Storie di uomini e vicende d’Italia

di

Emanuele Ratti


Emanuele Ratti - Storie di uomini e vicende d’Italia
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 32 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6587-4943

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In copertina: «Monumento a Giorgio e Giancarlo Puecher Passavalli» per gentile concessione del comune di Lambrugo


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è 3^ classificata nel concorso letterario Jacques Prévert 2014


Motivazione dell’attribuzione del Premio:

Ed ecco una raccolta particolare, che si inserisce nella linea della poesia civile: i versi di Emanuele Ratti parlano infatti di Resistenza e di guerra, di storia collettiva e di storie individuali. Nei suoi semplici versi, che si sviluppano come piccoli racconti, l’autore rievoca figure di partigiani giustiziati, di uomini e donne deportati verso il nulla, di sacerdoti – veri pastori di anime che sacrificano la propria esistenza per proteggere coloro che amano – e di bandiere di Liberazione. Poi la sua narrazione in versi continua, ripercorrendo i drammi del terrorismo rosso e nero e arrivando sino al dramma attuale, meno cruento ma non meno pericoloso: la perdita di valori e di significati morali, civili, politici. Il tutto sostenuto da una forte valenza etica, dalla consapevolezza di una fede che non si risolve in vuoti riti ma in impegno e riflessione quotidiana, da uno sguardo di speranza e di ammonimento rivolto ai giovani, affinché comprendano il valore della libertà, che è una, indivisibile e non ammette plurali. Un bell’esempio di poesia che si fa messaggio chiaro e onesto, coraggioso e pulito: e per queste ragioni, meritevole del terzo posto.

Olivia Trioschi
Presidente del premio letterario J. Prévert sezione poesia


Storie di uomini e vicende d’Italia


LA MORTE DI GIANCARLO PUECHER
(21 dicembre 1943)

In una fredda sera di dicembre,
un plotone di squadristi fucilò
il giovane partigiano ad Erba
sul piazzale del Cimitero Nuovo.
Era stato catturato sulla via di casa,
rientrava da una riunione tenuta
con altri cospiratori per organizzare
la Resistenza e la lotta partigiana.
Era stato processato per l’uccisione
di uno squadrista, avvenuta a Erba,
per strada mentre era recluso in carcere,
a Como, e bandito dalle leggi di allora.
Era stato condannato alla fucilazione,
per la morte della guardia fascista,
e lui abbracciò, uno a uno, e perdonò
quei militi che dovevano ucciderlo.
Prima di morire, gridò: “Viva l’Italia”.
Il corpo rovinò a terra, reso immobile
dalle pallottole che sporcarono il muro
del Cimitero di sangue e di brandelli.
Il Tribunale che lo condannò fu speciale
per la serie di irregolarità commesse,
la sentenza era già stata emessa ancora
prima che fosse avviato il processo.
Sei mesi dopo, il Guardasigilli di Stato
riconobbe nullo il processo e arbitrarie
quelle condanne scarcerando gli imputati,
ma non poté riportare in vita quel giovane.


RIGAMONTI GRAZIOSO

Non lontano dalla roccia che domina
la verde vallata di Mauthausen,
giace una lapide che reca la scritta:
RIGAMONTI GRAZIOSO’
e due date: VENTIQUATTRO ANNI.
Tu, giovane Rigamonti Grazioso
fosti ucciso il 23 aprile 1945.

Eri stato catturato un anno prima;
avevi ventitré anni e tanta voglia
di vivere e di essere utile alla Patria.
Fosti messo in ceppi, davanti l’osteria,
in paese e portato in carcere a Como,
dove fosti tenuto a pane e acqua,
facendo i turni con altri per dormire.

Fosti interrogato non da Giudici
ma da delegati del potere politico
che non rappresentavano il popolo.
Tu non avevi nulla da dire di altri,
volevi vivere i tuoi giovani anni
e combattere con le armi i nazisti
e coloro che occupavano il tuo Paese.

Messo su un treno, fosti portato
in un paese lontano dagli amici.
Tu e altri detenuti doveste servire
un manipolo di folli che vi uccisero
con l’odio, con le armi e con i gas.
Ovunque tu sia, veglia sui giovani
e fa’ capire loro il valore della Libertà.


IL BANDITO PUECHER

Il bandito Puecher è stato giustiziato
all’inizio dell’inverno, una sera,
del quarto anno di guerra.
Un tribunale speciale l’ha condannato
per l’uccisione di un noto squadrista
della locale milizia fascista.
Il bandito Puecher è stato fucilato
dal plotone, a Erba, davanti al muro
del piazzale del nuovo Cimitero.
Dalla Stampa è stato annunciato
che la sentenza venne eseguita
nel giorno in cui fu pronunciata.
Il bandito Puecher aveva confiscato,
al Crotto, il carburante della Borsa Nera,
che del popolo era la nemica vera.
Ai contadini di Lambrugo aveva affidato
i cavalli e i muli che al disciolto esercito
d’Italia aveva requisito.
Il bandito Puecher aveva chiamato
attorno a sé dodici giovani amici,
invitati alla prudenza dai loro parroci.
Aveva solo vent’anni ed era determinato
a combattere i tedeschi invasori
e i loro crudeli fiancheggiatori.
Il bandito Puecher è stato assassinato,
lui non poteva essere colpevole,
perché uccidere non era la sua indole.
Dopo sei mesi, il processo fu annullato
ma, sul muro del Cimitero, da subito
il seme dei martiri era fiorito.


DELATORI

Eravate cadaveri, seppur in vita,
e non sentivate il vostro fetore.
Avevate denunciato alcuni cittadini
che, arrestati, maltrattati e uccisi,
sono divenuti martiri per tragica sorte,
dopo essere stati spogliati della libertà.

Forse c’erano motivi d’interesse,
per l’acquisto della loro proprietà?
Forse c’erano ragioni politiche,
per l’eliminazione degli avversari?
Forse era solo odio e tanta invidia
per coloro che erano rispettati da molti?

Un tarlo vorace vi consumava
e vi faceva schiavi, vuoti di scrupoli.
Eravate al servizio dei potenti
che controllavano la società d’allora.
Volevate trarre profitto dai tempi,
lasciando al popolo una vita di fatica.

Eravate cadaveri, seppur in vita,
nel timore che si sospettasse di voi.
Avete trascorso una vita grama,
ogni giorno, dopo la Concordia.
I martiri vi avevano già perdonato,
noi, quando lascerete questo mondo.


LA COLONNA INFAME (27 aprile 1945)

In quegli ultimi giorni di guerra,
da Bevera giungeste a Lurago d’Erba,
per Barzago, Bulciago e Nibionno,
e Lambrugo lasciando una scia di sangue,
voi militi in armi con donne e bambini,
in fuga lungo quella strada provinciale.
La macchina-staffetta si era avviata,
seguita da un autoblindo nazi-fascista
e poi da tante macchine, una trentina;
la colonna infame fuggiva a Como
per raggiungere il duce e i gerarchi
e scansare le colpe d’un tristo governo.
Presso un tiglio che era sulla strada,
abbandonaste a terra i corpi inerti
di Giovanni Preda e di Carlino Zappa,
uccisi da voi con brutalità e con rabbia
perché facevano parte del gruppo
che aveva ferito a morte il vostro capo.
“Il partigiano va preso a calci anche
da morto” dicevate, militi e ausiliarie,
e derubavate i morti del portafoglio,
dell’oro, dell’orologio e delle fedi.
Davate il colpo di grazia alla nuca
e percuotevate i feriti col moschetto.
Uccideste a Bulciago il capitano Moro,
Conti Luigi e Stellari Enrico attirando
la loro macchina con il drappo d’alleato
e colpiste a morte anche Redaelli Mario.
Poi a Lurago fuggiste per i boschi, cupi,
abbandonando le divise prive d’onore.


AI SACERDOTI DELLA BRIANZA

Molti sacerdoti della Brianza hanno partecipato
alla lotta partigiana con diversi contributi;
pastori d’anime furono la saggia guida del gregge.

Don Giovanni Strada parroco di Pontelambro
costituì il Primo Gruppo autonomo partigiano,
l’8 settembre con Franco Fucci e Giancarlo Puecher.

Don Edoardo Arrigoni parroco di Lambrugo
aiutò i partigiani e ospitò alcuni soldati che
non erano tornati ai reparti dopo l’Armistizio.

Seppe destreggiarsi con fascisti e repubblichini
che lo tenevano d’occhio perché lo sospettavano
di essere un oppositore del loro governo.

Don Edoardo, l’Ardito, consigliò prudenza
e convinse il gruppo a evitare lo scontro armato
paventando la durezza della reazione fascista.

Prese la Caserma di Lambrugo, disarmato,
convincendo alla resa le guardie in servizio
che abbandonarono le armi senza ritorsioni.

Don Abramo Mauri garantì la tregua alla colonna
che si sciolse a Lurago d’Erba il 27 aprile 1945,
evitando lo scontro armato e conseguenze al paese.

Don Aristide Pirovano, futuro vescovo missionario
organizzatore della Resistenza, pacificò gli animi,
trattò la resa degli sconfitti e impedì le vendette.


MAUTHAUSEN

Dentro le mura e i recinti,
in una serie di edifici
e di baracche,
rimane la testimonianza
della follia degli uomini
che hanno fatto dell’odio
e dell’assassinio
le uniche ragioni di vita.
Qui, come altrove,
migliaia di persone persero
la libertà ed il rispetto
di essere uomini
subendo atroci sofferenze,
nel corpo e nello spirito,
da individui accecati
dal delirio di supremazia.
Ovunque strumenti
di tortura e di morte:
le baracche e le tavole di legno,
la sala degli esperimenti,
le celle, le camere a gas
e i forni crematori;
tutto divenne infernale,
nella brutalità dei carcerieri.
Questo luogo sia consacrato
alla memoria di coloro che
vi furono detenuti, umiliati
e resi oggetti da consumare,
per scacciare il demone
della malvagità
e per evitare il naufragio
dell’umanità intera.


DACAU

Nei pressi dei forni crematori,
appena fuori le mura
di quel che fu un campo
di concentramento,
vi è ora un luogo di preghiera
e di lavoro.

È abitato da suore,
che intendono purificare
le colpe di uomini folli,
allora protesi nel campo,
verso un’avventura
allucinante.

Le suore pregano e lavorano
affinché sia possibile,
dopo il perdono di Dio,
la crescita dell’umanità,
da quel campo dove,
i prigionieri d’un tempo
vissero una tragedia
terrificante.

Con le preghiere e il lavoro
giungano a tutti gli uomini
le energie necessarie
a sostenere il legame fraterno
e a non ripetere l’avventura,
chiamata dittatura,
che conduce alla violenza
e al genocidio.


25 APRILE

Un lungo corteo di persone
sfila per le strade in silenzio,
con le bandiere e il gonfalone,
e raggiunge il Municipio.
Lì, son deposte le corone
a memoria del sacrificio
e per commemorare i morti
delle guerre o per la Patria insorti.

Sul cippo restano i fiori,
che, ai giovani apatici,
rammentano i poteri
politici ed economici
di cui saranno costruttori
nei sentimenti civici.
La libertà va difesa
e agli altri va trasmessa.


ITALIA

O Italia, la terra più bella del mondo,
sei straziata dai terremoti e dalle alluvioni;
sei vittima degli scandali, degli intrighi
e della prepotenza di chi ha il comando.

Subisci gli attacchi anche da coloro che
vogliono ottenere il potere a tutti i costi
e che usano l’arguzia per essere vincenti
e i ricatti per intimidire gli avversari.

Sei dilaniata da tante polemiche
e dalla faziosità dei partiti e dei club;
poco ti giova la solidarietà umana
emergente sulle barriere ideologiche.

Qualcuno ottiene benefici economici
e vantaggi politici da tanti massacri,
incoraggia le disfunzioni amministrative
e non collabora alle riforme dello Stato.

Quanto tempo dovrai subire ancora?
Cosa mai potrà succedere nell’attesa?
Dubita dei moralisti e dei falsi mansueti
e confida in chi opera per il bene comune.

[continua]


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