«Ignis Melancholia» di Diego Capitano “Pioniere della Cultura Europea” Iscritto all’Albo dei Pionieri italiani dalla Presidenza del C.D.A.P. (sezione poesia)
In copertina e all’interno illustrazioni e opere dell’autore
I libri come gi amici devono essere pochi
e scelti con cura,
(Samuci Johnson)
Poesia e contraddizioni della terra di Sicilia
Se ne parla anche troppo, e quasi sempre male. Oppure bene, in una persistenza di chiave oleografica (sole, mare, aranci, vulcani, tamburelli) da tempo abbandonata nei confronti di altre regioni che si presterebbero anche di più all’oleografia.
Male con la superficialità meccanico-ripetitiva del robot da tavolino dalla programmazione mentale tanto povera quanto ricca è la sua pigrizia. La mafia c’è, altri mali pure.
Ne parlano anche alcune poesie di Capitano, il sole e gli ulivi pure e le tradizioni; di queste se ne parla meno, cosa che invece fa benissimo il poeta racalmutese che vi presento.
In una delle mie escursioni di inviato per conto della mia redazione di Roma, andai in Sicilia alla ricerca di tradizioni popolari e culturali dei paesi del sud. Mi sono trovato di proposito col mio taccuino e il mio registratore tascabile, nella cittadina di Racalmuto, paese di notevole importanza che ha dato i natali allo scrittore di fama internazionale Leonardo Sciascia.
Come racconta l’autore: Sciascia in paese lo si vedeva di rado solo alcuni giorni nelle vacanze estive, dove nella sua casa di campagna in contrada Noce, era solito scrivere parte dei suoi libri in cantiere. La sera della vigilia di Natale del 1983, non per caso m’imbattei nel pieno di una splendida realtà di questo paese, dove si può andare per godersi un’antica manifestazione popolare come “Le Novene di Racalmuto” con musicisti e corali, e avere pure l’opportunità di fare conoscenza con un validissimo artista di nome Diego Capitano, già vincitore di tanti premi e profondo conoscitore delle tradizioni della sua terra di Sicilia, proiettato nel dinamismo della cultura moderna nel mondo.
Tramite i suoi preziosi racconti e la sua preparazione culturale ho potuto arricchirmi di tante piccole grandi cose che la “Regalpetra” di Sciascia, tiene custodite nella memoria e nel cuore d’ogni suo cittadino. La Sicilia che senza dubbio, nel senso che intendiamo noi, è una delle regioni più colte d’Italia, è con tanta genialità artistica, fra questi la splendida presenza del poeta Capitano; le sue opere sono notevoli e di grande efficacia comunicativa.
Liriche che si decorano di un evidente romanticismo in un alternarsi di gioia e tristezza, esaltate da una lodevole capacità d’espressione che soltanto un animo sensibile dai buoni sentimenti e dai sani valori umani, riesce benissimo a risaltare col dono della fede, l’amore per la natura tutta e per il prossimo.
Diego Capitano, un artista che conosco da tanto tempo, talentuosa promessa della letteratura italiana e oltralpe, che personalmente ammiro e mi permette di dire, con un futuro di poeta sicuramente brillante, ricco di tanti prestigiosi successi.
Renato Lombardi
Diego Capitano – Il Poeta Eletto
“Versi come miele nell’anima”
Ogni incontro con la natura invita i poeti a respirare quella fede cristologica che vive da sempre nelle cose, come preghiera o salmo di un’interiorità sentita. È certamente il silenzio, la voce più assurda di questo mondo, che incita l’autore a trasmettere i sussulti di una natura interiore che fermenta nello spirito e nell’anima, che s’inchina dinanzi ai miraggi e misteri, spronandolo a interpretare tutto ciò che di divino giunge nell’altare del suo cuore. L’arte magnifica il silenzio nel rapporto con la natura, rafforza i sentimenti della libertà, perché spinta dalla volontà e da quei sensi enigmatici, nonché dalla forza e dall’azione luminosa che il poeta riesce a catturare attraverso gli impulsi.
Se gli ultimi frutti di ogni albero sono i più saporiti, a dir dello storico Seneca, i temi di Diego Capitano rappresentano il miele dell’anima, ragion per cui desidero aggiungere che il poeta è un eletto, perché riesce a riempire il vuoto con quell’intrepida fede che diviene regina della beatitudine espressiva.
Tutto ciò è bellissimo, perché egli si eleva nei principi del nucleo delle ispirazioni, nella ricchezza dell’etica e dell’estetica, meditando ascolti, suoni e percezioni cosmiche con quell’innata volontà puramente icastica, come nel caso di questa nuova opera poetica «Ignis Melancholia», o semplicemente “Malinconia di Fuoco”.
Nella sua poesia le parole diventano immagini, rappresentano l’arcobaleno dello spirito, i sentimenti che racchiudono il senso della bellezza, l’armonia di uno status ingegnoso che vive l’estasi dell’autenticità con parole dettate nella volta di attimi passionali, nella luminosità del pensiero, che diventano vibranti filtri emotivi che temprano valori e indirizzano il poeta a magnificare le fasi esplorative nella luce della memoria, è il senso escatologico del suo animo quando esplora il silenzio, ma soprattutto quando si affida a Dio.
Marigliano, 30/11/2019
Gianni Ianuale
Premio della Cultura della Presidenza
del Consiglio dei Ministri sezione poetica
Racalmuto, (particolare) Chiostro Chiesa Conventuale
di San Francesco. Edificio risalente intorno al XVI secolo.
Racalmuto (particolare) Chiostro Chiesta Conventuale di San Francesco. Edificio rislaente intorno al XVI secolo.
Vis poetica dell’Autore
Diego Capitano fa esordio nel mondo della letteratura con la prima pubblicazione risalente al 1992 «Voce del mio silenzio»; libro di appena quaranta poesie selezionate su seicento; tutto il resto viene cestinato, ritenuto dall’autore: acerbo, non soddisfacente, tantomeno efficace.
L’obiettivo è rinascere, rilanciare una nuova poesia, che lo porterà anni dopo ad importanti traguardi, con tanti premi vinti, conferimenti prestigiosi, onorificenze e critiche letterarie superlative.
La sua vis poetica rispecchia la visualità del cosmo e della vita terrena, fondersi col suo mondo interiore, spirituale, che egli automaticamente trasferisce su carta, dando così vita alle sue opere ormai pluripremiate e recensite da competenti in materia d’ogni parte d’Italia.
Un’anima antica dallo spirito contemporaneo, che lo si può benissimo collocare sia con gli ultimi dei seguaci parnassiani che con gli autori più moderni dei nostri tempi, dote d’una libertà espressiva senza barriere.
La sofferenza, l’infelicità e il disagio vissuto, portano il poeta ad un parziale distacco con quanto attorno lo circonda, lasciandosi andare in una sorta di pessimismo e di malinconia interiori, non voluti, persistenti, che lo addurranno a più consapevolezza nello scrivere, ad una poetica più evoluta e più intensa nell’ispirazione: filologica-compositiva.
Uno scavare nella mente e nell’anima, un capire e sondare il proprio essere e quello degli altri, mettendo a nudo la coscienza per migliorare il senso stesso della vita, cercando di raccontare esaltando tutto ciò che rende buono il concetto di umanità come parte integrante del mondo.
La sua poesia sembra lasciare pochi spiragli di speranza, eppure nel suo cuore di poeta, Cristo appare, armonia unica e unica voce di salvezza per tutti; porgendo il suo canto già atto di fede che inneggia l’Amore.
Nel corso degli anni Capitano diventa sempre più critico con se stesso, finché non riesce a centrare direzioni ed equilibri più adatti al suo ego di uomo-poeta; quindi, materia cosmica in simbiosi con lo spirito.
Poeta del genere intimista che si prodiga allo stesso tempo come vivo monito, come architettura di pace e d’amore verso l’umanità, vivendo e assorbendo le proprie e altrui sofferenze per volontà celesti.
Le sue opere appaiono a volte astruse, ma comprensibili, plasmate da curate retoriche che s’innestano a memorie d’antiche filosofie immerse nello slancio vigoroso della contemporaneità, e che in modo inevitabile richiedono al lettore un’adeguata prestazione alla lettura dell’opera.
Capitano, nelle sue ispirazioni si alterna per indole a poesie ricche di contrappunti, che esondano dal suo stato di quotidiana sofferenza, per abbracciare poi con naturalezza passioni imprescindibili: come l’amore per la famiglia, per la natura, per il prossimo e per il divino.
Sommariamente prevale il suo carattere umbratile, lo si avverte subito, ci sono liriche in cui l’autore si riconosce come continuità moderna dei poeti maledetti, uno Staus Quo, che lo vede prigioniero di se stesso, una solitudine involontaria che per un certo verso lo inducono quasi alla misantropia: “un rimanere via” afferma: da una civiltà propensa alla corruzione, violenta e indifferente. Risalendo ad un antico aforisma del sommo Leonardo, direbbe: “Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo”.
Poeta dall’animo sensibile, come lo definì Mons. Alfonso Puma nella presentazione dell’opera di Capitano: «Canti di un poeta senza volto».
“La terra meravigliosa che Ghoete chiamava Sicilia Felix, ha dato a questo poeta moderno il talento non indifferente dell’arte e la ricchezza del fuoco d’amore per tutto ciò che è bello e buono”.
Diego Capitano
Davvero vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta.
Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride.
la notizia atroce
non l’ha saputa ancora.
(Bertolt Brecht da “A coloro che verranno”).
Fra i vinti la povera
gente
faceva la fame.
Fra i vincitori
faceva la fame
la povera gente
egualmente.
(Bertolt Brecht da “La guerra che verrà”).