Io gli occhi
Silenzio
Sento un battito. Poi un battito, poi un battito
Sono ali che si ripiegano
A un tempo
Tutte le braccia vanno in croce
Ma ci vuole silenzio, adesso
Per rappresentare, ci vuole il silenzio
Un cono luce sulla scena
Non è ragionevole considerarlo?
Perché stamattina ho avuto tanto freddo
E mi sono visto con gli occhi sulla terra
Stavo in silenzio
Come adesso, in religioso silenzio
Con lo sguardo reggevo gli angoli del pianeta
Da Gog a Magog
Tutta una liturgia di capi chini, e sagome genuflesse
Tutta una marea di teste aureolate, e spade inguainate
E silenzio, di fila in fila
Di intercolunnio in intercolunnio
Tanto silenzio
Io e gli occhi sospesi in aria
Fra cieli e cieli
Da Sed a Cored, tutta una visione
E occhi sospesi sopra e sotto, I miei
Io e gli occhi sulla terra
Catturavo come un rimasuglio di metallo
Risiedendosi sulla retina, compenetrava
Io come gli occhi della terra
Tutto l’individualizzato si spersonalizzava, si organizzava
In un fluire confluire, dove il silenzio sospendeva, Il tempo
Io ape
Vedranno un’ombra pacificata dinanzi all’ape
E ora et labora, a ricondurti al fine
Al sole
il sole
Apre una luce
a que’ santificati ciechi
L’ombra dell’ape attaccò
lo spazio
Serrai la via, Istinto di, mi colse di fiore in fiore
Un nostos di venture e duro carico
bottinatrice io pregno di sudditanza
È di ventre la mia danza della coda
È un laccio teso al tuo canto circolare
Chi sia io del tuo per Sé oggi è ombra
Pratica la messa in solitario cibarmi
Che sia tu a darmi l’eco, espando luce
Segnami sul favo la verticale, ti prego
Io prego
La strada è fatta,
Sègna la linea con il sole al sole
E il mio addome sarà pronto di qua dal
cerchio
Oltre il calice, miele fresco, odoroso
per tutti.
La mano parlante
…questo arido cuore
Io non so di cimiteri roventi
Di croci nere su delle lapide rosse
Di colombe verdi con le teste viola
Di formiche gialle verso carcasse ingrigite
Di ossari bianchi e di tanti vermi blu
…
mi sia miele la seta
mi sia amara la lana
Io penso al soffione che ha impresso l’istante
All’ultima volta che abbiamo parlato di Dio e del mare, e del canto del vino
Ai tuoi occhi imploranti di qua dal fosso di maggio
…
qui ha inizio la tema
qui ha inizio la trama
Ma io ti devo dire che il fiore è morto
Mi si è sgretolato tra le mani, là sul vialetto stanco,
Oggi alle sette
E ancora non riesce a salire il gradino
Questo arido cuore
Il cipresso, quello che vede lontano lontano,
Mi guarda con la sua ombra di cima
Si china si china si china
(io in lacrime, rimango al gradino)
Mi tende una mano, È la mano parlante
Non si varca la porta dei morti se un
Ostacolo s’ inciampa al tuo piede
…È già fievole luce quella che adesso mi riporta al sentiero
Sono pesanti le mani, mi richiamano in croce
Ma io ti devo dire che il fiore è risorto
Ha sorriso con tutti i suoi petali in vita,
A questo arido cuore.
Alba di luna
Alba di luna, Mi vedo.
Io mi penso, Di cigolio di porte riempio case.
E canto, Io che canto!
Quando penso al legno verde del larice:
Si spacca, di notte si spacca.
E guardo te che guardi il mare, Non esiste il mare.
E guardo Dio che guarda il mare, Io sono il mare.
E sento, Io che sento!
Io ora li sento.
Stanno raggruppati nella grotta di Diros,
Stanno chiusi in scuri cappotti,
Sono guerrieri, vanno di notte,
Sono trame, luce che muore.
Sono bare, stanno disposte in corona, Di io l’orlo della loro fossa.
E mi sazio di te, Alba di luna,
Intanto mi vedo, Io mi vedo.
E già mi penso.
Oria
Òria, discutiamo dell’amore
…Il giorno viene
Sei arconte, ti guarda la platea
I gesti assumi, quando epico dici
CUORE
Ma mi scappa il sentimento
Òria, Òria: divinamente taci
perimetrando l’uscio appari: spari
Sei una sorda cosa
Un lupo cieco rosso di visioni
un vano porta di elettroni slatti
una pulsazione d’aria caricata
Non mi sostiene, il tuo pavoneggiare
Òria, Òria, ho un cigno dentro il cuore
Batte sempre il tempo come sullo stagno
Vagabondando dice AMORE