Quota periscopio
Questo telefono
è una branchia della terraferma,
da qui respiro anch’io
quando avverto il vostro affanno;
è in ciò che esiste nella voce
che vi porta alla mia quota periscopio
il segreto del mio dominio,
del mio sollievo.
Occorre decifrarvi in altro modo,
se superba rimane la parola.
Poche storie
Poche storie,
le lenti sopra di me
sono specchi di polvere gelata,
ne conto le scintille
quando s’azzardano
sulle gobbe liquide, laggiù.
A volte sono biglie miracolose
attirate dall’incavo delle mie orbite;
trovano lì un bianco giaciglio
dove riposare,esauste.
Poche storie,
non c’è solitudine
quando si colora di luce una rotta.
La statua del tempo
La miscela di istanti
che il Tempo provvede in ogni luogo
a fornire alle legioni di umani,
talvolta sulla Torre diventa un solido
che mi affretto a levigare
con la formidabile mola del mio pensiero.
È una statua del nuovissimo continente
che nasce nei luoghi dove impera la solitudine.
La ruota ricomincia il ticchettio
solo quando si scatena l’azione,
il dovere del guardiano.
Il versetto del coraggio
La strana rima
che mi affretto ad imparare
è il versetto del coraggio,
l’ho letta sul manuale di bordo
dell’ultimo barcaiolo,
un codice antico
che vuole ammansire le onde,
sollevare la mente dal gorgo.
Nell’esercizio della memoria,
ripeto la frase come un novizio
che pretende il suo Credo
dalle prime sortite sulla Parola.
Da questa formula
mi verrà l’attitudine ad essere libero.
Le ceneri dell’eretico
Le ceneri dell’eretico
in altri lidi altro non sono
che grammi di polvere bianca,
irriconoscibili nuvole
destinate ai capricci del vento;
ma nella cruna di questi paraggi
ogni granello m’appare
come un radioso sorriso d’arcangelo
che osa forzare il serraglio
del mio minareto.
Nel rogo del giorno morente
resiste il tizzone di ogni pensiero ribelle.
La frontiera
Tenere la posizione,
questo catechismo forgia le generazioni,
protegge la fuga dello stratega.
Su questo pozzo
cresciuto fuori dalla terra
il senso del dovere
è una patina umida sulle vetrate
che mi nasconde
ai tentacoli della diserzione.
Esiste anche questa frontiera,
illuminata sulle vostre mappe
dalla coscienza dei naviganti;
rintracciate sulla crepa di questa latitudine
la sagoma del mio baluardo
per essere certi della nostra alleanza.
Il bollettino
Sensibile allo schiaffo delle onde,
corro sulle scale con il bollettino
tra i denti; la porta è sprangata
ma gli ossessi sono ovunque là fuori.
Eppure al fragore degli elementi
covo la mia indole di sopravvissuto,
pronuncio la preghiera del salvato.
Sono le vostre nuove ad inquietarmi,
l’arroganza dei numeri che rovesciate
sulla tempesta che lacera le coste.
Anche il Caso non sopporta la vostra previdenza.
Silos
La capacità mnemonica di un’antenna;
la notte porta questo dilemma
nell’emisfero della mia mente.
Credo di avere corpo e anima
immersi dentro un simile marchingegno.
Da qui capto la virtù dei vostri supplizi,
ed ora voglio conoscere quanto siamo capienti:
io e questo silos che mi ospita.
Riempito l’ultimo scomparto,
dovrò imbrattare anche la pergamena,
che si giova del mio lume,laggiù.
E questi sono tratti indelebili,
le tracce che vi perseguiteranno.
Il messaggero
Morente dall’ultimo giro di lune,
un’alata creatura compie da giorni
planate sbilenche sullo spicchio di terra
che circonda il maniero.
È un messaggero che rifiuto di ascoltare,
voglio comprenderne prima le traiettorie,
i possibili pericoli della sua missione.
Il tiranno che comanda il suo volo
non ha fretta e approva l’attesa.
Resta il cruccio della sua pena,
ad incendiarmi gli occhi.