Dedico questo libro al mio micino,
che ci ha lasciati troppo presto.
Lo voglio ricordare con una poesia
scritta sei anni fa, ma tuttora valida.
Il mio micino
Anche se hai cinque anni
rimani sempre il mio micino:
occhi verdi e mantello grigio tigrato,
snello e agile,
curioso e indipendente,
ma anche scaltro e opportunista,
nel modo adorabile che solo i gatti hanno.
Ti piace correre per i prati
e arrampicarti sugli alberi.
Ti piace mordere e graffiare per gioco.
Ti piace sederti sul davanzale
e guardare fuori dalla finestra.
Ti piace rubare la carne dal tavolo
non appena si girano gli occhi.
Ti piace dormire in grembo
e fare le fusa.
In tua compagnia non ci si annoia mai,
la tua vitalità e spensieratezza sono fonte di gioia.
E quando ti prendo in braccio
e giri la testa verso di me,
fissandomi negli occhi,
o quando mi guardi con il tuo musetto furbo,
mi chiedo cosa vuoi dirmi.
Ma fra noi non c’è bisogno di parole,
non servono nel linguaggio dell’amore.
CAPITOLO PRIMO
“…Il 4 Settembre 1976 le sonde Viking 1 e Viking 2 scattarono oltre 60.000 immagini della superficie di Marte. Alcune fotografie mostravano una zona situata nella piana di Acidalia, conosciuta con il nome di Cydonia Mensa. Nelle fotografie si scorgerebbero tracce di manufatti artificiali: una cittadella, una fortezza, una serie di piramidi, l’effigie di un volto umano soprannominato Sfinge Marziana…”
(tratto da: “L’Enciclopedia Ufologica” Edizioni Orione)
Amon, in piedi davanti alla vetrata centrale della Sala del Consiglio, una delle più grandi della sua dimora, guardava la pianura spazzata dal vento.
Spire di polvere rossastra si alzavano dal suolo, danzando intorno alle Tre Piramidi, rappresentazione terrena delle Tre Stelle della Cintura. Queste imponenti costruzioni sorgevano alla sinistra della dimora, ad una cinquantina di metri di distanza.
Più in lontananza, sulla destra, quasi del tutto nascosta dalle volute di sabbia, si poteva intravedere la Sfinge, il monumento che ritraeva il volto del precedente sovrano, morto cinque anni prima: il padre di Amon.
Ad Amon, l’ultimo Ra che avrebbe regnato sul pianeta, spettava ora il difficile compito di guidare il suo popolo verso il nuovo mondo.
Non si poteva più aspettare.
Il pianeta stava morendo.
L’acqua allo stato liquido era ormai solo un ricordo: da secoli veniva sciolto il ghiaccio delle calotte polari e quello imprigionato nel sottosuolo, frammisto al terreno.
L’atmosfera si andava rarefacendo ogni giorno che passava e quando si era costretti ad uscire all’aperto bisognava indossare una tuta protettiva munita di riserva d’aria.
Ma erano le radiazioni solari, letali per tutte le forme di vita, animali o vegetali che fossero, che stavano uccidendo il mondo di Amon.
Le radiazioni erano sempre penetrate attraverso la debole atmosfera del pianeta e i suoi abitanti sapevano fin dalla notte dei tempi che un giorno o l’altro avrebbero dovuto abbandonare la loro terra.
E quel giorno era arrivato.
Alcuni anni prima che Amon nascesse, quando il padre era appena salito sul trono, la situazione era peggiorata all’improvviso.
Uomini, donne, bambini, avevano iniziato a morire prima a decine, poi a centinaia, a migliaia, a milioni, uccisi dalle radiazioni solari.
Quando i rifugi erano stati ultimati non rimanevano che poche migliaia di sopravvissuti.
Come se non bastasse, nascevano sempre meno bambini: gli scienziati ritenevano che le radiazioni, oltre che provocare malattie incurabili che conducevano alla morte, rendessero anche sterili tutte le forme di vita del pianeta.
Ormai non si poteva più aspettare.
Non si poteva aspettare che le ultime mille e cinquecento forme di vita del pianeta, fra persone piante e animali, si spegnessero lentamente.
Entro pochi minuti il Consiglio si sarebbe riunito e Amon avrebbe saputo se l’astronave che doveva portarli sul nuovo mondo era finalmente pronta.
Il giovane sovrano si sentì stringere il cuore.
Non avrebbe più rivisto quel pianeta che lo stava uccidendo, ma che nondimeno tanto amava.
Sarebbe morto su un suolo alieno o forse nel freddo dello spazio, nel vano tentativo di scampare alla morte.
E come sarebbe stata la loro nuova casa, il terzo pianeta del sistema solare?
Certo, la sonda lanciata un anno prima aveva inviato molti dati e fotografie, dai quali gli astronomi avevano concluso che si trattava di un mondo abitabile, con atmosfera, clima e gravità perfettamente adatti alla loro sopravvivenza.
Ma c’erano forme di vita sul pianeta?
La sonda aveva mostrato oceani e distese verdeggianti sui continenti.
La vita animale doveva essere presente in abbondanza.
Ma per quanto riguardava la vita intelligente?
Non erano state registrate trasmissioni radio e un’eventuale civiltà, se esisteva, non aveva probabilmente ancora raggiunto un grado di sviluppo pari al loro.
Ma sarebbero riusciti a raggiungere quel mondo lontano?
“Ra, mio Signore…”
La voce di Ari, il Segretario particolare del sovrano, distolse Amon dai suoi pensieri.
Il giovane, della stessa età di Amon, ma più basso di statura e dal fisico minuto, si avvicinò al sovrano.
“Ari, amico mio, i Ministri sono arrivati?”
“Sì, Amon. Attendono nell’anticamera.”
“Come ti sono sembrati?”
“Piuttosto nervosi.”
“Bèh, è normale. Quello che mi appresto a presiedere sarà, con tutta probabilità, l’ultimo Consiglio su questo mondo…”
“Sì, stiamo vivendo giorni decisivi…”
“Ci aspettano tempi molto duri, Ari. Mi chiedo se sono all’altezza per guidare la nostra gente in questi difficili momenti…”
“Lo sei, Amon. Io, i Ministri, il popolo… Abbiamo tutti fiducia in te e sappiamo che ci condurrai verso la salvezza.”
“Mi auguro che sia così, ma bisogna essere realisti e tenere conto che ci sono molte probabilità di non farcela. Siamo rimasti talmente in pochi…”
“Non ti angustiare, Amon. La situazione è disperata e sappiamo bene che stai facendo l’impossibile per garantire la nostra sopravvivenza.”
Il sovrano sorrise.
“Le tue parole sono sempre un balsamo per me, fratello mio. Nei mesi a venire avrò bisogno del tuo sostegno.”
“Sarò sempre al tuo fianco, mio Signore.”
Il sovrano guardò commosso il suo amico ed ex compagno di studi, ora braccio destro insostituibile.
Fin da quando erano bambini, Ari non gli aveva mai fatto mancare la sua amicizia e Amon sapeva che avrebbe potuto contare su di lui in ogni momento.
Amon sentì una grande energia dentro di sé.
L’appoggio di Ari, la fiducia che i Ministri e il popolo riponevano in lui…
Tutto questo gli era di conforto e di sprone.
Sì, c’era ancora speranza per loro.
Ce l’avrebbero fatta.
Una luce nuova comparve negli occhi del sovrano.
“Fai entrare i Ministri, Ari. Il Consiglio può iniziare.”
Ora si sentiva veramente pronto per guidare la sua gente sul nuovo mondo.
Amon si avvicinò al tavolo ovale attorno al quale si sarebbe svolta la seduta.
Dopo che tutti furono entrati ed ebbero preso posto, il sovrano, come esigeva il cerimoniale, rimase in piedi senza parlare per qualche minuto.
Gli sguardi degli uomini e delle donne che costituivano il Consiglio erano fissi su di lui, come soggiogati dalla figura aitante e imponente del sovrano.
Non si poteva guardarlo senza rimanere incantati dai suoi magnetici e penetranti occhi verdazzurri.
Non si poteva guardarlo senza rimanere affascinati dalla sua prestanza fisica: alto e muscoloso, la pelle bronzea e lucente, i lunghi capelli biondi che scendevano ondulati sulle spalle, i virili lineamenti del viso addolciti da un tocco di femminilità…
“Il Consiglio è aperto.” dichiarò Amon sedendosi al posto d’onore e apprestandosi a presiedere la riunione.
Dopo aver pronunciato le frasi di rito, il sovrano iniziò la discussione vera e propria.
“Come voi tutti sapete, la questione più urgente è la costruzione dell’astronave che dovrà portare in salvo il nostro popolo. Cedo quindi la parola al Ministro dello Spazio. Shu, amico mio, come procedono i lavori?”
Il Ministro, un allampanato cinquantenne dal naso aquilino, si alzò in piedi.
“Amon-Ra, mio Signore, l’astronave sarà pronta fra due settimane. A quel punto inizieremo le prove di volo e, se non sorgeranno problemi, entro un mese potremo partire.”
“Temo che dovremo accelerare i tempi.” intervenne una giovane donna dai corti capelli biondi e occhi azzurrissimi “Nemmeno più i rifugi riescono a proteggerci dalle radiazioni solari. Ogni giorno è prezioso e propongo di fare a meno delle prove di volo.”
“Ma è impossibile!” protestò Shu.
“Shu,” intervenne Amon “apprezzo la tua scrupolosità, ma, d’altro canto, non posso non tenere conto delle parole della nostra cara amica Nut, Ministro del Cielo. Partiremo fra quindici giorni. Credi che i tuoi uomini riusciranno a terminare l’astronave in dieci giorni? Rimarranno così cinque giorni per le prove di volo.”
Il Ministro, dopo un attimo di esitazione, annuì con vigore.
“Ultimeremo l’astronave in tempo, Ra. Non ti deluderemo.”
“È il nostro popolo che non dobbiamo deludere. A questo proposito, Geb, la gente è pronta per la partenza?”
Il Ministro della Terra, un uomo di mezza età dai capelli perennemente arruffati, prese la parola.
“Sì, mio Signore. Con l’aiuto del Ministro della Giustizia Maat e del Ministro della Cultura Thot abbiamo convinto anche gli ultimi irriducibili che si rifiutavano di lasciare il pianeta. Il popolo aspetta solo un tuo ordine.”
“Mi auguro che per quest’opera di convincimento non sia stato necessario ricorrere alle maniere forti…”
“Assolutamente no, mio Signore.” lo rassicurò il Ministro della Giustizia Maat, una donna sui trentacinque anni dai lunghi capelli biondi.
“E le piante e gli animali?” volle ancora sapere il sovrano.
“La costruzione dei contenitori che li ospiteranno durante il viaggio è stata portata a termine pochi giorni fa…” rispose il Ministro della Terra.
“A proposito del viaggio, quanto tempo impiegheremo per raggiungere il terzo pianeta?” domandò il Ministro dell’Opposizione Seth, un uomo dai capelli a spazzola e occhi freddi e indagatori.
“Sei mesi.” rispose Shu.
“E le razioni di sopravvivenza basteranno?”
“Certamente, ne abbiamo preparate in abbondanza.”
“E quando saremo giunti a destinazione? Chissà che cosa ci aspetterà…”
“Seth, amico mio,” intervenne Amon “avremo tempo per pensare a tutto questo durante il viaggio. Il problema più immediato è la partenza. Qualcun altro vuole informarci di situazioni di particolare importanza?”
I Ministri rimasero in silenzio.
“Bene,” riprese Amon “propongo di chiudere qui la seduta. Shu, tu mi ragguaglierai giornalmente dei progressi nella costruzione dell’astronave. Maat, Thot, voi invece avvertirete la gente che la partenza è fissata fra quindici giorni. Sapete tutti quali sono i vostri compiti. La sopravvivenza del popolo è nelle vostre mani. Che Dio vi assista.”
Pronunciando questa frase, il sovrano aveva sciolto l’ultima seduta del Consiglio su quel pianeta.
I Ministri si alzarono e, chiacchierando fra di loro, si avviarono verso l’uscita.
Amon, quando tutti se ne furono andati, tornò davanti alla vetrata centrale della Sala, a guardare la pianura spazzata dal vento…
[continua]