Nero di seppia

di

Angelo Maria Consoli


Angelo Maria Consoli - Nero di seppia
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
15x21 - pp. 60 - Euro 8,50
ISBN 978-88-6587-7159

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In copertina: Seppia © xextreme – fotolia.com


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è finalista nel concorso letterario «Il giro d’Italia delle poesie in cornice 2015»


Introduzione

La lama affilata d’un verso sincero
è l’unica arma su cui posso contare
per difendere la mia anima,
nei suoi voli pindarici,
dagli assalti rabbiosi di chi vorrebbe
farmi vivere la vita
senza la brama di cercare verità,
l’orgoglio di contemplare bellezza,
l’ardire d’amare senza misura.
Aneliti sacri, dei sensi e dello spirito,
che intuisco non avranno mai fine,
che graffi e ferite recheranno alla mia pelle,
ma sono sicuro,
sapranno riportare vittoria
sugli istinti mediocri presenti nel mondo
col loro carico immane di paure e tremori.
Pace m’infonde pensare alla seppia molliccia
che impavida difende le sinuose movenze
del suo corpo felice di nuotare curioso nel fondo del mare
lanciando nell’acqua quel liquido nero come l’inchiostro
in faccia a coloro che della sua presenza
vogliono farne prelibata pastura.


Prefazione

Nero di seppia parte lanciando una accorata invocazione di perdono, parola che viene spesso richiamata oggi, sia per le porte della misericordia aperte in tutto il mondo, sia per la assoluta esigenza di perdono che si impone nelle nostre società, che ancora tentano di risolvere i conflitti con la vendetta o la ritorsione, i genocidi e le guerre che lasciano sul campo milioni di vittime innocenti molte di esse seppellite nella tomba a cielo aperto che è il mar Mediterraneo. Ci sono “sensi di colpa, tenuti celati nei meandri dell’anima”. Il perdono non si merita, proprio per questo “saetta veloce più della luce in cerca d’ogni smarrita creatura”.
Questo ci permette di montare di nuovo in sella alla vita, di tirarne le redini e di uscire dalle “antiche prigioni dove abbiamo relegato la vita”. Uno spazio di riscatto, che qui si fa ancora di più stile di vita, è la poesia: “medicamento potente per le nostre anime spesso in balia di contrastanti emozioni”. Ma anche la natura è sempre sorprendente con i suoi rossi tramonti, l’azzurro brunito del mare e i suoi riflessi dorati; pure il fascino della città, l’onirica Milano col suo groviglio di insegne dà la possibilità di “lasciarsi cullare tra le braccia di un sogno” e di contemplare la “bellezza imponente di questo umano ritrovo”.
Ritorna sempre nel poeta, come nella vita di ogni uomo, il pensiero del limite, del tramonto: quando sarò vecchio senza più sonno o coscienza o aneliti, sarò ancora impegnato a “spegnere il rantolo della vita caparbia a battere ancora”, “sento il mio corpo in preda a una stanchezza senile”, “le grigie pareti della mia anima stanca”. Che cosa si invoca? Certo l’amore, l’abbraccio, voli pindarici per liberare gli afflati dell’anima, ma soprattutto, l’atteso messia “deciso a salire sul legno di croce per recare eterna salvezza all’umana natura”. Fede e umanità, spasimi dell’anima e attrazioni ardenti del corpo, fina cenere e “vuote carezze finte d’ardore”, celato coraggio si intrecciano in ogni vita, arrancando incontro all’infinito silenzio “in cui nitida s’ode l’eco soave della presenza di Dio”.
È ancora la poesia che permette di sciogliere i grovigli di rabbia, il tedio mortale, la paura di smarrire la coscienza di essere vivo, ma la nostra notte è sempre sconvolta da un terremoto di gioia e da una liberante notizia: “l’eterno tuo Dio che sogna di darti quel bacio d’amore, recante l’essenza del vero”.

+ Domenico Sigalini


Nero di seppia


Attendo

Attendo m’investa
il dardo rovente
d’una sacra ispirazione
che sappia bruciare
la mole imponente
dei secchi rimpianti stipati in covoni
a frenar la rincorsa della mia anima
pronta a spiccare l’ardito suo volo
sulle ali spiegate dei molteplici aneliti
vibranti nel cuore.
Attendo s’accenda l’intuizione
di nuovi scenari da potere esplorare
che sappia innescare l’impulso vincente
alla corsa veloce verso il punto focale
dello stacco da terra
dopo avere reciso le possenti catene
che maglie d’antiche paure
hanno stretto sul cuore.
Attendo mi svegli
l’alba radiosa del giorno speciale
che dipingere saprà
di sgargianti colori i miei tetri sospiri
polvere lieve dispersa nell’aria
insieme al mio volo
che sparire vedrai dietro le nuvole.


Il riscatto

Dilata sereno il tuo cuore
e lascia entrare copiosa
la brezza misericordiosa discesa dal Cielo
che ardisce placare i sensi di colpa
tenuti celati nei meandri dell’anima.
Tu non devi meritare il perdono
che tremante osi invocare
con la promessa d’imbastire eroiche gesta
condannate alla resa anche se solennemente giurate.
Perché ti ha preceduto il tuo Redentore
col tenero effluvio del suo amore infinito
che libertà t’ha voluto ostinatamente donare
dopo averla acquistata dalla morte strozzina
sborsando in contanti tutto il suo sangue.
È un perdono che saetta veloce più della luce
col potente fragore del suo grido vincente
dall’eco infinita impressa nell’aria a percorrere i secoli
in cerca d’ogni smarrita creatura anelante salvezza.


In sella alla vita

Nelle insonni mie notti stretto alle coltri
dall’odor di lavanda a rubarne il tepore
mi rivedo bambino sazio di protezione
tra braccia amorose che sono di mamma.
Il mio spirito desto fuggente la resa
muto s’interroga da dove proviene
quel brivido lieve col suo sibilo gelido
che appassisce i germogli
dei miei arditi progetti
innestati nel tronco d’una rigogliosa speranza.
Reca in mano una falce dalla lama affilata
che porta il nome spettrale d’angoscia mortale.
Affronterò il duello con la tremenda paura
di non saper più tirare le redini
della mia vita lanciata al galoppo.
Disarcionato di colpo da ogni certezza
e scaraventato per terra tra polverosi rimpianti,
con le ultime forze saprò ancora rialzarmi
per improvvisare una corsa veloce
che mi faccia montare in sella alla vita
e stavolta, lo prometto, costringendola al passo
varcherò finalmente la meta possibile della felicità.


Il buio

La notte puntellata di stelle
avvolge di silenzio
l’universo ormai stanco anelante il riposo,
anche per me è l’ora agognata
di chiudere gli occhi delusi
per l’attesa ancora disattesa
di vivere oggi un incontro speciale.

Scelgo di perdermi negli oscuri meandri
della mia essenza in subbuglio
con la segreta speranza
di riuscire ad accendere
un sogno decente
da poter ricordare domani
alla luce del giorno.


Universo di parole

Astri d’argento accendono d’intermittenti bagliori
la notte profonda della mia anima vuota
d’ogni antico splendore per i sogni ormai spenti
come stelle cadenti nei gorghi profondi dell’antimateria.
Sono solo le suadenti, delicate parole mendicate per anni
che inattese mi porgi in questa notte fatata
a disegnar la menzogna del tuo affetto fantasma
pronte a svelarsi tremende, maledette parole
a infierire crudeli sull’arreso mio cuore
gridandomi addosso il tuo celato disprezzo
nell’istante supremo in cui spiccherai libera il volo
dal nostro nido d’amore con la scia luminosa
del mio pungente rimpianto per averti adorata
e che voglio si sgretoli in fretta
insieme alla mia tenace passione per te.


Un cataclisma divino

Un possente boato si leva improvviso
a squarciare di netto la notte stellata,
un terremoto inatteso riapre il sepolcro
dal masso posto a fatica dai soldati romani
un vento gagliardo irrompe a destare
dall’eterno riposo le spoglie gelate del Figlio di Dio
un’eco di gloria s’ode nell’aria a recare nei secoli
lo splendido annuncio dell’avvenuta salvezza.
Un cataclisma divino la resurrezione di Cristo
che sfonda impetuoso le porte di bronzo
serrate nei cuori da decise mandate
recate da chiavi nella toppa lasciate
per aver la certezza che niente e nessuno le potrà mai scalfire.
Un’eruzione incontenibile la resurrezione di Cristo
che avanza lenta e violenta nelle anguste prigioni
ove il genere umano ha relegato la vita
spoglia della gioia di spiccare libera il volo
per le pesanti catene con cui l’ha bloccata nei ceppi
finalmente disciolte dal fuoco imponente
del Suo vittorioso risveglio.


Poetica redenzione

Come ha potuto il mio nobile cuore
provare di colpo un sussulto meschino
nelle pieghe celato d’un sorriso ingannevole
all’udire composto l’armoniosa bellezza dei tuoi versi leggeri
effluvi segreti della tua anima pura?
Il mio splendido cuore
lesto ad accendersi d’estasi
dinanzi ai rossi tramonti
che pennellate di fuoco sanno distendere
sull’azzurro brunito della curva del cielo
e riflessi dorati sulle placide acque del mare d’agosto.
Il mio sensibile cuore
pronto a pulsare d’autentica gioia
contemplando l’amore che fonde due anime
nell’abbraccio rovente su una panchina nel parco.
Sarà forse perché non li abbia saputi pescare per primo
nel lento fluire dell’eterna ispirazione?
Penitente
stendo sui fogli la confessione del mio nefasto sentire
e chiedo perdono del mio cuore malato d’invidia
che anela la pioggia d’una copiosa redenzione
per continuare a svelare della vita l’essenza
e colorarla con le accese cromie di segrete intuizioni.
Adesso ho compreso
che poesia è medicina potente
per le nostre anime in balia di contrastanti emozioni
e con questi versi scomposti vestirò d’ammirazione
il falso sorriso di ieri per indurlo ad esprimere
compiacenza e rispetto al tuo meraviglioso poetare.


Milano di musica e luce

È nobile musica diffusa all’intorno da musici ignari
di possedere talento arpeggiando le corde di chitarre scrostate
sugli umili palchi dai duri lastroni: marciapiedi ingolfati di frenetica vita
che avanza veloce col cuore serrato ad inseguire mondane illusioni.
Musica ritmica che offri, incantatrice Milano, come sottofondo soave
a chi pensoso lento percorre il dedalo fitto di vicoli e strade intorno le piazze
a cercar di sfocare i marcati contorni delle segrete paure,
a trovar redenzione per ogni rovinosa caduta
a dirigere il cuore verso speranze migliori
con le pacate malie di queste note struggenti.
Sono bagliori di gioia sulle membra ormai stanche da tanto mirare
le luci splendenti in un intermittente apparire
che al crepuscolo accendi, onirica Milano, sul groviglio di insegne
a far da corona alle vetrine allestite di scintillanti colori
per rendere meno buia la notte ruggente che avanza solenne
e dare una mano agli animi puri che inseguono caparbi
l’anelito sacro di lasciarsi cullare tra le braccia d’un sogno
che non vuole morire prima dell’alba che puntuale verrà.


Amore immortale

È una lastra di marmo
la mia anima gelida
incapace di fremere
per il calore ormai spento
dal tuo ammaliante sorriso
recante l’affondo d’un morso mortale
invece del bacio rovente
che un tempo ne alimentava la fiamma.

Un veleno potente di cui non esiste l’antidoto
il tradimento celato tra le morbide spire
delle tue braccia avvolgenti
che spegnere non sa nel caparbio mio cuore,
sepolto sotto macerie di gioiosi ricordi,
l’indomito anelito di dare gloria all’Amore
con l’ultimo soffio della vita morente dalle mie labbra dischiuse
in un ghigno glaciale di interrotta estasi.


Un mare d’amore

Torrenti d’autunno i lucidi umori a velare i tuoi occhi di giada
in cui anelo d’immergermi per giungere lesto alla foce
nel mare infinito dalle acque sanguigne delle tue vene distese,
mi muovo sott’acqua ad esplorare curioso della tua anima
gli anfratti rocciosi di trepide attese e struggenti rimpianti,
a leggere attento i sinuosi pensieri dai variopinti colori
branco di pesci dalle veloci movenze tra i rossi coralli dei tuoi desideri,
ad estrarre deciso con le nude mie mani
i tuoi sogni celati nel fondale sabbioso dell’austera coscienza,
a farmi arpionare dalla tua smania di trovare pastura
che spegnere sappia la fame d’amore della tua essenza mai sazia
per poi riemergere ferito e felice d’avere compreso
quali sono le cose
che brami davvero
e che, ti giuro, saprò conquistare per fartene dono.

[continua]


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