Ambra Manuela Tremolada - Matri
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 64 - Euro 9,00
ISBN 979-1259510570

eBook: pp. 58 - Euro 4,99 -  ISBN 9791259510778

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In copertina: «Balaustra» - Fotografia di Ambra M. Tremolada (2017)


Prefazione

Ambra Manuela Tremolada, nella silloge “Matri”, dedicata alla figura dell’adorata madre, offre l’universo emozionale che sprigiona dall’intenso ricordo e le immagini vengono estrapolate dal Tempo, delicatamente riportate alla luce, illuminando i preziosi ricordi riferiti alla madre.
Si avverte chiaramente che la memoria scivola come sabbia tra le mani, eppure il ricordo della madre rimane vivo e pulsante, produce una totale immersione nella rivisitazione d’ogni frammento esistenziale che riemerge e crea una visione completa della figura materna.
Il profumo della memoria, come aroma inebriante, ammanta i versi delle poesie: il ricordo della voce materna che rassicurava risuona continuamente nell’animo; sentire la madre vicino le dava un senso di protezione e leniva ogni paura; e, poi, l’estrema dignità della madre e la sua austera bellezza; il ricordo del tempo dei baci alla mamma; la forte percezione dell’amore “senza confini”; i sentimenti autentici condivisi; e, infine, le corse verso la mamma con la fiducia infinita di trovare sempre la sua mano ad aiutarla.
La raccolta poetica comprende poesie scritte in periodi diversi e diventa testimonianza della sua “elaborazione emotiva” che diventa, poi, rivisitazione lirica che penetra nel Tempo, nel sogno inespresso e nella sensibilità d’una figlia che, grazie alla madre, ha alimentato il suo coraggio ed il suo orgoglio: ecco allora che il ruolo materno assurge ad essenza vitale, a presenza fondamentale e determinante.
E, poi, v’è il secondo tempo lirico che riconduce al periodo in cui la madre era in precarie condizioni di salute e lei percepiva, nel profondo del cuore, il patimento e la sofferenza fisica della madre; si sentiva come impotente davanti a quel dolore al quale “non voleva abituarsi”, né voleva permettere alla rassegnazione di annientare la sua speranza.
Nel processo lirico si giunge, infine, al terzo tempo poetico con il tremendo dolore per la perdita della madre quando la poetessa si chiude nel “muto silenzio” e deve fare i conti con il vuoto incolmabile e con l’angoscia che attanaglia: il dolore è “bruciante” e lacera il cuore in un dissolvimento nel “vuoto senza fine”, tra turbamento e tormento, con “il tempo come unica compagnia”.
Nel vortice memoriale il pensiero per la madre è sempre vivo ed emerge la simbiosi tra madre e figlia nei frammenti che illuminano i versi delle liriche come gemme memoriali anche se non esiste medicamento che possa sanare l’assenza di quell’amore unico, il dolore per la perdita della madre.
Ambra Manuela Tremolada con la sua Parola, limpida e vibrante, riconduce al senso profondo della vita, alle inevitabili metamorfosi dell’umano vivere, e ogni verso catapulta nella visione magica e luminosa dell’amore tra madre e figlia: la poetessa riversa il suo immenso amore nel canto lirico offerto all’amata madre e sommerge ogni lirica d’un sentimento puro ed autentico, salvifico nutrimento per sconfiggere il dolore.

Massimo Barile


INTRODUZIONE

Dopo la pubblicazione della raccolta «Patribus» che aveva riunito i versi ispirati alla dimensione paterna e dedicati alle persone che nella mia storia di vita l’hanno rappresentata, una nuova perdita affettiva ha ispirato questa nuova silloge. In questo caso il tributo è rivolto alla figura della madre, alle risonanze che ha diffuso la sua presenza reale nella vita e via via con lo scorrere del tempo anche a quelle introdotte dalla disgregazione delle sue forze vitali, per finire con le sonorità cupe che ha rimandato l’assenza in seguito alla perdita definitiva indotta dalla morte.
Si tratta di testi poetici prodotti in periodi differenti, che attestano l’elaborazione emotiva che il ruolo materno genera nella dimensione filiale. Contengono molte essenze emozionali, talvolta differenti, che spesso alimentano il rapporto sempre incisivo e determinante che svolge il ruolo materno.
La silloge si compone di 32 poesie elaborate in versi liberi. Il filo conduttore della raccolta si delinea, attraverso il ricordo di mia madre, come contributo alla composizione poetica sulla complessità di ruolo esistenziale che la figura materna sempre riveste.

Ambra Manuela Tremolada


Matri


Prologo





“…La rosa selvaggia
è dolce in primavera,
i suoi fiori profumano l’estate…”

Emily Jane Brontë






Zingarella

Piccola briciola al vento,
vestita di semplice
minuscolo straccio,
rincorrevi il tempo
in involucri di natura cosparsi.

Inventandoti solitudini altere,
in austerità e tenacia
di convinzioni e principi,
combattevi l’indifferenza
di sfaccettate trascuratezze
con l’impegno dignitoso
di nobile profondità.

Creatura sensibile e inusuale,
da incuria e fango circondata,
oltre i tuoi piedini scarni e svestiti
il tuo sguardo lanciavi sul mondo,
per cogliere in un baleno
gusti sconosciuti.

Piccolo essere
di appartenenze confuse,
dalla tua luce
vigorosa e potente,
sbocciata su quell’esile cammino,
anch’io provengo
e te ne sono grata.






Tracce del tempo…





“Vedere il mondo in
un granello di sabbia
e il cielo in un fiore.
Tenere l’infinito nel palmo
della tua mano
e l’eternità in un’ora.”

William Blake








Memoria

Come granelli sottili di sabbia leggera,
che la risacca trascina lentamente
tra le fauci potenti dell’onda,
memoria, aggrappata a volontà ferrea,
disperatamente resiste a lusinghe d’oblio,
ma sommessamente s’immerge
in subdola dissoluzione del ricordo.

Gridi acuti di luce in frammenti
che a scandaglio si perdono,
si riaccendono, affondano e riemergono,
componendo mosaici di vita
e scomponendo schegge pulsanti
di trascorse e potenti emozioni.

Memoria, fragile testimone del tempo trascorso,
vorrei poterti cementare
tra le foglie del mio giardino,
vorrei poter cogliere l’essenza del tuo aroma
tra il profumo dei fiori che lo abitano,
per poterti immolare e fermare
entro lo spazio del mio vissuto.

Memoria, invece, senza lealtà e rigore
mi appari in frammentati tentacoli di attrazione,
per poi tornare offuscata nell’ombra,
tana sicura della tua ambigua
e sfuggente dimensione.








Un tempo

Ricordo un tempo di baci alla mamma, limpidi
zampilli d’amore senza domande, senza confini.

Ricordo un tempo velato e strano di solitudini
e arcane paure, dove nell’inosservanza osservare.

Ricordo un tempo di inestricati fermenti,
come nell’emozione l’unico traghetto
verso oceani di sentimento.

Ricordo un tempo di sani progetti maturi
per divenire e stagnare, un tempo di bilanci e lanci
verso l’universo comune.

Ricordo un tempo, un tempo nero
e pure di luce cosparso.
Un tempo nel sogno di un altrove, proprio là
nel più forte consenso al presente.

Ricordo un tempo, dove già si dileguava
lento il tempo, dove purulenti sapori, ribollendo
in putride ferite, spruzzavano diffuse essenze
in albori di pace.

Ora è ancora un altro tempo, quello di sapori onnipotenti
che si inchinano là verso quieti lidi di ardenze lontane.

Ora è già un altro tempo, di insolite certezze
risucchiate dalla sabbia canuta e sottile
di incerte scadenze.

Ora è questo il tempo, quasi assente
nel vortice statico di obbligate lentezze.
Solo un alito grigio, di tanto in tanto
bizzarro, nello scorrere
deframmentati ruderi involontari
di pensieri e colori.








La tua opera

Verso di te correvo
mentre mi riprendevi
in un breve filmato
di famiglia,
quel tratto ancora
percorro senza dubbi
di sbagliare cammino.
Permise la tua opera
che mi trascinassi
altrove, tornando a te
da quella corsa
ogni volta trionfante.
Nessuna infinita
simile fiducia
altri versarono
sullo spessore
della mia presenza,
né alcuno puntò
sulle mie azioni
mai posta così alta.

Difficile capire
quale antica attesa
nello svolgersi della pellicola,
quanto l’abbia io colmata,
quali convinzioni
abbia tu costruito
per fruirla così.
Con l’estrema tua dignità
del fittizio non bisogno,
hai affinato in me
forza e orgoglio
del vento contrario,
che vestito
di autonome cornici
sovente irrompe.

Tra mille sfumature
di angosce e colori,
unico e delicato
il tuo pensiero vive.








Giorno di luce

Poche, rare fortune
appartengono all’uomo.
Una fra tutte
forse la più degna
forse l’unica
fondamentale
lo sostiene.

Essere frutto
di solida
significativa
esemplare
e sensibile
persona.

Essere accompagnato
per il corso
della vita
dal suo talento
da quella forza
irraggiungibile
costantemente
impiegata.

Ne assapora
l’obbligo
e l’inebriante
respiro,
chi conscio
detiene
questo dono.

Giorno di luce
quello
che per alchimia
naturale,
me lo offrì.








Tepori antichi

Comuni passi
uniti anche da lontano,
enormi impronte
separate e vicine,
in un lungo caldo cammino.

Tepori antichi
di duri momenti,
immagini leggere
sprofondate
nel tempo.








Cristallo

Come prezioso e fragile
cristallo
ora compi veloce
i tuoi lievi
passi vetusti.

Residui di antica
energia
nel cammino e sul volto
appaiono a tratti
in un coagulo di
acquiescenza
e arcaica tenacia,
che solida resiste
al declino di vita
corrosa dal tempo.








Spazio trasparente

Spazio trasparente
tra noi si colma
di empatico sentore
in distanza qualsiasi.

Vicinanza profonda
senza vincoli
da ostacoli formali
avulsa,
duratura essenza
di antica simbiosi.

Nel tempo che scorre,
permanente condizione
di unica e profonda
somiglianza.

[continua]








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