Nel mondo dei fiori
Prefazione
Questo racconto è un maquillage di episodi, dove sogno e realtà si rimescolano sino a fondersi e a costituire un qualcosa di indefinito, che lascia libero arbitrio alla fantasia di spaziare alla ricerca e al recupero di modelli di vita, spesso curiosi, ancorati a realtà dei tempi passati.
È un quadro introspettivo in cui l’autore si cimenta in una sorta di gioco nostalgico, che gli consente di arrivare al cuore dell’animo del protagonista e di scoprire che le sue certezze sono svanite nel nulla, non ci sono più, il suo sogno di costruirsi un futuro roseo accanto alla sua donna è stato frantumato dal triste e arido vero. Aldo è un umile ragazzo, che ha convissuto con la povertà, ma che dalle difficoltà ha tratto molte certezze, ha rafforzato il suo carattere, soprattutto nella malasorte. Dalla famiglia, il suo vero cardine nell’adolescenza, ha ricevuto calore, affetto, umanità e onestà, tant’è che in essa vede dei modelli cui attingere e nel contempo ricevere insegnamenti. Sicuro, sempre prodigo nei confronti del prossimo, trasparente, il figlio che tutti vorrebbero avere. Tutto questo meraviglioso castello si dissolverà per cause del tutto naturali, quelle che si è soliti chiamare follie d’amore, ma Aldo ne uscirà bene grazie all’aiuto della provvidenza
Luce, calore, trasparenza, vita
La luce del sole si manifestava nella sua immensità fuori da ogni loro sguardo e il suo calore aveva reso fertile tutta la natura. L’acqua dei ruscelli risplendeva e rischiarava gli abitanti dei fondali. Gli alberi rispolveravano la loro verde chioma e inondavano di profumo i verdi prati. Gli animali avevano cambiato il loro passo, dimostrandosi aggressivi e pieni di vita. Questa è la corolla, che fa da preludio all’inizio di questa insolita storia, che cela dietro di sé mille misteri, dove Aldo ed Elena hanno conosciuto la gioia degli ultimi anni della loro vita, in armonia con la natura, cancellando dalla loro mente il triste passato.
Sacrifici
Ultimo di otto fratelli, Aldo nasce a Stella, un paesino in provincia di Milano ed è qui, che è ambientata questa storia, dove sogno e realtà sembrano fondersi in un’unica parola: amore.
Il padre, unico lavoratore della famiglia, si dava un gran da fare per sopperire alle difficoltà finanziarie, di giorno faceva il muratore, la sera stanco morto, lavorava come cameriere nei locali notturni.
“Voglio che la mia famiglia abbia un futuro migliore del mio”, diceva sempre ai suoi amici, “non m’importa se domani sarò sfiancato dal dolore, voglio assicurare loro un avvenire sicuro”.
Nonostante i sacrifici di papà Angelo, però, a fatica si arrivava alla fine del mese per le molteplici spese da sostenere. Le malelingue spesso parlavano, chiosando che se l’era voluta lui, screditando, così, la sua figura di padre. Il suo gran merito, però, era di farsene delle beffe di quelle dicerie, la sua unica vera gioia era la famiglia e quando la sera tornava a casa stanco, era sufficiente respirare quel clima domestico, che tutto passava. Il primo dei fratelli, Luigi, a soli tredici anni, aiutava la mamma a soddisfare i bisogni della famiglia, dove calore e dolcezza donavano quiete, pace e serenità. Seguivano, a distanza di due anni, prima i gemelli Giuseppe e Maria, poi, distanziati di un anno l’uno dall’altro, Mario, Costante, Carlo, Clotilde e Aldo. In quell’ambiente poetico le difficoltà si sgretolavano, a vantaggio dell’allegria, unica vera realtà trionfante della casa. Nel poco, i figli crescevano assaporando ancor di più le bellezze, che riservava loro la natura. Inesauribile era la forza di volontà dei genitori, che cercavano in ogni modo di non far mancar nulla ai propri figli, anche a discapito della loro salute.
Mamma Rossana
L’affitto della piccola casa rendeva ancora più difficile la situazione, ma era cosa di poco conto, rapportato al piacere di vivere in quella splendida famiglia. Nonostante lo stabile fosse piccolo, aveva un bel giardino, dove mamma Rossana poteva sfoggiare il suo amore per i fiori. Le colture rappresentavano per lei tutto quanto di bello la natura avesse potuto metterle a disposizione ed era per quello, che li teneva con tanta cura. Ad essi dava mille significati perché donavano sempre sensazioni gentili, spesso sfumate, esprimendo comunque sempre sentimenti positivi.
Dalla natura mamma Rossana aveva imparato tanto, sembrava che la poesia dei fiori e il canto melodioso degli uccelli fossero depositati in lei. Ogni tanto, la si vedeva parlare con i fiori perché sosteneva che le ricordavano tanto la famiglia. Vedeva in Aldo, il protagonista della storia, la bellezza del narciso e nella precocità della fioritura delle colture, la sua adolescenza.
Spesso, mamma Rossana sostava appresso alla pianta delle camelie, quasi fosse in una sorta di contemplazione e fra sé, con tono sommesso, diceva che la bellezza della pianta era giustificata dai suoi colori, dalla sua configurazione e dal suo fogliame. Nonostante i fiori fossero senza profumo, con la loro bellezza e la durata della fioritura contribuivano a fare dell’arbusto il simbolo della perfezione. Nel colore rosso sangue vedeva l’amore e la speranza. Il suo confine era segnato dalla recinzione del giardino, e ben poche erano le persone che sostenevano di non ricordarsi più il tempo di averla vista.
La gente del paese sosteneva che era una santa donna, che aveva passata tutta l’esistenza appresso ai figli, che erano cresciuti nel massimo rispetto e fiducia per il prossimo. Mamma Rossana e papà Angelo desideravano per loro il massimo dalla vita e avevano contribuito, con i loro sacrifici, affinché ciò si realizzasse, ossia un buon grado d’istruzione affinché potessero aspirare a un futuro migliore.
Aldo aveva imparato a conoscere tutti i segreti dei fiori e vedeva in essi gli elementi per conquistare una donna. Con garbo e con un movimento delicato staccava il fiore e apriva i cuori. Gelsomini, gigli, mughetti, dalie, ortensie, rose, viole, insomma tutto il giardino in fiore di mamma Rossana era intriso d’amore.
Aldo
Fin da piccolo, Aldo si era dimostrato un bambino precoce nell’apprendere tutto ciò che la vita gli aveva riservato La natura sembrava l’avesse baciato sulla fronte, forte, bello e pure intelligente, ma tutto questo non apportava in lui vanità, anzi spesso questo lo irritava.
Vivo era in lui il pensiero, che il destino ognuno se lo dovesse cercare e non aspettare la buona sorte come manna caduta dal cielo. I genitori e i fratelli erano i suoi veri modelli, stare con loro era sempre motivo di vanto perchè c’era sempre qualcosa da apprendere. Vedere, conoscere e apprezzare era il suo vero motto.
Era portato anche per gli studi; ed i professori, che lo avevano seguito, gli avevano prospettato un futuro roseo. Consapevole dei sacrifici di tutta la famiglia affinché prendesse un diploma, allora autentico vanto, ringraziò la provvidenza allorché l’evento si concretizzò.
Quanta fatica
I fratelli crescevano, il cibo guadagnato con dure ore di lavoro non era più sufficiente a sfamare tutte quelle bocche e incominciarono a serpeggiare i primi malumori, i primi dissapori. Anche il giardino, unica realtà sempre splendente sembrava risentire delle difficoltà, non trasmetteva più quella forma di amore e calore, che aveva sempre propagato.
I fratelli si davano un gran da fare pur di trovare qualche lavoro, che potesse tamponare l’emergenza, ma erano semplici boccate di ossigeno, gocce nell’oceano. Le difficoltà aumentarono ancor di più quando il padre venne licenziato a causa dello scarso rendimento sul lavoro per le continue e ripetute notti insonni.
Fu allora, che papà Angelo cadde in depressione e ci vollero mesi prima che si riprendesse. Un’altra tegola rovinata improvvisamente sulla famiglia. Aldo, con il massimo suo impegno, cercava di darsi da fare, dava ripetizioni a casa delle persone più abbienti, che approfittavano del difficile momento della famiglia e senza pietà lo liquidavano con una miseria.
La famiglia Curti
La famiglia Curti, originaria di Milano, aveva comperato, nei tempi addietro, una villa in paese per potervi soggiornare nei fine settimana e per ricercare tranquillità e spensieratezza.
Sempre dediti al lavoro, non mostravano attenzioni particolari per la figlia Elena, che trascurata, si sentiva sempre più sola. Quando rientravano al calar del sole, stanchi e nervosi, si appartavano nelle loro stanze per riprendersi dalle fatiche della giornata, quindi nessuna parola per la povera Elena, che assisteva sola e desolata ai silenzi della casa. Si ricordavano di lei solo al momento di coricarsi, allora la ricolmavano di baci, le rivolgevano qualche domanda sull’andamento degli studi, pensando così di aver assolto ai loro doveri di genitori.
I fine settimana erano sempre gli stessi, incontri tra amici, sempre a parlare di lavoro, ma finalmente arrivò il momento in cui qualcuno, Giulia, la donna di servizio, intuì il disagio, la noia e lo stato di sofferenza della ragazza.
Elena
La piccola aveva finalmente trovato un’interlocutrice, che potesse raccogliere i suoi sfoghi e che la consigliasse nella buona e cattiva sorte. Quando incominciarono le lezioni a scuola, i primi giorni per lei furono tremendi perché i suoi coetanei vedevano nei suoi silenzi segni evidenti di vanità e di presunzione, forse per l’apparenza altezzosa che la ragazza sembrava mostrare. Questa situazione non faceva che aumentare il suo disagio, facendola cadere ancora di più nello sconforto, tant’è che spesso si appartava in qualche posto nascosto e piangeva a dirotto. Tutto questo non era sfuggito ad Aldo, suo coetaneo, che sembrava aver compreso la situazione e il giorno successivo, come una persona sospetta, la pedinò, rimanendo letteralmente allibito allorché vide la maestosità della sua abitazione. Che i suoi coetanei avessero avuto ragione? Aldo voleva vederci chiaro, non ne era del tutto convinto e così un bel dì le propose di accompagnarla a casa. Elena, al momento rimase sorpresa, ma subito dopo accondiscese. La signora Giulia vedendoli arrivare insieme rimase esterrefatta, ma si riprese subito mostrando un sorriso interminabile. La sua piccola accompagnata da uno splendido fanciullo, pensava fra sè, in preda quasi ad una forma di commozione, ma poi la ragione prese il sopravvento e la paura crebbe a dismisura.
“E quando lo verranno a sapere i padroni che Elena ritorna a casa con un suo compagno?
Succederà un finimondo, mi sento scoppiare la testa, devo subito cercare di chiarire la situazione”.
Elena, invece, tutta raggiante, scoppiava dalla gioia nel raccontarle l’accaduto, ma quando la domestica le espose le sue perplessità, l’euforia in un attimo svanì e si tradusse in ira. Scaraventò la borsa dei libri contro la porta quasi prendendola, e si lasciò andare ad un pianto interminabile. Giulia, a quel punto, cercò di attutire il colpo ed ammise che era contenta, che avesse trovato un amico e che lo sarebbe stata ancor di più se glielo avesse presentato, cosa che si verificò il giorno successivo.
La signora si rese subito conto dell’importanza di Aldo nella vita di Elena perché teneva lontano il suo sconforto e soprattutto perché la ragazza aveva ritrovato il sorriso fino ad allora scomparso
Elena ed Aldo si conoscevano da poco più di un mese e dal suo primo giorno di scuola, frequentavano la terza media, la ragazza sembrava rifiorita non solo mentalmente, ma anche fisicamente.
[continua]