Cantiamo la magia del Natale

di

Alessandra Palisi


Alessandra Palisi  - Cantiamo la magia del Natale
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 58 - Euro 10,50
ISBN 9791259513731

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In copertina: «Nativity Scene – Blurred Abstract Background» © AIArtistry – stock.adobe.com


Prefazione

Alessandra Palisi offre questo libro come prezioso “dono” che rappresenta il suo universo emozionale dove le immagini si miscelano con le percezioni dell’animo e tale compenetrazione con la visione poetica del Natale assume la forma d’un canto di speranza che comprende la religiosità nella sua esperienza di vita ed i molteplici recuperi memoriali che riconducono alla conversione d’un sentire lirico: tale processo di rivelazione diventa sorgente interiore capace di illuminare la stessa esistenza.
Le sue parole illuminano le soavi memorie, gli spiragli di luce che vengono ricercati anche nelle situazioni più difficili e dolorose, anche nella dimensione d’una semplice famiglia: ecco allora l’immagine di una casa contadina dove la “voce allegra della madre” regala immensa gioia, mentre i figli aspettano “in religioso silenzio” la fumante minestra ed il padre taglia fette di pane dopo una giornata di duro lavoro nei campi; e, poi, la condizione esistenziale dei “piccoli suonatori di organetto”, bambini orfani che con le loro “giacchette verde e azzurro, i pantaloni neri ed il berretto rosso” trascorrono la notte di Natale al freddo di una strada per miseri compensi offerti alla loro musica; e, ancora, la triste storia di Vittoria che, dopo la morte della madre, vive un Natale triste e sofferto, con un destino segnato in modo tragico e, a lei, non rimane, ogni anno, che la consolazione di poter portare “un fascio di rose rosse e gigli bianchi” sulla tomba della madre.
Nelle composizioni di Alessandra Palisi, in una prosa lirica, ecco, poi, risplendere la gioia per il Natale, la festa religiosa che celebra “la nascita di Gesù, nato in una grotta a Betlemme, con i pastori e i Re Magi che portano in dono oro, incenso e mirra”; i canti dei bambini durante la recita di Natale insieme alla maestra di musica; i regali sotto il classico albero addobbato con le palline dai mille colori; le lettere dei bambini con l’elenco dei regali per Babbo Natale e le “stelle nel cielo” con la loro ardente luce così come quella della stella cometa seguita dai Magi.
Nelle varie fasi del processo le composizioni di Alessandra Palisi si arricchiscono di profonde considerazioni e riflessioni che condannano la guerra ed ogni forma di violenza, propugnando una nuova umanità che tenda solo al bene comune e alla fratellanza tra i popoli.
Il sentimento d’amore puro, vero e autentico, domina l’intera raccolta delle composizioni e si accompagna ad una estrema sensibilità nei confronti delle persone che soffrono, come nel riferimento ai bambini poveri quando ricevono un po’ d’amore “che non si può trovare sotto l’albero”: il dono più vero e prezioso che rende i loro cuori “sereni e felici”.
Alessandra Palisi innalza al cielo una melodia d’amore che richiama alla magia del Natale, un canto di liberazione dalla guerra e dalle ingiustizie mentre le stelle nel cielo riflettono la luce astrale che illumina il cuore del sentimento d’amore.
La sua poetica, sincera e limpida, pervade l’animo e diventa testimonianza di un forte senso religioso che oggi “l’Uomo pare aver smarrito” perché contagiato dalla violenza e dall’odio, come lei ben sottolinea, ma la sua riflessione conduce ad una comunione con gli altri esseri umani con l’auspicio che vi sia un maggiore senso di responsabilità da parte dell’umanità e, soprattutto, che si attui un rinnovamento dello “spirito”.

Massimiliano Del Duca


Cantiamo la magia del Natale


JINGLE BELLS

La voce allegra della madre
porta in tavola una calda
gioia che subito va via.
Attorno al tavolo i figli e
le figlie aspettano in un
religioso silenzio il piatto
di minestra fumante.
Il padre cerca di tagliare
le fette di pane fatto di
farina di grano duro.
Al centro una brocca di
acqua non tanto fredda
per non ghiacciare i loro
sentimenti.
I più piccoli affondano i
cucchiai nel fondo delle
scodelle.
Mangiano poco a poco
la minestra.
La madre ha preparato la 
cena con cura e grande
meticolosità.
Il padre ha tentato di dare
un aiuto ai figli nei compiti
assegnati a scuola.

Il padre è rientrato a casa
a pomeriggio inoltrato.
Ha lavorato duramente e
intensamente nei campi.
È arrivato l’autunno!
Gli alberi hanno i rami privi
di foglie a causa dei venti
provenienti da nord.
Quei rami tendono le mani
nell’alto di un cielo bianco
di neve.
A Natale il Paese viene ogni
anno coperto da un manto
morbido e soffice di neve.
I bambini fanno in piazza il
pupazzo con berretto e una 
sciarpa di lana.
Disegnano la faccia, gli occhi
e la bocca, mentre mettono 
una carota al posto del naso.
I bambini sono felici. 
Sperano che non venga sciolto 
dal sole.
È Natale!
È il crepuscolo! 
Suonano le campane della 
Chiesa: chiamano la gente 
del Paese alla santa messa.
A mezzanotte, i fedeli sono
pronti per avviarsi in piazza.
Il cielo risplende di stelle e la 
Luna cede il colore perlaceo.
Ad aprire il cammino sono per
primi i bambini tutti vestiti a 
festa per rendere gloria alla 
nascita di Gesù Cristo.
Seguono i giovani. 
Alcuni insieme a fanciulle, 
altri entrano in chiesa da soli.
Arrivano anche le famiglie 
tutte vestite a festa.
Per ultime le vecchie comari 
e i vecchi del Paese.
Si fanno il segno della croce 
con l’acqua benedetta.
L’organo suona mentre i 
fanciulli intonano i consueti 
canti natalizi.
Il parroco insieme ai due  
Chierichetti inizia a celebrare 
la Santa Messa.
Il Vangelo annuncia la nascita 
di Gesù Cristo ad opera dello 
Spirito Santo.
Alla fine dell’omelia, il parroco 
dà inizio all’eucaristia.
Le campane suonano a festa 
per annunciare che è nato Gesù.
La notte fuga poco a poco le
tenebre e si intravedono già 
le prime luci chiare del mattino.
Fuori nella piazzetta la gente si 
ferma per farsi gli auguri.
I bambini più piccoli ritornano
al più presto alle loro case per
aprire i doni l’indomani mattina.
Hanno scritto la loro letterina a 
Babbo Natale. 
Hanno chiesto tanti giochi!
Si sono ricordati dei bimbi poveri
ed orfani e hanno scritto a Babbo
Natale di portare loro in dono 
bambole, pupazzi, ma anche del 
cibo e alcuni vestiti.
Condotto dalle renne del carro,
Babbo Natale arriva in tutti i
paesi trasportando sulle spalle
un grande sacco di iuta con i
regali per i bambini.
Verso l’alba, quando la Luna nel
vasto cielo cede il posto al Sole
e affiorano le prime aurore color
rosso, che sembrano navigare in
alto mare, Babbo Natale suona 
alle porte di tutte le case dove 
deve consegnare i doni non senza 
però intonare il canto natalizio…
Jingle Bells…


I PICCOLI SUONATORI DI ORGANETTO

I piccoli suonatori di organetto
trascorrono la notte di Natale
in strada al freddo e al gelo pur
di ricevere un piccolo compenso
in moneta per la loro musica.
Suonano nelle diverse piazze 
e sono tutti ben vestiti.
Indossano giacchette di stoffa
verde e azzurra e pantaloni 
neri come le scarpe.
Portano sul capo un berretto 
rosso di lana fatto a maglia 
dalle loro madri così come i 
loro guanti.
In città nelle piazze vi sono 
alti alberi di Natale e tante
luci.
Vi sono anche festoni per 
festeggiare il nuovo anno.
I piccoli suonatori di organetto 
si esibiscono su tappeti rossi 
che il Comune della città ha 
disposto come per gli altri 
addobbi.
Alla fine viene dato loro del 
denaro in ceste di vimini.
Ma questo ringraziamento 
non tocca il loro cuore e fa 
crescere loro il dolore e la 
pena.
Ringraziano singhiozzando i 
signori e le signore avvolte 
in calde, voluminose e vere
pellicce.

I piccoli suonatori di organetto
quasi, quasi non vorrebbero
più accettare quel denaro: è una
vera elemosina per loro!
Dopo pochi momenti salutano 
e vanno via.
Nelle piazze dei paesi la gente gli
invia invece autentici messaggi
di affetto.
Sono orfani e per vivere devono 
suonare al freddo e al gelo sia a 
Natale che a Capodanno, come 
la piccola fiammiferaia.
Mentre suonano la folla batte le
mani. 
Ogni applauso è una carezza sul 
loro viso imbiancato di neve.
L’aria gelida dell’inverno ghiaccia 
oltre il volto anche il loro corpo.
Alla fine dell’esibizione verso i 
piccoli suonatori di organetto  
si precipitano gli adulti e i più 
piccini.
Oltre a qualche moneta, gli 
offrono un’autentica ospitalità a 
casa loro per trascorrere anche
loro la festa Natalizia insieme ad  
una famiglia, attorno ad una tavola 
imbandita di buone pietanze da 
gustare.
Un grosso e grande camino in 
muratura scalda la sala usata 
per il pranzo.
Tutti sono felici!
Tutti sono contenti!

Alcuni regali sono dati in dono  
anche a loro, i piccoli suonatori 
di organetto.
Nella vita non bisogna solo 
dare, ma anche ricevere!   


LA PICCOLA PRINCIPESSA

Viveva in un castello a 
picco sul mare una bimba 
di nome Lucia che aveva 
gli occhi azzurri e i capelli 
biondi.
Lucia era sempre malata 
e molto triste.
A nulla le erano valse le 
bambole avute in dono 
dai suoi genitori.
A nulla le erano valse le 
recite e le esibizioni dei 
pagliacci del circo.
Nessuno era in grado di 
fare ridere la bambina 
che stava per divenire 
già una bella fanciulla.
Quando era piccola stava 
ore sul pony a dondolo.
Quando divenne una bella
fanciulla trascorreva le ore  
del giorno e della notte 
nella sua camera.
Ogni Natale vi era una grande 
festa per farla divertire.
Non mancavano mai a Natale 
i doni così come i gustosi piatti 
per la cena.
Ma Lucia non era felice. 
Aveva sempre la febbre alta.
Era chiamato il medico della 
famiglia.
Ma poteva fare poco o quasi 
nulla.

Non si trattava infatti di  
malattia fisica.
Lucia non aveva amiche con cui 
parlare né amici che le facevano 
la corte.
Era una fanciulla triste e solitaria,
diversa dalle altre!
Lucia non viaggiava mai.
Non conosceva alcun altro luogo 
che non fosse quel Castello dove 
abitava.
In un Natale diverso le fu regalato 
un cane con il quale Lucia oltre a 
giocare, andava in giro per le vie 
del Paese di mare dove abitava.
Il cane la guidava lungo le strade 
del Paese per nulla caotico.
Raggiunsero la piazza e la Chiesa.
Qui si celebrava un matrimonio  
tra un ricco giovane e una giovane 
anch’essa ricca.
Entrambi erano figli di due famiglie 
molto influenti e molto potenti nel
paese.
Il giovane stava sposando una bella 
fanciulla e aveva un fratello di molto 
più piccolo di lui che si chiamava 
Andrea.
All’uscita della Chiesa gli amici e  
i parenti gli gettarono il riso che 
è simbolo di fecondità.
Il bouquet della sposa cadde sulle
ginocchia di Lucia.
Tutti gli invitati si voltarono per 
guardare il viso e la figura di Lucia, 
che ricambiò con un dolce sorriso.

Andrea, il fratello dello sposo, si 
innamorò di Lucia.
Fece in modo di conquistare così 
il suo cuore.
Andrea e Lucia convolarono a 
nozze proprio il giorno di Natale, 
il 25 dicembre.
In vecchiaia Lucia ricordava che il 
Natale più bello era stato quello in 
cui aveva sposato Andrea.
Le luci ad intermittenza, le palline 
dagli svariati colori che illuminavano
a pieno giorno il salone in cui era 
stato organizzato il pranzo per lo 
sposalizio sarebbero rimasti nel 
cuore e nella mente di Lucia per
sempre. 
Qui aveva incontrato il suo sposo,
Andrea che assai presto era divenuto
Principe.
Il Principe Andrea insieme a Lucia 
vissero negli anni che vennero in 
una sontuosa ed elegante reggia. 
Da quel giorno furono felici e 
contenti fino alla fine dei loro
giorni.

[continua]


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