La mia casa piena di specchi

di

Concetta Aiello


Concetta Aiello - La mia casa piena di specchi
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 38 - Euro 6,50
ISBN 978-88-6587-1188

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In copertina: «Mercanti di spezie» – olio su tela di Concetta Aiello


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge “La mia casa piena di specchi» è segnalata nel concorso letterario J. Prévert 2011


«Com’è una casa piena di specchi? Come la vita – la mia vita, precisa l’autrice, ma a ben guardare ogni vita è un caleidoscopio di specchi – che si ripete rinnovandosi, e si rinnova nella continuità, e in cui ognuno di noi si muove in libertà, proprio come in una casa, disponendo “in cassetti foderati / di seta blu / in ordine perfetto” i giorni, o abbandonando “in angoli nascosti / ricordi reconditi”, che per quanto in disparte sono sempre lì, e “si riflettono in specchi opachi”. Così disegnata la cornice della raccolta, e trovato il legame che tiene uniti i tanti specchi – le sue poesie – in cui la vita intera si riflette, Concetta Aiello si apre a molte suggestioni, frammenti restituiti da un’immagine riflessa per un momento, o per sempre; e coglie così se stessa in un atto d’amore, il ricordo di un autobus affollato, labbra come ali di farfalla. Un intero vissuto filtrato attraverso una prospettiva esclusivamente individuale – in fondo l’unica che ci è data – dalla quale emerge con forza la consapevolezza di una solitudine irrevocabile e dolorosa, marchio a fuoco di una vita che va comunque vissuta: “ma… la vita va vissuta. / Trovo nel giorno / l’eco del cuore”».

Olivia Trioschi
(presidente del concorso letterario Prévert 2011 – sez. poesia)


Prefazione

Le poesie di questa silloge si specchiano nel tempo occupandolo, interrogandolo, fermandone tutte le valenze in attimi che non smettono la loro vivezza e battono inesorabili in orologi interiori. Concetta è protagonista e narratrice eccellente, il tempo e lei si specchiano e si accettano: lei acrobata, esso teatro ininterrotto, fotografo impietoso; lei di mobile maschera il volto espressivo, il cuore e l’anima a fior di pelle…
A volte leggendo i suoi versi mi pare di vederli scontrarsi, rotolare, rallentare, rizzarsi, volare, battere il passo, tuffarsi nel caos, rallentare gesti e fiato… registrando tic tac… cercando di adattarsi al ritmo implacabile…
Il tempo specchiandosi non cambia i suoi ritmi: cieco, sordomuto, indifferente scorre. La memoria lo salva dall’oblio: immagini, ricordi del passato che tornano, a volte sbiaditi a volte di colori vivissimi.
Negli specchi del tempo la sua poesia si è come trasformata in un lungo nastro sul quale ella racconta la sua storia di donna innamorata della vita, del sole e della pioggia, del mare e dei monti, dei doni della terra, dell’aria profumata dei boschi, delle usanze del suo nucleo familiare, che sono cibo e affetto.
Concetta solleva una tenda e vi propone la spuma musicale delle onde, rami di melagrane e arance rosse contro un cielo di un fiabesco azzurro.

Maria Germano


La mia casa piena di specchi


A mio padre


La mia casa piena di specchi

Pareti lucide
la mia memoria.
In angoli nascosti
ricordi reconditi
si riflettono
in specchi opachi.
Un dedalo di corridoi
sincroni
al richiamo del cuore,
attento
ai colori che gli invio.
Specchiere di fronte
si scambiano dolori e gioie.
Toccano l’apice e l’apogeo.
In cassetti foderati
di seta blu,
in ordine perfetto
ogni mio giorno.
Nella mia casa
piena di specchi brillanti
ogni raggio filtra dagli occhi.
Immagini deflesse
tornano confuse
o tratteggiate
da un dolore.
Rimosse e luccicanti
immagini latenti
in angusti stanzini
agitano il cuore
creando scompiglio.
Nello sguardo
fisso remoti pensieri,
adagiati davanti
allo specchio dell’anima
come foglie d’autunno
sfrigolanti
al mio incedere.
Il vissuto, il vivendo
tra i miei specchi
il vivere ancora.

(gennaio 2010)


Il sonno teso
ad alleviare mali
e sciogliere catene.
Fantasmi
assiomi limpidi
posti tra luci e ombre.
La ricerca
dell’io fuggevole
prorompe
nella quiete.
Senza sentieri
assuefatta dal buio
cerco la luce.

(Oglianico, 10-01-2010)


Ogni attimo
ogni respiro
anela all’infinito,
al sogno.
L’universo
si muove intrecciato
all’anima.
Univoche le voci
verso il mare
della solitudine umana.
Occhi doloranti
di lacrime ancora,
oggi come ieri
come sempre.

(15-02-2010)


1 settembre 2010

Guardo
con occhi diversi
il tempo che è andato.
Ripercorro le mie orme:
vi ritrovo il mio tempo.
Ne ho donato di tempo,
ne ho rubato,
ne ho perduto di tempo,
non l’ho amato
il mio tempo.
Non ho fatto i conti
con il tempo,
non ho voluto ascoltare
il mio tempo.
Torno sui miei passi,
annuso l’odore del tempo,
vedo nei capelli
color luna di mia madre
il colore di un altro tempo.

(Rivarolo, 1-9-2010)


Provo
a calarmi nel silenzio.
Cerco me stessa
in ogni movimento della terra.
Seguo il sole,
la sua ombra
è il luogo da dove vengo.
Non smetto di cercarmi,
sempre,
il mistero di ritrovarmi
resta il fine da raggiungere…
i sogni
fanno parte della vita,
la vita è un sogno,
a volte scuri
a volte in luce, ma…
la vita va vissuta.
Trovo nel giorno
l’eco del cuore.

(20-3-2010)


Dalla pianta

Virgulti teneri
delle mie radici
entro cui scorre
la mia linfa.
Della mia primavera
i boccioli preziosi,
coltivati in terra sana,
dissetati dalla rugiada.
Della mia pianta
estensioni,
prolungamento
delle mie braccia,
complemento
della mia mente.
Occhi, naso, bocca, cuore.
Del mio cuore il fulcro.
Oltre al mio tempo
i vostri occhi
continueranno a vedere,
ad ascoltarmi nel vento.
Figli,
della mia pianta
la continuità
verso l’infinito.

(2-5-2010)


A te

Quando
ogni molecola di dolore
passerà come sudore
attraverso la pelle
sarò libera.
Ritroverò me stessa,
la mia strada,
la mia certezza: tu.
Sono le tue braccia
che senza una parola
mi accolgono, mi consolano.
Sono le tue mani
che mi cercano
con carezze immutate,
le mie le stringono
con le stesse promesse.
A te
che sei l’oggi
che sei stato il mio ieri
il mio domani,
a te
si aggrappano le mani.
A te
che sei certezza silenziosa
al mio fianco sempre
nella bella
e nella sorte avversa.
Si muovono le tende
alla primavera
che a stento sfugge
all’inverno,
tra l’olezzo
dei garofani nuovi
è la tua voce
che ritma il mio tempo
la mia vita.

(25-04-2010)


Passio Christi, Passio Hominis…

Immobile
il giorno nuovo,
solo il respiro
fa eco al cuore.
Il passo lesto
mi conduce
sulla piazza
dove avanzi di carta
sono il segno
dell’umano passaggio.
Il corteo si muove,
nel silenzio irreale
cuore e mente
sono tesi all’accoglienza
di quella speranza
che muove
il pellegrino.
A ritroso nel mio tempo
la voce dolce
di Suor Angela
ancora mi racconta
del volto di Gesù
impresso
sopra il Sacro Lino,
segno visibile
sulla terra ancora.
Attraverso i giardini
sento l’attesa,
tra le mura che
parlano di antico,
le note dei canti gregoriani
scivolano
sui tratti immobili.
Mi accoglie il Duomo,
l’aria è fredda,
tra le mie mani raccolgo
le lacrime
che sgorgano…
A pochi passi
il Lenzuolo,
fermo il Volto Santo
nella morte.
Nelle somatiche
vi leggo la certezza
della resurrezione.
Sangue e ferite
fissate sulla Sindone…
Chiudo gli occhi
e sono lì...
sento l’eco del flagello
sul corpo sanguinante,
la derisione dei soldati
al Christo vivente,
sento il suo ultimo respiro,
poi la morte.
Mi spaventa
la realtà dell’emozione,
ho vissuto l’agonia
di Christo Uomo,
l’agonia che nel dolore
della morte
crede e vede la resurrezione.

(26-4-2010)


Mia vita,
mio tutto,
noi sempre.
Un assioma trasparente
al di là di ogni
ragionevole dubbio.


Si trascinano
su scogli neri
onde blu.
Passa tra melograni
e aranci profumati
il grecale.
Assenze mute
rotolano tra gocce
di sale.
Affabulatrici
parole di fuoco
mi intrattengono,
tra sillabe
fiati di ieri
ancora roventi.
Assoli,
note grevi
o lievi
echeggiano
nell’aria
azzurra d’estate.

(Tiriolo, 2010)


[continua]


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