odore malsano non invadesse la stanza. Rachele che non si aspettava quell’accoglienza si rifiutò di accontentarla e si avvicinò al tavolo delle pietanze. La madre inorridì e le disse di andare in camera immediatamente a farsi un bagno prima che arrivassero gli ospiti. Da lì a poco, fra le due si scatenarono le solite discussioni. Mastro Raffaele ascoltandole s’irrigidì, erano alle solite e lui che sperava di trascorrere quella serata in armonia, già si vedeva sfumare quella possibilità. Raggiunse la figlia in camera e cercò di rabbonirla come il solito. Appena entrò nella stanza, fu investito da un odore disgustoso e si portò istintivamente la mano sul naso per impedirsi di inalare quell’aria fetida.
“Mio Dio Rachele, ma che cosa hai fatto? Che cos’è questo fetore!”
Rachele che aveva iniziato a denudarsi, sentendo la voce del padre alle sue spalle cercò di coprirsi alla meglio.
“Anche voi padre? Ma è così disgustoso l’odore che emano?”
“Figlia mia non ne hai idea? Aveva ragione tua madre!”
“Abbiamo svuotato il magazzino nuovo dalle cianfrusaglie che vi aveva lasciato il vecchio proprietario e, purtroppo, non è finita, domani si ricomincerà” disse Rachele con aria stanca.
Quella era stata una giornata movimentata e sperava che, almeno tornando a casa, sarebbe stata ben accolta. Ma ora che anche suo padre era disgustato dal suo aspetto, capì che forse era il caso che si affrettasse ad entrare nella vasca per togliersi di dosso quel lordume.
Carmelina li raggiunse e raccolse disgustata i vestiti che la ragazza aveva sparpagliato in giro mentre il padre usciva dalla stanza.
La cameriera si affrettò a mettere quei vestiti in ammollo, in una bacinella, al fine di abbassare quel fetore dalla stanza. Spalancò leggermente la finestra per far cambiare aria in quelle quattro mura mentre Rachele entrava nella vasca pronta a farsi un bel bagno.
“Signorina, strofinatevi bene sennò quest’odore vi rimane addosso” le suggerì accorata Carmelina.
“Agli ordini capo!” rispose Rachele sorridendole. Il suo umore era già migliorato da quando era tornata dal lavoro e sua madre l’aveva spedita in bagno.
“Signorina Rachele, mi raccomando, cercate di fare in fretta, fra un po’ arrivano gli ospiti, non fate arrabbiare donna Sofia, lo sapete che ci tiene che stasera vada tutto bene” le raccomandò Carmelina mentre si dava da fare per aiutarla, porgendole alcuni oggetti utili per il bagno.
“D’accordo Carmelina, tu vai, qui ci penso io, vedrò di sbrigarmi.”
“S’gnurì, mi raccomando, contegno, non fate sfigurare vostra madre” disse confidenzialmente Carmelina per ricordarle di avere un comportamento esemplare con gli ospiti. Per tutta risposta Rachele scivolò all’interno della vasca nascondendo la testa sott’acqua.
Carmelina uscì e si chiuse la porta alle spalle scuotendo la testa. Nel corridoio incontrò mastro Raffaele che veniva a chiamarla, donna Sofia la stava cercando.
Da lì a poco gli invitati arrivarono e donna Sofia e mastro Raffaele li accolsero gioiosamente mentre Carmelina ritirava i loro oggetti personali per riporli in una stanza adibita apposta per gli ospiti.
Le loro chiacchiere spensierate raggiunsero Rachele al piano di sopra, dove stava finendo di sistemarsi i capelli dopo il lungo e profumato bagno. Capì che era ora di darsi una mossa e affrettò i suoi movimenti.
Quando scese dalle scale tutti si girarono a guardarla, era uno splendore. Aveva tirato su i lunghi capelli neri e li aveva raccolti in una crocchia, il trucco leggero e gli orecchini all’ultima moda le incorniciavano il volto ed il lungo vestito color panna avvolgeva il suo corpo longilineo rendendolo sexy.
Donna Sofia si emozionò vedendo la figlia, non aveva nulla della ragazza ribelle di poco prima e si sentì rincuorare.
Mastro Raffaele le andò incontro e prendendole la mano la accompagnò al suo posto.
Rachele raggiante salutò gli ospiti e s’intrattenne con loro piacevolmente per tutta la serata.
La chiusura del negozio di donna Sofia era un’occasione unica per festeggiare ed il passaggio di ruolo era stato emozionante per tutti i presenti. Da quel momento in poi il nuovo proprietario del negozio di artigianato di donna Sofia sarebbe stato don Gioacchino che lo avrebbe gestito insieme al figlio Gennarino. Mentre la moglie, Angelica Figoni – maestra delle scuole elementari- e Assuntina – la loro domestica – orgogliosi di quel nuovo progetto in famiglia, non stavano più nella pelle dalla felicità. Erano presenti anche Alice e i suoi genitori: Marco e Marilena che, essendo ormai di famiglia, non potevano certo mancare a quell’evento così importante per donna Sofia.
Dopo aver cenato e brindato a quel “cambio di proprietà” gli ospiti si congedarono e finalmente donna Sofia poté rilassarsi e prendersi il meritato riposo.

[continua]


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