Benedetto Di Pietro - Il cammello amaranto
Collana "Gli Abeti" - I testi teatrali 14x20,5 - pp. 88 - Euro 7,50 ISBN 88-8356-253-4 Clicca qui per acquistare questo libro Commedia musicale in due parti Musica di Gian Elia Prinelli MOTIVAZIONI E DEBITI
Volendo occuparmi di argomenti attuali, mi è sembrato che uno spaccato della metropoli milanese potesse prestarsi bene al mio scopo. A questo proposito West Side Story (WSS) di Robbins-Laurentz e Sondheim con le musiche di Leonard Bernstein, mi hanno suggerito il tema di due gruppi di teppisti in lotta per il controllo di un parco. Anche l’idea di Romeo e Giulietta di Shakespeare, come in West Side Story, mi è sembrata sempre attuale. Ma a differenza di WSS, in cui la trama gira sempre attorno a Maria e Tony, ho voluto proporre una serie di eventi che normalmente succedono in una città, ponendomi nell’osservatorio privilegiato del Parco Ravizza di Milano, un luogo che diventa una passerella di teppisti, di ragazzi per bene che ballano gioiosi, di disabili, alcolizzati, illusionisti, lavoratori, tutori dell’ordine e pensionati. Una presenza costante in tutta la commedia è quella di Ambrogio, un tranviere in pensione, che ha la funzione di collegare le varie scene, ma anche di essere voce della coscienza e rappresentante silenzioso della gente comune.
Come tutte le grandi città, anche Milano non è stata risparmiata dalle ondate migratorie che puntuali vi si riversano in concomitanza con periodi di magra o postbellici. Negli anni 1950-60, nel capoluogo padano, era arrivata gente che proveniva dal sud Italia; alla fine del 1900 invece è arrivata gente proveniente dalla vicina Albania, dall’Africa e dall’Asia, dando origine a situazioni analoghe a quelle degli anni ’60 e come allora ad un rifiuto da parte degli abitanti milanesi. Ma mentre nel 1960 fu una cosa controllabile, anche sotto il profilo di gestione della sicurezza e del lavoro, oggi è quasi impossibile sia per l’enormità dell’esodo sia perché tra i nuovi arrivati c‘è tanta gente dedita al crimine.
Nel cinema d’oggi il sesso e il sangue sono diventati cosa ordinaria. Oltre alla finzione scenica, il messaggio deve portare una carica riflessiva, indipendentemente da come questo venga proposto. Si assiste così a scene e linguaggi offensivi per lo spettatore che diventa uno strumento in mano a registi e produttori senza scrupoli, che non esitano a propinargli di tutto.
Per certi versi, il linguaggio dei giovani del 2000 è nuovo, ma poco lascerà attaccato alla lingua italiana. Quindi volere usare un lessico forte per connotare i ragazzi di oggi, a mio parere, porterebbe il rischio di non essere accettato dal resto della gente matura né di essere riconosciuto dai giovani di domani. Il linguaggio in sostanza segue le mode, ma non le registra. Se Manzoni avesse usato soltanto il linguaggio dell’Ottocento, oggi non sarebbe attuale; ma credo che la stessa cosa sarebbe successa se avesse usato un linguaggio legato ai giovani del suo tempo. Modernismo sì, dunque, ma con un occhio a ciò che potrà essere la lingua tra qualche tempo.
Shakespeare aveva toccato, tra gli altri argomenti, una filosofia di moda al suo tempo: il nominalismo. L’esistenza di una mia canzone in lingua inglese, già musicata in precedenza da Prinelli, mi ha dato lo spunto per inserire nella commedia un personaggio, Johnny, che disserta sul valore della parola. Un accenno al nominalismo, quindi, ma anche al vangelo di Giovanni che vuole che “In principio erat Verbum…”
Se è vero che esiste relazione tra questo lavoro e WSS, è anche vero che questa consiste in elementi comuni a tutte le grandi città. Ma a differenza di WSS, qui la scena si muove all’interno di una serie di fatti che diventano uno spaccato singolare della città di Milano. Quindi il territorio della commedia è la città di Milano, dove girano personaggi estranei provenienti da altre regioni del mondo, ma anche squisitamente milanesi come Ambrogio, l’astrologo Ngujen, i Vacheros che usano il dialetto come elemento di distinzione e di appartenenza alla città.
Oltre al comportamento dei gruppi (Cammelli e Vacheros), altri argomenti di carattere sociale e comportamentale vengono proposti. Tali sono: l’isolamento del diverso (handicap, alcolismo, zingari); giochi di socializzazione come il ballo e la gara di pattini. Sul valore della comunicazione e quanto oggi sia facile manipolare l’informazione, mi soffermo più di una volta. Rivolgendo tra le battute un invito allo spettatore a non farsi condizionare dai “mass media” e a ragionare con la propria testa.
I testi delle musiche vanno dalla canzone impegnata (“Dream and words”, “Milano”, “Il bianco marmo”), alla fiaba (“Il sole girasole”, “Gitani”), alla canzone romantica (“Alba di un amore”, “Madre benedetta”), alla canzone ironica (“Se sapessi ballare il tango”, “El strolegh”, “La sfida”). Le musiche di Prinelli di conseguenza vanno dallo stile ‘grande orchestra romantica’, allo swing, ai ritmi moderni.
IL SOGGETTO
Volendo occuparmi di argomenti attuali, mi è sembrato che uno spaccato della metropoli milanese potesse prestarsi bene al mio scopo. A questo proposito West Side Story (WSS) di Robbins-Laurentz e Sondheim con le musiche di Leonard Bernstein, mi hanno suggerito il tema di due gruppi di teppisti in lotta per il controllo di un parco. Anche l’idea di Romeo e Giulietta di Shakespeare, come in West Side Story, mi è sembrata sempre attuale. Ma a differenza di WSS, in cui la trama gira sempre attorno a Maria e Tony, ho voluto proporre una serie di eventi che normalmente succedono in una città, ponendomi nell’osservatorio privilegiato del Parco Ravizza di Milano, un luogo che diventa una passerella di teppisti, di ragazzi per bene che ballano gioiosi, di disabili, alcolizzati, illusionisti, lavoratori, tutori dell’ordine e pensionati. Una presenza costante in tutta la commedia è quella di Ambrogio, un tranviere in pensione, che ha la funzione di collegare le varie scene, ma anche di essere voce della coscienza e rappresentante silenzioso della gente comune.
Come tutte le grandi città, anche Milano non è stata risparmiata dalle ondate migratorie che puntuali vi si riversano in concomitanza con periodi di magra o postbellici. Negli anni 1950-60, nel capoluogo padano, era arrivata gente che proveniva dal sud Italia; alla fine del 1900 invece è arrivata gente proveniente dalla vicina Albania, dall’Africa e dall’Asia, dando origine a situazioni analoghe a quelle degli anni ’60 e come allora ad un rifiuto da parte degli abitanti milanesi. Ma mentre nel 1960 fu una cosa controllabile, anche sotto il profilo di gestione della sicurezza e del lavoro, oggi è quasi impossibile sia per l’enormità dell’esodo sia perché tra i nuovi arrivati c‘è tanta gente dedita al crimine.
Nel cinema d’oggi il sesso e il sangue sono diventati cosa ordinaria. Oltre alla finzione scenica, il messaggio deve portare una carica riflessiva, indipendentemente da come questo venga proposto. Si assiste così a scene e linguaggi offensivi per lo spettatore che diventa uno strumento in mano a registi e produttori senza scrupoli, che non esitano a propinargli di tutto.
Per certi versi, il linguaggio dei giovani del 2000 è nuovo, ma poco lascerà attaccato alla lingua italiana. Quindi volere usare un lessico forte per connotare i ragazzi di oggi, a mio parere, porterebbe il rischio di non essere accettato dal resto della gente matura né di essere riconosciuto dai giovani di domani. Il linguaggio in sostanza segue le mode, ma non le registra. Se Manzoni avesse usato soltanto il linguaggio dell’Ottocento, oggi non sarebbe attuale; ma credo che la stessa cosa sarebbe successa se avesse usato un linguaggio legato ai giovani del suo tempo. Modernismo sì, dunque, ma con un occhio a ciò che potrà essere la lingua tra qualche tempo.
Shakespeare aveva toccato, tra gli altri argomenti, una filosofia di moda al suo tempo: il nominalismo. L’esistenza di una mia canzone in lingua inglese, già musicata in precedenza da Prinelli, mi ha dato lo spunto per inserire nella commedia un personaggio, Johnny, che disserta sul valore della parola. Un accenno al nominalismo, quindi, ma anche al vangelo di Giovanni che vuole che “In principio erat Verbum…”
Se è vero che esiste relazione tra questo lavoro e WSS, è anche vero che questa consiste in elementi comuni a tutte le grandi città. Ma a differenza di WSS, qui la scena si muove all’interno di una serie di fatti che diventano uno spaccato singolare della città di Milano. Quindi il territorio della commedia è la città di Milano, dove girano personaggi estranei provenienti da altre regioni del mondo, ma anche squisitamente milanesi come Ambrogio, l’astrologo Ngujen, i Vacheros che usano il dialetto come elemento di distinzione e di appartenenza alla città.
Oltre al comportamento dei gruppi (Cammelli e Vacheros), altri argomenti di carattere sociale e comportamentale vengono proposti. Tali sono: l’isolamento del diverso (handicap, alcolismo, zingari); giochi di socializzazione come il ballo e la gara di pattini. Sul valore della comunicazione e quanto oggi sia facile manipolare l’informazione, mi soffermo più di una volta. Rivolgendo tra le battute un invito allo spettatore a non farsi condizionare dai “mass media” e a ragionare con la propria testa.
I testi delle musiche vanno dalla canzone impegnata (“Dream and words”, “Milano”, “Il bianco marmo”), alla fiaba (“Il sole girasole”, “Gitani”), alla canzone romantica (“Alba di un amore”, “Madre benedetta”), alla canzone ironica (“Se sapessi ballare il tango”, “El strolegh”, “La sfida”). Le musiche di Prinelli di conseguenza vanno dallo stile ‘grande orchestra romantica’, allo swing, ai ritmi moderni.
Tenendo conto dei costi di realizzazione ho cercato di contenere al minimo i cambi di scena. Pertanto tre scene sono interne (scuola di ballo, Parco delle Rose, laboratorio di Lucia) mentre le altre sono ambientate nel Parco Ravizza, esterne quindi ma molto simili tra di loro. Il cammello amarantoPARTE PRIMA
PARTE SECONDA
IL CAMMELLO AMARANTO I PERSONAGGI (in ordine di apparizione)
- L’azione si svolge a Milano, ai nostri tempi – PRIMA PARTE L’azione ha inizio di sabato mattina. Preludio Attacco dell’orchestra con un pezzo di ballo liscio e successivo passaggio ad un cha-cha-cha. Primo quadro Il sipario si apre sull’interno di una scuola di ballo. Ragazze e ragazzi sono in posizione e cominciano la lezione. Il maestro è Rubens, un brasiliano esperto di balli moderni. L’orchestra tace. RUBENS: Forza ragazzi, ché siamo quasi alla fine. Due passi avanti, uno indietro e ancora un passo indietro strisciato! Su, Cristina! (Poi rivolgendosi a tutti) Ma cosa avete oggi? Su, dunque! (Mostrando i passi del ballo) Avanti, avanti, indietro e opla! Prova tu, Gippo! Uno, due, tre e… quattro. Su le gambe, ragazzi, non le avrete mica di legno? Entra Johnny (L’orchestra esegue un sostenuto “Just for”, un pezzo di musica moderna che i ragazzi colpiti nell’orgoglio eseguono con molto impegno.) - Buio in scena mentre l’orchestra continua i suoi ritmi. – Contatore visite dal 28-11-2001: 8828. |
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