SOGNAVO BRASILIA
8/9/2012
Io, prima di morire vorrò visitare Brasilia.
Città costruita ex novo nel 1950 al centro dello Stato del Brasile, simbolo di modernità architetturale e avanguardia tecnologica.
Capoluogo amministrativo.
Io, ragazzetta padana curiosa attenta interessata al nuovo, rimanevo affascinata dai reportage dei Giornali Luce, che precedevano l’inizio della proiezione dei film, testimonianti gli avvenimenti mondiali di ogni settore: civile, politico, storico, geografico, scientifico, letterario.
Riportavano la cronaca della vita dei regnanti, dei divi del cinema, notizie di fatti determinanti per lo sviluppo economico e la crescita del dopoguerra: il varo di una nave, di un aereo e la fondazione di Brasilia.
Era come sfogliare un quotidiano, che a quei tempi non entrava nelle case.
Sicché al cinema, oltre la visione del film di per sé scuola di vita, ci si aggiornava, si veniva a conoscenza del grande universo di cui noi, nel nostro micro mondo, eravamo un’infinitesima parte.
Mi sentivo attratta dalle novità, dal diverso, dalle forme verticali create dalla grande visionarietà della mente umana, e queste immagini si fissavano, s’imprimevano come fotografie nel mio computer mentale, e da lì ogni tanto le rispolveravo, riemergevano al richiamo di un desiderio imperscrutabile.
Tutto quanto avveniva in me ancorata nel piatto fascino avvolgente della pianura!
Architetto Oscar Niemeyer – 1907-2012
È stato, assieme all’urbanista Lucio Costa, il creatore di gran parte della futuristica capitale Brasilia.
Fu allievo e discepolo di Le Corbusier.
Dichiarava: – L’architettura è invenzione e, in quanto invenzione, è arte.
Con Brasilia fondò la “Città ideale” a forma di uccello in volo.
Le linee architettoniche sviluppano un disegno rotondo, morbido, interpretato da Niemeyer con un’immaginazione e un movimento prima sconosciuti.
Di Brasilia, Costa disegna la pianta ad ali spiegate e Niemeyer inserisce gli edifici del potere e di culto, quali il palazzo del Congresso Nazionale e la celeberrima Cattedrale di Nossa Senhora Aparecida.
IL VOLO A BRASILIA
30/5/2013
Il mio sogno è Brasilia.
Andare a Brasilia è un ritorno indietro in pianura padana, dove ogni fatto accadde negli anni del “volo” notturno di libertà, liberatorio e libertario (sogno ricorrente della mia giovinezza).
Sognavo di volare per fuggire da che? O solo realizzare me stessa?
L’idea di città futura l’ho ritrovata nello spazio espositivo realizzato a villa Olmo in Como, dedicato agli architetti Antonio Sant’Elia e Giuseppe Terragni dal titolo: “La città nuova. Oltre Sant’Elia, 1913 cento anni di visioni urbane 2013”.
La mostra ha presentato i disegni originali dell’architetto comasco esposti a Milano, anno 1914, nell’ambito propositivo di “Nuove Tendenze” aggregate al Manifesto per un’Architettura Futurista.
Un percorso suggestivo, tra idee originali di città e spazi abitativi che prospettano all’uomo nuovi modi di vivere, amplificato e arricchito da autori del ‘900 che hanno fecondato con la loro creatività il panorama delle arti internazionali: Sironi e Boccioni pittori, Le Corbusier architetto, il regista Fritz Lang.
Senza contare le opere del maestro comasco Giuseppe Terragni razionalista che costruì pure su disegni di Sant’Elia, il Monumento ai Caduti e l’asilo di Sant’Elia sempre in Como.
È significativo l’essere capitata a vivere il resto della mia vita nella terra lariana che, inserita in un catino di bellezze naturali impareggiabili, quali il lago di atmosfere Pariniane e romantiche alla Stendhal, contestualmente all’ambiente languido, malinconico di Fogazzaro in Malombra, ha partorito innovazioni tali da precorrere i tempi dell’architettura avveniristica sviluppatasi nel corso del ’900.
Questo tracciato lo leggo oggi, è come un filo cocchiere, il filo di Arianna dipanato nel corso degli anni di vita fino a condurmi sin qua: ma con quale fine?
Il cervello umano è fantastico, l’impulso primordiale mi ha segnato, indirizzato perentoriamente perché il “pensiero” è così forte, presente, incalzante… cosa vuole…cerca una meta?
Debbo andare a Brasilia! Scoprirò le mie origini!!!!
IL VOLO
28/8/2013
Forse il volo non debbo esplicitarlo subito!!!
No, non consideratemi una voltagabbana dei sentimenti, una persona indifferente, irriconoscente verso quel mondo che l’ha forgiata con tanto amore.
Mi resta il dubbio di non aver saputo rendere fruttuose le radici forti e sane di cui ero stata dotata.
Ora alla mia età dovrei sentirmi appagata e raccogliere i frutti della laboriosità vitale applicata.
Ma io continuo nel mio anelito di libertà.
E quando sento affermazioni del tipo: – Se torno a nascere, rivivrei la stessa vita! – Io rifuggo tale affermazione… e ripartirei al buio accompagnata solo dall’emotività che fa batter il cuore.
Solo quello ascolterei, e più tardi farei intervenire la razionalità a saldare i cocci.
Il primo volo fu la partenza da CA’ ROSSA verso una nuova terra sconosciuta, andavo incontro alla vita, alla mia vita, forgiata da me, dalle mie scelte, dettata dall’impulso dell’Innamoramento così ben classificato nelle analisi del sociologo Francesco Alberoni.
Le spinte emozionali, le attrazioni fisiche sensoriali olfattive gustative, fatte di sguardi, di papille tattili che s’intrecciano, si scontrano, s’imbibiscono in un tutt’uno con l’uomo prescelto.
E così il volo in sogno che mi aveva accompagnato in giovinezza risorgeva, si concretizzava accanto a lui.
Partivo decisa e sicura: quella era la mia strada naturale!
I miei genitori, dopo aver accompagnato gli altri figli con i supporti idonei dei tempi, mi affidarono allo sposo con la serenità certa di una solidità di buoni sentimenti di base e di doti apprezzabili professionali del giovane uomo che mi aveva incantato.
Da nonna ho raccontato la favola di CIPPI, l’uccellino appena nato che a fatica tentava di batter le ali per spiccare il VOLO DELLA LIBERTà.
Ebbene, è una favola da me creata fantastica, elaborata per cullare, trastullare la piccola nipote Maria nei primi anni.
Ma ora…dopo tanti anni, 15 gli anni di Maria, mi chiedo: – Perché la mia mente ha partorito una storia così congegnata?
Il pensiero del volo da quale recondito ricettacolo dell’inconscio proviene?
E perché, se c’è stato e ne sono certa, l’ho tenuto nascosto bloccato represso in fondo a me stessa, come un embrione in vitreo congelato raffermato?
Quindi il mio vissuto non è corrispondente alla vera essenza, forse non mi sono realizzata… e in questo mi riallaccio ai racconti di vita di mia madre: “le malcelate insoddisfazioni percepite dalla sua voce”.
È il destino di tutte le donne rincorrere una bandiera e mai raggiungerla, o credere di non averla ancora in pugno?
Un’insoddisfazione di fondo mi perseguita: financo oggi son stanca, vorrei ritirarmi, stare in ozio nel pensiero. Invece tribolo tutto il giorno nella ripetizione di mille cose inutili del fare, fine a se stesse.
A parziale conforto mi soccorre la frase lapidaria del grande scrittore Jorge Luis Borges: ”Ogni lavoro dell’uomo è vano, ma non la sua esecuzione”.
…Sarà bene tornare al volo per constatare che nello svolgimento dei miei primi vent’anni l’episodio, gli episodi, rimasero in sottofondo, prevalse l’atmosfera familiare affettiva di calore denso attraente, come il ragno tesse il filo della ragnatela per trattenere la preda.
Ma esisteva un angolo di fuga, nella notte… sognavo, sognavo.
Un sogno amico, non angosciante, ma… premonitore.
[continua]