Uomo!
Hai innalzato padrona del mondo
una stirpe gemente di sangue
accampata in sterminate pianure
in cui resta indelebile l’onta
ove valorosi fantasmi cavalcano affranti
tra scheletri ed ombre
di Popoli insultati di fango.
La tenebra del tuo orgoglio
copre ogni tuo pensiero.
Campi di battaglia
traboccano cadaveri
sciami di eroi maledetti
allontanano l’impervio cammino
della speranza.
Uomini, come isterici Giuda in cerchio,
maneggiano morbosi quei trenta denari
contorcendosi nella loro bramosia.
Vittime ahimé!
Penosi adulatori
di un sinuoso idolo abbagliante.
Ma l’albero è ormai vicino!
Inutile nascondersi!
Vano è il tentativo di ripulirsi le mani
con astute regalie e false confessioni
mentre già il pensiero volge
al prossimo schiavo da comprare domani.
Genti affamate
saziate da inutili parole
in deserti gremiti di arida disperazione.
Parole
che riecheggiano assurde
in castelli ove abbondano
ambizione e indifferenza.
Poi quelle tetre officine
al cui interno si genera morte
prigioni di Angeli inferiori
immolati su barbari altari di spine.
Mentre l’ultimo brandello di umanità
diviene vergogna
niente è più importante
dell’inumana corsa all’immortalità.
Ecco che cala la Notte
il deserto divora ogni cosa.
Coraggio Uomo!
Quale prodigiosa arma concepirai
per soffocare lo straziante grido
della tua Coscienza?
Parole mute
Sono le parole
che non scrivo
a fare più male.
Quelle impigliate
nel limbo.
Tra cuore e mente.
Tra lapidi anonime
di finte sepolture.
Quelle che gridano.
Mute.
Il Pasto della Vita
La Solitudine…
Mia triste compagna
mio amaro cibo.
Su di un tavolo imbandito di Dolore
fiumi di lacrime riempiono
caraffe traboccanti di domande.
Su di un vassoio d’argento
il mio cuore batte ancora
servito a commensali ardenti
di una fame ingorda.
Inconsapevoli complici
di un Assassino vile
che trama abilmente
la sua velenosa tela
impaziente ed avido
di mietere vittime innocenti.
Vorrei non assistere
a questo disumano banchetto
che consuma l’ultima cena di cui,
per brama di Consapevolezza,
sono al tempo stesso Vittima e Carnefice.
Il pensiero della fuga
è il vino amaro dell’illusione
che ubriaca la mente
anestetizza i sensi
è il vano tentativo di superare i propri limiti
è il sogno di cui non siamo padroni.
Devo attendere…
Che l’ultimo brandello sia consumato
che i calici si innalzino vuoti
devo attendere…
L’epilogo di questo pasto mortale
affinché la mia Anima libera
possa ricongiungersi
alla dimensione Immortale che l’attende.
Chi Siamo
Vaghiamo come scarni ebrei
in un lager di ingiustizie
morti viventi che si muovono
ai margini della vita.
Stanche ombre
strani angeli
dalle ali consumate
che camminano
in parallelo con la Morte.
Siamo fiamma e tenebre
siamo angeli e demoni
siamo tutto e niente.
Siamo i perdenti di questa vita
gli sconfitti sul campo di battaglia
siamo ciò che non vogliamo essere.
Siamo incompresi derisi
indicati come eretici
bruciati su un rogo
di meschinità e conformismo.
Siamo gli osceni, gli scomodi
siamo la coscienza dei molti
dei troppi che ci scherniscono
che ci evitano come cani rognosi.
Siamo coloro che hanno capito
che hanno compreso
che non credono più
che non si illudono più.
Siamo e
non vorremmo mai più essere.