A un silenzio
	
	Con calma dobbiamo
tornare ad ordire le trame
dell’Arte, piangere
	piangere su ogni verso
ad ogni lettura
	
	
		Per il domani e oltre
	
	Ascolterò questa speranza quando
verrà a contattarmi, non intendo
disturbarla. Non ho i suoi recapiti,
non vorrei nemmeno esserle 
vicina di casa. Mi abituerei 
ai suoi inganni, forse mi assuefarei
alle sue illusioni e non potrei
più liberarmene – 
	Preferisco questi angoli in disparte
dove, accolta dalle ombre, posso
assaporarne le promesse
senza meritarne l’attenzione,
non voglio doverle alcunché,
né chiederle ciò che mi deve – 
	Le resto – come mi pretendo – 
creditrice, vantando la sua inadempienza
in cambiali scritte in versi – 
pagate forse, paghe mai. 
	
	
		Specchio e riflesso
	
	Vorrei i suoi occhi. Lì io vedrei
dall’alto di un privilegiato
rialzato piano d’appoggio per la vista
i miei ingordi vuoti sgorgarmi
dagli occhi – i miei, così muti – 
e dal basso della sua pietà
prenderei a contarli battezzandoli
ognuno con una delle varie
lettere che comporrebbero il mio nome. 
	
	
		Regalo di compleanno
	
	Potrei anche piangere
le apprensioni che non so più
dedicare, proscioglierle
	Gli anni che mi rinfacciano
le età – quelle che non ho vissuto
e quelle che non ho ancora avuto – 
mi sono viepiù coetanei
ma non condividono con me
che la malinconia corriva
per sentimenti estranei
	Insegnano alla vita a disfarsi
di piccoli fardelli agrodolci
e di stillanti di speranza speranze
pronunciando il passato remoto
dei tempi indimenticabili e consunti
	Dietro il serto d’alloro tralucente
fibrilla un verso o un lamento?
	Intanto io proseguo mi protraggo – 
basterebbe l’unigenita didascalia 
di questo giorno qualunque 
a sprigionare sul mio nome ulto, 
sottaciuto, un po’ di anonimato
per gli omonimi tracolli e dargli scampo
	
	
		La resa dei conti
	
	Anche i ricordi collidenti, infine,
srotolavano le loro trame o rotte 
si separavano a indefiniti i bivi
dei pensieri serali – 
– i quadri rivisti per caso
indebitavano l’età che vivevo:
non uno di quei sogni avevo realizzato.
	Ma cura, quella sì, ne avevo per loro – 
che non contraessero le ombre del tempo
a subire i giudizi del presente 
(avessero poi altro passato concesso)
o la patina lieve della polvere che increspa
i profili delle cose dimenticate.