Finestra con vista poesia

di

Demo Martelli


Demo Martelli - Finestra con vista poesia
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
15x21 - pp. 176 - Euro 13,00
ISBN 9791259513519

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PREFAZIONE

La lettura della nuova raccolta del caro Poeta Demo Martelli spalanca una finestra nell’universo, tratteggiato, come di consueto, con saggezza e competenza.
Il linguaggio è elevato, al contempo semplice e chiaro. Gli argomenti si collocano variamente tra momenti di riflessione e di introspezione e tra momenti di quotidianità, di ricordi, di pensieri, mai banali; nell’insieme sottendono una filosofia condivisibile della vita, che dona ricchezza al lettore.
Per aprire questa prefazione, e rendere palese quanto appena detto, è doveroso citare la lirica Pagina scritta, in cui “Ci sono i pensieri / travasati dalla mente, / e i fantomatici / dubbi dell’incerto”. Il Poeta dipana una matassa per il lettore che condivide e apprezza le emozioni provate.
Merita menzione un classico della poetica di Demo Martelli, la nascita: le origini, il paesello natale, la famiglia, il nonno. Sublime il grazie reso al paese di Tatti: A Tatti, Grazie Tatti, Ricordi riflessi “Sei stato tu, a farmi nascere, / a formarmi uomo, / e prestarmi altrove / per arricchirmi, di esperienze” a cui si aggiungono Maremma, Al babbo, Diana, Scacciar la nostalgia, Mi hanno insegnato.
Il compleanno diventa un dono per chi spera e apre un “Libro ancora vuoto di parole / sotto un cielo che ti aspetta”.
Tanti gli argomenti trattati in questa ricca antologia, che comprende ben 270 poesie! Ecco gli avveduti commenti sui giovani, il nuovo mondo, i problemi attuali, l’Intelligenza Artificiale, (Non posso dirlo, Rimprovero, Ingegno violento), ecco la famosa ironia sottile nella poesia semiseria Intanto, e il desiderio che a volte si prova di essere diversi Volevo essere diverso “Dal silenzio uscì una voce: / intanto resta quello che sei, / con la tua faccia, / i tuoi pensieri, / il tuo cammino.
Prosegue la vena ironica, garbata ma incisiva, in Raccontino con burla, Moscerino drogato, Pillole.
Gli elementi naturali – primavera; ruscello deluso, luna e stelle, spighe di grano, aria di mare, alberi, fuoco, cani e gatti – vengono trattati con superba maestria che riesce ad esaltare le piccole cose.
Da evidenziare poi il ritorno alle raccolte passate, al tema universale del “Fare da soli” con le domande che sempre si pone una mente in continuo divenire… Attendo risposte, poesia complessa, incisiva, graffiante!
Demo Martelli non tralascia un classico della sua poetica, l’amore, che inizia con Pensiero, indimenticabile canzone dei Pooh, e prosegue con Amore, i baci, lei, bacio d’amore per raggiungere l’apogeo in Ode all’amore.
Prima di concludere questa breve prefazione e lasciare al lettore la gioia di assaporare, attraverso la lettura, la magia di ogni singola parola, univoca e scelta con la consueta cura, vorrei citare una lirica dedicata a chi ama comporre versi: Poetando “Il poeta / è quel figlio di Dio / che ha ricevuto il dono / di stupirci… /con semplici frasi /costruite con dovizia” e un’altra dedicata a chi legge, e adora scoprire i significati reconditi: poesia Segnalibro “Fatti mettere come / segnalibro, e quando / lo aprono per ricordarsi, / ti rileggono, e forse… /con l’animo diverso / troveranno novità, / nascoste in una virgola, / oppure in un accento”.
Nei ringraziamenti finali, doverosi verso un poeta che con il passare degli anni affina e rende inimitabile la sua vena compositiva, cito l’apprezzata poesia che Demo Martelli ha voluto dedicare alla sottoscritta Lettera poesia e concludo prendendo a prestito due versi che non necessitano di spiegazioni ma rendono esplicita la qualità del pensiero umano e poetico del grande Maestro Demo Martelli.
Così è stato, e così deve essere, / il raccolto della vita.

Professoressa Licia Procopio


Finestra con vista poesia


ITALIA

Stivale di pelle nostrana,
lucidato ogni giorno
con sapienza, e moderato orgoglio.
Mostri l’eredità del passato
e le meraviglie del presente.

Fin da Romolo e gli Etruschi
(di Tuscia, Tuscania e poi Toscana)
ti abbiam coperto d’arte:
col marmo, col pennello,
con la penna, e i melodici
acuti musicali.

Distesa sopra il trasparente mare,
offri laghi, neve, praterie…
ed i fornelli!
Squisita nostra produzione,
per deliziare gli occhi ed il palato
a chi che sia, che
viene a trovarci.


PAGINA SCRITTA

Nella pagina di carta,
dopo la fronda,
non c’è soltanto
il profumo dell’inchiostro,
le impronte della mano,
le gocce di sudore,
di chi ha scritto.

Ci sono i pensieri
travasati dalla mente,
e i fantomatici
dubbi dell’incerto.

C’è l’odore dell’albero,
il sale respirato,
il dolce dei suoi frutti.
E incastonato,
il cinguettio d’uccelli.

C’è la registrazione
dei colpi dell’accetta,
e financo la voce
gioiosa… e dispiaciuta,
di colui che lo ha abbattuto.


AMICHE PIANTE

Pelle liscia o rugosa,
quasi sempre color verde:
verde speranza.
Speranza di offrire
con la di voi natura
ricchi doni agli umani:
frutta, legno, clorofilla,
per la sopravvivenza.

Ma c’è altro, molto altro,
chiuso nella vostra anima,
nella vostra ambizione:
la maestosa eleganza
di vestire la terra.
Siete il ricamo, la cravatta,
la medaglia al valor della vita.
Siete la stampella per l’equilibrio.
Voi non lesinate abbondanza
di gioia, ai nostri occhi,
quando il vento vi spettina.

Con i piedi dentro le zolle,
chiedete soltanto acqua fresca,
al buon Dio delle nuvole.
L’universal di voi vocabolario
parla solo una lingua,
per farvi capire al mondo intero.
Noi… noi no, vogliamo essere diversi!
E lo si vede… nella litigiosa convivenza.


A TATTI

Sei stato tu, a farmi nascere,
a formarmi uomo,
e prestarmi altrove
per arricchirmi, di esperienze.

Nella lontananza,
più volte ho posato l’orecchio
nella tua direzione,
per ascoltare il tuo calore,
il brusio dei tuoi figli.

Tu, che mi hai tenuto in fasce,
mi riavrai… un po’ sfasciato.
Ma so già, che ascolterai,
e farai ascoltare, le mie poesie.
Libere nel volo,
da porta a porta.

E quando rientrerò,
ne sono certo,
che anche tu desideravi…
di rientrare in me.


COMPLEANNO

Ah, come vorrei tornare bambino!
Dal primo latte alle capriole.

Cuore di seta,
sangue carezza di rugiada.

Un rotondo mappamondo tutto tuo
dove sognavi di farci ogni cosa.

Libro ancora vuoto di parole
sotto un cielo che ti aspetta.

Amore innocente,
fonte pulita,
spiga di grano.

Ah, che malinconia,
i ricordi in lontananza!
In verità, ci son tornato:
passi insicuri,
tazza di latte,
parole farfuglianti.


EVOLUZIONE

Nella strada dell’epoca
s’ingolfò, come un motorino
a miscela, perché non capiva:
live, sushi, streaming…

uno sguardo alla cartina
per controllare i confini:
sai, la memoria…
no, il cartello dice Italia!

La di lui esclusione
la capì dal fiume in piena,
quando non lo fece passare
all’altra sponda.

Tornò al suo nido zoppicando,
divertendosi ad ascoltare
i bambini al giardinetto,
che parlavano alla luna.

Vide anche l’impossibile:
voler fare la treccia
alla barba… già rasata.

Lui, ha vissuto di braccia e intelligenza,
non di intelligenza… artificiale.


LE COSE

Piccola o grande che sia,
ogni cosa ha il suo posto.
L’intelligenza non può
non farsi domande:
cosa è, perché c’è, cosa vuole.
Più grande è il non sapere,
più forte è la spinta della curiosità,
senza scomodar filosofia.

Niente esiste per caso:
se c’è lo doveva.
Per creare… o distruggere?
Quell’ombra che offusca va illuminata,
con la luce più giusta e più vera.
Non con la torcia della scienza,
analisi e provette,
ma osservando il suo interno,
il cammino, i movimenti,
con lo sguardo buono.

E chi, più di chi,
vive o ha vissuto la terra,
le piante, gli animali,
può aggiungere meraviglie a meraviglia?
Il normale svolgimento dell’esserci,
comprese le cose,
è insito nell’ambito esatto
della creazione.


LA STRADA MAESTRA

Un infinito musicale:
dal do di petto al sotto le righe.
Un concerto continuo
per chi tocca le tue corde.

Ti srotoli dal niente
fino al cuor della montagna.
Resisti al peso dei carri,
al rombo dei motori,
alla pioggia, alla grandine, alla neve.

Al passar degli animali,
o attraversando un casolare,
ti diverti.

Non curante dei pericoli
scavalchi i fiumi,
ci scolletti, a mezzaria,
da collina a collina.

Sei bella, generosa, capiente,
(per dire che capisci tutti)
sei… la nostra strada maestra.


IL NIENTE

Non c’era niente,
un vuoto di persone
voglio dire.
Ma un albero
nel pieno della vita,
che sventolava foglie
come bandiera della pace,
mi dice: ed io chi sono?
E i miei amici moscerini,
formiche, lombrichi sotto terra,
sono niente?
Ragazzo mio, il niente
è un’altra cosa.

Scusami alberone, dissi io,
non volevo offenderti,
la mia curiosità,
forse insensata,
era di sapere cosa era.

Intanto, mi rispose,
essere niente è già qualcosa.
Non adesso, continuò,
ma lo saprai, lo sapremo,
dettagliatamente
con pratica e teoria,
dal professore e rettore
alla cattedra
dell’università…
della morte.


LA DIETA

Calzoni di velluto gli invernali,
gli estivi, di tela genovese.

In bella vista la catena
dell’orologio, nel taschino
del panciotto.

Non per controllare l’ora
di lavoro, quella…
era da sole a sole:

la vanga per la vigna,
l’aratro per i campi,
l’accetta per la macchia.

Era, per governar le bestie,
la poppata dei vitelli,
strigliare la cavalla,
o prender la pastiglia.

La festa? Solo il compleanno!
Con sigaro e vin rosso
fino al barcollamento.

Con pasti moderati,
per la necessità,
ha toccato cent’anni!
Poi si dice la dieta…

ah dimenticavo, era il mi nonno.


NOI E LE PIETRE

Ascolta! Mi sembrò udire.
Feci un giro su me stesso
ma non vidi nessuno.

“Sono qua, dentro di te,
sono il tuo pensiero.”

Scusa, non ti avevo riconosciuto,
ero sovrappensiero.

“Capisco capisco,
volevi uscir dal seminato.” mi disse,

Nel seminato, ripresi il discorso,
oltre a chi lo manovra,
chi è che prende la decisione?
Non siamo forse noi, si dice,
i più intelligenti?

Quando fa buio
l’ombra non ha più peso,
la terra cancella i confini,
i piedi si muovono insicuri,
non si distingue il giusto dal peccato.

“Guarda più in basso, rispose,
e chiedi alle pietre:
sono eterne, non hanno un paradiso,
e non si lamentano mai.”


RACCONTINO CON BURLA

Alcuni rami della generosa
quercia, si prestano a ricevere
le fronde dell’edera, con bacche
già mature, ghiottonerie
dei merli, nell’inverno.

Il cacciatore dal novello pelo
non avvezzo a pestar
fango e sterpaglie, preferisce
nascondersi, e da lì
seduto, attendere la preda.

Quando il merlo arriva alla beccata,
il novellin lo schioppo punta e spara.
Ma per pigrizia manco lo raccatta,
preferisce più tardi
quando saranno…circa una decina.

Che ci crediate o meno,
una volpe, passando nei paraggi
e sentendo quegli spari,
si ferma e si acquatta sotto l’albero,
e ad uno ad uno mangia gli sparati.

Immaginate voi,
la faccia del novello
cacciator, che alla raccolta
trova solo penne nere,
tali e quali, alla sua coscienza.


MOSCERINO DROGATO

Un moscerino disse a un calabrone:
“da tempo succhio il nettare alle piante
velenose, e mi sento potente!
Vigoroso! Come te.
Ma dopo manco un giorno,
sono stremato, avvilito, senza idee.

Il bello, cioè il brutto, di questa droga,
come chiamano gli umani,
non posso farne a meno, ed ogni giorno
devo andare alla ricerca,
costasse un patrimonio.
Voglio smettere, aiutami!

“Carissimo animale” rispose,
“il corpo è una raffineria,
le sostanze nocive le rigetta,
ma restan le ferite che fan male.

Bisogna aver pazienza
e chiedere al cervello resistenza.
Vedrai che passa il tutto, e tornerai
alla normalità di moscerino.

Come colui che smette di fumare,
che smette di drogarsi… la ferita
guarisce, perché di questa si tratta.
Non ti sentirai un calabrone
ma una mosca sì, e non è poco”.


FINE DEL GIORNO

Senza di me, te ne vai.
Scarpe consumate,
vestito logoro, luce spenta.
Ti getti nel burrone
degli oggetti inservibili.
Neppure ti giri per un saluto.

La nostra convivenza
sembra averti adirato,
innervosito, oscurato.
E pensare che assieme
abbiamo fatto tante! Belle cose,
da raccontare con soddisfazione.

Sì, lo so, che domani
ne verrà un altro, ma sconosciuto.
Riparleremo delle stesse cose,
con garbo e discrezione,
per farselo amico,
per non subire indiscrezioni.

Che barba!
Ed io, andrò a imbrattare vetrine,
opere d’arte, fontane.
Protesterò! Per avere
un giorno più lungo:
almeno di un anno.


NON POSSO DIRLO

Marciapiedi sconnessi,
toppe con brodaglia
appiccicosa di catrame.

Cestini di immondizia traboccanti,
panchine piene di bottiglie vuote,
foglie d’albero cadute in ogni dove.

Ogni muro è irrorato di pipì,
e le aiuole, di cacche, coperte:
latrine dei cani… amore mio.

Ai giardinetti per bambini,
ragazzi grandi e maggiorenni
con pallone, birra, e sigarette…

nella strada, impennate con la bici,
salti in alto con lo skateboard,
grida e bestemmie per farsi notare.

Il relax è quel gingillo
dove i social ti “Imparano”
quanto meno furberie.

È questo il nuovo mondo?
È questo il viver bene?
Io lo chiamo… non posso dirlo.

[continua]


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