Claudia Nicchio - Frammenti di voci e angoli di cielo
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia 12x17 - pp. 32 - Euro 6,50 ISBN 978-88-6587-1713 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: illustrazione di Claudia Nicchio Pubblicazione realizzata dal Club degli autori quale premio, in quanto autrice 2^ classificata al Concorso «Jacques Prévert 2011 – Sezione Poesia Motivazione dell’attribuzione del 2° premio al Concorso Letterario «Jacques Prévert» 2011 Sezione Poesia Diciamolo subito: in questi frammenti di voci e in questi angoli di cielo non ci sono cori angelici, voli pindarici, veementi dichiarazioni di poetica. Non c’è, insomma, tutto l’armamentario retorico di chi pensa che la poesia debba essere rarefatta, ardua, depurata da scorie. Insomma, che la poesia debba essere la vita come la vorremmo: nutrita di buoni sentimenti, pensieri sofisticati, delicatezze d’animo. Al contrario. Quello che rende i versi di Claudia Nicchio interessanti – e meritevoli del secondo premio – è la loro densa materialità, il loro presentare la vita dal basso: esattamente dalla prospettiva in cui la viviamo, in mezzo a cucine da riordinare, orologi in ritardo, minestre riscaldate. Ci si chiederà: ma la poesia non è quell’arte divina capace di rendere prezioso ciò che è banale e quotidiano? A quale scopo comporre versi per infilarci dentro l’opacità del “giorno per giorno”, il grigiore della routine? Per almeno due buoni motivi. Intanto per ritrovare, finalmente, una poesia che entri dalla porta principale nelle abitudini di tutti i giorni, una poesia che sia buona da leggere – verrebbe da dire da bere e mangiare – senza dover ricorrere a manuali di retorica o di storia della letteratura. E poi perché di lirismi spinti, di sublimi aneliti di infinito, di idealità sventolate come trofei, francamente, non se ne può più. Dunque, ripartiamo. Umilmente, giocando sul filo dell’autoironia – non dell’autocompiacimento, per carità – senza pretese, con semplicità. Così nascono versi che sorprendono per il coraggio con cui viene recuperata la rima – rifiutata da troppa poesia moderna in nome della cosiddetta “libertà d’espressione”: «nel carrello di una spesa / ci sta la mia vita / sola e arresa […] Minestra questa sera / la solitudine grava / mia madre ricamava / con la cruna dell’ago». Nascono anche versi che dicono, senza pudori, l’imperfezione dell’amore: «in quella sera fredda / in quelle mani affogate / dentro i tuoi pantaloni / nelle tue risate / a metà della nostra cena / che annega / in quell’orologio / fermo alle nove / di un novembre / piovoso di rubinetto». O che si arrendono alla felicità senza perché di un momento: «Da un giorno all’altro / improvvisamente / il sole resta / perché oggi è un grande giorno». O, infine, che da una traversina ferroviaria salgono fino all’irrevocabilità di una decisione: «Salgo e volo / con pioggia radiosa di fuori. / Scelgo un binario a vita / e un’andata / senza ritorno acquisto». Commiato che sa di “buon viaggio”, per questo viaggio che forse non ha più slanci, ma batte al ritmo della vita autentica, senza filtri e finzioni. E che il senso – il famoso “perché vivo”? – lo cerca senza clamore e forse con un po’ di paura, ma guardando proprio lì, nella vita stessa, piatti da lavare inclusi». Olivia Trioschi Frammenti di voci e angoli di cielo
Aquiloni e mani
È rimasta un po’ di schiuma
Taglio scogli e singhiozzi
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