Alla mia testarda sorellina Giulia,
che mi ha consigliata e seguita fin dal primo capitolo,
non te lo dico abbastanza spesso:
ti voglio bene.
PROLOGO
Caro diario,
mamma ha detto che sono indisciplinata e l’estate non ho nulla da fare, così ha pensato bene di iscrivermi ad un campo estivo senza il mio consenso! Ti rendi conto?! Io, che a malapena riesco a mantenere le poche amicizie che ho, dovrei riuscire a relazionarmi con gli altri???? Credo che mamma sia impazzita, già non c’è dubbio… in più, come crede che sopravvivrei a un intero mese senza qualcuno che mi ricordi come mi chiamo?! Renditi conto della situazione, non ci voglio andare, quindi cercherò di farmi sbattere fuori, è l’unico modo. Comunque partiamo dopodomani e non mi sento affatto pronta, come farò a farmi cacciare da “lì”???
Madison
Le lettere fluivano veloci dalla bic blu che tenevo stretta in mano, lasciavano la loro impronta sulla pagina come se scavassero dei solchi per quanto avevo calcato. Quando si parla della MIA estate o delle MIE vacanze devo poter scegliere io, non voglio obblighi o imposizioni. Richiusi con foga il diario e lo lanciai sul ripiano accanto al letto. “SBAAAM!!!” ovviamente… presi male la mira! Tirai la coperta fino alle orecchie e, nonostante il caldo bestiale sotto al sottile strato di stoffa che mi copriva, trovai il coraggio di seppellirci anche la testa. Come immaginavo mia madre si affacciò per controllare che stessimo dormendo, certo che è proprio incredibile: quando si mette qualcosa in testa lo porta fino in fondo! Lei chiuse la porta e io gli occhi, l’indomani avrei preparato i bagagli. Non volevo pensarci e lentamente sprofondai nel sonno.
I
LA VIGILIA DELLA PARTENZA
«Maaadisooon!!!» mi chiamava mamma dalla cucina, rotolai pigramente giù dalle scalette del letto e barcollai verso la cucina.
«Che c’è mamma?» chiesi assonnata.
«Devi fare colazione; poi ti prepari e andiamo a fare un po’ di compere, hai bisogno di qualche costume, quelli dell’anno scorso non ti vanno più…» e continuò a ciarlare, ma io già non la ascoltavo più.
Quindi non era stato tutto un sogno! Sarei veramente andata ad uno stupido e inutile campo estivo?! “Questa storia non mi piace” continuavo a ripetermi mentre masticavo i cereali come un’automa. Mi alzai da tavola e mi trascinai fino al bagno, con mille pensieri che mi vorticavano in testa, spazzando via tutto il resto. Quando finii di sciogliere la criniera di capelli che mi ritrovavo, mi guardai allo specchio e decisi che mi sarei portata sicuramente anche il balsamo: non potevo fare guerra con i miei capelli anche al campo. Il campo. Tutto si collegava a quello. Era come un peso che mi opprimeva, un nuvolone scuro che copriva la luce dell’estate. Di una cosa ero certa, niente e nessuno mi avrebbe convinta a rimanere in quella “prigione”. Uscii dal bagno e varcai la soglia della camera, mi bloccai subito… il pavimento era coperto di vestiti, costumi da bagno, qualche asciugamano qua e là e una grossa valigiona rossa stava aperta al centro della stanza.
«Cosa è successo qui!» esclamai irritata.
«Sto preparando la tua valigia» rispose mamma sbucando dall’armadio.
«Almeno la valigia, mamma, falla fare a me!» sbottai.
«Va bene! Vuoi fare da sola??? Fai da sola!» ribatté lei stizzita. Lasciò la stanza a grandi passi borbottando frasi senza capo né coda.
“Finalmente sola…” mi dissi sollevata; iniziai a impilare le magliette che trovavo sparse e a selezionare quali portare e quali no, feci lo stesso con il resto dei vestiti e quando finii andai a preparare le altre cose. Poi andai nell’ingresso, infilai i sandali e urlai «Mamma sono pronta!»
Lei comparve dopo pochi istanti dal bagno e mi raggiunse fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle. Mi sorrise incoraggiante.
«Vedrai, non è così male, c’è la piscina, un bosco e delle capanne veramente belle.»
Io le risposi con una smorfia e lei alzò gli occhi al cielo; aprì la portiera dell’auto e mise in moto, io accesi il telefono e iniziai a digitare i messaggi da inviare alle mie amiche, per raccontargli del mese che stavo per affrontare. Poi sbuffai e mi abbandonai sul sedile.
Mamma lo notò e mi chiese: «Cosa c’è di tanto brutto in un campo estivo?»
«Non ci saranno i miei amici, non sarà l’estate che avevo in mente e…» iniziai a dire.
«Infatti sarà meglio!» mi interruppe lei.
«Ecco perché non ti dico le cose, perché non me le fai dire!» esplosi, troppo nervosa per regolare il tono.
Mamma mi lanciò un’occhiata preoccupata, io mi voltai verso il finestrino incrociando le braccia. Arrivammo al centro commerciale. Scesi sbattendo la portiera, ma non avevo più il muso; come si fa a essere arrabbiata, quando davanti a te hai una mattinata di shopping? Le porte automatiche si aprirono appena arrivai di fronte al sensore e feci un gran sorriso alla vista della distesa di shorts e canotte che si stendeva di fronte a me.
Girammo diversi negozi poi, verso le 15:45, ci decidemmo a tornare a casa. Il viaggio di ritorno fu molto piacevole, mamma non parlò del campo e chiacchierammo delle cose più inutili. Arrivammo in paese con una fame da lupi, così mangiammo un buon gelato in piazza e poi tornammo a casa definitivamente. Quel che si può definire “un giro lungo”. Nello studio di papà mi sedetti sulla poltrona e, con un ghiacciolo in mano, iniziai ad esplorare il sito del campo. Lo schermo mi mostrava immagini molto belle, la descrizione delle attività era convincente. Comparve l’icona “iscrizioni”, chissà se qualcuno che conoscevo si era iscritto… cliccai e feci per scorrere la lista delle persone iscritte, quando mamma mi chiamò per la cena. Non mi ero accorta di quanto tempo fosse passato. Chiusi tutte le cartelle e cancellai il sito dalla cronologia, non volevo che mamma pensasse che il campo mi piacesse. Neanche per sogno. Andai in cucina per cenare, inciampando nel tappeto dell’ingresso.
Finita la cena mi lanciai sul letto e afferrai frettolosamente il diario.
Caro diario,
oggi è stata una di quelle giornate che vorresti solo che finissero, ma sembrano durare in eterno. Domani pomeriggio, dopo pranzo, parto per quello stupido campo! Non credo che resterò “lì” per più di una settimana. Ho dato un’occhiata al suo sito e sembra più bello di quanto immaginassi… ma non fraintendere! So per certo che non voglio andarci. Chissà se il viaggio sarà lungo, non credo che sopporterò mia madre che non fa altro che parlarne bene! Augurami in bocca al lupo…
Madison
Richiusi il diario e lo appoggiai, stavolta lo appoggiai, sul ripiano. Tutta la casa dormiva. C’era un silenzio di tomba. Il buio della stanza sembrava improvvisamente più minaccioso. Mi rigirai per ore nel letto con un solo pensiero, uno solo, che mi martellava il cervello: il campo.
[continua]