Anche l’usignolo piange
ma al mondo sembra canto.
Dedicato a me.
Fasto e degrado
Irroro d’acqua i miei terreni
e come sempreverde cresce
la pianta dell’angoscia,
e mi improvviso contadina.
Cucio la mia pelle
dalle tue lacerazioni,
piaghe di presenza
e mi ritrovo ricamatrice.
Cerco folle per zittire il silenzio
corro per disfarmi delle immobilità
prego per espiare il mio tormento.
Amo ciò che è in degrado
perché annientato,
dal fasto è passato.
Cammini
Cammini
nelle strade
e nel caos della modernità,
ed ecco, come nella vita
a spigolo tra due case
apparire un’edicola
a ridarti il senso della sacralità.
Prosegui
su strade
combattendo il tempo
e ti imbatti in una casupola
isolata nel campo
che ti ricorda la solitudine
che rumore fa.
Sosti
per riprendere aria
e scorgi
nel vetusto muro
che da una crepa
sorge un papavero
e ti ricorda che
tutti i segni che ti servono,
magari nell’ombra
isolati dalla folla
dimenticati dall’abitudine,
sono intorno a te
dove occhi e gambe
incedono.
Oleandro
Io, nuda terra,
seme ti piantai
accanto
a statua greca
accadde
Ananke di nome
fatalità di fatto.
Oleandro crescesti
in me, per anni.
Incurante anelo
il tuo ritorno,
come moglie di marinaio
attende l’orizzonte
su sperone assolato,
e diventa cieca e si fa mattina,
altro giorno, altra vita.
Di vite in vita
Di vite in vita
da mosto in vino,
donami seme
compimi in fiore,
ginepro selvatico
istmo d’amore.
Trincea
Corpo in prima linea
cuore in trincea,
sei la mia guerra
un colpo di stato.
Indici plebisciti in me
incidi bassorilievi
del mio cammino.
Incedo
tra mazzi di cipressi
procedo anelandoti.
Tu sei pendio
io vite aggrappata
alle tue pendenze.
Esplodi la tua granata
in questo campo incolto
riversa lasciami.
Non cresce seme
tra due alberi vicini
che si fanno ombra.
Ritorni
Prima vera
fioritura,
rito
di ritorno,
funzione e finzione
di natura,
culto
sfiorato.
Tocco d’amore
Ci siamo amati stasera,
le mani simulacro
dei nostri corpi.
Sole di agosto,
ho asciugato i tuoi mari,
goccia dopo goccia
sei evaporato in me.
Con l’indice mi hai accarezzato,
anulare e medio mi hanno spogliata,
col calore del palmo mi hai amata.
La mia anima in quello sfiorarsi,
la mia libido in quell’appartenersi,
sottopelle hai danzato.
Quando il sole incrocia il mare
il colore si compie,
la bellezza si celebra,
l’amore si fa,
la vita si esalta.
Normalità
Dove sei.
Cosa pensi.
Quando arrivi.
Lo strofinio degli occhi
la calda carezza
quel soffio di Zefiro,
è il mio pensiero
il mio sintonizzarmi a te.
Amore mio
amore mio bello
amore mio mai.
Io ti proteggo
ed io mi anniento,
io ti accompagno
ed io mi perdo,
io ti vizio
ed io mi avveleno,
di bramosia
che si fa inchiostro
di un inferno di sola mano
di un paradiso condiviso.
Quando non ci sei
Quando non ci sei,
come un profeta
aspetto, le tue parole
le bramo, accolgo, dilanio
fino a farne parte.
Non dirmi che sono importante
lo capisco
non dirmi che mi pensi
lo sento
non dirmi che mi ami
siamo l’amore.
Bellezza rara
felicità fulminea.
Sei la carezza serale
lo stimolo universale
il diniego e l’infrazione
la purezza e il peccato.
Quando non ci sei
rivaluto la luna
per sentirmi meno sola
per il suo fascino rievocativo
per l’irresistibile malinconia.
Arriva in punta di piedi
illumina con educazione,
alone di note classiche.
Contraddittorio è volere
la tua partenza,
in essa vibro di te,
mancanza che mi consuma
pervade
d’amore.
Amanti
Abili metà
meta e alibi
fatuo contorno
di non ritorno.
[continua]