In copertina fotografia di Giuseppe Cretì
Christian Testa propone un’interessante raccolta di poesie in lingua italiana e in dialetto pavese che rappresentano, fedelmente, l’espressione più sincera del suo universo emozionale e la sostanza stessa della sua visione poetica.
Christian Testa si definisce “il poeta di Villanterio”, ed è un “pavese” orgoglioso della sua terra, che si commuove quando ricorda il suo “caro paese”, le camminate per i sentieri, le campagne ed il fiume Ticino che scorre lento e, da sempre, accompagna la vita delle persone che vivono in quel luogo: il suo cuore ed il suo pensiero sembrano allora oltrepassare lo spazio ed il tempo e la sua voce intima diventa magia che riempie il silenzio di quella amata terra.
Il poeta offre, con sincerità e passione, la sua visione lirica che attraversa le molteplici manifestazioni del nostro esistere, riporta in luce le intense emozioni del cuore, alimenta le più labili percezioni dell’animo, sempre spaziando nelle diverse dimensioni della nostra esistenza.
Durante il processo lirico si percepisce chiaramente che la poesia viene avvertita come “vocazione”, come passione fortemente sentita nel profondo del cuore, illuminata dalla profonda umanità e sensibilità che accompagnano ogni verso delle sue poesie: grazie a tali evidenze i pensieri del poeta sembrano “volare verso il cielo”, quasi a miscelarsi con il mondo naturale dei luoghi amati.
Nella silloge poetica emerge la profonda volontà di far “rivivere” tali emozioni, riportandole in superficie, illuminandole di nuova luce lirica, accompagnata dall’intimo desiderio di recuperare un mondo memoriale, tra “dolci memorie” estrapolate dal sedimento della vita e la costante tensione ad alimentare i sentimenti autentici del nostro umano vivere.
Christian Testa affida un grande valore alla Parola, che non deve mai essere svilita e tradita, “abusata e dimenticata”, percependone l’importanza perché incarna il “tesoro della nostra memoria” e diventerà seme per un “futuro migliore”.
Nel susseguirsi dei componimenti si percepisce la consapevolezza del poeta in relazione al tempo che scorre inesorabile, tra i ricordi esistenziali ed i “pensieri di tristezza”, tra la necessità vitale di affidarsi ai sentimenti veri ed autentici che offrono un senso alla nostra esistenza ed il desiderio di proseguire il cammino con la forza dell’amore, unica sostanza invisibile che ci fa sognare.
La sua poesia nasce nel cuore e rimane nel cuore: ecco allora che alcune poesie sono dedicate alle figure importanti della sua vita, prima di tutto, all’adorata madre e all’amata nonna, con i suoi “occhi azzurri”, custode dei valori della vita, amorevole nella sua semplicità straordinaria; poi, al dolce sorriso di Martina; a Giusy con i suoi “occhi emozionanti” e, ancora, al sorriso della sua collega Silvia, giusto per citare alcune figure.
In alcuni passaggi lirici il poeta ricorda la propria dimora come luogo di pace, un “rifugio” che diventa luogo di riflessione e sedimento di memorie, ma non dimentica la propensione del poeta a mettersi in ascolto del silenzio per assaporare le percezioni e le suggestioni dell’esistenza.
In ultima analisi si avverte chiaramente la volontà del poeta, che si fa intimo desiderio, di elevare al cielo un “canto infinito” che diventa prezioso dono lirico.
Massimo Barile