Mario Cabriolu
Pezzi d’Amore
(Amore a pezzi)
Ago e filo rincorrono
cuori infranti disseminati
in stanze cadute nel buio.
Petti sanguinanti cercano
riparo in stanze asettiche
noncuranti dell’oblio subito.
Lacrime, da singhiozzanti amori,
cadono su specchi di sabbia
levigati all’alba da mari impetuosi.
Pezzi di cuore, sparpagliati ovunque,
attendono suture da mani traboccanti
di fresche e vergini passioni.
Gocce
Sentori di brezze
carezzano chiglie erranti
di anime perse.
Urla squarciano silenzi notturni
di donne partorienti.
Radici strappate
vagano in mari senza confini
verso terre feconde.
L’aria elettrica è pregna
d’Abbracci d’Umanità
che li accoglie e…
infonde nuova speranza.
Riccardo Del Sole
Storie
Qualcosa di me ha dipinto il tuo viso
Un arcobaleno senza pioggia e senza
aggettivi
Si perde nella legge del mare
Quasi svanisce la sua essenza
In uno spettacolo ambulante di marionette
Che torna ogni tanto
Mentre lacrime di sole bagnano camice grigie
Incessanti
Ho visto un lago
Ho visto un lago
Le piante si specchiano in esso
Arrivano a toccare
Un fondo lontanissimo
La loro punta fragile
Sembra violare i segreti immersi nell’acqua
Tutta la vita che nasconde
Come un enorme marsupio materno
Finalizzato a proteggere vita
Ormai invisibile al mio pensiero
Il lago sparisce
Al suo posto una città alveare
Dove nessuno vive
Aurora estiva
Il mio quartiere sembra di carta
Mi circonda in una strada senza rumori
Non esiste ieri nei miei ricordi
Come un inizio senza passato
Giovanni Dimasi
Bisogno d’amore
C’è un volto che torna
con le prime ombre della sera
colora i miei sogni di carta
rende la vita più vera
ed è mia la notte
con quale volto verrai stasera
quale avrai domani
sarai un amore corsaro
o uno tranquillo
di giorni passati ad aspettare
sarai la tempesta
o la calda spiaggia deserta
dove riposare
sarai vento fame bramosia
ancora non lo so
l’importante è che tu sia
amore
di braccia calde e forti
di labbra morbide e profumate
di parole sussurrate
di un corpo da amare
da ricordare…
Antonietta Forte
Calore di mamma
Folate di gelo fustigan le fronde
e sibili umani rantola il vento.
O sasso in ghiareto o tronco di faggio,
ha occhi quell’anima ma non più coraggio.
È immobile, tace,
sterpaglia sull’acqua o fiore di prato.
Il vento ruggisce, avanza, ghermisce,
e l’anima crepita lì nel camino,
è legno riarso, è legno ormai liso;
riscalda, è chiarore,
rallegra la fiamma fin quando s’invola.
Marzo 1995
Note
Era un fine settimana dedicato alla pesca sul fiume Tirino.
Il vento gelido di marzo alternava ululati a sibili umani, scuotendo le chiome degli alberi.
Le acque trasparenti del fiume fluivano impetuose, trasportando sterpaglie.
Erano immobili solo i tronchi secolari degli alberi ed i sassi sommersi, giacenti nel letto del fiume, eppure quell’uragano non mi sconvolgeva.
Ero immobile come quei tronchi e come quei sassi.
Come fiore di prato mi lasciavo piegare dal vento, come sterpaglia mi lasciavo trasportare dalla corrente.
Mentre immoto era il mio corpo, nel mio intimo impetuoso era il vortice dello sgomento, nel vedere l’unico mio figlio salire sul treno della nuova vita che lo allontanava da me.
Profonde e coinvolgenti erano le riflessioni, totalmente pregnante lo smarrimento.
Cosa fare dunque?
Si può solo assecondare l’avventura della vita che si rinnova, donando le proprie residue energie, fino a quando ne è concessa la possibilità.
Diego Guario
La casa nel viale
Per l’eternità mi risveglierò
con, nel cuore, quel giardino
ed in fondo al viale
tu,
bellissima.
Un sorriso che mi chiama,
una voce che mi insegna a camminare
su una strada che mi porterà
ad andare lontano,
oltre il tempo che non ritornerà.
Quella vecchia signora
mi offre una spremuta
ed il mondo sembra dolce,
dolcissimo
tra le labbra di un bacio
e le parole raccolte
in un abbraccio di calore infinito.
Quando arriverà
il momento di andare
oltre il viale,
chi ci sarà al mio fianco
a medicare le ferite
inferte alle ginocchia?
E spero disperatamente
di tornare, domani,
a guardarti ancora in faccia,
a baciare i tuoi sorrisi,
a chiederti il perché.
C’è un suono che si sente
in fondo al viale.
La casa mutamente
mi sussurra un dolce addio.
Ma io non rispondo.
Gerardo Iannacci
ECLEttiCAMENTe
Io pensavo a te,
tu guardavi me.
Senza un perché,
il motivo non c’è.
Il desiderio è un Pretesto,
porta all’Incesto.
Nella fornace di Efesto,
brucerò questo Testo.
Si farà Manifesto,
del tuo amore Molesto.
Quando nel giorno Funesto,
diverrà Indigesto.
Guarderò Mesto,
quel tuo Gesto.
Il motivo non c’è,
senza un perché.
Tu guardavi me,
io pensavo a te.
Pietro Masotti
Tu meriti
Quando ti senti sola
e credi di non essere all’altezza,
quando riconsideri il tuo passato
e ritieni di aver sbagliato tutto,
quando ti guardi allo specchio
e la tua immagine riflessa ti da fastidio,
quando tutto sembra voltarti le spalle
e non vedi l’alba all’orizzonte,
quando temi l’abbandono
e la paura della solitudine ha il sopravvento;
allora è arrivato il momento di fermarti,
di guardare in fondo alla tua anima
e di non temere di chiedere affetto e protezione
poiché tu meriti di avere il sorriso negli occhi,
la serenità nell’anima e tanto amore nel cuore.
Non temere la felicità,
non aver mai paura di cercarla!
Silvio Morello
Istanti
Un piccolo balcone fiorito
accarezza un cielo blu di stelle
sospeso tra un profumo d’estate
una luna di carta.
Afferro sorrisi ricordi semplici
vivi nella memoria di chi…
nella semplicità di un istante
raccoglie quel fiore che…
sboccia tra petali e spine.
Eppur quando guardo
nel mio cuore vedo solo quel fiore
ricamare i miei pensieri.
Fatti di quel noi che pochi sanno
raccontare.
Avvolti da braccia
sicure pronte a far volare con
un soffio la nostra
magia…
Ettore Pezzetti
Lungo La Scala
Lungo la scala
…attenti!
quanti scalini rabberciati
di legno sfraccicato
e sporti nel vuoto
Destra/sinistra
sinistra/destra
usci sguarniti
a malapena retti
da cardini ormai rosi
precipiteranno
se appena appena smossi
Non v’affacciate
non daranno frutto
resteranno morti lì
che ve ne cale!
teste pensanti
passi pesanti
oscuri presenti
futuri mancanti
Procedete procedete
ignoti ignavi ignoranti
su bava di lumaca
se ne siete capaci
Ma non cercate
la mano di chi non v’è!
Gian Paolo Simonato
Giù la maschera
E arriva
detestata megera
o colera che sia
a sgambettare ogni certezza
la stanchezza del possesso
e ridona dolcezza
per il sorriso del sole
là, e poi là sul mare
per la corsa delle foglie
giù, giù fino al prato
per lo stormire dei rami
su su, nel suono delicato
per la serenità che abbaglia
di su di giù di qua di là
liberata dalla nebbia
dall’ansia d’inseguire ciò che scappa
davanti alla follia del nulla
della smaniosa vanità del tutto…
Giù la maschera:
l’imprevisto rende vetro
di timori debolezze paure
fino al fondo del barile…
gratta gratta gratta
Suoni
E così a volte capita che gli occhi
parlino
in un volto scolpito dal sole
sentano
coccolar parole nell’eco del mare
È la danza delle note
Franco Tagliati
La vita resiste
Giorni bui
senza sole
se ne vanno
madri, padri, figli, amici,
in silenzio.
La morte non rispetta
ne cattiveria
ne bontà
incorona
di corona
il respiro degli uomini
cinge il corpo
succhia la vita
a precoce fine
tanti fratelli
di paesi e città.
Vanno pagine di vita
su asfalti di fuoco
in deserti senza fiori
senza lacrime.
Alle finestre
guardiamo il cielo
rassicura
il suo respirarci
accanto
nel giorno oscuro.
Sospesa a un filo
la vita resiste
oltre le nubi
oltre l’orizzonte.