UNA BESTIALE COMMEDIA
Viaggio all’Inferno e ritorno
Al Maestro…
Cavinato Editore International
PROLOGO
Nel mezzo di una scala in pietra un po’ diroccata in un vecchio castello abbandonato, mi ritrovo in una stanza scura e mi rendo conto di essermi perso. Piano piano, avanzando a tentoni, intravedo un tipo seduto su una sedia che dorme appoggiato al muro. I miei occhi si abituano al buio e comincio a distinguerne le forme. Porta un vestito lungo, una tonaca, sembra un prete, ma non è un prete perché ha una corona di foglie in testa e uno strano cappello.
Mi avvicino: – Mi scusi… – Non mi sente. – Mi scusi!
Si sveglia, mi guarda strano… poi: – Ah sì… vuole fare la visita? – Si alza con affanno. – Venga con me che dobbiamo riempire il modulo.
Apre una porta: c’è una scala che scende, lo seguo incerto, sempre poca luce…
Dopo un po’ entriamo in un’altra stanza con un tavolo e dei fogli sopra.
– Riempia questo, è per la liberatoria… nel senso che la visita la fa a suo rischio e pericolo… noi abbiamo bisogno di una manleva per i possibili inconvenienti…
Vado al tavolo, ma la luce è sempre poca; lui sbadiglia, io non vedo niente sul foglio.
– Deve firmare lì sotto, – mi dice.
Io continuo a non vedere, vabbè, firmo…
– Venga, la visita è gratuita… di solito non ci sono io, ma Virgilio… solo che ultimamente ha sempre da fare… da quando quel comico toscano s’è messo a recitare i miei versi abbiamo avuto il pienone… tutti qui vengono… neanche fossimo a Eurodisney… m’ha pure detto che mi vuole portare in televisione! Dice che lui conosce… c’ha agganci, che non sarebbe un problema coi diritti e col cachet… io sinceramente non lo capisco tanto, una cosa però ho capito, e gliel’ho detto: «Caro mio, a forza di fare casini il Principale uno di questi giorni ti fa diventare ospite fisso di questi luoghi scuri». Lui ride… ride sempre… ma che c’avrà da ridere?
Riusciamo dalla stanza, riprendiamo le scale, sempre giù… – Mi scusi! Senta!
Lui si gira. – È stanco? Abbiamo appena cominciato!
– No, no, – dico io, – è che non ho capito dove stiamo andando…
– A fare la visita!
– Sì, ma che cosa andiamo a visitare?
– Caro signore, andiamo giù, all’Inferno. Dove pensava di andare?
– Come all’Inferno! Ma che sono morto? E poi non mi sembra di essere stato così cattivo finora!
– No, stia tranquillo, non è morto… pensavo che lo sapesse! Io sono morto! Tanti anni fa. Ero di Firenze e ora tutto questo è per l’opera che ho scritto! Così il Principale ha pensato che fossi adatto a portare i pellegrini in visita, anche perché i luoghi li conosco bene… d’altronde gliel’ho spiegato, qui c’è sempre traffico, lei è fortunato oggi che c’è poca gente. Perché di solito la coda è lunga… pensi che hanno chiamato pure il povero Omero a darci una mano, ma lui ci vede poco ed è molto vecchio e quindi alla fine siamo sempre in difficoltà… ora sembra che quell’inglese… Shakespeare credo si chiami, si sia deciso ad aiutarci… sempre snob questi inglesi… ce n’è voluto di tempo per convincerlo!
Io, dopo averlo guardato bene: – Ma allora lei è il Sommo Poeta! Lei è Dante! Il padre della nostra lingua! Il grande Alighieri! L’avevo sospettato, ma non ci credevo! Ma se è morto come faccio a vederla, a parlare con lei… e lei addirittura mi risponde!
– È il Principale, sempre Lui. S’è inventato questa stranezza… dice che di questi tempi l’uomo ha bisogno di esempi… e ha chiamato noi per farvi da guide… calcoli che poi la crisi oramai è arrivata anche qui… e ha detto che è ora che pure noi la smettiamo con questo meritato riposo e l’aiutiamo a mandare avanti la baracca… comunque se non le dispiace la inviterei a continuare, la visita è un po’ lunga…
– Sì, sì, la seguo… non ci credo, Dante che mi fa da guida! Le dispiace se mi faccio un selfie con Lei? Se no non mi crederanno mai…
– Che dobbiamo fare?
– Una foto… insieme!
– No, non perda tempo, noi in foto non veniamo proprio, siamo anime, materia fluida che non si cattura… lei pensa di essere il primo ad avermelo chiesto? Io non avrei nulla in contrario poi… c’hanno provato in tanti, ma niente, escono fuori immagini di voi mortali con queste facce stravolte col braccio sospeso a mezz’aria… le risparmio la fatica… e poi quel suo telefono lo può anche lasciare, tanto dove stiamo andando è un oggetto inutile.
– Sì, va bene, ma dove lo metto ora?
– Lo dia a me.
Glielo porgo, lui lo afferra e lo getta giù per le scale.
– Ma, Maestro, che fa? Il mio telefono!
– Su, si sbrighi, se no ci rubano le moto…
– Che ci rubano?
– Venga, venga con me…
1 – DISCESA AGLI INFERI
Scendiamo ancora, l’aria è un po’ più calda e c’è anche più luce…
La scala scende a spirale e a un certo punto finisce su un tratto di sabbia proprio davanti a un piccolo laghetto. L’odore non è buono… sulla riva ci sono due moto d’acqua, Dante si tira su la veste, spinge la moto in acqua e sale su.
– Venga, si metta dietro di me…
– Ma c’entriamo?
– Stia tranquillo, io occupo poco spazio, gliel’ho già detto, sono materia fluida… – e ride di cuore.
Non faccio in tempo a montare che parte con una derapata che non mi fa affatto sentire a mio agio.
Dietro di noi una figura mesta, accompagnata da un altro tipo un po’ malandato, monta sull’altra moto…
– Mi scusi, Maestro Alighieri, ma io pensavo che ci fosse una barca con un vecchio sopra, magari Caronte, che ci portava dall’altra parte… come lei ci ha raccontato…
– Caronte? E che pensava che ancora lavorasse? Poveraccio, vabbè che non era un tipo simpatico, ma dopo tutto questo tempo… il Principale, da quel dì che l’ha messo in pensione… e pure il figliolo! Ora c’è il nipote, quel barbone dietro di noi sull’altra moto… abbiamo adottato le moto d’acqua perché si fa prima… gliel’ho detto che dopo quel comico, qui, è cambiato tutto! Con la barchetta ci si metteva troppo, tra anime e visitatori si creavano code pure sulla spiaggia… pensi che erano uscite anche le sdraio per l’attesa… il Principale s’è risentito e ha detto:«Le sdraio? Ma che stiamo in vacanza? Chi sta qui deve soffrire, altro che sdraio!». No, devo dire che le cose sono migliorate da un po’ di tempo, c’è più movimento e Belzebù sta facendo affari d’oro… in compenso quest’acqua fa schifo, puzza sempre di più…
In effetti a me non sembra neanche acqua, scura come il petrolio, un odore soffocante, e ogni tanto affiorano cose non facilmente identificabili…
Arriviamo sull’altra sponda. Dante scende e si avvicina a un altro soggetto in jeans e canottiera, ha parecchi tatuaggi e un po’ di piercing sulla faccia, ma con la corona di foglie pure lui. I due si salutano con un cenno e poi quell’altro riparte al volo con un’altra moto.
– Chi era? – gli faccio.
– Virgilio…
– Chi? Virgilio? Ma Virgilio… Virgilio? Sta scherzando! Ma com’era vestito? E poi Virgilio coi tatuaggi e i piercing?
– Lui è pagano, il Principale glielo permette… anch’io credo che i piercing e i tatuaggi siano un po’ troppo, gliel’ho pure detto, ma lui niente, fa come gli pare… le confesso che però un paio di jeans me li metterei pure io, questa tonaca è ingombrante e poco pratica, soprattutto per le scale…
S’incammina e io lo seguo. Imbocchiamo un’altra scala che scende, sempre a spirale.
– Venga, che se siamo fortunati becchiamo lo show delle diavolesse, roba forte!
E affretta il passo… io lo seguo incuriosito, e dopo un po’ di gradini apre una porta e mi fa cenno di entrare.
Dentro c’è un odore di zolfo ben distinto, la luce è azzurrina, un po’ di fumo e parecchie figure con aria derelitta che stanno legate alle sedie, tutti uomini, nudi, con i genitali chiusi in scatolette collegate a dei fili…
Io seguo la mia guida che si avvicina a un tavolo un po’ in disparte e mi fa cenno di sedermi.
A parte quelli legati il posto è vuoto.
– Si metta qui che si vede bene…
– Ma che c’è da vedere?
– Lo spettacolo! E che spettacolo…
– Non c’è molta gente…
– Perché è bassa stagione, ma di solito qui è difficile entrare dalla ressa che c’è.
– A proposito, ma chi sono quelli?
– Sono le anime dannate che in vita frequentavano i locali di lap dance e peep show… segaioli insomma…
– Ma che hanno sui genitali?
– Aspetti e vedrà…
– Maestro, visto che siamo qui… che dice, ce lo facciamo un goccetto?
– Senta un po’, ma dove pensa di essere? Questo è un luogo di penitenza! Io sono qua per farle vedere quello che voi umani rischiate con le vostre azioni scellerate e lei mi chiede di bere? Comunque se vuole qualcosa lì c’è il bar, ma l’avverto che i prezzi sono alti e il servizio è diabolico… a lei la scelta…
– Ok, io vado… lei vuole niente?
Dante mi guarda come un dottore guarda un malato allo stato terminale…
Vado al bar e un tipo con tanto di coda e corna armeggia con i bicchieri.
Richiamo la sua attenzione, si avvicina, occhi rossi e pelle blu…
Mi chiede che voglio. Ha un alito come l’acqua del laghetto, forse peggio… i denti neri, la lingua rossa e biforcuta, insomma un diavolo, almeno questo sembra… non porta vestiti.
Sono indeciso tra un Bloody Mary e un Negroni… alla fine opto per una vodka liscia, forse rischio meno.
Mi guarda e ride… la sua risata non è un bello spettacolo Mi indica tre bottiglie, una rossa, una blu e una verde. A quanto sembra, quella è l’unica scelta…
Vado per la rossa, mi sembra in tema…
Lo sbircio dal bancone, ha gli zoccoli, gambe corte e due peni, uno piccolo e uno un po’ più grosso, e ogni tanto se li trastulla mentre armeggia col mio bicchiere, il che mi fa un po’ schifo.
Versa il liquido, rosso naturalmente, e me lo porta. Con le dita fa il segno del tre, io gli do tre euro. Lui mi guarda e ride di nuovo… ancora non un bello spettacolo… un po’ indispettito gliene do trenta… continua a ridere… sempre pessima visione.
Dante da dietro mi dice: – Non vuole soldi, le sta dicendo che il prezzo è tre anni di vita in meno!
Gli rendo di corsa il bicchiere pieno e mi allontano ancora più velocemente… sento il tipo che dice qualcosa con una voce poco carina in un linguaggio sconosciuto, ma ne immagino il significato…
Mi risiedo vicino a Dante ed ecco che entrano LORO!
Quattro figure statuarie, femmine, completamente nude, pelle blu… dire magnifiche è offenderle… STUPEFACENTI… anche loro con coda e corna, ma niente a che vedere col barista, per fortuna!
Si posizionano su un palchetto davanti a quei poveracci legati alle sedie, i quali, appena le vedono, cominciano a smaniare.
Inizia lo show: la musica è morbida, calda, sottile, appena un po’ di ritmo per dettare i tempi, e le quattro cominciano a muoversi. I loro movimenti sono perfetti, sembrano senza ossa, snodate e sinuose come bambole di gomma. Le luci rosse col blu della pelle le rendono ancora più sensuali. Attaccano con una parte lesbo, e le anime dannate sotto di loro iniziano a lamentarsi. Giocano un po’ e alla fine decidono tutte insieme di scendere per lavorarsi i poveretti legati. Partono con le lingue nelle orecchie, sul collo, e poi con lo struscio dei seni sulle facce, poi con le natiche e la coda che li avvolge come un serpente, e infine con il sesso, giusto in faccia, sul naso, sulla bocca, ma con un metodo e una maestria da togliere il fiato. E partono le prime scariche! Scintille sui genitali di quelli legati, che uno a uno, a ripetizione, si beccano una scossa elettrica tremenda e le tipe insistono e insistono e le scariche sono sempre più frequenti e quelli strillano come aquile, mentre le diavolesse se la spassano con sorrisi d’intesa tra loro…
– Appena raggiungono l’erezione, ricevono una scarica da mille volt proprio lì! – mi informa Dante.
Poi mi guarda sospettoso: – A proposito, ma lei lì sotto come sta?
Io, facendogli vedere le mani, dico: – Niente, tutto a posto… che facciamo…? Vogliamo andare?
Lui mi guarda, per niente convinto: – Sì, andiamo che è meglio!
Mentre usciamo non posso distogliere lo sguardo dalle diavolesse che, imperterrite, infieriscono sulle loro vittime le quali, a forza di scosse, si sono quasi accese come lampade, e penso a quanto, sulla terra, le ragazze nei bar abbiano ancora molto da imparare…
Quando siamo fuori, Dante si rivolge a me con fare autoritario.
– Caro mio, questo era un primo insegnamento, crudo e doloroso come è giusto che sia e lei lo prenda come tale!
– Però Maestro mi perdoni, ma non le sembra un po’ crudele?
– Ma ancora non ha capito in che luogo si trova? Questo è l’Inferno, il regno della crudeltà, dove le anime passeranno l’eternità nella sofferenza per espiare i loro peccati!
– Sì capisco, però sinceramente… ma a lei quelle diavolesse non facevano nessun effetto?
– Io sono Dante Alighieri! Ho scritto versi immensi sull’amore platonico, sulla mia Beatrice candida e pura e lei mi dice che effetto mi facevano? Nessun effetto!
– Maestro, con tutto il rispetto, ma io l’ho vista un po’ a disagio, m’è sembrato che sudasse pure!
– Era per la sofferenza di quelle anime, razza di miscredente! Ma lei è qui per imparare o cosa?
– Sì, sì, Maestro, non s’arrabbi, è che abbiamo appena cominciato e forse sono i retaggi del mondo terreno.
– Beh, si sbrighi ad abbandonarli finché è in tempo… – e riprende il cammino.
Io comunque non sono del tutto convinto della sua spiegazione: per me il Maestro era ben altro che in pena… lo seguo.
– Maestro, ma quello che abbiamo appena visto è un bar per soli uomini?
– Prevalentemente sì, ma lavora ogni tanto con le anime delle donne dell’8 Marzo e degli addii al nubilato… stesso trattamento, sui genitali intendo. Lo show dei diavoli vale quello delle diavolesse, almeno a vedere le scintille su quelle poverette!
Continuiamo a scendere, sempre più giù, e ora si sente un po’ il caldo.
– Prossima tappa: la stanza dei Call Center!
– C’è una stanza pure per quelli?
– C’è una stanza per tutti.
Così dicendo apre una porta e mi fa sbirciare dentro: tutti tavolini con telefoni accanto e uomini e donne ben vestiti, seduti con le facce stravolte…
– Sono tutti quei manager che in vita hanno gestito questi Centri, o quelli che hanno ideato i sistemi di risposta automatica dove ti si chiede di digitare vari numeri, per poi dopo un’ora di attesa perdere la linea; solo che loro la linea non la perdono mai e sono costretti a digitare e digitare all’infinito per andare da un messaggio registrato all’altro senza mai una persona che gli risponda… poveretti, che cosa terribile!
– Ma non risponde mai nessuno?
– Mai!