IL GIARDINO DELL’ANIMA
(poesie)
IL GIARDINO DELL’ANIMA
Vola in alto quel pensiero felice,
tra il pianeta e le stelle;
esse illuminavano con gioia
i ricordi dell’infanzia,
sfogliando dipinti di mille colori,
nel giardino dell’anima,
aprendo la porta del cuore,
attendendo un soffio di vento,
col profumo di un bacio,
coi petali di un fiore,
per comporre frasi d’amore!
Giocando con le parole,
in silenzio cammino piedi nudi,
per non svegliare i sogni dei ricordi.
Mani aggrovigliate in se stesse,
come l’edera rampicante
nel giardino dei pensieri;
per non distruggere quell’amore,
tra sorrisi, carezze, e batti di cuore,
leggera come una nuvola,
nel giardino dell’anima.
Premio speciale 2006-2008
UNA FIAMMELLA
Si accende una fiammella
nell’atrio del cuore,
riscalda i sentimenti
e i ricordi di un passato amore,
quando in quella lontana primavera,
il sole giocava tra le nuvole,
e tu ancora adolescente
giocavi con i primi amori.
I baci erano come fiori appena sbocciati;
le carezze come il soffiar del vento sulla pelle.
E in quegli attimi d’amore
Il tuo corpo gioiva come un fiore.
SE POTESSI
Se potessi con la forza del pensiero
inciderei sul petalo di un fiore:
“Se ami te stesso,
amerai tutto ciò
che ti circonda al mondo”.
E con un soffio
lo farei posare su ogni cuore.
DOLCE MIA TERRA
Dolce mia terra!
frammenti ho sollevato
ancora fumanti come allora,
conservati in un cuore di argilla.
Di mattina vedeva la rugiada
le zappe affondate nelle dure zolle;
si udivano voci di uomini al faticoso lavoro;
il sole bruciava su quei volti anneriti:
si spande il fumo delle pipe accese
come incenso nelle chiese.
Frammenti e ricordi
di fanciulli aggrappati ad un aquilone,
tra alberi, e canti di uccelli
e il fruscio di acqua sgorgante nei ruscelli.
Si sentiva il profumo di pane ancora in forno.
I fanciulli accanto alle madri
aspettavano di assaporare il pane ancora caldo.
Qualcuno rubava tra spini e cespugli
gli acerbi mirtilli.
Frammenti sono rimasti
di un passato molto lontano;
il presente è nostalgia,
nostalgia della giovinezza della terra mia.
IL RUBINO
Fra i sospiri e la tua bellezza
il sorriso asciuga ogni nostra lacrima.
Io credo nel tuo amore;
cammini nei sentieri dei miei pensieri,
addolcisci i mie sorrisi
con abbracci sinceri.
Ascolto in silenzio
il tuo respiro nel buio della notte,
tra le lenzuola ricamate
da frasi d’amore.
Vorrei essere un fantasma;
sollevarti e portarti tra le mie braccia,
in un mondo di meraviglie
giocando in allegria
spensierati come bambini,
accarezzarti il viso in silenzio.
Solo con te vorrei afferrare il rubino
di un passato, incastonarlo nel futuro
pur con mani tremanti,
seduti al sole dell’inverno;
il viso appoggiato ai nostri cuori,
sognando quel rubino
che brilla ancora come allora.
(2007)
GLI ADOLESCENTI
La vita degli adolescenti,
è leggera, come i petali di un fiore,
sospesi nel vento.
I loro pensieri navigano,
insieme alla fantasia,
fra le ali di un aquilone;
volano senza meta tra cieli e mari.
I lori sorrisi, allegri,
sono come coriandoli colorati
e danno allegria a chi li circonda.
La loro fragilità, a volte li porta
a camminare su un filo, senza speranza;
aggrappati a parole che non hanno senso,
prigionieri di un silenzio,
rubati dalla solitudine.
Vorrei che, al sorgere del sole,
in ogni adolescente,
brillasse ancora ciò che hanno perduto,
e distruggesse quel muro che forse a loro
sembra tanto duro d’abbattere.
E poi, essere ancora accarezzati
da mani pesanti di dolore;
o forse pesanti di tanto amore,
mani di quel genitore!
VIAGGIO
Viaggio tra le nuvole,
attivo le vocali
mentre danzano al vento,
per incidere in un foglio bianco
e dar cammino ad un racconto,
racconto d’amore che rallegra
un dolce cuore.
Un racconto di solitudine
e tristi ricordi; ma intrecciando
le semplici vocali
si compongono dolci frasi
che danno un senso alla vita,
e la vita può così ancora continuare.
IATRES DAL NONU
Iatres dal nonu,
sutta al portic i rposan,
vec rusnet e cunsumà,
la ransa par al prà,
la cud an tal cudè,
la purola dal magni rut,
la scuffia e la briglia dal cavà,
che an sema al nonu,
ian sempar laurà,
finchè lù al gà vù,
la forsa ad caminà.
Al nonu gà gnanca vù al curag,
da trai via o an tal muc dal fer rut,
e an tun cantunin dal portic ia lasà,
e cun un sac a ià quarcià.
Ades al nonu al ghè pù,
ma i pens che anca da lasu,
al gavrà an ment tuc i so atres,
che i riposan sensa fa gnent
uramai vec e rusnet!
GLI ATTREZZI DEL NONNO (traduzione)
Gli attrezzi del nonno,
sotto il portico riposano,
vecchi, arrugginiti e consumati,
la falce per tagliare il prato,
la pietra per limarla riposa nel suo fodero,
il falcetto per la legna, dal manico rotto,
la cuffia e la briglia del cavallo che col nonno,
hanno sempre lavorato,
finche lui ha avuto la forza di camminare.
Il nonno non ha neanche avuto il coraggio,
di buttarli via o nel mucchio dei ferri vecchi,
e in cantuccio del portico li ha posati,
e con un sacco li ha coperti.
Ora il nonno non c’è più,
ma penso che anche da lassù
si ricorderà di tutti i suoi attrezzi,
che riposano senza far niente
oramai vecchi e arrugginiti!
Primo premio al concorso di Voghera – (2007)
GILERA
Ti ho tanto desiderata!
Ogni volta che ti volevo ammirare,
di corsa mi precipitavo,
vicino a quella vetrina.
Come se fossi una mia innamorata!
Eri nera e rossa; sognavo
che potevi essere già mia.
Ti ho tanto desiderata;
ora sei mia;
anche dopo la dura giornata
nella mia grande stalla,
salii sulla tua sella,
salutai mia madre sulla porta.
E insieme a te o mia cara moto Galera,
partii felici come due colombi!
Per un bel viaggio!
Però il nostro viaggio
fini molto presto.
Io salii in cielo,
e tu restasti rovinata
su quella terra dorata.
Nel ricordo di Antonio