Chiamami per nome - L’eco della voce

di

Cristiana Filipponi


Cristiana Filipponi - Chiamami per nome - L’eco della voce
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 64 - Euro 8,50
ISBN 978-88-31336109

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In copertina: illustrazione di Giuseppina Arbusti

…si è̀ chiuso l’Arco intero della vita
con un minuscolo Diadema.

È il mio secondo stato – un alto Rango
Poiché il primo non lo era a sufficienza –
Incoronata – piangente – sul petto di mio padre –
una Regina mezza tramortita –
Ma questa volta all’altezza dell’evento – a Eretta –
in piedi, con la Volontà
di rifiutare, o scegliere,
scelgo semplicemente una Corona.

Emily Dickinson 1862


Prefazione

Come si scrive una prefazione di un libro? Credo che non sia una cosa semplice o facile soprattutto se questo libro contiene delle poesie scritte da un’amica che conosco da tanto tempo e con cui si è fatta parecchia strada insieme. Credo infatti che ci sia una grande differenza tra parlare di un libro e scriverne la prefazione. Proviamo.
La prima sensazione che si ha nell’assaporare il suono delle belle parole scritte è quella della consapevolezza della ricerca di un rapporto con una infinita entusiastica energia data dallo Spirito (che chi crede chiama Dio), che svela ogni nostra misera umana inquietudine giornaliera rapportata ai testi biblici, ma con una tenerezza e leggerezza che rasenta il volo di un gabbiano. Il volo di un gabbiano che a volte si posa su acque più o meno tranquille e si immerge in quel cielo che ci dona una sensazione di pace e serenità anche quando si intravede una tempesta in arrivo con il colore delle nuvole che lo frastagliano e che creano fantasiose immagini che interpretiamo in mille modi diversi. Per me questa, in fondo, è la poesia. La poesia che nasce dal nostro vivere una esperienza, un momento, un attimo che non ritornerà mai più e che è sicuramente unico in quanto irripetibile.
È questa la sensazione che ho ricevuto leggendo più volte ogni singola riga o parola. Il suono che trasmette, che ci trasmette. La sensazione che in questo momento noi siamo come dei gabbiani che si nascondono tra l’azzurro del cielo e il colore del mare. La curiosità nell’orientarsi in questo libro nasce dal fatto di domandarsi se oggi è possibile trasmettere un messaggio positivo e nello stesso tempo pieno di domande nascoste, celate a cui nessuno di noi può dare con certezza una risposta se non con il suo vissuto carico di quella valigia costruita con quel precario cartone piena delle nostre situazioni trascorse e mai accettate o dei momenti belli che ci ricordano dei voli pindarici fatti con la consapevolezza del non crearsi illusioni. Io mi rispecchio in queste poesie, in queste parole sussurrate, respirate e mai urlate. In questa continua ricerca dell’essenza che basta a se stessa e che non necessariamente deve essere spiegata o interpretata, poiché riesce a vivere autonomamente per non cadere nella tentazione del dire troppo o arrovellarsi nel dire tutto e niente allo stesso tempo. Questo volume mi ha aiutato a meditare una rivelazione, la Rivelazione. Non necessariamente dobbiamo arrampicarci a voler rendere comprensibile un aggettivo, una parola o quant’altro ci viene proposto, ma lasciamoci trasportare dal suono delle sillabe che compongono una parola ed insieme ne fanno una frase. Anche dalle pause che hanno la loro profonda importanza e che ci preparano ad assaporare quello che verrà di seguito.
Mi chiederete se consiglio di leggere questo libro? Ovviamente affermo di sì, ma nel modo in cui un amico consiglia di acquistare un’auto usata sapendo che questa non gli creerà problemi successivamente, perché crede lo possa aiutare a vedere oltre un ostacolo, oltre un impedimento provvisorio. E come affermava Vincent Van Gogh “L’uomo è uno straniero sulla terra e la sua vita è un viaggio scosso dalle tempeste”. E se la poesia ci aiuta, come aiuta il marinaio la stella polare che indica la rotta da seguire per non confondersi con le luci delle lampare, lasciamoci pure indicare una strada da percorrere insieme, mano nella mano, immersi in quella tempesta che è la vita. Buona lettura.

Luca Rocchetti


Chiamami per nome - L’eco della voce


Sono io che ti chiamo per nome
e solo io conosco il tuo nome.
Ti ho amata da prima del tempo
tenuta sul palmo della mia mano
come perla unica e preziosa.
Ti avvolgo
e ti circondo con il mio amore,
ti accarezzo e ti proteggo
finché il granello di sabbia
ruvido e doloroso
che ferisce la tua carne
non risplenda
dell’argento e dell’oro
e dei colori cangianti
del mio amore.


Hai fatto di tutto per farmi innamorare di te.
Hai sedotto ogni mio senso.
Hai attraversato la mia carne.
Mi hai preso nel vortice ed io ho ceduto.
Irretita nella libertà del tuo amore,
ho visto la mia vita
rovinare dolcemente e
ho sentito le tue mani ricostruirla.
Folle Amante!
Che leghi nell’amore e liberi nel dono!


Mi inviti ad entrare
sussurrando il mio nome,
calda è la voce e scioglie i miei nodi.
Mi hai atteso seduto
e io, ritta, procedo.
Il mio passo è lento
ma è già con te il cuore.
Per me hai preparato
il banchetto di festa, l’oro del pane
e il vermiglio del vino.
E un bacio d’eterno.


Chiamami per nome
mentre ho ancora tra le mani
i profumi e gli unguenti,
mentre ancora la pietra
non è rotolata dal mio cuore,
mentre il mio passo si arresta
e non so andare oltre.
Chiamami per nome,
quello che solo tu conosci
e la tua voce
farà rifiorire il mio giardino,
muoverà il mio andare,
libererà parole di diafana bellezza.


Olio di nardo sui piedi,
quei piedi di lì a poco trafitti,
a fermare i tuoi innumerevoli incontri,
il tuo andare verso.
Olio di nardo sui piedi,
a profumare l’olezzo del mondo
che non hai rifiutato, ma amato.
Olio di nardo sui piedi,
a disperdere il valore contabile
delle nostre meritevoli giustizie.
Olio di nardo sui piedi,
a ungere un amore folle
che unisce nell’intimità del profumo.


Nel mistero mi immergo,
battesimo di morte e di luce.
Spalanchi le braccia,
dono supremo senza difesa,
follia d’amore che inebria.
Mute parole le mie,
tra il silenzio della tomba
e il rombo del macigno che rotola.


Dammi la tua umiltà Maria,
quella che riconosce il nulla
ma ne sa cantare la gioia.
Dammi il tuo stupore Maria,
quello che non pretende di diritto
ma accoglie l’inaspettato.
Dammi la tua speranza Maria,
quella che non capisce ma si fida
e attende nella quiete.
Dammi la tua carità Maria,
quella che prevede e precede il bisogno
e si muove al servizio.
Dammi il tuo coraggio Maria,
quello che nel dolore che si fa strazio
sta sotto la croce.
Dammi la tua fede Maria,
quella che nonostante la morte
non va al sepolcro.
Dammi la tua dignità Maria,
quella che
per la parola di tuo Figlio
ti ha resa Donna.


So chi sei
e solo per un momento prendimi,
un attimo, un istante
e portami sul monte.
Voglio vederti,
almeno le spalle.
E parlami.


È sera, Signore.
Il pane è stato spezzato
il vino versato
le ceste sono vuote.
Mi siedo con la lampada in mano e aspetto.

[continua]


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