A Miriam
prepotente fiore d’estrema dolcezza
giunta un mattino improvviso
a cercare immenso comprensibile Cuore
uno
La morale migliore in questo mondo dove i più pazzi sono i più
savi di tutti, è ancora di dimenticare l’ora.
(Paul Verlaine)
Intro
Una storia
va intesa
spesso
senza domande
Se pure
senza certezza
essa vada
e racconti
di errori
– passaggi e barriere –
va intesa
come perfetta
Come se nave
ella navigasse
burrasche estese
e tifoni avversi
fino ad incontrare
la quiete
dell’ottimismo
trovasse
la pace della voluta
comprensione
E finalmente vada
ad abbattersi pungente
sulla presunta apatia
del popolo
sulla manifesta idiozia
dell’anima generale
A scriverne
la nuova idea
di speranza
Ma per ora
tale è il mio peso
di storia senza schiena
che nessuno
mi avrà in lascito
e forse nessuno
– oggi –
prometterà di tenermi
a mente
per sempre
Ma domani…
Domani
– parola breve per
un’infinita malattia –
ci sarà
chi scritta m’avrà
nel cuore
e che possa
a ragione
raccontarmi
lasciandomi agli angoli
delle strade affollate
scrivendomi sulle
sedie degli atenei
cantandomi da dentro
i carri armati dismessi
Qualcuno che sappia
amarmi prima
di lasciar sapere agli altri
di questo sentimento
intimamente
perdutamente
una storia in tutti voi
a crescere impegnati
e a sopravvivere
senza piccole storie
quale son io
Una foresta di vuoti
cunicoli venosi
che occorre saper immaginare
colma di possibili vittorie
Io così attendo in lei
il sentiero battuto
dalla verità della conoscenza
un sentiero ancora nascosto
Facce
Dimentica le vie
il bimbo con lo zaino
la macchinetta per le foto
cattura sempre i visi
carichi di dubbi
mezzi mascherati da allegria
Dove vai così da solo
giovanotto
e i genitori dove li hai lasciati
ti sei perso vuoi n’aiuto
cosa porti nella sacca
Non scappare torna qua!
Insomma finché va
cambia luoghi cambia lingue
ma i nomi delle strade
ancora non li sa
e gli autobus sobbalzano
tra i buchi dell’asfalto
affianco ai marciapiedi
vicino alla stazione
sotto gallerie poco illuminate
Tengo stretto lo zainetto
e fotografo le facce strizze
quando si esce nella luce
le facce si trasformano
in fumetti
o in foto piene di pensieri
il bimbo se ne accorge
e vorrebbe colorare la tristezza
regalando dei sorrisi
ma ovunque vada
su un sorriso ci si sbaglia
un gesto buono diventa equivoco
e malevolo il suo onesto fine
Dove si trova la bellezza
del mio viaggio?
Vecchio zaino
Tutto servirà un giorno
per moltiplicarci
a cavallo dell’infinito
Daremo lo stesso peso
alle colpe dei microbi
e alle stragi di massa
Faremo comparire le luci
attraverso la cenere
e canzoni da un soffio
Scarteremo gli errori
sperando si possa capire
cos’è la salvezza
Ci basteranno sorrisi
a coprire stanchezza
spilli a bucare le offese
campane per ricreare la pace
Dalle mie mani sgorgano
rotoli di promesse
dolci seppur fatiscenti
Dallo zaino appesantito
nessuno chiede d’estrarre
la cosa corretta
ma quella più a tema
con le aspettative
Tutto servirà un giorno
ai calcoli del dolore
anche queste minuscole
gioie scordate
anche le tue grassocce
dita che fanno ciao ciao
o che tremano d’attesa
per un latte prima dell’alba
Un relativo sapore dei sogni
Ciò che per me
rappresenta un mondo
di bramati miraggi,
ai tuoi occhi
ovviamente diversi
per natura dai miei
potrebbe apparire
come insignificante vibrazione,
falsa mitologia
Ma tra una vita
spesa a sognare vite
non in vendita,
e una vita venduta
e senza sogni,
io preferisco ancora
la prima
La mia
Cosmo
Ho nella scelta
l’odore di un forse:
La mia libertà
La gente
La gente cambia e non cambia mai
Alterna amori a stagioni scure
Abiti nuovi sulle toppe buone
Tra le paure nasconde i guai
Si dice in festa eppure sanguina
Indaffarata di varietà
Consacra miti, lucida i martiri
Domani già si volta pagina
La gente insegna e poi dimentica
Risolve guerre dietro le porte
Falena in cerca di una luce
oltre la morte che non ci giudica
Crudele indaga le vite vicine
a sbeffeggiare malinconia
la gioventù, si sa,
è pazzia che contorce la fine
h 03.36
Dentro attraverso perforo i lampioni
Ne taglio sfrecciando campane di luce
Nel grigio giallastro le curve io inseguo
sebbene la macchina sappia che fare
Qualcuno la radio sussurra la musica
In testa il pensiero s’inerpica e vive
d’insolita estesa sequenza di me che
automa correndo m’imbriglio alla notte
Affianco automobili poche e veloci
Chissà chi si trova guidando a quest’ora?
Mentre nelle case si soccombe
al torpore e ci si abbandona
all’indotto reflusso dei sogni
semafori soli restano a difendere incroci
che spezzo con netto fragore sotto
ai ricordi scagliati addosso alle marce
scalate per dare ed avere banale potenza
Perché è così affascinante guidare da soli?
La calma
Quando penso alla calma
vedo sempre un’amaca
Me l’immagino stesa
fra due palme africane
me la sento indossata
nel riparo dal sole
quando il mare e la sua sabbia
sono bianchi biliardi
Quando penso all’amore
vedo il tuo avvicinare
camminando nell’acqua
con dolce sorriso aliseo
che mi dondola ancora
amabile come un riposo
con il mare ed il cielo
in un intreccio dipinto da Dio
Quando penso alla morte
vorrei che appartenesse
allo stesso mio sogno
Confusa più in là nella schiuma
d’una calda carezza dell’acqua
e come singola onda diversa
placidamente un giorno
mi prenda dalla mia amaca
Baco
Ero chiuso
nel giorno,
stratocumulo
al Nero denso,
in cerca
di nessuno
tantomeno
di un Dio
Macchiavo la vita
con gocce
di falsa linfa,
poi capendoTi
gridai
una Gioia
dapprima
intorpidita
Le cose migliori
dormono
come Occhi
fino a un Mattino
improvviso,
così malgrado me
Tu piovesti
nuovo Sole