FAVOLA SOTTO LA LUNA
Quando la luna
si bagna nel mare,
i tuoi seni riflettono desideri
nel salotto della mente.
E il guardiano del vento,
magro d’amore e d’affetto,
timidamente ti abbraccia
tra luce ed ombra.
E tu, come una favola,
apri ai transiti segreti
e consumi…
le sue labbra.
Poi, alla luce del fuoco,
risplendono le impronte
sopra la pelle:
ritratto di sana follia.
Ma da amanti discreti,
vi tenete tutto,
e non dite…
quanto siete andati oltre.
SE VUOI
Se vuoi trovarmi, vieni,
su quella bocca di mare
dalla lingua di sabbia.
Io sono lì,
ogni sera d’estate
a disegnare il tuo viso
sul bagnasciuga,
che ogni onda… mi disfa,
e resto solo.
GOCCIA D’ACQUA
Quando il sole stringe la luce,
il freddo maschio di febbraio gela
la voce della goccia d’acqua.
Ma lei, roca di tono e il nodo in gola,
bussa ai vetri della luna piena
e tra le braccia di Venere si scioglie.
Poi ritorna in fretta,
ancor più viva e risplendente,
sopra i petali delle rose.
Che gli innamorati si scambiano
per San Valentino.
SCONFITTA
La nube nera taglia il sole
e lascia un’ombra dispari.
La strada, illuminata…
da una luce assente,
annuncia la sconfitta.
I passi, freddi di luna
si fermano, come all’alt
nelle notti di guerra:
la pallottola d’aria
fu respinta, dall’orecchio,
ma nulla poté,
quando sul davanzale
della stanza degli occhi,
si affacciò una lacrima.
VENTO DELL’ALBA
Nella serra dei sogni
crescono, false verità,
annaffiate dal mistero della notte.
La matassa del buio
spinge nell’oltre,
per regalare stelle di fortuna:
dal pied-a-terre
alla corteccia delle tegole.
Ma come il rimbalzo di sponda
fa cadere i birilli,
il vento dell’alba ti riporta,
nel rettilineo della verità.
UN BARBONE MI DICE
Non volevo finire così.
Ma quando ti mancan le forze
per scavalcare un incendio,
ci caschi dentro, e ti bruci.
Sono tutt’ossa e una barba allungata,
mangio pane che trovo per strada
e un model cartonato è il mio letto.
Ma chi spende, si sa, meno spende!
Perché acquista miglior qualità.
È per questo, che vedo già un letto,
caldo e soffice! Nell’aldilà.
ISOLA DELL’INFINITO
Tra gli scogli
coperti di gente in vacanza,
non ti vidi
la prima volta.
Ma sotto l’albero della luna,
distesa sul prato del talento,
prendesti tu
la mappa del mio corpo.
E viaggiammo…
nell’isola dell’infinito
fino al punto più aguzzo.
NON ASPETTIAMO
Si chiama terra, il nostro bel pianeta,
perché veste di terra e terra è vita.
Nacque da una manciata ben completa,
dall’universo, e da lui concepita.
Ma ha una scadenza, cosa sì consueta
che dal big bang in poi è sempre esistita.
Perciò dovrem trovare, ed è urgente,
un altro pianeta do’ può viver gente.
Tutti sappiamo, e spesso viene a mente,
quanto tempo abbiamo a disposizione.
E quando il nido non sarà accogliente
dovremo pur cambiare abitazione.
Non aspettiamo spensieratamente
il sole quando avrà l’estrema unzione.
Cerchiamo casa adesso tra le stelle
per salvare la specie e anche la pelle.
EVOLUZIONE
Il fiore reciso, di sole,
sai, ne vede poco:
come un tramonto tra le nubi nere
cade svenuto nella notte e muore.
E non puoi mandare al rogo
le forbici che han fatto
ciò che son fatte per fare.
Nemmeno quella mano
guidata dalla mente
puoi mettere alla gogna.
È tutto omologato
dall’etica e dal caso,
nel brodo primordiale,
per quella che si chiama:
evoluzione della specie.
Oppure c’è una svista
del DIO onnipotente
che a tutti vuole bene?
È una storia molto semplice
dal risvolto catastrofico,
e grazie a questa noi esistiamo.
Perché, la non più
esistenza di una vita,
è l’esistenza di un’altra.