Giacomo Bersiga
Con la passione del mio ghiaccio ardente
Eruppi, forse, dal solco d’un delirio?
Cosa concepisco di me?
Equivoco deleterio:
naufragano
in te
i ricordi che credevo persi.
Mi sconvolgano,
e sbaraglino l’Abnorme
(scarnezza di solipsistici sconcerti!).
Solo?
Distratte distanze
di dimenticanze assenti:
tu le curi.
Notturnamente
dimoro negli strali elettro-pirici
dei luoghi di noi,
autenticamente desertici.
Melanconica lucidità!
Trascinami in chiromantiche certezze:
io sono qui,
a congestionar il gelo,
ancora e senza respiro,
proprio come sempre.
Lasciami contemplarci
nel tempio di noi
evadendo la disertante aberrazione dell’umano.
Con Amore Tu Elidi Ricordi Insopportabili: Nitore d’Amenità.
Rincaso,
ora e tripudiamente,
in te, ingentilentoblio di patema:
affezione impiacentita
di sovrumane spoliazioni
che, solassieme,
sormontiamo
sempiternamente.
Paola Carmignani
L’azzurro dentro
Eppure eri te che cullavi i miei sogni
mi coccolavi sul cuore come un bambino
mi passavi le tue dita tra i capelli
ai tuoi suoni mescolavi i sorrisi.
Eppure il tuo tempo è stato il mio
in calce nei post scriptum solo baci
la musica nel cuore di un’opera incompiuta
note mancanti di spartiti persi.
Eppure ancora oggi sto cercando
l’azzurro dei tuoi occhi in ogni viso
le tue grandi mani sul mio cuore
giorni di sole di infinite stagioni.
Vorrei farti sapere non lo nego
che riesco ancora a piangere a dirotto
al suono della tua voce
dentro un filo.
Ornella Crocco
Il pettirosso
Yuri spiava dal vetro ad oblò l’ispido prato dell’altera pieve
ovunque avvolta dal tempo velato ed attendeva, sporgendosi avanti,
quel trottolino col rosso jabò, che ravvivava il candore di neve
saltabeccando su un chicco celato o una mollìca sprecata da tanti.
Yuri tendeva la piccola mano per afferrar luminose lanterne,
piccole come una punta di spillo, ma numerose e con tanta magia
e lui voleva scappare lontano, lui con le lucciole, credendole eterne.
“Ecco una là, su quel folto mirtillo!” “L’aveva presa?” Volava già via!
Yuri bambino adorava le tigri e nel Bengala voleva viaggiare.
Lui le ammirava, temeva, invidiava. Snelle, eleganti, maestose, ruggenti!
I movimenti sinuosi un po’ pigri. La loro gabbia poter spalancare!
Di cavalcarle e domarle bramava e nei suoi sogni eran sempre presenti.
Yuri è cresciuto e vuol rivedere le meraviglie del tempo passato,
ma i pettirossi ormai sono spariti, vittime inermi di uccelli rapaci.
Lucciole poi non è dato vedere per rallegrare quel prato oscurato.
“Tigri scomparse!” hanno scritto contriti. Lui spera invano che siano mendaci.
Orfano è il bosco di trilli e gorgheggi. Risuona solo un “craa craa” di cornacchie.
Il prato è squallido, triste e un po’ bigio. Manca una luce che il vespro festeggi.
Senza il mantello regale con macchie la giungla ha perso eleganza e prestigio.
Guido De Marco
Amore
Amore, amore, amor, cos’è l’Amore?
È musica gentil che tocca il cuore,
è melodia che giunge fino all’anima,
è sole vivo ch’oscura ogn’altra stella,
è luce sfavillante… cara malinconia,
è vita, dolcezza ed è incantesimo:
È turbine, uragano, nostalgia,
è onda che travolge e porta via,
è tristezza ed è gioia, ed è tormento,
è sogno ed è realtà, cara follia!
È pensiero costante, gelosia…
appagamento,frenesia, delirio,
sonno divino, dono dell’Immenso,
è la cosa più bella che ci sia!
Amore, amor,è tutto ed è magia…
Purtroppo, per taluni è un’utopia!
Ieri sera a Venezia
Ieri sera a Venezia, al Canal Grande,
un motoscafo mi portava ai sogni,
all’essenza del bello e del sublime.
Nell’estasi incantata del tramonto
il sole salutava la laguna
e spandeva il suo oro sui palazzi
e sulle cose che danzavano intorno
agli occhi miei. Piccoli dei,
in un balletto antico e sempre eterno
carezzavano l’ acqua con amore…
Ieri sera a Venezia, al Canal Grande,
provai la gioia dell’anima e del cuore.
Ma in quella perfezione d’un momento
che pur eterno non si ripete più,
ero smarrito: mi mancavi Tu!
Antonella Gaiato
Il piazzale del cimitero
C’è un bel piazzale
Davanti al cimitero.
Si incontrano le coppiette clandestine.
Ogni luogo, come ogni cosa,
È una medaglia a due facce.
Da un lato
Le persone
Dormono il sonno eterno.
Dall’altro lato
Nasce la vita.
Natale
A Natale la gente è più buona,
disponibile,
fa i regali.
Non potrebbe essere Natale tutto l’anno?
No.
Nessuno reggerebbe la parte
Per più di un giorno.
Gli scampoli di sorriso
Verrebbero subito messi in saldo.
Castagne
Raccolgo castagne nel bosco.
Sento il rumore dei ricci che cadono.
Le foglie a terra scricchiolano sotto i miei piedi.
Due occhi mi guardano,
E senza fare rumore
Mi dicono che sto portando via
Il loro cibo per l’inverno.
Per parlare
non occorre fare rumore.
Per ascoltare
Occorre interpretare
I silenzi.
Lucio Postacchini
Il sibilar del vento
Il sibilar del vento,
Dai sublimi toni,
È l’ancestrale eco
D’inusitato evento.
Non sembra esso terreno:
Radici ultramondane
Parrebbero formarlo,
Per ridestare in noi
Origini lontane.
Cotali linguaggi
Dobbiamo ricercare,
Anziché perderci
Nel vano chiacchierare.
La Natura è schietta, è saggia:
Spetta a noi ascoltare.
Per recepire aneliti
Di nostra vita vera,
Ch’è ancor sopita in noi,
Ma sarà desta alfine.
Il sibilar del vento
Ha effetto carezzevole,
Sfiora il nostro viso,
Per l’animo è piacere.
Angela Rosati
Libertà In anni acclarata mai messa in discussionein un mondo sporco di luce/scintillante di latta e lustrini a coprire il vuoto di tutto
Un’anima amica a lustrare le borchie della corazzaa mostrare il vivere in silenzio nell amore degli altri nella libertà praticata
Rivoli Schegge dall’impronta lieveRivoli di livore passatos’innestano di presente amatobattono nelle viscere teseaprono gli occhi al mattinoin brume aggrovigliatoocchieggiano ambigui pattidi serenità sfibrata
In lotta di giustizia negatasfugge dal cielo vendetta con tutti gli dei che applaudono all’ingresso nel mondo di argillache si apre vuoto al displuvio di una grondaiaal rifluire di un fiume sulla battigiache batte e ribatte con 1’onda perpetua Doline affiorano che sciolgono il terreno in fango e poltigliada imbellire la pellema non dissetano l’assetato
Giusy Sciacca
Onde (dis)armoniche
Algoritmi indecifrabili
filettature sfalsate
ingranaggi imperfetti,
moti sinusoidali
in differenza di fase.
Io e te.
Apnea
Annegavo
nelle acque tiepide
dei laghi verdi
traboccanti
dai suoi occhi..
Impatto
Collisione assordante,
lamiere distorte
delle nostre corazze.
Combattemmo
fino all’ultimo respiro.
Amplesso tra Noi.
Regina Scialpi
3 giugno 1941
Ai piedi del tuo Altare
Il mio dolor è il tuo,
il mio amor è il tuo.
Ho trascorso la notte
ai piedi del tuo Altare,
eretto al limitar della foresta.
Ho sostato sulla nuda terra.
Ho udito il mormorio della natura.
Ho sentito il tuo canto.
Hai voluto cantarmi nell’oscurità nascente
dal sen delle divine cose.
So che sei venuto per me,
per cantarmi canzoni,
per immergermi nel canto nuovo,
che già prende forma,
per parlare al cuor mio.
Ma la notte è buia e fredda
e non tramonta ancor
dal mio vibrante petto.
La tua scossa non freme e non si fa sentire.
La morsa è greve e chiude il sacro suolo.
Giuseppe Sciascia
Opera 7^ classificata*
Al fronte
«Un mio soldato non è tornato dal campo di
battaglia, Signore.
Le chiedo il permesso di andare a cercarlo»
disse un Tenente al suo Capitano.
«Permesso negato!!», replicò l’ufficiale,
non voglio che lei rischi la vita per un uomo
che probabilmente è già morto…
Il Tenente, con il cuore in tumulto, se ne andò
e un’ora dopo ritornò ferito, trasportando
il cadavere del suo soldato.
Il Capitano: «le avevo detto che ormai era
morto! Mi dica se valeva la pena andare fin
là per recuperare un cadavere!?!»
Il Tenente, con un fil di voce, rispose:
«Certo,Signore! Quando l’ho trovato era
ancora vivo ed è riuscito a bisbigliarmi:
“Ero sicuro che saresti venuto!”».
Franco Tagliati
Metrò
L’acre odore dei corpi accalcati
mani serrate alle fredde maniglie
storie straniere mai narrate
nel dondolio ritmato
del ventre d’acciaio
che scivola nel buio tunnel
come il verme nella terra
con i volti sconosciuti
frantumati dal frastuono
ognuno con una meta
un luogo da raggiungere
nell’affannarsi quotidiano
lasciando sui cartelloni pubblicitari
sogni strappati.
Pigrizia
Così sbiadito a quest’ora
lo sguardo del fiume
macchie d’indaco
appena celesti
cade l’ultimo lembo di sole.
In lontananza
risa di donne
e tu
pigrizia
maestra nell’annegare sorrisi
lasci che le barche
vengano tirate a secco
la mia chiglia
va in rovina
sei il dolce granello di sabbia
del tempo perduto
la parte vuota della clessidra
senza impronte.
Oliva Tentori
Semplice e Faticoso
Semplice mi dicevano da Bambina, mantieni il Cuore Puro,
Semplice e Faticoso, dico ora,
Uomo, è ogni Uomo,
Ma se ne Dimentica,
Vive con gli Stessi Istinti, prova le Stesse Emozioni,
Ma se ne Dimentica.
Nasce per Vivere, o Nasce per Morire,
Ma se ne Dimentica.
Muore per Vivere o Muore per Morire,
Ma se ne Dimentica.
Cerca invano Fuori da Se, I Grandi Perché della Vita,
Dimenticando di Cercarli Dentro.
Quando, Sofferente, Bisognoso, Attento ad ogni Sguardo,
ad ogni Gesto Altrui Ricorda,
Allora Ricorda,
Ricorda che Ogni Uomo, Gioisce e Soffre nello Stesso Modo
Brama Solidarietà, Affetto, Comprensione, nello Stesso Modo
Bisognoso di Essere Considerato Ciò Che È
Un Essere Vivente
Che Vive Ogni Volta Un’Esperienza Unica e a Tutti Comune
Allora si, Ricorda di Essere Una Goccia Parte del Grande Oceano.
Chi Accoglie Questo Mantiene un Cuore Puro
Per Essere Libero di dire con Parole, Gesti, Sguardi,
Ti Amo Uomo,
Faticoso e Semplice
Morena Tricerri
Arpeggia la pioggia
Arpeggia la pioggia
in cadenzati bpm
pare melodia sinfonica
Battono a tempo
Acustiche note
Improvvisate gocce
Su invisibile spartito
Amplificate dalla
Metallica Grondaia
Risuonano rivoli
Di un armonico
Complesso
Sopra il terrazzo
Tintinna Fresca
La foglia verde
Rimasta lei sola
Su di un ramo teso
Che pare arco di violino
Così
Scroscia
In Diafoni applausi
Il silenzio
del Temporale.
Laila Tromboni
A poco a poco
(Dedicata alle donne vittime della violenza maschile)
A poco a poco mi scopro più forte.
A poco a poco mi sento più viva
Mi hai tradito, ferito, umiliato, insultato
Hai tradito la mia fiducia e quella nel prossimo.
Eppure, a poco a poco,
non fai più male…
Se mi guardo in giro,
vedo me stessa negli occhi di chi come me ha sofferto…
di chi, come me, ha lottato e ha scelto di essere diversa
di chi ha scelto di vivere!
E a poco a poco sento di essere migliore..
non di altri… ma di te!
Perchè è un essere così piccolo
chi si sfoga del proprio odio…
A poco a poco le tue parole e i tuoi gesti,
sembrano una leggera brezza sulla mia pelle…
destinata solo a scivolare via..
Nulla di ciò che hai fatto potrà più scalfirmi
perchè la mia voce, sarà più forte della tua…
e sarà solo… verità!!
Mi guardo in giro e vedo finalmente chi dona amore senza chiedere…
Chi crede in ciò che fa…
chi ha scelto di amare se stessa senza rinnegarsi
E a poco a poco… …ne sono certa,
m’illuminerò di me!!