Sono io che ti chiamo per nome
e solo io conosco il tuo nome.
Ti ho amata da prima del tempo
tenuta sul palmo della mia mano
come perla unica e preziosa.
Ti avvolgo
e ti circondo con il mio amore,
ti accarezzo e ti proteggo
finché il granello di sabbia
ruvido e doloroso
che ferisce la tua carne
non risplenda
dell’argento e dell’oro
e dei colori cangianti
del mio amore.
Hai fatto di tutto per farmi innamorare di te.
Hai sedotto ogni mio senso.
Hai attraversato la mia carne.
Mi hai preso nel vortice ed io ho ceduto.
Irretita nella libertà del tuo amore,
ho visto la mia vita
rovinare dolcemente e
ho sentito le tue mani ricostruirla.
Folle Amante!
Che leghi nell’amore e liberi nel dono!
Mi inviti ad entrare
sussurrando il mio nome,
calda è la voce e scioglie i miei nodi.
Mi hai atteso seduto
e io, ritta, procedo.
Il mio passo è lento
ma è già con te il cuore.
Per me hai preparato
il banchetto di festa, l’oro del pane
e il vermiglio del vino.
E un bacio d’eterno.
Chiamami per nome
mentre ho ancora tra le mani
i profumi e gli unguenti,
mentre ancora la pietra
non è rotolata dal mio cuore,
mentre il mio passo si arresta
e non so andare oltre.
Chiamami per nome,
quello che solo tu conosci
e la tua voce
farà rifiorire il mio giardino,
muoverà il mio andare,
libererà parole di diafana bellezza.
Olio di nardo sui piedi,
quei piedi di lì a poco trafitti,
a fermare i tuoi innumerevoli incontri,
il tuo andare verso.
Olio di nardo sui piedi,
a profumare l’olezzo del mondo
che non hai rifiutato, ma amato.
Olio di nardo sui piedi,
a disperdere il valore contabile
delle nostre meritevoli giustizie.
Olio di nardo sui piedi,
a ungere un amore folle
che unisce nell’intimità del profumo.
Nel mistero mi immergo,
battesimo di morte e di luce.
Spalanchi le braccia,
dono supremo senza difesa,
follia d’amore che inebria.
Mute parole le mie,
tra il silenzio della tomba
e il rombo del macigno che rotola.
Dammi la tua umiltà Maria,
quella che riconosce il nulla
ma ne sa cantare la gioia.
Dammi il tuo stupore Maria,
quello che non pretende di diritto
ma accoglie l’inaspettato.
Dammi la tua speranza Maria,
quella che non capisce ma si fida
e attende nella quiete.
Dammi la tua carità Maria,
quella che prevede e precede il bisogno
e si muove al servizio.
Dammi il tuo coraggio Maria,
quello che nel dolore che si fa strazio
sta sotto la croce.
Dammi la tua fede Maria,
quella che nonostante la morte
non va al sepolcro.
Dammi la tua dignità Maria,
quella che
per la parola di tuo Figlio
ti ha resa Donna.
So chi sei
e solo per un momento prendimi,
un attimo, un istante
e portami sul monte.
Voglio vederti,
almeno le spalle.
E parlami.
È sera, Signore.
Il pane è stato spezzato
il vino versato
le ceste sono vuote.
Mi siedo con la lampada in mano e aspetto.
[continua]