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La Ragazza di Gallipoli
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In copertina: fotografia archivio Montedit
Quest’opera è frutto di fantasia e non ha nessun riferimento a fatti reali
In questo libro, vi sono tre storie d’amore piacevoli e interessanti, anche se impolverate da un lieve strato di sofferenza. Tre storie che sicuramente non vi lasceranno indifferenti, perché gli avvenimenti, anche se semplici, hanno comunque nella loro complessità, una rilevanza notevole.
Avvenimenti che avrei voluto descrivervi meglio, poi ho pensato che vi avrei tolto il piacere di scoprire poco per volta, l’intreccio che le compone e tutta la loro drammaticità, senza quella dovuta soddisfazione che vi si aspetti.
All’inizio dell’opera, mi sono proposto il compito di scrivere un lavoro semplice e gradevole, se sarò riuscito nello scopo prefìssomi, la mia fatica non sarà stata vana.
L’autore
Prefazione
“La ragazza di Gallipoli” di Cosimo De Micheli è un romanzo accattivante che ripercorre le vicende esistenziali del giovane Aldo, il protagonista sul quale ruota l’intero intreccio della trama, nonché le varie vicissitudini da affrontare ed una combattuta e proverbiale scelta d’amore che sarà anche scelta di vita da parte sua, oltre alla ricerca del senso autentico della vita e alla conquista di ciò che veramente desidera così come l’inevitabile confronto con le immancabili fragilità che fanno parte dell’esistere.
Come in un resoconto che scandaglia l’intricato dipanarsi delle situazioni sentimentali e diventa quasi una sorta di viaggio della vita, si alternano i recuperi dei ricordi, delle incomprensioni, dei nuovi scenari sui quali occorre muoversi ed emerge la difficoltà d’una scelta d’amore per la donna che veramente si ama, e purtroppo, gli errori nelle decisioni che si devono prendere sono sempre dietro l’angolo.
Con questo romanzo, Cosimo De Micheli mette in evidenza la sua capacità narrativa e si avventura nei meccanismi del mondo interiore dei vari protagonisti, scandaglia le situazioni che conducono a complesse riflessioni e ad interrogarsi su ciò che è giusto fare: quasi una lenta immersione nella realtà della vita, a scavare nel profondo come a verificare, vicenda dopo vicenda, incontro dopo incontro, amore dopo amore, quanto il percorso di ognuno di noi deve fare i conti con la necessità di essere sempre se stessi.
Nella trama, che vede la trasformazione degli eventi della vita d’un uomo nel segno del destino, il giovane Aldo, un pescatore di ricci di mare, incontra casualmente Loredana, donna dal fascino meraviglioso che viene ammaliata dalla voce melodiosa e dalla bravura nel canto del giovane Aldo.
Lei non dirà tutta la verità e cercherà di non far sapere al giovane che proviene da una ricca famiglia. Inevitabilmente si innamorano ed Aldo lascia la sua ragazza che ormai stava con lui da dieci anni: logicamente per la giovane Maria sarà un dolore immenso. Eppure, contrariamente a quanto poteva sembrare dopo questa sua decisione, lui aveva amato Maria di un amore onesto e sincero, nonostante la madre di lei avesse sempre ostacolato la loro relazione.
Aldo, dopo essere stato aiutato nel prendere lezioni di canto da un maestro e ad inserirsi nell’ambiente musicale, sposerà Loredana ma si renderà conto che l’unica donna che ha veramente amato è Maria che, dopo poco tempo, fuggirà e lui si si dispererà nel cercarla ovunque e sarà immensa la sua gioia nel rivederla con il solo desiderio di ritrovarla per vivere felici nell’amore.
La soavità e la delicatezza nel raccontare sono le prerogative di Cosimo De Micheli che è affascinante nel far rivivere le storie d’amore con le loro estasi ed i loro dissidi, nell’alimentare le vicende legate al viaggio fantastico che è la vita, nel muoversi tra le pieghe e le rappresentazioni del romanzo avventuroso che svela la visione e la concezione autentica dell’amore, le incomprensioni legate agli errori ed il desiderio di sentirsi accanto alla donna amata.
Come in un intreccio ininterrotto che vede il protagonista sempre sul filo della “giusta decisione da prendere” in attesa di fare la sua scelta d’amore definitiva con la constatazione che, a volte, le scelte intralciano i sogni.
La scrittura di Cosimo De Micheli è pervasa da freschezza, spolverata da tenerezza e capacità di proporre profondi sentimenti. In una lenta distillazione delle sensazioni che si alternano durante le vicende in cui si compie il destino di questa storia d’amore, attraverso delicati tocchi narrativi si apre un arcobaleno di emozioni fino a commuoversi di fronte alla forza dell’amore, al destino d’un uomo che superando le difficoltà, e facendo tesoro dei propri errori, cerca di credere nella speranza di riuscire a vivere la felicità.
“La ragazza di Gallipoli” di Cosimo De Micheli è un romanzo riscaldato dalla fiamma emozionale della passione di scrivere dell’Autore che racconta, con mano sapiente, anima sincera e prosa vivida, una storia avvincente che semina amore nelle zone più profonde del cuore.
Massimiliano Del Duca
La Ragazza di Gallipoli
PARTE PRIMA
Lungo la riva tortuosa del mare, un giovane pescatore camminava lieto e tranquillo con un canestro infilato al braccio sinistro e, come sempre, neanche quel giorno intendeva rinunciare alla sua piacevole cantatina, né alla canzone preferita. E ogni volta n’era più contento. La passione per il canto, rappresentava per lui una cosa molto importante. Infatti, tutti i giorni lungo il sentiero che percorreva per raggiungere un luogo più o meno adatto, a suo giudizio, per lavorarvi, non faceva altro che spiegare la sua voce ai quatto venti. Raggiunto poi il luogo prestabilito, si concedeva il bis come se volesse fare sfoggio della sua bella dote. Il giovane Aldo Mariani, pescatore di ricci di mare, frequentava quei luoghi da molti anni, e quasi sempre riusciva a vendere il frutto del suo lavoro al Lido. Poiché trovava quel tragitto molto silenzioso, tranquillo e adatto per dare uno sfogo alla smania di canto, non aveva pensato mai a modificarlo. Ma un bel giorno, guarda caso, la sua voce melodica, giunse molto chiara all’orecchio di una giovane donna che, dopo aver fatto una gita in motoscafo, si era accostata a riva sdraiandosi a terra, affascinata dal luogo solitario e dalla pace che vi regnava attorno.
Di fronte a tanta delizia, la ragazza non seppe resistere alla tentazione di soffermarsi a prendere il sole, approfittando anche della posizione magnifica su cui dominava solo una calma immensa. Loredana, la fanciulla che lieta e tranquilla, si abbandonava tutta sola ai raggi del sole, era poco prudente a soffermarsi così liberamente in un luogo quasi deserto, ove le insidie avrebbero potuto sorgere all’improvviso; soprattutto poi, nelle sue condizioni: in costume da bagno. Inoltre era figlia di una famiglia benestante ed aveva un aspetto piacevolissimo. I suoi lineamenti, perfettamente sottili quasi scolpiti da una mano esperta, emanavano una grande simpatia ed un fascino meraviglioso mentre i suoi capelli scuri, cadenti garbatamente sulle spalle come un manto di crespo, coprivano una metà del viso roseo, esaltato da due piccoli ed attraenti occhi neri e scintillanti.
Come sempre, la presenza di Aldo, grazie alla sua enorme passione, la si avvertiva da lontano. La ragazza, nel percepire quella voce tanto melodica, dapprima l’ascoltò con indifferenza ma, più si avvicinava, più ne restava colpita, ammaliata. Si sedette curiosa e subito dopo si portò dietro ad un grosso masso, per evitare di essere vista e anche per ascoltare bene quella voce tanto interessante.
Il giovane cantante, calmo e tranquillo, seguitava il suo cammino senza accorgersi di niente, nonostante le passasse molto vicino.
Lei restò tanto attratta da quella voce che non poté fare a meno di pensare, meravigliata: “È un vero peccato che un così bel talento vada sciupato!” Intanto era rimasta immobile, assorta nei pensieri, formulando mentalmente svariate ipotesi.
Aldo, raggiunto Lido, iniziò senza difficoltà a smerciare i suoi ricci. La ragazza invece, appena il giovane cantante fu scomparso dalla sua vista, si alzò pian piano, assorta nelle sue riflessioni su quella voce meravigliosa, e si avviò verso il motoscafo; lo mise in moto e sempre con quella voce impressa nella mente, si diresse verso Lido.
Giunta a destinazione, lasciò il natante al solito posto e andò a sedersi sulla sabbia davanti alla lunga schiera di camerini.
Si era da poco abbandonata alle sue riflessioni, quando improvvisamente balzò in piedi sorpresa nel vedere a poca distanza da lei il giovane cantante circondato da alcune persone, che si affrettava a servire. Restò un attimo incerta sul da farsi e quindi decise che la cosa migliore era quella di avvicinarsi per scrutare da vicino quell’uomo dalla voce stupenda e tentare di conoscerlo meglio.
Il giovane pescatore, oltre a possedere una voce melodiosa, era anche un bel ragazzo e la curiosa fanciulla lo notò subito, con grande compiacimento. Lo osservò dalla testa ai piedi, accuratamente, e alla fine emise il giudizio: “Mi piacciono tutti e due!” alludendo, naturalmente, oltre che alla voce anche alla persona.
Il giovane, intanto, ignaro di quanto stava accadendo, lavorava con serenità. Ad un tratto gli giunse agli orecchi una voce molto femminile, piacevole, di gentilezza squisita, che diceva: “Per cortesia, se ne avanzasse qualcuno lo tenga per me. Grazie!”
Aldo, occupato com’era, non colse subito la soavità di quella vocina e rispose senza indugio: “Non dubiti! senz”altro cresceranno!” Ma subito dopo, ci ripensò e si mise a riflettere su quella graziosa pronuncia che aveva destato in lui un particolare interesse. Si voltò e constatò, con gradita sorpresa, di non aver mai avuto il piacere di incontrare una bellezza tanto raffinata. Il suo entusiasmo salì alle stelle e in cuor suo si mescolarono gioia e desiderio.
Nonostante l’avesse appena incontrata, Loredana lo interessò a tal punto che, mentalmente già formulava frasi d’amore, immaginandosi di esporgliele a voce alta in un tenero incontro.
Se n’era innamorato.
In mezzo a tanta gente che gli si accalcava intorno al solo scopo di ottenere qualche riccio di mare, si sentiva quasi soffocare, tanto che, a volte, si chiedeva se tutto ciò fosse sensato.
Sembrava quasi che lottasse per la sopravvivenza. Il caldo, infatti, era enorme e il problema diventava piuttosto serio. A tutti o quasi mancavano le forze di reggersi in piedi mentre l’operoso giovane, sommerso fra quella gente, grondava sudore in modo incredibile ma riusciva comunque a reagire grazie al suo enorme spirito di volontà e all’improvvisa comparsa di quella ragazza che gli aveva dato una nuova forza d’animo.
Lei intanto, buona e paziente, aspettava ch’egli si liberasse da quella folla per avere il primo incontro con lui e potersi chiarire le idee su ciò che desiderava fare.
Liberatosi finalmente da quella folla che l’opprimeva, si voltò col cuore in gola, imbarazzato e, con voce tenue, disse alla meravigliosa fanciulla: “Quanti ne vuole?”
Lei lo guardò negli occhi con grande interesse e i loro sguardi s’incontrarono, vivi e attenti, per la prima volta.
Lui non resistette a lungo a tale sguardo e abbassò il capo.
Fu troppo forte la sensazione che percepì e il suo imbarazzo fu grande. Calmatosi un poco, tornò a guardarla in faccia senza sapere cosa dire.
“Quanti sono? – ripeté lei tanto per dire qualcosa perché, in verità, dei ricci non gliene importava niente. Riscontrando in lui un grande imbarazzo, aggiunse: – Li prendo tutti, però mi accorgo ora di non sapere dove metterli.”
“Cioè, – esclamo lui guardandola in faccia con gran soddisfazione – non ha un contenitore?”
“Proprio così! – rispose lei. – E adesso come faccio? Che sbadata!” seguitò fingendosi preoccupata.
“Beh, – soggiunse lui, – vuol dire che inventeremo qualcosa. Solo alla morte non c’è rimedio!”
“Giusto! – rispose lei abbozzando un lieve ma attraente sorriso – È bello essere risoluti nella vita.”
“Ogni problema penso abbia una soluzione!” disse lui.
“Credo anch’io, per cui fai quanto ritieni opportuno. Io non voglio intromettermi.”
“Lei mi fa sentire importante! – rispose lui scherzando. – È la prima volta che una ragazza così bella mi affida un compito mostrando di aver fiducia in me! La prego di scusarmi: forse in questo momento non so quello che dico ma le assicuro che lei è tanto attraente che non mi sono mai sentito tanto imbarazzato!”
“Se vuoi, puoi anche darmi del tu. Ma… non pensi che tutti questi complimenti potrebbero farmi arrossire? Non ne ho mai ricevuti da un ragazzo; sono poco abituata a questo genere di cose, forse perché mi sono mancate le occasioni. Comunque, se questo ti fa piacere, non voglio toglierti il gusto di continuare.”
“La bellezza resta sempre una grande attrattiva, una cosa meravigliosa! A me piace rendere omaggio alla bellezza!”
“Ti ringrazio molto, ma adesso ti sarei grata se lasciassimo da parte questo argomento e ci occupassimo del contenitore! – disse lei, preoccupata per i ricci, nel caso fosse davvero costretta a portarseli via. D’un tratto le balenò in mente un’idea migliore e il suo bel viso s’illuminò: – Che ne dici: andiamo in un bar? Forse lì potrei trovare una soluzione al mio problema.”
Anche questa trovata, era un pretesto per restare con lui il più a lungo possibile e vedere se le fosse riuscito di stabilire un dialogo più approfondito, così da raggiungere il suo scopo.
“Pazienza! – rispose lui. – Almeno per un attimo ho avuto la sensazione di sentirmi importante!”
“Ma lo sei! – rispose lei subito. – Tu non immagini quanto io ti consideri importante!”
Egli avrebbe voluto replicare con qualche battuta spiritosa, ma preferì astenersene e s’avviarono verso il bar. Appena dentro si diressero decisi ad un tavolo, ove senza indugio presero posto uno in faccia all’altra.
Aldo, dopo essersi accomodato, disse scherzosamente: “Mamma mia che bel fresco c’è qui!”
“Si sta veramente bene!” ripeté lei.
“È una meraviglia!” ripeté egli guardandola in faccia mentre i loro sguardi tornarono ad incontrarsi accrescendo nei loro cuori, un vivo e tenero sentimento.
Guarda caso, proprio quando stava per nascere del tenero nei loro animi, sopraggiunse l’inserviente a rompere quella dolce atmosfera che andava intensificandosi sempre di più, mentre la mano del giovane scivolava lentamente sul tavolo per raggiungere la candida manina della ragazza, ch’era rimasta quasi incantata. La voce risonante del cameriere, li rinsavì all’istante:
“I signori desiderano?”
“Una limonata fresca, – rispose lei quasi trasognata; volgendosi poi al giovane disse: – E tu, cosa prendi?”
“Veramente, – rispose lui, – a me piacciono poco le limonate. Prendo una birra.”
Il cameriere, presa l’ordinazione, liberò i due giovani della sua presenza.
Loredana riprese il dialogo: “Dammi il canestro, per piacere.”
Egli, fissandola in volto con immenso piacere, glielo porse. Ella, appena l’ebbe in mano, guardò i ricci con molta considerazione sussurrando: “Chissà quanta pazienza c’è voluta per cercarli uno ad uno: e tu ne hai tanta?”
“Non so proprio da dove mi venga tanta pazienza! A volte lo considero un divertimento. Altre, invece, lo è meno. Però, bisogna prendere la vita come viene. In attesa quindi di una sistemazione migliore, faccio qualcosa. Dovrò pur vivere in qualche modo!”
“Oh sì! – esclamò lei. – Visto che abbiamo la brutta abitudine di mangiare, siamo quindi costretti a lavorare.”
“È vero! Però, ora, lasciamo stare questi argomenti. Mi piace di più parlare di te!”
“Di me? E che cosa dobbiamo dire di me?”
“Che sei bella e che sono tanto contento di avere avuto la fortuna d’incontrarti!”
“Sei davvero instancabile su questo argomento! Ti confesso che mi piace tanto sentirti parlare di me, ti prego di metterti un po’ nei miei panni. Adesso cambio io discorso: vorrei chiederti se mi consenti di portare a casa i ricci col canestro; nel pomeriggio, poi, lo riporterò indietro. Che ne dici?”
“Per me va benissimo!”
“Mi hai tolto un peso dallo stomaco, avevo un gran pensiero per quei ricci!”
Il canestro dava a lei l’occasione di rivederlo ancora nel pomeriggio, per cui, aveva inventato la scusa di portare il canestro a casa. Anch’egli pensò la stessa cosa della ragazza e disse: “Questo fatto, mi darà l’opportunità di rivederti e stare ancora in tua compagnia, se non ti dispiace.”
“Affatto! Sei tanto simpatico e ci sto volentieri!”
La meravigliosa figura di Loredana lo attraeva immensamente e non intendeva perderla di vista. Anzi, voleva saperne di più sul suo conto: chi fosse da dove venisse… Insomma, si proponeva di scoprire tutto quanto gli fosse stato possibile.
Anch’egli si poneva degli interrogativi: che genere di ragazzo fosse e dove stesse di casa, al fine di poterlo ritrovare nel caso lo perdesse di vista. Erano questi i pensieri principali che frullavano nella mente dei due giovani. Inoltre lei, in cuor suo, nutriva un altro interesse che doveva saper contenere se voleva realizzare i suoi progetti. Quindi non poteva permettersi errori e doveva assecondarlo con astuzia, se ci teneva a realizzare quanto si era prefissato.
Il giovane non le toglieva gli occhi di dosso e voleva farle alcune domande ma non osava. Quindi seguitava a scrutarla in silenzio.
Lei, accortasi di questo suo desiderio di parlare, chiese: “Cos’hai? Perché mi guardi in silenzio con quell’aria esitante?”
“Così! – sussurrò egli. – Curiosità.”
“Ad esempio?”
“Sono attratto dal tuo fascino, dalla tua femminilità! Sei incantevole!”
“Siamo alle solite! Non posso mica coprirmi il volto!”
“Sarebbe un peccato celare una così bella opera d’arte!”
“Mah!, dico, ce l’hai proprio con me, oggi?”
“Perché dovrei? Anzi mi chiedo dove sei stata rinchiusa fino ad oggi e da dove vieni?”
“Ma si può sapere da dove ti nascono tutte queste idee? E perché continui a pensare cose futili?” disse lei ridendo. E, proprio quando egli stava per iniziare un nuovo argomento, intravide la figura del cameriere che faceva ritorno con l’ordinazione.
Lei, d’un tratto, ebbe un’idea e colse al volo l’occasione sussurrando: “Per cortesia, se non arreco troppo disturbo, potrei lasciare qui, per poco tempo, questo canestro?”
“Ma certo, signorina. Lo dia a me.”
“Grazie, molto gentile. Passerò poi a prenderlo.”
“Passi quando vuole. A noi non darà alcun fastidio.”
“Bene! Molte grazie.”
“Di niente, signorina”, soggiunse egli congedandosi.
La fanciulla, volgendosi al giovane stava per dire: “Adesso beviamo, altrimenti diverrà calda.”
Aldo ebbe la stesse idea e finirono col pronunciare la stessa frase insieme; da qui nacque una breve piacevole risata.
I due giovani presero il bicchiere, ed egli esclamò allegro:
“Alla nostra salute!”
“Alla nostra! – ripeté ella abbozzando sulle sue meravigliose labbra un sorriso stupendo. Quindi aggiunse: – Che questo sia di buon auspicio.”
“E sia!” rispose lui.
Il giovane fissandola in viso, proferì: “Ci tengo tanto a rivederci nel pomeriggio.”
Lei, con voce quasi ilare, rispose: “Credi che ci farà bene, vederci?”
“A me sì! – esclamò lui. – Anzi, penso che ne sentirei la mancanza se non accadesse! Sei tanto simpatica che mi sembra di conoscerti da sempre.”
Lei, intanto, lo ascoltava in silenzio e disse subito dopo con voce tenue: “Beh, se questo può farti piacere, perché no! Anche a me, tutto sommato, piace la tua compagnia. Però, mi chiedo quanto c’è di vero nelle tue parole?”
Egli, per tutta risposta, disse: “Tutto! E ci tengo che la nostra conoscenza abbia un seguito sereno e duraturo! Da parte mia, non farò niente che possa turbare il nostro rapporto. Te lo prometto!”
“Dal modo in cui ti esprimi e dalla felicità che ti si vede negli occhi non credo che avrò di che pentirmene. Dovrò solo pensare a come farmi sostituire dalla mia amica. Ma ti prometto che non mancherò!” Da questa frase, egli dedusse un concetto logico e disse con modi molto garbati: “Cameriera?”
“Hai afferrato al volo il concetto!” disse lei.
“È stata la frase ‘mi farò sostituire’ che mi ha suggerito l’idea. Sarei lieto se mi dicessi presso quale famiglia lavori.”
“Dalla famiglia Dal Mille.”
“Li conosco solo di nome. Le voci che corrono sul loro conto sono buone! Si dice che siano molto facoltosi. Dovrebbe essere piacevole vivere in mezzo a tanta ricchezza! Inoltre, penso siano anche persone molto gentili e corrette. Sì, insomma, gente educata. È vero?”
“Più o meno, sì! Ma, in linea di massima, sono gente normale, comune, come tutti. Non occorre una cultura per vivere tra loro.”
“Forse sarà anche così, però resta sempre il fatto che in una casa come quella penso sia facile sentirsi a proprio agio! Almeno credo. Forse sarà una mia idea, ma io la vedo in questo modo.”
“Sarà anche così. Ma una volta dentro, non ti accorgeresti più di certe raffinatezze e, giorno dopo giorno, finiresti col farci l’abitudine, per cui ti sembrerebbe una cosa normale. Comunque, io mi ci trovo bene e non posso dire niente di male.”
Guardando l’orologio, disse: “Oh, come passa svelto il tempo! Mi dispiace, ma devo andar via.” Alzò il braccio destro, in segno di richiamo verso il cameriere che solerte, raggiunse il tavolo dei due giovani. Lei, prima che questi aprisse bocca, gli porse dei soldi dicendo: “Paghi il conto e tenga il resto!”
Aldo la guardò curioso e disse: “Ma, signorina! Apprezzo molto il tuo gesto generoso ma, tutto sommato, ho anch’io la mia dignità!”
“Giusto, ti chiedo scusa per la mia solerzia. La volta prossima, lascerò a te il compito di pagare. Scusami tanto! L’ho fatto senza volerlo. Adesso, però, devo proprio andare. Anzi, quasi dimenticavo, devo pagarti i ricci: quanto ti devo!”
“Niente!” rispose lui sicuro di sé.
“Come niente? Non è giusto! Dopo tanta fatica per cercarli?”
“È stato un piacere per me averti conosciuta! E i ricci, non valgono tanto quanto la gioia che ho provato a stare in tua compagnia!”
“Sei molto gentile e il tuo complimento è il più bello che io abbia mai ricevuto o che mi sarei aspettata di ricevere. Grazie di vero cuore, sia della compagnia sia dei ricci. Sono molto contenta anch’io! Arrivederci, signor?”
“Aldo Mariani”, rispose subito lui alzandosi in piedi di colpo.
“Lucia Corona”, sussurrò lei dissimulando la sua vera identità nel timore ch’egli, conoscendola come figlia della famiglia Dal Mille, avrebbe evitato la sua compagnia, non ritenendosi all’altezza della situazione. Lasciandosi credere una cameriera, invece, almeno per un po’ di tempo, forse avrebbe facilitato il suo compito.
“Arrivederci!” aggiunse il giovane guardandola ammaliato, intanto che si allontanava.
Appena la soave fanciulla sparì dallo sguardo desideroso del giovane, egli tornò in sé e, a malincuore, lasciò anche lui quel luogo ormai senza alcuna attrattiva. Il bar gli sembrava quasi vuoto, senza di lei; nudo e addirittura tetro. Raggiunse quindi la porta e a passo lento e molto pensoso, si dileguò tra la gente.
Loredana, uscita dal bar, si diresse verso i camerieri tenendo sempre sotto controllo il giovane pescatore. Appena ebbe la certezza ch’egli lasciava Lido, non fece altro che tornare sui propri passi recandosi sollecitata al bar e pregando l’inserviente di restituirgli il canestro dei ricci. Ripresolo, uscì di nuovo e si diresse frettolosa alla spiaggia, ove poco prima aveva visto un gruppetto di ragazzini giocare beati e tranquilli fra loro, scavando fossette nella sabbia; raggiunti che li ebbe, disse loro sottovoce:
“Ragazzi, vi piacciono i ricci?”
“Sì!” rispose uno.
“Ecco, tenete!” aggiunse lei rovesciando a terra il canestro mentre alcuni ragazzi, girandole attorno, sussurravano: “Grazie, grazie signorina!” affrettandosi a prenderne in mano qualcuno, operazione piuttosto delicata, a causa delle spine che li avvolgevano. La giovane donna, lesta come una lepre, raggiunse di nuovo il bar e pregò il cameriere di tenere ancora lì il canestro. Quindi se ne andò a casa, perché mezzogiorno era prossimo.
Loredana nel pomeriggio continuava ad aggirarsi per casa quasi annoiata, perché il tempo passava troppo lento, mentre lei aveva una gran voglia di rivedere il giovane pescatore, ormai diventato importante per il suo cuore. Tuttavia, non aveva altra scelta e doveva accontentarsi di un andirivieni concitato e frenare la sua brama. Passato dunque quel poco di tempo che a lei sembrò interminabile, si preparò più lesta che poté per poi raggiungere il luogo ove il suo cuore innamorato la spingeva.
Arrivò prima del previsto a causa della sua impazienza, anche perché, lei, aveva ben altro in mente.
Aveva deciso di condurre il giovane ad una piacevole passeggiata in un luogo piuttosto solitario e scoprire di lui quanto più le fosse stato possibile, dal momento che su di lui aveva fatto dei grossi progetti. Quantunque tutto le sembrasse perfetto, ci teneva ugualmente a prendere le dovute precauzioni per cui, per ora, aveva deciso per la passeggiata anche se le sembrava quasi superflua. Comunque, il suo intento era quello, anche se nel giovane non aveva riscontrato atteggiamenti sgarbati né comportamenti tali che le suggerissero di modificare il suo interesse.
Anche il giovane, da parte sua, aveva un solo pensiero in testa, quello di rivedere al più presto la misteriosa ragazza che aveva suscitato in cuor suo tanto interesse. Un interesse senza limite, sì che la voglia prepotente di giungere presto gli faceva allungare il passo sempre di più. Vestito a festa, naturalmente, camminando non mancava di far lavorare la sua fantasia nel formulare le più belle locuzioni da raccontarle per una lieta e piacevole conversazione, un vestito blu che aveva indossato era molto attillato e metteva in rilievo le sue migliori qualità al punto da sembrare un vero figurino. Il viso bruno, circondato dai folti capelli neri, con gli occhi azzurri piuttosto grossi ma molto belli, era tale da far girare la testa a più di una ragazza, come ora era capitato a Loredana. Anzi, forse avrebbe faticato a riconoscerlo, se si aspettava di vedere arrivare un giovane vestito con un semplice paio di pantaloni e una maglietta démodé, come quella che aveva indosso prima. Aldo adesso era tutt’altro ma la ragazza, dotata di una acutezza spiccata, tale da non farsi sfuggire nulla, lo riconobbe subito e con fare leggiadro si mosse verso di lui, sussurrando non appena gli fu vicino:
“Lo sai che da lontano, avevo dei dubbi se fossi tu o no?”
“Devo crederci o è una tua maniera di lodare?”
“Lascio a te la scelta, ma ti confesso che sono molto felice!”
“Sei splendido! Inoltre devo ammettere che la tua puntualità è encomiabile! E già che sono avviata col discorso, lasciami dire un’ultima cosa; il canestro l’ho già portato al bar.”
Lei, intanto che parlava, seguitava a guardarlo dalla testa ai piedi con grande ammirazione, ripetendosi più volte entro di sé: “Sei meraviglioso!”
“Hai finito?” disse egli con aria appagata, fissandola con idolatria.
“Ho detto forse qualcosa di troppo?” rispose lei fissandolo con i suoi meravigliosi occhi, che brillavano come pietre preziose.
“Niente che non mi sia piaciuto! Vorrei, se la mia esigenza non ti sembra eccessiva, che facessimo una passeggiata? Quattro passi insieme, così, tanto per passare il tempo. Mi piace tanto restare in tua compagnia! Ti va?”
“L’idea la trovo alquanto allettante. Anzi, direi ottima! Anche perché, oggi, di tempo ne ho in abbondanza. Lascio a te l’iniziativa per l’itinerario!” rispose lei contenta, anche perché ciò corrispondeva a quanto desiderava.
“In verità – disse il giovane – non mi son prefisso alcun itinerario: mi va bene ovunque purché in tua compagnia!”
“Ci risiamo! – rispose lei. – È proprio vero che la lingua batte dove il dente duole. Mi auguro che questa tua enfasi non sia solo un fatto superficiale. Ti chiedo anzi indulgenza per il mio ardire. A volte ci lasciamo guidare dal sentimento e diventiamo dispotici ma tu mi ispiri simpatia e fiducia. Potrei dirti di più, ma preferisco tacere.”
Ella terminò guardandolo in faccia con tanta comprensione ed immenso amore, illuminando il suo splendido viso con uno smagliante sorriso. Egli, appena lei ebbe terminato di parlare, disse: “Non ho capito nulla, di quanto hai detto, ma mi è piaciuto lo stesso!”
Del tempo e delle parole non tennero conto, né tanto meno del tragitto che percorrevano; l’unico interesse consisteva nel piacere della compagnia reciproca.
Sembrava tutto così bello, così meraviglioso, quasi che il destino o una fatina brava avesse preparato loro tutto. Era davvero sorprendente, straordinario, vedere con quanta facilità può nascere tanto amore per una donna conosciuta in così breve tempo. Si sarebbe potuto chiamare veramente amore a prima vista.
Certo, son cose che capitano, ma per Aldo era una situazione quasi proibita. Egli, infatti, aveva già una fidanzata che teneva legata a lui da dieci lunghi anni, e non aveva motivo di fare il cascamorto davanti alla prima venuta, a meno che, non avesse già deciso di soffocare l’amore per la sua ragazza. Ma dove avrebbe trovato il coraggio di togliere dal suo cuore un amore che ormai aveva messo le radici, per lasciare spazio a un’altra donna? Sarebbe stata una crudeltà fare questo senza un minimo di rimorso! Dio mio, che atrocità per una ragazza vedersi abbandonare per un’altra donna dopo tanti anni d’amore intenso! Avrebbe rappresentato un colpo troppo duro per lei, quando l’ingrato giovane, trovatone il coraggio le avrebbe comunicato la triste notizia. Una notizia tanto angosciosa, straziante! Sì, perché Aldo era fidanzato con Maria da dieci lunghi anni e adesso, forse, stava per mandare tutto all’aria per Loredana.
E Maria, quando ne sarebbe venuta a conoscenza, avrebbe trovato sicuramente questo suo comportamento inspiegabile e assurdo e ne avrebbe avuto tutte le ragioni di questo mondo.
I due giovani raggiunsero la spiaggia e lei, assai felice, si avvicinò ad un grosso masso, si sedette per terra e vi appoggiò la spalla contro. Poi, tese lo sguardo verso il mare, sussurrando con una voce molto dolce:
“Io adoro il mare! Oggi, poi, è talmente calmo, da sembrare una tavola.”
“Quando il mare è così calmo, è un piacere stare nell’acqua!”
“È vero! Piace anche a me fare il bagno, quando il mare è così calmo!”
Intanto seguitava a fissare gli occhi azzurri del giovane, che era rimasto in piedi, incantato, ad osservare l’orizzonte. Voltandosi poi a guardarla, sussurrò: “Stai attenta: potresti sporcarti il vestito!”
“Sto talmente comoda, che non mi alzerò per nessun motivo! Anzi, se qualcuno mi cantasse la ninna nanna, sono sicura che mi addormenterei.”
“Lo farei volentieri io, ma preferisco di no!”
“Perché?”
“Perché te ne staresti con gli occhi chiusi, e non potrei guardarli più! Sono tanto belli, che non voglio privarmene.”
“Tu sai cantare?”
“È la mia passione, cantare! Però, è un sogno che resterà nel mio cuore.”
“Tornando al tuo lavoro, mi pare di aver capito che non ti piace stare a mollo, vero?”
“Esatto! Visto che a mollo vi mettono i panni sporchi!”
“È vero! – esclamò lei. – Ma quei benedetti ricci, a che profondità si possono trovare?”
“A seconda dei luoghi. A tre metri, a cinque, a volte anche di più.”
“E tu come fai a resistere tanto tempo sott’acqua?”
“Cerco di aspirare quanta più aria possibile per resistere il più possibile. Certo che il lavoro non è facile. Ma una volta fatta l’abitudine, il procedimento non è difficile.”
“Mamma mia! – disse lei, – ci vuole una bella costanza per riempire un canestro di ricci.” E si limitò solo a quello per paura di dire qualcosa di sbagliato e rovinare tutto.
“Forse – rispose lui – ti sto annoiando con queste mie sciocchezze?”
“Niente affatto! Anzi, m’interessa conoscere certe cose. E… suppongo sia anche questione di pazienza!”
“Soprattutto, di pazienza.”
“E tu hai tanta pazienza?”
Il giovane sorrise e aggiunse: “Pazienza, io? Se c’è una cosa che conosco poco, è proprio quella!”
“Come fai, allora, se di pazienza non ne hai?”
“Beh! A questo riesco sempre a rimediare. Comunque vadano le cose, mi basta iniziare a cantare e tutto si risolve nel migliore dei modi. È l’unico modo che conosco per vincere la tensione nervosa. Sono un tipo imprevedibile io; son fatto così. È la mia passione per il canto, che mi aiuta a distrarmi.”
Lei, molto contenta per essere riuscita, finalmente, a condurlo sull’argomento preferito, disse:
“Anche a me sarebbe piaciuto saper cantare. È una cosa meravigliosa! Ma le mie corde vocali sono talmente stonate e pigre che non ci provo più. Così evito di arrabbiarmi per niente.”
“Beh, se le cose stanno così non voglio essere io a farti arrabbiare, pregandoti di cantare con me.”
“Vuoi scherzare!? – disse lei sorridente. – Però – soggiunse la ragazza lievemente, – una cosa lasciamela dire: visto che qui non c’è nessuno, perché non canti tu una canzone? A me piace tanto sentir cantare.”
“Sembra che ci trovi gusto a stuzzicarmi?”
“Diciamo che vorrei sentirti cantare.”
“Io non ho nessuna difficoltà, se è questo che vuoi. Cosa non farei per farti contenta! Solo però, ti prego di essere clemente, nel caso qualcosa non fosse di tuo gradimento. Io non sono un cantante.”
“Cercherò di essere indulgente, se questo può rassicurarti.”
Questa frase provocò una lieve risata e subito dopo lei soggiunse: “Sei un tesoro!”
“Hai delle preferenze o ti accontenti di una canzone qualsiasi?”
“Vorresti dire che hai un tuo repertorio?”
“Un vero repertorio no; ma diciamo che conosco molte canzoni.”
“Dal modo in cui ti esprimi, lasci supporre una sicurezza notevole. Ma, qualunque sia l’entità della tua conoscenza, non voglio essere troppo esigente. Mi accontento di poco. Lascio a te la scelta. Una qualsiasi, mi va bene.”
“Allora cerco io una canzone che possa adattarsi alle circostanze.”
Egli, calmo e felice nello stesso tempo, diede una lieve ma rapida occhiata in viso alla soave fanciulla, poi alzò lo sguardo in cielo come per attingere coraggio ed anche per concentrarsi su quello che voleva cantarle. La composizione che desiderava presentarle non la conosceva affatto. Sperava nella fortuna e nella sua fantasia, per riuscire a trovare le parole adatte o, nella peggiore delle ipotesi per cavarsela almeno discretamente.
Ci teneva proprio a cantarle qualcosa di particolare. Che le restasse nella mente e nel cuore.
“Troverò – si diceva intanto che frugava nella sua tanto confusa mente – qualcosa di speciale. Dovrò trovare qualcosa di carino!”
Infatti, in mezzo a tutta quella marea di idee confuse, spuntò finalmente un filo di speranza. Tornò quindi a guardare in faccia la sua idolatrata ragazza, e diede lentamente inizio alla composizione che materializzava man mano che andava avanti. Del titolo non aveva proprio idea; comunque, infine, ne decise uno:
Amo te
Voglio te perché ti voglio,
voglio te perché mi piaci,
voglio chi sta qui con me,
perché io amo te!
Sei un fiore raro al mondo,
sei un fiore, sol per me,
io non chiedo altro al mondo
che tu stia con me.
L’aurora spunta in me,
quando tu sei qui con me,
io non chiedo altro al mondo
che tu stia con me.
Spunta un Angelo lassù
e quell’Angelo sei tu,
sta scendendo sorridente
come sai far tu.
Io non chiedo altro al mondo,
io non chiedo altro a te
e ti prego di restare
amore mio con me!
Lei ne seguiva ogni parola con molto interesse, mentre in cuor suo cresceva lentamente una nuova gioia, una nuova felicità mai provata fino a quell’istante; tanto che, questa canzone, le sembrò una vera dichiarazione d’amore: era davvero sensazionale! Le si apriva l’animo e le faceva provare i più bei sentimenti d’amore e una grande felicità mai sentita nel suo cuore, ora appagato. Appoggiò quindi il capo pian piano contro lo scoglio, chiudendo lievemente i suoi begli occhi neri e lasciandosi trasportare dalla dolcezza di quella voce tanto melodica.
Aldo, intanto, proseguiva lieto e tranquillo la sua interpretazione, posando sovente il suo tenero sguardo sul bel viso roseo della prediletta fanciulla.
Finito ch’ebbe, non poté fare a meno di osservare con cura la sua nuova fiamma che, ancora trasognante, godeva col pensiero dell’enorme delizia che l’innamorato giovane, con la sua voce aggraziata, le aveva procurato sul fragile ed ammaliato cuore.
Erano trascorsi alcuni secondi da quando il giovane aveva finito di cantare ma lei non mostrava segni di risveglio da quell’estasi e il giovane faceva una gran fatica a frenare il suo impeto, la sua brama. La posizione della ragazza non mutava e lui seguitava a guardare quel bel viso, mentre il suo cuore bruciava dalla passione e dal desiderio di baciarla. La tentazione era enorme, più forte di lui, tanto che finì col cedere e posò leggermente le sue labbra ardenti di passione, su quelle della trasognata fanciulla, incurante delle conseguenze che quel gesto avrebbe potuto far sorgere dopo.
Durante il meraviglioso contatto, si ripeteva mentalmente: “Oh, anima mia! Ti chiedo perdono per questo mio atto impetuoso.
Non volevo arrivare a tanta impertinenza, ma le circostanze hanno fatto sì ch’io perdessi il controllo. Spero che tu sappia perdonarmi.”
Nel contempo il giovane si sentiva in un forte stato di colpa, temendo che questo suo gesto avrebbe potuto distruggere quanto aveva realizzato con tanta calma, in tante ore di santa pazienza.
Lei, riavutasi da tutte queste emozioni, riaprì gli occhi estasiata e cercò con il suo, lo sguardo attraente del giovane e, sazia di felicità, seguitò a guardarlo, immobile.
Intanto il giovane, mortificato per il suo atto, fissava i meravigliosi occhi della splendida ragazza e il loro sguardo, sempre più intenso, li isolava dal mondo esterno. Quasi inconsci, l’amore e il desiderio prevalsero e li avvinsero inesorabilmente in un caloroso abbraccio, senza limite di sorta.
Allentata la stretta, il giovane sussurrò con voce tenue ma sicura: “T’amo, t’amo tanto Lucia! Ringrazio il destino d’avermi condotto sulla tua stessa strada! D’avermi guidato a cospetto di una ragazza come io la desideravo! D’avermi donato una così grande felicità!”
[continua]
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