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Due Voci - Viola d’amore - Basso continua
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Prefazione
La concezione lirica di Anna Maria Tonazzi trova la sua piena e fedele rappresentazione nella silloge, dal titolo “Due Voci – Viola d’amore Basso continuo”, nell’alternarsi di diversi piani lirici, costantemente alimentati dal suo sguardo, capace di cogliere ciò che si cela nelle fenditure dell’esistere e di fissare atmosfere, che nascono e si rigenerano, come in una dimensione di sospensione nel tempo.
La silloge di poesie di Anna Maria Tonazzi comprende tre parti: “Ouverture”, “Viola d’amore” e “Basso continuo”, che compongono i tre tempi lirici d’una armonia poetica, sovente giocata tra visione ermetica e tensione onirica, sempre protesa a mantenere fede ad una sorta di architettura musicale della silloge.
L’intenzione lirica della poetessa mette in luce la volontà di offrire una versificazione che attinge ad un giacimento emozionale capace di illuminare il manifestarsi della vita e, seppur con liriche brevi e sintetiche, quasi scarnificate da ogni orpello, riuscire a rendere, in modo fedele, le percezioni dell’esistere attraverso uno spartito che rivela la necessità vitale della memoria, recupera emozioni ed immagini, e apre la porta verso una dimensione più profonda della coscienza.
Nel dispiegarsi del processo lirico ecco allora emergere frammenti esistenziali, recuperi memoriali, immagini e atmosfere criptiche, stati d’animo e rappresentazioni del mondo circostante, scrutate dalla poetessa con il suo sguardo intenso, quasi a voler avvertire che tale visione enigmatica è solo apparente: tra le pieghe delle molteplici manifestazioni della vita si possono scorgere le traiettorie segrete e le parole “dimenticate”, disperse nell’oscurità artificiale e nella frenesia del vivere odierno.
Nel primo tempo lirico tali visioni conducono oltre la dimensione temporale, mentre la memoria apre le sue simboliche “porte” e fa scivolar via la polvere, per riportare alla luce i “reperti” dispersi dell’esistenza, il “groviglio” dell’umano vivere, scrutando oltre la “maschera” che sovente copre il volto, per disvelare ciò che è celato, le “scintille d’inganni”, le immagini frantumate riflesse da specchi ingannevoli.
Nel secondo tempo lirico, “Viola d’amore”, nelle poesie di Anna Maria Tonazzi, emerge l’esplicarsi della vita con il suo quotidiano procedere, “nel turbine di inattese energie e nel piacere di complici sorrisi” e, tra le fenditure dell’esistenza, “il tempo trascorso scolora/alla luce/dell’abbagliante sorriso”, quasi a dissolversi tra le strade d’una città, tra confusi passi al crepuscolo, nel silenzio solitario e nelle ombre incombenti di atmosfere misteriose.
La trama e l’ordito dell’esistere deflagrano in un continuo gioco musicale tra parole e gesti, che si imprimono sulla tela bianca, disegnando l’“intreccio” di storie, di fluttuanti movimenti e suoni confusi, di vibrazioni e “spasmi di corpi”, che naufragano “nell’oceano del ritmo”.
Nel terzo tempo lirico, “Basso continuo”, nella visione poetica di Anna Maria Tonazzi s’impone un “unico tono”, che “cupo” accompagna la percezione lirica, che ripete se stesso, immerso nel “giardino delle attese” e dei “desideri sospesi”: come sigillata e preservata in un “bozzolo” che non ricerca l’apertura verso l’esterno, ma vive di se stesso, nel suo involucro che lo difende dal mondo, completamente appagato nell’immutabile girotondo della vita, inesorabilmente risucchiato all’interno della visione poetica, dove convergono le suggestioni dell’ipnotico gioco armonico che conduce, infine, nel “crepuscolo dilatato” dove sfociano le umane pulsioni.
Ecco allora che la volontà di annientare il “cappio nostalgico” d’una simbolica “collana di perline colorate” rappresenta la tensione ad un respiro più ampio, senza limitazioni, libero nel suo dispiegarsi, capace di rendere “diverso il pensiero” d’una donna che non teme il futuro.
In una dimensione che oltrepassa lo spazio ed il tempo viene riscritta la vita sulla pagina bianca e la poetessa offre la sua immagine, connota la sua figura, e diventa “finestra aperta/sul campo lungo/delle possibilità”: il “tempo trascorso” nei giorni della vita crea la trama e l’ordito della simbolica “tela” lirica, sapientemente creata dalla poetessa.
La visione poetica di Anna Maria Tonazzi è decisamente sentita nel profondo dell’animo e costantemente protesa a ricercare penetranti e vibranti espressioni liriche, offrendo continue rivisitazioni, metamorfosi, fluttuazioni temporali e sguardi che si specchiano in un “giardino musicale”, che rappresenta il respiro vitale in un percorso lirico ricercato, sofferto, desiderato e anelato.
Massimo Barile
Due Voci - Viola d’amore - Basso continua
OUVERTURE
FARNE PAROLE
Dalla bollente poltiglia vischiosa
trarre, col soffio,
limpidi giochi di vetro.
PROLOGO
Superato l’ingorgo,
fiacchi gli sproni del tempo
nei fianchi,
s’allungano bui corridoi,
e la memoria
spalanca luci di porte,
solleva grigie lenzuola,
scopre strati di polvere.
Recupera i materiali:
dispersi reperti,
frantumato pietrisco,
groviglio di storie…
Ma le storie fan male,
è meglio cantare.
VIOLA D’AMORE
Il luogo La città
Il tempo Nel frattempo
Piano, piano, percorrere le strade per
arrivare dall’altra parte della città. Autobus,
metropolitane, lungo tragitto fatto guardandosi intorno,
nell’indugio di chi ha una mèta non attraente,
dove si va per dovere d’ufficio:
riunione di lunga noia, parole ascoltate e dimenticate
L’oscurità dell’androne solenne del vasto palazzo
toglie alla vista la luce diffusa sulla città.
La sala della conferenza:
altra luce,
luce artificiale,
e brusio
e applausi
e brindisi
e visi confusi
fra tanti un viso
mi ha mosso il sorriso,
un ponte di sorriso
e di nuovo le strade, gli alberi, le case.
Passi veloci, non per la fretta, ma nel turbine di inattese
energie e nel piacere di complici sorrisi.
VIOLA D’AMORE
È un trillo,
è una cascata
È un riso convulso
che sale,
che sale.
È anche un eccesso
BASSO CONTINUO
Il luogo Il giardino
Il tempo Senza tempo
Alti muri ha il giardino delle attese, dei desideri sospesi: che i frutti dorati degli alberi senza sforzo riempiano
le mani.
Il panorama vasto, che si profila oltre il muro, si riduce a un dettaglio, se si pone lo sguardo a un buco
di serratura.
Si rapprende il tempo fra i viali di bosco, che passi
immutati percorrono, ripetendo se stessi.
BASSO CONTINUO
Un unico tono,
cupo accompagno,
che dice e ripete,
che batte e ribatte,
il nuovo non trova,
sempre uguale prosegue.
BOZZOLI
L’antico involucro
del ventre materno,
intatto,
rende afone le nostre voci.
Non vale
aprire buchi
nei muri,
se all’interno
ti affascina lo specchio.
[continua]
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