Trotaze la trota Kamikaze

di

Amilcare Stocchetti


Amilcare Stocchetti - Trotaze la trota Kamikaze
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
12x17 - pp. 176 - Euro 11,00
ISBN 978-88-6037-7364

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PREFAZIONE

Questi sono racconti brevi, anzi brevissimi, spesso fulminanti. Ma in essi nulla urge, nemmeno i titoli. La loro è una scrittura distesa ed essenziale insieme: allargamenti e scorciatoie vi convivono senza conflitti. Sono la riva cui nel tempo è approdata la nave del narrar rapido e mantengono i vari modi e i molti stili della navigazione. Sfogliandoli ci si imbatte in favolette, minifiabe e novelline nelle quali sfiniscono, tra cose-uomini-animali e Dio, i sogni e le riflessioni di oggi e di sempre.

Con intendimenti ironici, tenere tonalità, stupori divertiti, icastiche visioni, essi raccolgono quelle disposizioni dell’anima che ci accompagnano nel viver giorno dopo giorno questa vita. Ne sortisce una gustosa parabola del nostro piagato tempo, vista con l’occhio incantato e critico di chi scrive per spiegare e spiegando si diverte.

Giovanni Professor Portesi


Trotaze la trota Kamikaze


Sorridere


Gli oggetti e le loro disavventure


1

Ho più di cento anni, ma ho la stessa timidezza del debutto. Quando poi si fermano e mi guardano, resto rosso pomodoro e non posso nemmeno nascondermi, vista la mia altezza.
Recito la mia parte con la speranza verde dipinta sul volto e mi adiro solo con gli incerti, tanto da avere un travaso di bile gialla.
Ho superato i cento anni e sto andando in pensione. Hanno deciso di sostituirmi con le rotonde, che fan girare non solo le automobili. Addio! Sinceramente vostro,
Il Semaforo.

2

Nell’imminenza dell’estate, le lancette delle ore decisero di mettersi a dieta per superare la fatidica prova costume. Così saltarono un pasto al giorno, poi due, infine si ridussero a mangiare pochi grissini. Persero molto peso e questo le rese veramente felici. Di converso, meno felici erano gli uomini, dal momento che le lancette delle ore, snelle come quelle dei secondi, avevano reso la loro vita breve come un soffio.

3

I lavori si protrarranno per tutta l’estate, uscite dal racconto tre e rientrate al quattro. Grazie! Servizio book augura buon viaggio nel libro, …tanto il pedaggio l’avete già pagato!

4

Il mare si aprì e gli extracomunitari cominciarono ad affluire via spiaggia, senza bisogno degli scafisti. Ci fu un grande sconcerto tra la destra e la sinistra. La destra diceva che il mare era di sinistra, perché faceva affluire gli stranieri, la sinistra diceva che il mare era di destra, perché aveva tolto il lavoro agli scafisti. Fu deciso che il mare era di centro, in fondo si chiama Mediterraneo.

5

Il frigorifero, viste le prelibatezze accumulate al suo interno, iniziò a banchettare, cominciando dal riso freddo passando poi a bere vino e vino. Quando Gino lo aprì, si accorse stupito di non avere più la cena e non sapeva neppure a chi dar la colpa, perché viveva solo da 10 anni ed il cane era morto da poco.
Questo fatto si ripeteva più volte ed iniziava a creare un forte danno economico, viste le scarse finanze di Gino.
Tuttavia, la Provvidenza volle che sentisse il frigorifero masticare e così gli staccò la spina, salvò quel poco che c’era da salvare e cambiò elettrodomestico.
Attento single! Anche se vivi da solo, c’è sempre qualcuno che mangia alle tue spalle.

6

Il pallone, stufo di essere preso a calci, si ovalizzò e nacque il rugby; “così, – pensò il pallone – saranno i giocatori a menarsi, almeno un po’”.

7

Il sole si alzava tutte le mattine e svegliava il barbone Alfredo, che si toglieva il cappello in segno di rispetto. L’astro, felice, arrossiva – è sempre stato un timidone – e rispondeva al saluto volentieri, perché in genere pochi lo aspettavano sveglio per salutarlo.
I due divennero grandi amici e talvolta si intrattenevano a parlare soprattutto di politica, naturalmente alla luce del sole. Come è nella natura degli uomini, anche ad Alfredo toccò di morire. Il sole si riempì di macchie dal dispiacere ed il caldo quell’estate fu veramente torrido. Come dice Vasco: «Tutta colpa di Alfredo».

8

Il computer sapeva quel che faceva usando solo lo 0, 1.
Un giorno mio figlio, un bambino di ingegno, si alzò e gli insegnò il 2.
0, 1, 2, il computer cominciò a giocare e, sommando 1 e 2, fece tre e, gustando il tre, scoprì il quattro e il cinque e il sei e il sette e l’otto…
«Cavolo! Spegni il computer e va a dormire, perché ci vorrà una vita, prima che scopra tutti i numeri.»

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