Le parole omesse
a mio figlio Piergiorgio
Da verdi spazi srotola un pensiero
ed io lo spingo con la mano all’infinito
prima di rendermi conto che a trent’anni
tu pure mi passi di nascosto sopra il tetto.
Mi accorgo così che nell’ampiezza del tempo
qualche volta ritrovi la tua piccola casa
e le parole omesse, quello spazio che unisce
le altalene newyorkesi ai semplici suoni della strada.
E in questo navigare, mio splendido germoglio,
sta la fragranza degli affetti che conforta, in ciò
che hai dato ed in quello che darai, nel richiamo
delle voci ai tuoi cieli d’aria, alle conchiglie eterne.
Mescolato tra balocchi passati risale il nostro dialogo
incompiuto ai momenti felici, agli occhi che ti
guardano profondi, al graffio della manina
di Nicole che ti scompiglia il tempo nelle stanze.
Così oggi ti ammiro uomo e saggio padre,
splendidamente caro dal giorno in cui sei nato, in quei
cortili al sole coi battelli sull’East River a luccicare
come bandiere neroazzurre nel giorno del trionfo.
Forse tutto è sogno o forse solo un viaggio
se torna il vento a farsi nell’invisibile segreto
quando le brevi lontananze allungano la luce
di un lumicino che ti guarda dall’eternità del cielo.
Per altro incanto
a Lia
Degli occhi di una bambola in vetrina
hai lo stupore delle ciglia lunghe,
un giorno d’estate sulle labbra rosse
che la stagione guida sottopelle.
Non più a te in diretta scrivo nei risvegli
ma agli occhi spietatamente dolci nell’andare,
l’ardire del mio tempo ancora in viaggio
là dove tenera è la vita e senza fine.
Argento è il resto che ci sopravvive
e d’oro quello che forte a noi si stringe;
così sarà estate ancora il bacio
nella segreta arnia dove il miele dura.
Cedi devotamente come hai sempre fatto
nell’infinito splendore della stanza
perché forte ci sorregge la vita
di questo giorno schietto al tuo sorriso.
Secondo compleanno
a Nicole
Steso su una spiaggia coi gabbiani
mi faccio coprire di sabbia molto fine
che le sue manine continuano a portare
scavando con una palettina verde chiaro.
Oggi il mare ha soffio buono
e culla l’illusione di vederci
ancora amici fra un millennio:
un nonno estasiato all’orizzonte,
la nipotina in corsa per un gelato
o forse per una palla di zucchero filato.
A due anni appena compiuti
Nicole ha rosso di fragole sul viso:
la gioia di un salto tra i gonfiabili,
l’affanno di giungere prima per il turno.
Vanno così per onde i nostri auguri,
spensierati col vento alle sue spalle:
una risata felice, l’abbraccio delle mani
per una fatina al vertice dei sogni.
Vagabonde sensazioni
a Mimma Greco
Ottobre spalanca vetrine ai marciapiedi
delle città in delirio, in questo andare
sotto gli ombrelli che fissano i passi di chi
arriva dalle terre.
Vagabonde sensazioni
a te che guardi l’ultimo grappolo maturo
tirando indietro i capelli come un tempo
quando scalza trovavi ancora vita
tra i fuochi delle grigliate sul selciato.
Una campanula azzurra s’inerpica
agli albori di questa stagione che a Roma
ripete i colori dell’estate, un tempo rivissuto
che dentro cresce le voci degli amori
come allora gagliardi verso mete ignote.
Cinquant’anni snodati in questo autunno
che ti incontra coi suoi favori ammiccanti
mentre sulle pertiche allunga l’oro
del cielo tra fili di fieno e ali di granturco.
Cos’altro darti da questa sponda incerta
se non un pensiero che ti crede guerriera
a volte tenace e a volta prigioniera.
Col cuore in offerta alle radici dell’anfora
mentre accoglie il tuo sorriso senza tempo.
Ascolta il tempo
A Marzia
Di questo giorno acceso da brevi
certezze per le stagioni a venire,
giunga al tuo fianco un frammento
del nostro spazio in progressione.
Ancora una parvenza di luce
da questo infinito che d’estate
colora affetti, ancora tante piccole
ali che ti portano via.
Ascolta il tempo che ti lega
alla vita, e non soltanto, ascolta
il lieve andare del vento che si posa
dove il cuore stringe le presenze care.
Musiche irreali possono giungere
da conchiglie lontane, da spiagge
dove il sole si posa in uno sguardo
che lascia l’anima folgorata da una gioia.
Un giorno forse ricorderai questi versi
e chi li scrisse, un giorno quando ancora
l’estate si porterà al tuo fianco per ritrovare
il cielo nello stupito passaggio della luce.
Anniversario per amici
a Pasquale Martiniello
per i 50 anni di matrimonio
Autunno non ancora pioggia, breve
parentesi dell’estate non andata via,
di soppiatto le voci degli amici che vibrano
come silenzi dai cortili al petto.
E tu, accanto la rosa dei giardini
che puntualmente torna bagnata
di giovinezza da più di cinquant’anni, scegli
l’ora breve per guardare ancora il volto
che caldo d’amore ti fu e sempre devoto.
Il tempo non è che un giorno o forse
una stagione di scritti e canti, la veglia
delle vigne in uno scricchiolio d’aghi secchi
tra larici maturi, o forse un nido che nasconde
i falò a mezza costa come sogni sparsi.
Volevo scrivere una lettera come si fa
nei pomeriggi quando i pettirossi ti guardano
dagli steli alti dei girasoli, ma mi è sembrato
un do di petto fuori luogo, non la felicità eroica
per amici con guance da bambini ed occhi d’usignolo.
Meglio la vostra disorientata felicità in questo ospitare
il tempo, bevendo fuori città con i compagni
mentre passa un tram tra le osterie della sera.
Alba di colori
A Giorgio Pagano
nel giorno della nascita
L’alba fu semina di piccole cose
dalle mani di Dio e negli occhi la luna
parlò piano mentre lasciava la terra
per non svegliare l’ora vicina alla curva
dell’apparizione, nell’infinità degli spazi.
Talvolta un cielo d’ali basta a tessere
il lungo filo dei sogni, quel soffio
appena sorto come fosse istante mentre
tiene in sospeso una vita nascitura.
A tanto divenire, il mistero chiamò luce
dal cavo del cielo, un vagito
svegliò i germogli della primavera;
una carezza che ripetuta guizza
e ricongiunge miracolo a speranza:
con occhi increduli, coi palpiti del sangue.
Pure il Millennio ormai si tinge
dei colori dell’innocenza portando
un brivido azzurro sulle coste di Marina;
e filtra luce dagli occhi di Colui che tutto sa
del tenero fiorire di una nuova bellezza nel Creato.
Non sai
A Vincenzo Paolo Lombardo
Tu non sai del galleggiare del tempo
che di anno in anno muta
il nostro sistema di nottambuli
in pigiama, quei ritorni alla luce
col faro che schiara il sale e pure il mare.
L’ho capito dal tuo breve approccio
alle terre che videro lasciare i padri
dai ciottoli sul porto, per un pennacchio
breve di città, per un cambio incerto
disseminato di valigie sempre schiuse.
Di là dal vento e dal buio d’altro
lido, il silenzio è destino furtivo
ma tu non sai il nome dei paesi
con prati d’acque e randagi tulipani.
Hai dentro di te una tasca che tintinna
non per muovere di moneta bensì di pelle
come d’altro mondo che se ne va di sera
in un libro scritto con parole d’acqua.
Tra sassi e rovi, le ceste che emergono
da dietro i muri a secco, il sogno
sulle pertiche che reggono minuscoli
cardellini, un passo lento dai pianori.
Così anche tu potrai conoscere il nostro
tempo disperso su una clessidra vuota.
Anche la vita è sogno
a Noemi Imperitura
A margine delle tue giornate dopo scuola
ti sarà capitato di solcare il mare infinito
dell’inconsapevolezza, quel tremore che sarà
sembrato un battito d’ali in cerca di nuove
amicizie o magari di un incontro eterno.
Sono le lusinghe di un’età in fermento,
i colori sempre stesi alla finestra
quando giri come una libellula azzurra
in attesa di posarti dove inizia il sogno.
Quello che non capita,invece, è di vedere
un poeta che s’incanta nel gioco del tuo tempo,
in quel ritmo che ascolta i suoni del mattino
e li depone sul tardi ai piedi della sera.
È la vita dei momenti veri che traccia
di emozioni i giorni a venire, coprendo
il tuo rossore in uno sguardo pungente
che amore sembrerà alla luce delle stelle.
Resti il nostro augurio nei tuoi verdi
occhi incantati ora che in silenzio il cuore
vola dentro il cielo, ora che una luce eterna
illumina di danze i tuoi domani.
Nelle fresche solitudini dell’infinito
A Stefano Belmonti
Stupori di presenze ai confini
delle distanze e dei colori,
la pista un serpente allungato
ad occhi chiusi sulle rughe della terra.
I sogni a volte accendono lontano
tra grida e campanacci, un nugolo
di granelli gettati come una marea
che si spande attorno alle rotelle dei bastoni.
E si vola in un unico pensiero
che porta centomila occhi alla stessa discesa,
allo stesso vivere insieme sul traguardo.
Sapessi cantare, porterei le note
di questo concerto universale ai confini
della parola che cade in una luce senza tempo.
Poi tremano le cime dove il giorno avanza
nelle fresche solitudini dell’infinito,
e vola dagli sci la neve in ricami
di cielo nel breve spazio dei tuoi sogni.